Dibattito in South Carolina
Anche se il calendario dice che il prossimo turno è in Michigan il 15 gennaio, i candidati sono già proiettati sul turno del 19 gennaio in Nevada e, soprattutto, South Carolina.
Il dibattito tenutosi a Myrtle Beach ha visto una performance da mattatore per Fred Thompson, che si gioca le ultime possibilità di rimanere in corsa. La Carolina del Sud è infatti uno stato in cui l'attore è favorito, ma l'exploit di Mike Huckabee potrebbe complicargli la vita, per questo il pastore battista è stato oggetto di un duro attacco da parte di Thompson, soprattutto a causa di alcune posizioni troppo "liberali" (per gli standard repubblicani, ovviamente). Thompson si è presentato come custode della tradizione del Partito Repubblicano, ricordando le posizioni di Reagan in opposizione a quelle di cui è portatore Huckabee.
Anche Romney, pur non essendo tra i favoriti in South Carolina, ha attuato una strategia di attacco, stavolta nei confronti di John McCain, sul tema delle politiche economiche e sulle sue posizioni in politica estera. McCain ha replicato criticando l'operato dell'ex segretario alla difesa Donald Rumsfeld.
Più defilati Rudolph Giuliani, che non ha possibilità di vittoria in Carolina e punta invece sulla Florida, e Ron Paul.
Lo spauracchio Bloomberg
L'eventuale discesa in campo del sindaco newyorkese spaventa soprattutto i repubblicani, visto che Bloomberg (fino all'anno scorso appartente al partito ed eletto a NY proprio con i voti dei repubblicani, anche se molte sue posizioni sono più vicine ai democratici) andrebbe con tutta probabilità a togliere voti proprio al loro schieramento. In questo senso brucia ancora il ricordo del 1992, quando il miliardario Ross Perot, candidatosi da indipendente, conquistò il 20% di voti sottraendoli a George Bush sr. e impedendogli così la rielezione a vantaggio di Bill Clinton.
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