domenica 1 febbraio 2009

Il giramondo

Come anticipato, per chi ha seguito i commenti, dopo una breve pausa parte una nuova avventura blogghistica (si dirà così?) con Il giramondo, il blog dedicato alla politica internazionale.
Spero di ritrovarvi tutti anche nel nuovo blog. Dove? Cliccate qui sotto



Update: da oggi sono anche sulla nuova piattaforma L'essenziale

Notizie in movimento

giovedì 22 gennaio 2009

In conclusione, chi ha vinto e chi ha perso?

Questo articolo risale al 5 novembre, il giorno dopo le elezioni. Ma c'erano news più importanti da dare, e poi è diventato obsoleto, quindi non l'ho mai pubblicato.
Adesso che il blog chiude, può essere un modo per ricapitolare questa lunga avventura.
http://primarieusa2008.blogspot.com/2008/11/in-conclusione-chi-ha-vinto-e-chi-ha.html

Concludendo

E' passato un anno e due settimane dal giorno in cui questo blog ha aperto, dando conto della vittoria a sorpresa di Barack Obama nei caucus dell'Iowa. Allora sembrava sorprendente che un nero potesse vincere una primaria in uno stato a maggioranza bianca, e undici mesi dopo quello stesso afroamericano è stato eletto alla presidenza degli Stati Uniti.
Analisi sul grado di cambiamento portato da questi indimenticabili 12 mesi ne sono state fatte tante, e non è questa la sede. Qui voglio solo dire quanto sono contento di aver seguito con questo blog questi 12 mesi, e di aver fornito, per quanto possibile, un utile approdo a tutti coloro che avevano la mia stessa curiosità e che non erano soddisfatti del tipo di informazioni fornite dai media italiani, o che non potevano seguire tutte le varie fonti d'oltreoceano.
Il contatore di Shinystat ha certificato più di 22.5000 visite per un totale di oltre 35.000 pagine viste, ma è lo stesso contatore che nei giorni delle elezioni è andato in tilt perchè le visite hanno superato il limite delle 600 visite al giorno, oltre il quale il contatore gratuito si ferma. Quindi posso supporre che le visite siano state di più, ma non importa, perchè sono state comunque molto di più di quanto mi sarei aspettato a gennaio del 2008. Così come non mi sarei aspettato di scrivere quasi 600 post, nè, e scusate la presunzione, di essere il primo in Italia ad annunciare ufficialmente la vittoria di Obama (mentre sulle tv italiane cercavano di tenere alto l'audience creando una suspence che sui media americani era finita da ore).
Adesso quel percorso è arrivato a conclusione, mi sembrava giusto continuare a tenere aperto il blog fino all'insediamento per dare conto delle ricadute e delle conseguenze delle elezioni, ma ora che il 44° Presidente è insediato, è il momento di chiudere.
I ringraziamenti d'obbligo vanno a tutti i lettori, e in particolare a chi ha ravvivato la sezione dei commenti, dagli amici Antonio e Gregorio, a chi si è aggiunto strada facendo, e cito a memoria Marco, Democratico, m., peter, Daniele, i vari anonimi e altri che sicuramente sto dimenticando.
See you in 2012 (forse).

mercoledì 21 gennaio 2009

Il fotoracconto dell'insediamento


Obama e Bush a colloquio prima dell'inaugurazione. Bush ha lasciato un biglietto di auguri privato nello Studio Ovale

Fine del mandato doppiamente triste per Dick Cheney, costretto sulla sedia a rotelle da uno strappo muscolare mentre si preparava a traslocare.

Momenti di relax prima del giuramento: c'è Aretha Franklyn che canta.

Il giuramento di Biden...

...e quello di Obama...

...sulla Bibbia di Lincoln...

...davanti a 2 milioni e passa di persone.

Obama accompagna Bush a prendere l'aereo che lo porterà in Maryland e da lì in Texas.

L'aveva promesso quando i medici gli avevano dato pochi mesi di vita, ed ha mantenuto la parola: Ted Kennedy ha partecipato all'insediamento. Poco dopo però ha avuto un malore ed è stato ricoverato.

Presenti i Clinton, anche se il voto definitivo per la conferma di Hillary al Dipartimento di Stato è slittato ad oggi per l'ostruzionismo dei Repubblicani.

Il saluto con l'ex avversario.

Il ballo di gala

E il cambiamento arriva anche sul sito della Casa Bianca.

Foto: Getty e Reuters

martedì 20 gennaio 2009

Il discorso di insediamento



Sottotitoli by subsfactory

In diretta l'insediamento di Obama


Inauguration Day

E' il giorno dell'insediamento del 44° Presidente degli Stati Uniti. Circa 2 milioni di persone sono attese nelle strade di Washington, tanto da costringere la polizia a chiudere i ponti e due delle arterie principali della città.
L'evento sarà aperto da uno spettacolo musicale ad opera della Banda della Marina, seguita dal coro delle ragazze e dei ragazzi di San Francisco.
Nel frattempo, il Presidente e il vice presidente eletto e le rispettive mogli si incontreranno alla Casa Bianca e si dirigeranno assieme al Campidoglio per la cerimonia di giuramento.
Qui la Senatrice Dianne Feinstein della California pronuncerà il discorso di benvenuto, mentre il pastore episcopale Rick Warren pronuncerà l'invocazione. Alla cerimonia assisteranno tutti i membri del governo tranne uno: la tradizione vuole che, quando il Presidente e la linea di successione partecipano ad un evento pubblico, un Segretario resti in un luogo sicuro per assicurare continuità di governo in caso di attentato. In questo caso l'onore/onere spetterà al Segretario alla Difesa Robert Gates.
Sarà poi la volta di uno spettacolo musicale con esibizione di Aretha Franklyn. Successivamente il vice presidente Joe Biden presterà il giuramento davanti a John Paul Stevens, giudice associato della Corte Suprema.
Seguirà un nuovo intermezzo musicale, dopo il quale Barack Obama si insedierà ufficialmente pronunciando il giuramento davanti a John G. Roberts jr. giudice capo della Corte Suprema, e utilizzando la stessa Bibbia di Abramo Lincoln.
Il giuramento del Presidente è previsto nella Costituzione: "Giuro solennemente che svolgerò con fede i doveri di Presidente degli Stati Uniti, e che al meglio delle mie abilità preserverò, proteggerò e difenderò la Costituzione degli Stati Uniti". La frase "Che Dio mi aiuti" non è prevista dalla Costituzione ma è stata sempre pronunciata al termine del giuramento.
Subito dopo, Obama pronuncerà il discorso di insediamento, uno dei momenti più importanti e caratterizzanti dell'inaugurazione. Seguirà la benedizione e l'esecuzione dell'inno nazionale.
A seguire, il Presidente uscente Bush abbandonerà il Campidoglio scortato da un cordone militare. Con una mossa inedita, Obama accompagnerà il suo predecessore Bush ad una cerimonia di commiato, prima di partecipare al pranzo in suo onore al Campidoglio. Il menù sarà a base di piatti tipici degli stati di origine del Presidente e del vice. Dopo il pranzo, il Presidente e il suo vice guideranno la parata inaugurale lungo Pennsylvania Avenue. Una volta giunti alla Casa Bianca con le consorti e i loro ospiti, Obama e Biden osserveranno il transito del resto della parata, inclusi i reggimenti militari e la banda musicale. La giornata termina con il ballo inaugurale. In realtà, a dispetto del nome, non è mai uno solo: Clinton nel 1997 ne ebbe 14, Bush nel 2005 ne ebbe 9. Quest'anno saranno 10: quello principale, cinque regionali, uno riservato ai residenti di Washington DC, uno per i giovani, uno organizzato da Hawaii e Illinois, uno da Delaware e Pennsylvania.

lunedì 19 gennaio 2009

Il ritratto ufficiale di Obama

Ecco il ritratto ufficiale del Presidente Obama. Per la prima volta per il ritratto presidenziale è stata usata una fotocamera digitale. Per la precisione, si è trattato di una Canon EOS 5d Mark, usata dal fotografo ufficiale della Casa Bianca Pete Souza.

domenica 18 gennaio 2009

Vademecum: il Presidente degli Stati Uniti


Il Presidente degli Stati Uniti, familiarmente soprannominato POTUS, è la più alta carica politica e il comandante in capo delle forze armate.
Con i trattati di Parigi del 1783, gli USA ottennero l'indipendenza ma l'accordo non prevedeva nessun tipo di struttura governativa. Nell'impossibilità di trovare una formula stabile all'indomani della rivoluzione, e con una situazione economica e sociale molto grave, il Congresso creò una Assemblea Costituente per scrivere la nuova Costituzione e creare il nuovo sistema di governo. Il Presidente dell'Assemblea divenne quindi la più alta carica governativa pur avendo pochi poteri esecutivi, ma la Costituzione approvata nel 1788 stabilì la nuova figura del Presidente degli Stati Uniti, con maggiori poteri esecutivi, ma attenuati dalla separazione dei poteri legislativo e giudiziario.
Con la Seconda Guerra Mondiale, il Presidente degli USA ha assunto il ruolo di "leader del mondo libero".
L'articolo II, sezione 1, comma 5 della Costituzione stabilisce che è eleggibile alla carica chi è cittadino nato negli USA, ha almeno 35 anni di cui 14 passati sul suolo degli USA. In origine, non era previsto che il Presidente dovesse essere nato sul suolo statunitense. La Costituzione stabilisce che il Senato ha il potere di rimuovere il Presidente (impeachment). Il Ventiduesimo emendamento, ratificato nel 1951, stabilisce che nessuno può essere Presidente per più di due mandati, anche non consecutivi. Inoltre, chiunque serve per più di due anni come Presidente o Presidente facente funzioni in un mandato per cui è stato eletto qualcun altro, può poi essere eletto per un solo mandato.
Poichè prima del 1792 non esistevano partiti politici nel governo, la Costituzione non li cita, e d'altronde fino a buona parte del XIX secolo ricoprirono un ruolo minore nell'elezione di un Presidente: nel 1824 tutti i candidati provenivano dallo stesso partito, e anche se Andrew Jackson ottenne la maggioranza di Grandi Elettori, non avendo raggiunto il quorum non divenne Presidente. L'elezione fu decisa dalla Camera, che elesse John Quincy Adams.
Dopo la Guerra Civile, la spaccatura nel paese portò alla nascita dei due partiti, Democratico e Repubblicano, da cui provengono tutti i Presidenti eletti da allora. Non sono comun que mancati importanti candidati di terzi partiti, tra cui l'ex Presidente Theodore Roosevelt, che uscì dal partito Repubblicano per fondare il Progressive Party, Harry F. Byrd che pur non essendo candidato ottenne 15 voti elettorali nel 1960, e Ross Perot, che ottenne il 19% dei voti nel 1992 ma nessuno stato.
Nonostante i Presidenti siano 43 (Barack Obama sarà il 44°), sono solo 42 le persone che hanno ricoperto l'incarico. Infatti Grover Cleveland ha servito per due mandati non consecutivi, ed è quindi stato calcolato sia come 22° che come 24° Presidente.
L'elenco non include i Presidenti facenti funzione (Acting President). Prima dell'approvazione del 25° emendamento non esisteva una figura giuridica simile, anche se in molti casi, a partire da George Washington, alcuni Presidenti si sono fatti sostituire temporaneamente. Dall'approvazione del 25° emandamento solo per tre volte si è avuto un Acting President: nel 1985 (George H. Bush sostituì per un giorno Reagan, che doveva sottoporsi a un intervento chirurgico in anestesia totale), nel 2002 e nel 2007 (Dick Cheney ha sostituito per circa due ore George W. Bush, che doveva sottoporsi a colonoscopia in anestesia totale).
Tra i Presidenti degli USA, tutti sono stati di religione cristiana, tutti protestanti tranne John F. Kennedy, cattolico. Tra i protestanti, la maggior parte sono stati episcopali, ma ci sono stati anche unitariani e due quaccheri (Hoover e Nixon). Dwight Eisenhower nacque come Testimone di Geova ma divenne presbitariano subito dopo l'elezione, nel 1953.
Il Presidente eletto con il maggior numero di voti elettorali du George Washington (unanimità). Franklyn Roosevelt è stato Presidente per il maggior tempo (12 anni, l'unico ad essere eletto per più di due mandati), mentre William Henry Harrison ha il poco invidiabile primato della presidenza più breve: 32 giorni. Ronald Reagan è stato il Presidente più anziano ad essere eletto al primo mandato (69 anni, 11 mesi e 14 giorni). Il più giovane Presidente al primo mandato è stato Theodore Roosevelt (42 anni, 10 mesi e 18 giorni), che però subentrò a William McKinley, assssinato. Il più giovane Presidente al momento dell'elezione popolare è stato John Kennedy (43 anni, 7 mesi, 22 giorni). 4 Presidenti sono morti per cause naturali mentre erano in carica, quattro sono stati assassinati e uno si è dimesso (Nixon). Due (Andrew Johnson e Bill Clinton) sono stati sottoposti ad impeachment, che però non è stato approvato dal Senato (Johnson si salvò per un solo voto)

venerdì 16 gennaio 2009

Clinton promossa, Geithner rimandato

Con voto quasi unanime, 16 a 1, la Commissione Esteri del Senato ha approvato la nomina a Segretario di Stato di Hillary Clinton, che si è subito dopo congedata dai colleghi senatori.
Il voto è arrivato dopo una giornata di audizione e una di riflessione, e l'unico voto contrario è arrivato dal Senatore Repubblicano della Louisiana David Vitter, che ha espresso preoccupazione per i possibili conflitti di interessi delle attività benefiche di Bill Clinton.

Mentre la Clinton è pronta a prendere il posto di Condoleeza Rice al Dipartimento di Stato, il suo collega Eric Holder è sotto la lente della Commissione Giustizia del Senato per la conferma della nomina a Procuratore Generale. Il procedimento sarà meno rapido e scontato, e Holder ha già ammesso di aver fatto alcuni errori. La parte iniziale dell'audizione si è concentrata sul perdono concesso nel 2001 da Holder, in qualità di vice Procuratore Generale, al finanziere Marc Rich e al vice Presidente Al Gore per una vicenda di finanziamenti elettorali illeciti risalente alla campagna elettorale presidenziale del 1996.
Le prossime fasi dell'audizione si concentreranno invece sull'attività di Holder di avvocato e sui possibili conflitti di interesse con la nuova carica. Le audizioni per il ruolo di Procuratore Generale (il ministro della Giustizia) sono storicamente le più combattute, e in tempi recenti due candidati importanti come Robert Bork e Clarence Thomas sono stati bocciati dal Senato, mentre John Ashcroft e Alberto Gonzales hanno dovuto faticare molto prima di convincere la Commissione.

E' rimandata invece a dopo l'inaugurazione l'audizione del Segretario al Tesoro Tim Geithner, finito nell'occhio del ciclone nelle ultime ore per una vicenda di evasione fiscale riguardante i redditi di quattro anni. Subito dopo la nomina, e su impulso del team di Obama, Geithner ha regolarizzato la propria posizione con il fisco per due dei quattro anni in questione, ma anche la sua audizione sarà complicata. Contro di lui c'è anche l'accusa di aver assunto personale di servizio non in regola con le leggi sull'immigrazione e senza pagare i contributi. Geithner quindi non giurerà assieme al resto del Gabinetto nel giorno dell'insediamento.

giovedì 15 gennaio 2009

Dopo 8 anni, Bush e Cheney sono in disaccordo


Nelle ultime settimane il Presidente Bush e il vice presidente Cheney sono stati insolitamente loquaci, partecipando a numerose interviste. Ma dopo otto anni in cui Cheney è diventato il più potente vice presidente della storia americana, i due mostrano per la prima volta delle differenti posizioni, soprattutto su un argomento fondamentale come la risposta agli attacchi dell'11 settembre.
Bush ha difeso le proprie decisioni definendole necessarie per la sicurezza della nazione, ma è apparso riflessivo, pronto ad ammettere gli errori fatti. Ha espresso rincrescimento per non aver riformato le leggi sull'immigrazione e per non aver cercato un accordo con gli avversari politici, e in un'intervista alla ABC ha candidamente ammesso di essere stato "impreparato alla guerra".
Cheney, al contrario, è sicuro di sè fino alla fine. Ha attaccato la Corte Suprema per aver condannato le politiche di Bush sulle detenzioni a Guantanamo, ha criticato il suo successore Joe Biden e ha difeso le forme di interrogatorio estremo considerate da molti una forma di tortura.
"Mi sento molto contento per quello che abbiamo fatto" ha dichiarato al Washington Times "Se dovessi affrontare di nuovo quelle circostanze, mi comporterei esattamente nello stesso modo".
La differenza nei toni, secondo molti esperti, riflette una divergenza di opinioni sulla politica estera del secondo mandato di Bush, che Cheney ha ritenuto troppo "soft". E riflette anche differenti progetti sul futuro: Bush, che ha in mente di aprire un centro di studi politici a Dallas, sta cercando di modificare l'opinione che gli storici avranno di lui, mentre Cheney si prepara a diventare un punto di riferimento dei conservatori sulla sicurezza nazionale.
"Le interviste del Presidente servono a creare una base per gli storici, per valutare in modo differente il contesto delle sue decisioni" ha detto Wayne Berman, consigliere di Bush e amico di Cheney "Cheney invece vive un momento di 'C'è una seria minaccia in corso', e penso che si veda come una specie di Churchill, una sorta di sentinella che invita a tenere alta la guardia".
Nel primo mandato di Bush, sostenuto dal suo fido alleato Donald Rumsfeld, Cheney è stato molto influente nello spingere Bush all'uso della forza militare, ma dopo che il Presidente licenziò Rumsfeld dal posto di Segretario alla Difesa - una decisione che Cheney criticò pubblicamente - il vice presidente è stato scavalcato da Condoleeza Rice in quanto ad influenza di Bush, e si è dovuto piegare ad un approccio più diplomatico con gli "stati canaglia" Iran e Corea del Nord.
Bush e Cheney stanno dando molte più interviste dei loro predecessori. Dan Quayle, l'ultimo vice presidente a non candidarsi alla presidenza mentre ancora in carica, rilasciò solo tre interviste, mentre Cheney finora è già a quota quattro. Reagan e Clinton diedero rispettivamente cinque e sette interviste negli ultimi due mesi in carica, Bush è già a quota dieci.
Pur non essendo un tipo introspettivo, Bush si è dimostrato disponibile a rispondere a tutte le domande, anche quelle che negli otto anni di presidenza ha liquidato come sciocche ("goo-goo questions", domande appiccicose, secondo la definizione del suo primo portavoce alla Casa Bianca Ari Fleischer), e se ha delle critiche verso il suo successore, non le ha espresse pubblicamente. Anzi, mentre Laura Bush si è detta offesa per alcune frasi di Obama verso Bush, il Presidente ha difeso il diritto del suo successore a muovergli delle critiche.

Fonte: New York Times, CNN

mercoledì 14 gennaio 2009

Un nero alla guida del Gop?



Mentre l'America si prepara all'inaugurazione del suo primo Presidente di colore, i Repubblicani si interrogano se non sia il caso di eleggere un nero alla guida del partito.
La lotta per la presidenza del Gop arriva in un momento in cui i leader repubblicani cercano di ritrovarsi attorno a una nuova idea, mantenendo i principi cardine conservatori ma evitando di diventare una roccaforte di bianchi del Sud mentre il paese va da tutt'altra parte.
Tra i sei candidati in gara ci sono quattro bianchi, di cui due del Sud, e due neri: Michael Steele (a destra), ex vice Governatore del Maryland, e J. Kenneth Blackwell (a sinistra), ex segretario di stato dell'Ohio.
Trattandosi di una corsa a sei con voto anonimo, è impossibile fare previsioni, ma secondo molti questa è la volta buona per un nero, in particolar modo per Blackwell che piace ai conservatori.
Mike Duncan, attuale presidente del partito e in corsa per la rielezione, nega che il fattore razziale ricopra un ruolo, in un senso o nell'altro, nella scelta del suo successore. Tuttavia i fatti sembrano smentirlo: Katon Dawson, presidente del Gop in South Carolina, ha disdetto la sua adesione ad un club riservato ai soli bianchi non appena ha deciso di candidarsi. E Chip Saltman, un altro candidato, è stato aspramente criticato da tutto il partito per aver prodotto e distribuito un CD satirico a sfondo razziale contro Obama.
Molti Repubblicani pensano che eleggere un nero alla guida del partito servirà a mettere da parte le accuse di razzismo ma anche a ricostruire il partito.
Per molti all'interno del Gop, questo periodo è il peggiore dai tempi del Watergate, ma in molti ricordano che i Repubblicani riuscirono a riconquistare la Casa Bianca appena sei anni dopo le dimissioni di Nixon, e ci rimasero per dodici anni "Ci sono stati momenti peggiori di questo" dice Duncan "sono ottimista, noi rappresentiamo il centro-destra del paese, e solo il 20% degli americani si definisce liberal".
E' meno ottimista Joe Gaylord, lo stratega che guidò la vittoriosa campagna che portò i Repubblicani di Gingrich a riconquistare il controllo della Camera nel 1994, appena due anni dopo la vittoria di Clinton "Manca una visione globale. Se non diventiamo un partito orientato al futuro e alla ricerca di soluzioni, saremo nei guai per molto tempo".

martedì 13 gennaio 2009

E' il momento della conferma per Hillary

Oggi Hillary Clinton sosterrà l'audizione confermativa per la sua nomina a Segretario di Stato. I bene informati sostengono che nel corso dell'audizione al Senato, Hillary Clinton parlerà per minimizzare sia le divergenze di opinioni con Obama in politica estera, sia i legami del marito con istituzioni estere. Tuttavia nessuno ha grossi dubbi sul fatto che uscirà dal Senato con la conferma della nomina a Segretario di Stato, a meno di clamorose rivelazioni dell'ultim'ora. Ciononostante l'audizione davanti alla Commissione Esteri nasconde qualche insidia.
"Se qualcuno andrà sul personale, tirando in ballo gli scandali del passato, o le questioni riguardanti Bill, lei reagirà di conseguenza" spiega un suo consigliere, rimasto anonimo "La preoccupa il riemergere del suo aspetto non-politico. La parte più difficile è quella in cui dovrà spiegare le divergenze con Obama. Non potrà smentire il Presidente, e non potrà dare l'idea di proporre una sua propria politica estera".
Il compito della Clinton è però favorito dal fatto che Obama ha accolto alcune delle posizioni più oltranziste della ex rivale, dopo la fine delle primarie. E il suo cammino potrà essere facilitato anche dal fatto che il nominato Procuratore Generale Eric Holder, la cui audizione è prevista per giovedì, è diventato il principale bersaglio del Gop. "Holder è diventato il centro dell'attenzione della destra", spiega Steve Clemens, vice presidente della New America Foundation "Lei è diversa, è una Senatrice rispettata, e chi la attacca passerà per rancoroso e crudele, come se attaccasse gli stessi principi diplomatici americani. E anche i Democratici useranno i guanti bianchi".
A conferma di questo, la Commissione è talmente sicura della conferma della Clinton da aver fissato l'audizione per un solo giorno, mentre di solito le audizioni confermative per i Segretari di Stato possono occupare diversi giorni (nel 1981 Al Haig affrontò una maratona di cinque giorni).
"Ci aspettiamo una conferma rapida e senza intoppi" conferma il portavoce di John Kerry, presidente della Commissione.
Per stare tranquilla, la Clinton ha comunque messo in piedi una imponente task force con cui si è "allenata", formata da suoi consiglieri di lungo corso e da un nuovo staff di esperti di politica estera scelti con Obama, tra cui ex ambasciatori e funzionari veterani del Dipartimento di Stato.
Inoltre, la Clinton ha parlato con tutti i suoi predecessori ancora in vita, in particolar modo Madeleine Albright, e con molti membri importanti della Commissione, come il Repubblicano Richard Lugar, che aveva spiegato di essere preoccupato per i legami affaristici di Bill Clinton ma di essere favorevole alla nomina di Hillary.
Non tutti i Repubblicani della Commissione sono così condiscendenti, i membri più conservatori stanno indagando sui possibili conflitti di interessi in ballo, e il fatto che le possibili obiezioni non riguarderanno questioni ideologiche ma economiche rappresenta una preoccupazione non da poco,

Fonte: Politico

lunedì 12 gennaio 2009

Un'audizione difficile per Holder

La Ciquita (sì, quella delle banane) era accusata di aver pagato soldi ai terroristi colombiani in cambio di protezione per le sue coltivazioni, e per difendersi si rivolse a Eric Holder, ex pubblico ministero diventato uno dei maggiori avvocati di Washington e ben introdotto nel Dipartimento di Giustizia.
Adesso Holder è in procinto di diventare il capo di quel Dipartimento di Giustizia, Procuratore Generale nominato da Obama. I suoi 25 anni di servizio nelle istituzioni, prima come pubblico ministero attivo contro la corruzione, poi come giudice e infine come vice Procuratore Generale nell'amministrazione Clinton. Ma è negli 8 anni da avvocato che Holder, 57 anni, ha fatto fortuna e si è guadagnato una fama considerevole, ed è per questi 8 anni che affronterà una difficile audizione confermativa al Senato per la sua nomina. Se venisse confermato, sarebbe il Procuratore Generale con il maggior numero di anni di pratica privata alle spalle, e se i sostenitori lo ritengono l'ideale per la sua esperienza della legge sotto tutti i suoi aspetti, per i Repubblicani è l'occasione per mettere in difficoltà il neonato Gabinetto di Obama. Alcuni Repubblicani hanno già fatto sapere alla stampa di voler mettere sotto pressione Holder per i possibili conflitti di interessi riguardanti i suoi ex clienti e i suoi legami con le grandi corporations.
"Per otto anni abbiamo avuto un'amministrazione che ha chiuso tutti e due gli occhi verso i criminali delle grandi aziende" spiega Terry Collingsworth, un avvocato che in questo periodo sta fronteggiando in tribunale proprio Holder nel caso-Ciquita "Abbiamo bisogno di qualcuno con il suo livello di esperienza per fare pulizia del Dipartimento. Però ho qualche preoccupazione, e spero che il suo lavoro a difesa di alcune corporations non influenzi il suo nuovo lavoro e il modo in cui gestirà i casi".
Tra i grandi clienti di Holder ci sono stati anche la NFL, la lega nazionale del Football, la casa farmaceutica Merck e, sia pure per un breve periodo, anche il Governatore dell'Illinois Rod Blagojevich, che lo assunse per indagare su possibili infiltrazioni criminali nello sviluppo di un progetto di casinò.
In quell'occasione, Blagojevich annunciò che Holder er stato assunto come "investigatore speciale", con un contratto di 300.000 dollari. Holder non ha fatto riferimento a questa circostanza nelle sue risposte scritte alle domande della Commissione Giustizia del Senato, fatto che gli è costato dure critiche. Lo staff di Holder ha imputato questa omissione a una semplice dimenticanza, e al fatto che l'accordo con Blagojevich non andò a buon fine. Tuttavia alcuni componenti Repubblicani della Commissione hanno fatto richiesta all'ufficio del Governatore per poter visionare tutti i documenti relativi al fallito accordo, e la Senatrice della Pennsylvania Arlene Specter ha pubblicamente messo in discussione l'indipendenza di Holder per il suo nuovo ruolo.

Fonte: New York Times

sabato 10 gennaio 2009

Il calendario delle audizioni confermative

Dopo che il nuovo Congresso riunito ha formalmente raccolto i voti dei Grandi elettori e ufficializzato l'elezione di Obama, si passa alle audizioni confermative: tutti coloro a cui Obama ha affidato incarichi di governo o in agenzie federali dovranno essere ascoltati dalle commissioni competenti, che provvederanno a votare per accettare o respingere la nomina. Questo il calendario finora (Tom Daschle e Hilda Solis sono già stati ascoltati, giovedì e venerdì)

Martedì 13
Sen. Hillary Clinton per il posto di Segretario di Stato
Peter Orszag per Office of Management of Budget
Arne Duncan per il Dipartimento all'Educazione
Steve Chu per l'Energia
Lisa Jackson per l'EPA

Mercoledì 14
Eric Shinseki per il Dipartimento Veterans Affairs

Giovedì 15
Eric Holder come Procuratore Generale
Timothy Geithner per il Tesoro
Janet Napolitano per la Sicurezza Interna
Sen. Ken Salazar per gli Interni
Susan Rice come Ambasciatrice all'ONU

Le altre audizioni saranno programmate nei giorni a seguire

venerdì 9 gennaio 2009

La West Wing di Obama

L'Ala Ovest che Obama sta mettendo in piedi è insolitamente influente, tanto che i suoi poteri potranno eguagliare, se non superare, quelli del Gabinetto.
I Presidenti hanno spesso cercato di centralizzare il potere nella Casa Bianca, tra la frustrazione dei ministri, ma nessuno dai tempi di Nixon aveva portato nell'Ala Ovest un gruppo di consiglieri così potenti e pronti a scavalcare l'abituale burocrazia.
I nomi di primo piano messi in campo da Obama nelle posizioni chiave hanno attirato già le prime critiche, come quella del Presidente della Camera di Commercio Thomas Donahue, che vede "troppi zar al comando".
Carol Browner, già a capo dell'Agenzia per la Protezione dell'Ambiente nell'amministrazione Clinton, ha ricevuto da Obama l'incarico di curare l'ambizioso programma per l'ambiente, l'energia e i cambiamenti climatici.
A Adolfo Carrion Jr. verrà affidato un incarico interno alla Casa Bianca a supporto del programma per l'educazione e lo sviluppo urbano. Questi sono solo due esempi di posti interni alla Casa Bianca che andranno ad affiancarsi agli analoghi posti di Segretari di Gabinetto.
Tom Daschle, la cui nomina è stata da poco ratificata dal Senato, sarà il primo Segretario di Gabinetto da decenni ad avere un ufficio alla Casa Bianca e un nuovo titolo appositamente creato: direttore dell'ufficio per la riforma sanitaria.
I consiglieri di Obama hanno spiegato che la nuova amministrazione sperimenterà in politica interna un modello di governance ampiamente usato in politica estera, con il team di sicurezza nazionale che si occupa di questioni diplomatiche e militari dall'interno della Casa Bianca e con accesso immediato al Presidente.
Ma Bruce Herschensohn, professore di politica estera ed ex assistente di Nixon, è critico verso Obama "Sta aggiungendo un nuovo livello di burocrazia invece di eliminarne uno" spiega, ricordando che Nixon provò inutilmente a ridurre il Gabinetto a solo quattro agenzie "Tutti lotteranno con tutti".
Sono d'acordo con lui lo storico I.M. Destler e il politologo Calvin Mackenzie, che prevedono difficoltà nel gestire un team allargato, e il rischio di intasare la Casa Bianca con questioni secondarie che andrebbero lasciate ai Dipartimenti del Gabinetto. Oltre naturalmente a ridurre l'importanza del Gabinetto.
I consiglieri di Obama hanno passato mesi a studiare il lavoro delle precedenti amministrazioni e si sono convinti che le questioni prioritarie necessitano di un coordinatore alla Casa Bianca simile a quello per la sicurezza nazionale. I veterani della Casa Bianca dicono che questi nuovi posti sono il chiaro segnale che Obama intende superare subito la resistenza al cambiamento che ha sempre permeato Washington.
Ma il modello della sicurezza nazionale è tutt'altro che perfetto avendo prodotto memorabili scontri tra i consiglieri alla Casa Bianca e i Segretari di Stato e alla Difesa. Condoleeza Rice, consigliere per la sicurezza nazionale nel primo mandato di Bush, fallì clamorosamente a risolvere lo scontro tra Donald Rumsfeld e Colin Powell.
Roy Neel, vice capo dello staff di Clinton, ricorda però che la politica estera di Bush "è stato un incubo". Molto più fortunata, ricorda Neel, è stata la creazione del Consiglio Nazionale per l'Economia da parte di Clinton. "Il cambio organizzativo fu fatto con la convinzione di dover rivoluzionare l'economia. Il capo del CNE Rubin e il Segretario al Tesoro Bentsen lavorarono bene insieme".
Ma Obama vorrà spingersi oltre. Browner, ad esempio, per portare avanti l'agenda "verde" di Obama, dovrà scavalcare l'autorità di una mezza dozzina di dipartimenti e agenzie, tra cui l'Energia, gli Interni, la Difesa e l'EPA.
Allo stesso modo Daschle avrà molta più autorità di qualsiasi altro Segretario alla Salute. Il suo programma toccherà i veterani, i militari e gli impiegati federali, aree che non sarebbero sotto la sua giurisdizione.

Fonte: Washington Post

giovedì 8 gennaio 2009

Panetta, l'uomo di cui la CIA ha bisogno

di Robert Baer* (TIME)

* Ex agente CIA nel Medio oriente, autore del best seller "La disfatta della CIA"

Leon Panetta potrà non avere esperienza nell'intelligence, ma la sua nomina a direttore della CIA indica che Barack Obama conosce i problemi della CIA. Da ex Capo dello staff della Casa Bianca, direttore del budget dell'amministrazione Clinton e parlamentare della California per otto mandati, Panetta conosce Washington meglio di molti altri, ed ha quel tipo di conoscenza di cui la CIA ha bisogno in questo momento.
Panetta ha esperienza per capire che la CIA è stata vittima di manipolazione politica sotto l'amministrazione Bush. E' stato Bush a stravolgere i dati dell'intelligence sull'Iraq, non la CIA.
Panetta saprà farsi ascoltare dal nuovo Presidente e potrà affrontare la situazione capendo che buttare il bambino assieme all'acqua sporca non ha senso. Panetta sarà anche un ottimo contrappeso per Dennis Blair, il nuovo direttore dell'intelligence nazionale, che difficilmente vorrà sfidare il Pentagono.
La CIA ha anche bisogno che Panetta tenga a freno le commissioni di Camera e Senato per l'intelligence, che vogliono punire l'agenzia per le prigioni segreti, le torture e gli errori in Iraq negli ultimi otto anni. Errori a parte, l'ultima cosa di cui la CIA ha bisogno è un altro giro di audizioni intrusive del Congresso come quelle che hanno danneggiato l'immagine dell'agenzia negli anni '70. Se il Congresso vorrà dare il colpo di grazia alla CIA, il Pentagono resterà l'unica vera intelligence del paese.
I leader Democratici della commissione Intelligence, Jay Rockefeller e Dianne Feinstein, hanno già criticato la scelta di Panetta, dicendo che la CIA ha bisogno di un professionista. Ma al momento, essere capace di tutelare la CIA conta molto di più di essere una spia professionista. Un professionista si farebbe mangiare a colazione da Hillary Clinton o Bob Gates. O farebbe la fine del direttore della CIA di Bill Clinton, che fu allontanato dalla Casa Bianca, ignorato e diventato irrilevante.
A dispetto degli ultimi otto anni, la CIA è un'istituzione che non deve cedere. Gli agenti della CIA sanno di aver bisogno di un tutore presso la Casa Bianca, così come ogni agenzia ha bisogno di qualcuno che sappia dire di no al Presidente. L'unica domanda è se ora Panetta avrà le risorse per fare ciò che deve fare: allontanare la CIA dalla politica di Washington, mettere fine una volta per tutte alle operazioni clandestine, e pagare i dipendenti come meritano.

© 2009 Time Inc. All rights reserved

mercoledì 7 gennaio 2009

Rivoluzione ai vertici della CIA

Obama annuncia la prima vera sorpresa della sua amministrazione. Dopo le nomine tutto sommato senza scossono nel suo Gabinetto, il nuovo Presidente ha profondamente scosso i palazzi del potere di Washington annunciando il nome del nuovo capo della CIA. Si tratta di Leon Panetta, italoamericano, 70 anni, il più noto ed apprezzato dei quattro capi dello staff alternatisi alla Casa Bianca sotto la presidenza di Bill Clinton.
Panetta è un apprezzato politico, con esperienza nel settore economico e ben note capacità di manager, ma non ha mai avuto nulla a che fare con l'Intelligence. In questo modo Obama ha voluto tagliare completamente i ponti con il passato più o meno recente, lasciando intendere di voler procedere a quella radicale riforma dei servizi segreti che gli ultimi due Presidenti non sono riusciti a portare avanti.
E' insolito che la guida della CIA vada ad un uomo totalmenteestraneo all'agenzia, uno dei più noti è stato George H. Bush, che viene ricordato come uno dei migliori direttori che la CIA abbia mai avuto.
Obama aveva annunciato di non essere intenzionato a dare l'incarico a chiunque fosse in qualche modo compromesso con le polemiche degli ultimi otto anni riguardanti l'intelligence, Guantanamo e i metodi di interrogatorio simili alla tortura, e questo ha portato ad escludere praticamente tutti i nomi interni all'agenzia. La scelta di Panetta fa pensare che al Direttore verrà affidato anche l'incarico di razionalizzare i vari settori della CIA, tradizionalmente compromessi da conflitti di attribuzione.
L'amministrazione Clinton, come raccontato nelle biografie di praticamente tutti gli alti funzionari che ne hanno fatto parte, si trovò ripetutamente a scontrarsi con i vertici della CIA, che si opposero a numerose iniziative presidenziali. Questa contrapposizione impedì a Clinton di poter procedere ad una riforma dell'agenzia, che avrebbe portato a quel punto a numerose rese dei conti. Quella esperienza deve essere sembrata importante a Obama nella scelta di Panetta.
Il nuovo capo della Intelligence nazionale sarà invece l'ammiraglio in pensione Dennis Blair, già capo delle forze navali nel Pacifico ed esperto di politica orientale.
La scelta di Panetta è stata accolta negativamente dalla CIA e dal Congresso. Dianne Feinstein, Senatrice Democratica presidente della Commissione per l'Intelligence, ha criticato la scelta rimarcando che la direzione della CIA avrebbe dovuto essere assegnata ad una persona interna all'agenzia.
Commenti positivi sono invece arrivati da Robert Baer, ex "super" agente segreto della CIA divenuto autore di bestseller come "La disfatta della CIA", in cui accusa la sua ex agenzia di essere responsabile della mancata prevenzione degli attentati dell'11 settembre "Leon Panetta può non avere esperienza nell'intelligence, ma la sua nomina dimostra che Obama capisce i problemi della CIA" ha scritto in un editoriale su TIME magazine.

martedì 6 gennaio 2009

Obama e la scelta di Rick Warren

Barack Obama ha scelto Rick Warren, pastore evangelico conservatore e vicino alla destra cristiana, per pronunciare la preghiera nel giorno dell'inaugurazione. La scelta, giustificata con la volontà di rendere compartecipativo l'evento, non ha mancato di creare polemiche.

Gay, siete abbastanza piacevoli
di Frank Rich (New York Times)

Nella sua prima conferenza stampa dopo la rielezione nel 2004, George Bush dichiarò "Ho guadagnato un capitale politico in questa campagna, e adesso intendo spenderlo". Sappiamo tutti come è andata a finire.
Obama ha poco in comune con Bush, grazie a Dio, nonostante la sua ossessione per il controllo del messaggio. In tempi in cui gli americani non credono più in nulla, Obama genera ancora speranza. Condivido queste speranze, ma per la prima volta una sfumatura di Bush si è vista in Obama.
Come visto durante le primarie, il nostro Presidente eletto a volte è preda di una certa arroganza, come quando disse "Sei abbastanza piacevole, Hillary", prima di essere sconfitto in New Hampshire. Ha fatto una cosa simile adesso, assegnando l'invocazione inaugurale al Revedendo Rick Warren, pastore della Saddleback Church di Orange County, California, il predicatore che ha paragonato le relazioni gay all'incesto, alla poligamia e "a un vecchio che sposa una bambina". Affidare questo onore a Warren è stata una conscia - ma poco convincente - decisione di Obama per spendere il suo capitale politico, fatta con la certezza che un leader con un mandato non può sbagliare.

Molti americani che hanno un'opinione su Warren lo apprezzano. I suoi libri sono pieni di riferimenti all'emergenza umanitaria in Africa, alla povertà e ai cambiamenti climatici. E' contro i matrimoni gay, ma è così per praticamente tutti i leader americani, Obama compreso. E a differenza degli ayatollah dei valori familiari come James Dobson e Tony Perkins, Warren non è ossessionato dall'omosessualità e dall'aborto. Due anni fa ha sfidato le ire dell'attivista conservatrice Phyllis Schlafly e della sua gang invitando Obama a parlare di AIDS alla Saddleback Church.
Non c'è ragione per cui Obama non dovrebbe ricambiare il favore. Ma c'è una differenza tra includere Warren tra la cacofonia di voci e affidargli il ruolo di celebrante dell'inaugurazione. Non si può biasimare V. Gene Robinson del New Hampshire, primo vescovo episcopale dichiaratamente gay e uno dei primi sostenitori di Obama per aver detto di essersi sentito preso a schiaffi.
Warren, il cui ego non è minore di quello di Obama, ha detto di avere la missione di "modellare la civiltà americana". Ma come ha detto Rachel Maddow della MSNBC "paragonare le relazioni gay agli abusi sui bambini è uno strano modello di civiltà".
La posizione assunta da una portavoce di Obama a riguardo, è cioè che Warren "ha combattuto in favore delle persone ammalate di AIDS" è ugualmente poco convincente. Non dovrebbe essere la posizione di default di un qualsiasi leader religioso?. Combattere l'AIDS non è una specie di carta "libera dall'omofobia". Anche Bush si è unito a Bono per la lotta all'AIDS in Africa, ma questo non mitiga le sue posizioni omofobe nella campagna elettorale del 2004, nè la sua inazione quando la malattia falcidiò migliaia di gay in Texas mentre lui era Governatore.
A differenza di Bush, Obama è un difensore dei diritti gay, anche se un editorialista omosessuale del Time ha scritto "Il Presidente eletto è un tipo di bigotto molto tollerante e ragionevole". E' molto più efficace la critica del deputato Democratico Barney Frank, che dissentendo dalla scelta di Warren, ha detto "Penso che Obama sopravvaluti la sua abilità di far superare alle persone le loro differenze fondamentali". E' un modo gentile per bacchettare l'eccessiva sicurezza di sè di Obama. Ci vorrà di più dell'eloquenza e della personalità di Obama per far diventare gli USA quello che lui, e noi con lui, ha in mente.

Copyright 2008 The New York Times Company

domenica 4 gennaio 2009

Richardson indagato, lascia il posto di Segretario


Bill Richardson, Governatore del New Mexico e nominato da Obama nuovo Segretario al Commercio, ha annunciato poco fa la sua decisione di rinunciare al posto nel Gabinetto a causa di un'indagine federale sui suoi legami con una società californiana che ha vinto alcuni appalti in New Mexico dopo aver contribuito a varie iniziative dello stesso Richardson.
Richardson, che quest'anno ha per breve tempo rincorso la nomination Democratica prima di appoggiare Obama, è stato preso in considerazione prima come vice Presidente e poi come Segretario di Stato, è il politico ispanico più importante negli Usa.
L'indagine federale non è una questione di oggi, ma inizialmente non sembrava dover rappresentare un ostacolo per la nomina di Richardson, ma l'attenzione che il caso Blagojevich ha richiamato sulla condotta degli amministratori pubblici Democratici ha reso più difficile il cammino del Governatore del New Mexico, che non ha voluto rischiare di vedere bocciata dal Senato la propria nomina.
Nel comunucato, Richardson dichiara la propria estraneità e confida in una rapida soluzione dell'inchiesta
"Per più di tre decenni ho avuto l'onore di servire la nazione al Congresso, all'ONU, come Segretario all'Energia e come Governatore. Così quanto il Presidente eletto mi ha chiesto di essere il Segretario al Commercio ho sentito il dovere di accettare. Ho sentito questo dovere soprattutto perchè l'America deve affrontare straordinarie sfide in economia, e il Dipartimento del Commercio rivestirà un ruolo fondamentale.
E' per lo stesso senso del dovere che oggi ho chiesto al Presidente eletto di fare un'altra scelta. Lo faccio con dispacere, ma un'indagine federale su un'azienda che ha fatto affari in Ner Mexico minaccia di protrarsi per settimane, o forse per mesi"
E questo è il commento di Obama
"E' con profondo rammarico che accetto la decisione del Governatore Richardson di ritirare la sua nomina come nuovo Segretario al Commercio. E' segno del suo senso di responsabilità scegliere di mettere gli interessi della nazione davanti a tutto".

venerdì 2 gennaio 2009

Blagojevich nomina il nuovo Senatore

L'aveva promesso (minacciato?) e l'ha fatto. Il Governatore dell'Illinois Rod Blagojevich, anche se sotto inchiesta e in libertà su cauzione ha nominato il nuovo Senatore dell'Illinois che andrà ad occupare il seggio lasciato vacante da Obama. Blagojevich è sotto inchiesta, tra le altre cose, proprio per aver messo all'asta il seggio cercando di ottenere in cambio della nomina un posto di governo o benefici economici.
Il nuovo Senatore è il 71enne afroamericano Roland Burris, Procuratore Generale dell'Illinois dal 1991 al 1995 (e lasciò in seguito ad un clamoroso caso di errore giudiziario in un processo per omicidio).
La mosse di Blagojevich presenta per i Democratici e per il Senato in generale un problema di difficile soluzione. Blagojevich è tuttora formalmente il Governatore dell'Illinois, visto che non ha presentato le dimissioni e la procedura di impeachment è ancora alle fasi iniziali, pertanto sarebbe legittimato a nominare il Senatore. Di fatto però un Governatore arrestato e inquisito - tantopiù per aver cercato di "vendere" un seggio - non ha l'autorità morale di nominare un Senatore degli Stati Uniti, e per questo motivo il Senato, alla prima seduta utile, potrebbe votare una mozione che rifiuti la nomina di Burris. Infatti il leader della maggioranza Democratica al Senato, Harry Reid, si è già appellato all'articolo I della Costituzione che stabilisce che "Ogni Camera sarà giudice dell'elezione, della nomina e delle qualifiche di ogni suo membro". La questione a quel punto potrebbe passare alla Corte Suprema. Il precedente del 1969 su cui la Corte Suprema potrebbe basarsi non è però favorevole ai Democratici decretando che il Senato non potrà bloccare la nomina, perchè Burris possiede i requisiti per poter ottenere il seggio.

A quanto pare Burris non è stato il primo a cui il Governatore ha offerto il seggio dopo l'inizio dell'inchiesta. Il deputato Danny Davis, un altro afroamericano, ha raccontato di aver rifiutato l'offerta, arrivatagli tramite un avvocato.
Burris invece non ha avuto dubbi, e ha già dichiarato di volersi appellare al tribunale per costringere il Segretario di Stato dell'Illinois Jesse White a controfirmare la nomina (senza questa certificazione la nomina non è valida), mentre i suoi collaboratori e portavoce si riferiscono già a lui come "Senatore". La scelta di White di non controfirmare la nomina è solo il primo atto di un pesante conflitto di poteri nel governo dell'Illinois, con il vice Governatore Pat Quinn che ha aperto una guerra contro Blagojevich, preparandosi a prenderne il posto e a invalidarne gli atti ufficiali.
Burris, che si era auto proposto per il seggio all'indomani dell'arresto del Governatore, ha detto di non volersi candidare per la rielezione nel 2010, presentandosi quindi come un candidato di transizione.

Fonti: Wall Street Journal, AP