A sole 24 dall'aspro confronto televisivo, i due candidati presidenziali sono tornati a farsi vedere insieme in una circostanza del tutto diversa e dai toni decisamente più rilassati, la cena annuale in memoria di Alfred E. Smith, per quattro mandati Governatore di New York e primo cattolico candidato alla Casa Bianca, sconfitto nel 1928 da Herbert Hoover.
La cena è stata occasione di scherzi e battute tra i due candidati, che hanno coinvolto anche altri protagonisti, come i Clinton, Bllomberg e Giuliani.
Ad aprire la cena è stato Alfred E. Smith IV, pronipote del Governatore, che ha ironizzato sui due candidati "Il mio bisnonno avrebbe adorato queste elezioni. Chiunque vincerà, sarà un fatto storico. Se vincerà il Senatore Obama, per la prima volta avremo un vicepresidente del Delaware. Se vincerà il Senatore McCain, sarà fatta la storia per quanto riguarda una donna: il primo Presidente ad avere una madre di 96 anni. Il Senatore McCain è famoso per saper identificare le minacce prima che si materializzino. Prima di cena ha detto che in nessun caso autorizzerà l'acquisto di testate nucleari da parte del New York Times. Obama ha detto che vuole parlare faccia a faccia con i despoti. Penso che lo abbia già dimostrato facendo un'intervista con Bill O'Reilly".
E' poi stata la volta di McCain: ecco il video
ed ecco alcune delle migliori battute del suo discorso
"Voglio approfittare di questa occasione per fare un importante annuncio: sì, è vero, questa mattina ho licenziato tutto il mio staff di consiglieri. Le loro posizioni ora sono occupate da un uomo chiamato Joe l'idraulico. Ci si chiede perchè Joe l'idraulico debba essere preoccupato dagli aumenti delle tasse proposti da Obama per i più abbienti. Quello che molti non sanno, è che Joe l'idraulico ha firmato un accordo molto lucrativo con una coppia benestante per occuparsi dei lavori in tutte e sette le loro case [riferimento al numero di immobili posseduti dai McCain]"
"Essendo un collega e un amico di Barack, l'ho chiamato 'quello lì', ma lui non se l'è presa. Infatti anche lui ha un soprannome per me: 'George Bush'"
"Anche in questa sala piena di Democratici, continuo ad avere la sensazione che molti di voi siano dalla mia parte. Ehi, Hillary Clinton, sono felice di vederti qui stasera. Ma dov'è Bill? Mi meraviglia che non sia qui a proseguire il suo instancabile impegno a favore di chi ha sconfitto sua moglie. Anche se ha un approccio un po' strano: quando gli hanno chiesto se il Senatore Obama è qualificato per fare il Presidente, lui ha risposto 'certo, ha più di 35 anni ed è cittadino degli Stati Uniti'."
"So bene che di questa campagna si stanno occupando anche gruppi imparziali e onesti. Come la ACORN. Nel caso non lo sapeste, la ACORN ha permesso che fossero registrati tra gli elettori Democratici molti di coloro che in precedenza erano esclusi dalle liste: bambini delle elementari, morti, e in Florida anche un certo Mickey Mouse. Ma sono abbastanza sicuro che lui sia Repubblicano".
Poi è salito sul palco Obama
ecco alcune delle sue migliori battute:
"Porto i saluti del Senatore Joe Biden, o come ha deciso di farsi chiamare, Joe il Senatore"
"Qui mi sento a casa, perchè spesso mi hanno detto che ho le posizioni politiche di Alfred E. Smith e le orecchie di Alfred E. Neuman. Anche se questo non è proprio il mio luogo ideale: in origine mi avevano detto che avremmo dovuto spostarci allo Yankee Stadium. E qualcuno potrebbe dirmi che fine hanno fatto le colonne greche che avevo chiesto? Ma comunque amo il Waldorf Astoria. Mi hanno detto che dall'ingresso si può vedere fino alla sala da tè russa"
"E' un onore essere qui con Al Smith. Ovviamente non ho mai conosciuto il tuo bisnonno, ma da quello che mi ha raccontato il Senatore McCain..."
"Saluto il sindaco Bloomberg, che ha recentemente annunciato di voler cambiare la legge per potersi candidare per un terzo mandato. Al che Bill Clinton ha detto 'si può fare?'"
"E' un tributo alla democrazia americana aver deciso di sederci qui allo stesso tavolo senza precondizioni"
"Di recente, uno dei consiglieri di McCain ha detto che se si parla di economia McCain perderà. Quindi ora vorrei parlare un po' di economia. So che è un po' strano essere qui in smoking e cravatta bianca in questi tempi difficili, ma ho fatto un grosso affare, li ho presi in affitto dal Dipartimento del Tesoro a un prezzo d'occasione. Ma sono tempi così duri che adesso il sindaco Bloomberg deve prendere la metropolitana. Ma con la crisi che ha colpito il mercato delle case, dobbiamo riconoscere che questa crisi è otto volte più dura per John McCain".
"McCain ha chiesto spesso in queste ultime settimane 'chi è Barack Obama?'. Devo ammettere che la domanda mi ha sorpreso, la risposta è proprio lì, sulla mia pagina di Facebook. Ma è giusto che gli americani sappiano tutto di me: io sono nato su Krypton, sono stato mandato qui da mio padre Jor-El per salvare la Terra. Molti di voi sanno che ho ereditato il mio nome Barack da mio padre, ma quello che molti di voi non sanno è che Barack è swahili e significa 'quello lì'. E ho avuto il mio secondo nome [Hussein] da qualcuno che evidentemente non pensava che mi sarei mai candidato alla presidenza. La mia più grande forza è l'umiltà, il mio più grande difetto è che sono troppo fantastico. Una cosa che non ho mai fatto: non ho mai messo del rossetto su un maiale, o su un pitbull, o su me stesso. Rudy Giuliani, questo è per te. Ma in tutta sincerità ci sono altre cose che non sapete di me: ad esempio il mio secondo nome è Steve, sono Barack Steve Obama.
Devo essere onesto, a un certo punto della mia vita ho frequentato persone equivoche, non pentite, è vero, sono membro del Senato degli Usa."
"In un comizio, qualcuno tra la folla ha iniziato a gridare 'Nobama', dicendo che c'erano persone molto più qualificate per fare il Presidente. Avrei preferito che Joe Biden non lo avesse fatto".
sabato 18 ottobre 2008
venerdì 17 ottobre 2008
Le pagelle del terzo dibattito presidenziale
di Mark Halperin (TIME)
Barack Obama
Sostanza: intelligente, competente e ansioso di spiegare, come sempre, ma senza andare a segno. Anche se ha dato un'idea generale del suo programma, lo ha fatto senza disturbarsi a lottare per difendere le sue posizioni.
Voto: B
Stile: è apparso stanco e irritabile, e penalizzato da un makeup inefficace. Inizialmente è sembrato distratto e quasi risentito dal dibattito, ma poi ha capito che doveva cambiare registro e diventare più discorsivo e coinvolto. Si è ripreso dopo l'inizio difficile evitando qualsiasi cosa che potesse avvantaggiare l'avversario.
Voto: B-
Attacco: raramente ha attaccato McCain, e quando lo ha fatto è stato indiretto e troppo vago.
Voto: C+
Difesa: imperturbabile ai frequenti attacchi di McCain ma un po' stizzoso nel rispondere alle accuse. Ha provato a difendere le proprie posizioni su sanità e tasse ma non è riuscito a rappresentare una spiegazione completa e alternativa. Facendo affidamento sui sondaggi per scusarsi dei toni negativi della campagna e implicitamente per essere tornato sui suoi passi in materia di finanziamenti ai candidati, è sembrato indifferente cerso il recente scambio di ostilità reciproche, dando la colpa solo all'avversario.
Voto: B+
Giudizio complessivo: durante la prima metà del dibattito, il Democratico ha mostrato spesso i suoi tratti peggiori - snob, superiore, stizzito - e si è comportato come se avesse di meglio da fare, poi è diventato sempre più coinvolto man mano che la serata andava avanti. Non sembrava avere una strategia precisa, ma ha risposto alle domande poco alla volta, quando se le trovava davanti, senza portare avanti un messaggio o un tema. Ha conservato la sua aria imperturbabile e ha avuto pochi momenti degni di nota. Se intendeva conservare la propria leadership, ce l'ha fatta, ma forse a costo di perderne una parte.
Voto: B
John McCain
Sostanza: ha evitato come al solito il politichese, ma è risultato più competente sul suo piano economico, presentando argomentazioni chiare. E' stato bravo anche sui cambiamenti climatici, il commercio, le tasse e le spese. E' stata una performance impressionante da parte di un politico che di solito è più a suo agio nel parlare di temi generali e fare affidamento sulla propria personalità piuttosto che concentrarsi sui dettagli.
Voto: A-
Stile: per 40 minuti è stato amichevole, convincente e anche pungente quando necessario. Ben consapevole di essere in una posizione di svantaggio, si è impegnato duramente per sfruttare tutte le possibilità. Ha mostrato genuina empatia per le conseguenze della crisi economica, per i problemi delle piccole imprese e per l'obesità infantile. Ma ha perso punti nella seconda metà ricadendo nei tic imbarazzanti che lo avevano penalizzato negli altri dibattiti.
Voto: B+
Attacco: ha colpito Obama senza soluzione di continuità, quasi sempre con autorità e non con disperazione. Ha ripetutamente portato la discussione su un indraulico chiamato Joe che ha parlato di tasse con Obama durante una visita del Democratico in Ohio - e ha fatto bene. Ha mostrato di aver studiato bene il programma dell'avversario, a differenza dei primi due dibattti. Ha efficacemente attaccato l'avversario per non aver mantenuto la parola sui finanziamenti alla campagna e per aver rifiutato di tenere eventi pubblici congiunti. A un certo punto però è diventato troppo agitato e ha perso la concentrazione, soprattutto quando ha parlato di Bill Ayers.
Voto: A-
Difesa: drammaticamente ha proclamato "Io non sono il Presidente Bush" con durezza e chiarezza, in uno dei pochi momenti "veri" di questi dibattiti - e la tangibile reazione del pubblico (anche se silenziosa) fa pensare che questa scena verrà riproposta molte volte.
Voto: A-
Giudizio complessivo: durante la prima metà del dibattito, il Repubblicano ha mostrato il meglio di sè - sincero, patriottico, serio, autorevole - senza sembrare vecchio o ansioso. Ha anche segnato alcuni punti nella categoria "cambiamento", contro il candidati che detiene questo tema. E' stato anche chiaro nel messaggio. A suo discapito, però, è diventato più aggressivo e distratto nella seconda metà, e forse ha perso quella chance che gli serviva per cambiare il corso della campagna. Tuttavia, se una maggioranza silenziosa di elettori indecisi ha guardato il dibattito, avrà capito perchè i consiglieri di McCain hanno fede in lui e pensano ancora che possa vincere.
Voto: A-
© 2008 Time Inc. All rights reserved
Barack Obama
Sostanza: intelligente, competente e ansioso di spiegare, come sempre, ma senza andare a segno. Anche se ha dato un'idea generale del suo programma, lo ha fatto senza disturbarsi a lottare per difendere le sue posizioni.
Voto: B
Stile: è apparso stanco e irritabile, e penalizzato da un makeup inefficace. Inizialmente è sembrato distratto e quasi risentito dal dibattito, ma poi ha capito che doveva cambiare registro e diventare più discorsivo e coinvolto. Si è ripreso dopo l'inizio difficile evitando qualsiasi cosa che potesse avvantaggiare l'avversario.
Voto: B-
Attacco: raramente ha attaccato McCain, e quando lo ha fatto è stato indiretto e troppo vago.
Voto: C+
Difesa: imperturbabile ai frequenti attacchi di McCain ma un po' stizzoso nel rispondere alle accuse. Ha provato a difendere le proprie posizioni su sanità e tasse ma non è riuscito a rappresentare una spiegazione completa e alternativa. Facendo affidamento sui sondaggi per scusarsi dei toni negativi della campagna e implicitamente per essere tornato sui suoi passi in materia di finanziamenti ai candidati, è sembrato indifferente cerso il recente scambio di ostilità reciproche, dando la colpa solo all'avversario.
Voto: B+
Giudizio complessivo: durante la prima metà del dibattito, il Democratico ha mostrato spesso i suoi tratti peggiori - snob, superiore, stizzito - e si è comportato come se avesse di meglio da fare, poi è diventato sempre più coinvolto man mano che la serata andava avanti. Non sembrava avere una strategia precisa, ma ha risposto alle domande poco alla volta, quando se le trovava davanti, senza portare avanti un messaggio o un tema. Ha conservato la sua aria imperturbabile e ha avuto pochi momenti degni di nota. Se intendeva conservare la propria leadership, ce l'ha fatta, ma forse a costo di perderne una parte.
Voto: B
John McCain
Sostanza: ha evitato come al solito il politichese, ma è risultato più competente sul suo piano economico, presentando argomentazioni chiare. E' stato bravo anche sui cambiamenti climatici, il commercio, le tasse e le spese. E' stata una performance impressionante da parte di un politico che di solito è più a suo agio nel parlare di temi generali e fare affidamento sulla propria personalità piuttosto che concentrarsi sui dettagli.
Voto: A-
Stile: per 40 minuti è stato amichevole, convincente e anche pungente quando necessario. Ben consapevole di essere in una posizione di svantaggio, si è impegnato duramente per sfruttare tutte le possibilità. Ha mostrato genuina empatia per le conseguenze della crisi economica, per i problemi delle piccole imprese e per l'obesità infantile. Ma ha perso punti nella seconda metà ricadendo nei tic imbarazzanti che lo avevano penalizzato negli altri dibattiti.
Voto: B+
Attacco: ha colpito Obama senza soluzione di continuità, quasi sempre con autorità e non con disperazione. Ha ripetutamente portato la discussione su un indraulico chiamato Joe che ha parlato di tasse con Obama durante una visita del Democratico in Ohio - e ha fatto bene. Ha mostrato di aver studiato bene il programma dell'avversario, a differenza dei primi due dibattti. Ha efficacemente attaccato l'avversario per non aver mantenuto la parola sui finanziamenti alla campagna e per aver rifiutato di tenere eventi pubblici congiunti. A un certo punto però è diventato troppo agitato e ha perso la concentrazione, soprattutto quando ha parlato di Bill Ayers.
Voto: A-
Difesa: drammaticamente ha proclamato "Io non sono il Presidente Bush" con durezza e chiarezza, in uno dei pochi momenti "veri" di questi dibattiti - e la tangibile reazione del pubblico (anche se silenziosa) fa pensare che questa scena verrà riproposta molte volte.
Voto: A-
Giudizio complessivo: durante la prima metà del dibattito, il Repubblicano ha mostrato il meglio di sè - sincero, patriottico, serio, autorevole - senza sembrare vecchio o ansioso. Ha anche segnato alcuni punti nella categoria "cambiamento", contro il candidati che detiene questo tema. E' stato anche chiaro nel messaggio. A suo discapito, però, è diventato più aggressivo e distratto nella seconda metà, e forse ha perso quella chance che gli serviva per cambiare il corso della campagna. Tuttavia, se una maggioranza silenziosa di elettori indecisi ha guardato il dibattito, avrà capito perchè i consiglieri di McCain hanno fede in lui e pensano ancora che possa vincere.
Voto: A-
© 2008 Time Inc. All rights reserved
giovedì 16 ottobre 2008
Resoconto del dibattito di New York
E' stato l'ultimo dibattito, ad Hampstead, casa di Hillary Clinton (che infatti era in prima fila). E' il dibattito che ha spaccato di più pubblico e cronisti: per i primi la vittoria di Obama è stata schiacciante, mentre per i giornalisti è stato McCain ad avere la meglio. La verità è probabilmente nel mezzo: McCain ha messo a segno molti colpi e attaccato Obama ad un livello molto alto, Obama non ha fatto altrettanto ma è apparso molto più affidabile e freddo - in una parola "presidenziale" - rispetto al suo rivale, a tratti scomposto. Il dibattito è stato seguito da 28 milioni di persone.
Alla 9:04 i candidati salgono sul palco, McCain cerca subito di apparire più attivo e gioviale, stringe vigorosamente la mano di Obama e fa anche una linguaccia.
Si parla subito di economia, McCain spiega che gli americani sono infuriati con l'avarizia degli speculatori di Wall Street, Obama spiega il suo programma e accusa McCain di voler favorire le banche.
McCain passa all'attacco tirando fuori quello che sarà il leitmotiv del dibattito: Joe l'idraulico. Joe è un idraulico dell'Ohio che l'altroieri, durante una visita di Obama nella sua contea, ha fermato clicca per vedere il video) il Senatore Democratico e gli ha chiesto in maniera diretta perchè ha intenzione di aumentare le tasse. La risposta di Obama è stata piuttosto contorta e non ha convinto Joe. McCain si rivolge, e lo farà una dozzina di volte nel corso della serata, a tutti gli "idraulici Joe" del paese, mettendoli in guardia da Obama.
Il moderatore Schieffer chiede ai candidati come ridurranno il deficit. Obama è evasivo e non risponde direttamente, McCain torna a parlare di mutui e Schieffer lo riporta sul tema. Obama parla dei tagli agli stanziamenti e fa un parallelo tra McCain e Bush. Al terzo dibattito, McCain ha però trovato una risposta a questa accusa "Senatore Obama, non sono il Presidente Bush. Se voleva correre contro Bush, avrebbe dovuto candidarsi quattro anni fa". Uno a zero, palla al centro.
Alla mezz'ora si passa a parlare dei toni negativi della campagna elettorale, ed è di nuovo McCain all'attacco. Accusa Obama di aver speso una cifra senza precedenti in spot negativi, e ricorda le parole del deputato John Lewis che ha accusato lui e Sarah Palin di seminare odio.
Obama ricorda che durante i comizi della Palin si inneggia alla violenza senza che la candidata dica niente, poi spiega di aver criticato le parole di Lewis.
In questo frangente i due candidati si interrompono a vicenda e si accusano reciprocamente di aver condotto una campagna negativa. Obama sembra scuotersi dal torpore anche se appare meno in forma degli altri dibattiti.
Si arriva finalmente a parlare di Ayers: McCain aveva detto di voler usare l'argomento, ma è Obama ad anticiparlo, ricordando che quando Ayers era un terrorista lui aveva otto anni, e che quando l'ha incontrato era invece un rispettabile professore che partecipava, come lui, ad una fondazione per i poveri fondata da persone vicine a Reagan.
McCain però continua a ripetere le sue linee di attacco: Ayers e l'aumento delle tasse. Si parla di sfuggita dei candidati vice: ognuno dei candidati spiega perchè il suo vice potrebbe essere un Presidente migliore del vice avversario.
Si parla dei rispettivi partiti e dei modi in cui i due candidati si sono allontanati dall'ortodossia. La domanda riguarda in patrticolar modo McCain che non nomina mai il Gop.
McCain poi accusa Obama di non essere stato chiaro sulla sua posizione riguardo le trivellazioni all'estero, e Obama non replica neanche stavolta.
Schieffer fa la domanda tabù sull'aborto, tema mai toccato nei precedenti dibattiti. McCain parla della nomina dei giudici della Corte Suprema dicendo che la posizione sull'aborto non sarebbe una discriminante. Obama ribadisce di credere nella libertà di scelta delle donne, ma neanche lui avrebbe pregiudizi nei confronti di un giudice della Corte Suprema pro.-life.
Si parla anche di scuola, Obama elogia alcune dichiarazioni di McCain ma dissente sulle sue conclusioni. Rende però difficile capire in che modo il suo programma sia differente.
E' il momento delle dichiarazioni finali: McCain prende in prestito lo slogan di Obama spiega di voler rappresentare un cambio di direzione, ma poi ricorda la lunga lista di McCain che hanno servito il paese. Un modo un po' aristocratico di avvicinarsi alla presidenza.
Anche Obama prende in prestito il leitmotiv di McCain dicendo che scegliere il suo avversario rappresenta un rischio, il rischio di ripetere altri 4 anni di politica fallimentare.
Il dibattito termina, Obama e McCain si stringono la mano e si riuniscono alle rispettive mogli per i saluti finali.
Il dibattito di New York
mercoledì 15 ottobre 2008
Sondaggi: la situazione dei Grandi elettori /7
A tre settimane dalle elezioni, e a poche ore dal terzo e ultimo dibattito, la mappa elettorale sorride decisamente ad Obama.
Per questo aggiornamento ho scelto come base la mappa stilata sul suo sito da Karl Rove, il controverso consigliere di George Bush che sta seguendo in proprio l'evolversi dei sondaggi. Secondo l'ultimo computo di Rove, Obama sarebbe a quota 313 Grandi elettori, ben al di sopra del quorum necessario per la vittoria.
Obama avrebbe saldamente in mano la Pennsylvania (21 Grandi elettori) con un vantaggio di 11 punti, il Michigan (17 Ge) con 13 punti di vantaggio e il Minnesota (10 Ge) con 8 punti. Più contenuto il vantaggio in Virginia (13 Ge) e Florida (27 Ge), rispettivamente con 5 e 4 punti di vantaggio.
Secondo Rove, è ancora incerta la situazione in Ohio dove il distacco tra Obama e McCain è al di sotto dei 3 punti. McCain avrebbe un totale di 174 Grandi elettori.
Sia RealClearPolitics che Pollster seguono la stessa falsariga di Karl Rove: secondo il primo, Obama ha in mano 313 Grandi elettori contro i 158 di McCain, e utilizza praticamente gli stessi dati di Rove. Pollster è ancora più ottimista verso Obama, a cui assegna 320 grandi elettori contro i 155 di McCain. Pollster è l'unico ad assegnare l'Ohio a Obama, con un distacco medio di 4 punti, mentre tiene ancora in sospeso la Virginia.
Molto più cauti nelle loro previsioni il New York Times e la CNN, secondo cui Obama non avrebbe ancora raggiunto i 270 Grandi elettori. Secondo entrambe le testate Obama sarebbe a 264 mentre McCain è a 185 per il NYTimes e a 174 per la CNN. Entrambe le testate classificano ancora incerto il risultato in Ohio, Florida e Virginia, così come il Colorado. L'unica differenza tra le due mappe è dato dal Missouri, che per la CNN è ancora incerto mentre per il NYTimes è assegnato a McCain.
A livello nazionale, la situazione è unanimemente favorevole al Democratico: la media di RealClearPolitics dà a Obama un vantaggio di 7,4 punti, mentre secondo Pollster il Senatore nero è al di sopra del 50%, con 8,5 punti di vantaggio su McCain. Secondo il tracker di Gallup, Obama avrebbe un vantaggio di 9 punti, che diventan0 10 tra coloro che hanno intenzione di andare a votare (inclusi i nuovi registrati nelle liste) ma scende al 6% tra chi solitamente va a votare. Il tracker di Rasmussen vede invece una crescita di McCain, che ritorna al 45%, mentre Obama è stabile al 50. Secondo il tracker Zogby-Reuters-CSpan, Obama è al 49% e McCain al 43%.
martedì 14 ottobre 2008
Tra violenza verbale e accuse di brogli
Che il clima della campagna elettorale si stia surriscaldando è ormai un dato di fatto. Una settimana fa un collaboratore di McCain aveva detto, ufficiosamente, che gli ultimi trenta giorni sarebbero stati "molto aggressivi", ma forse le previsioni erano troppo ottimiste se addirittura Karl Rove - l'autore delle "campagne d'odio" di George W. Bush e delle vittorie congressuali del Gop - ha accusato McCain di essersi "spinto troppo in là" in alcuni spot contro Obama.
Le conseguenze sono ai comizi di McCain e Sarah Palin è sempre più frequente sentire frasi violente e minacciose contro Obama. In Florida tra il pubblico di un rally della Palin si è sentito un uomo invocare distintamente l'assassinio di Obama, senza che la candidata dicesse niente. In Minnesota, invece, McCain è intervenuto chiedendo "rispetto" per gli avversari. Quando un supporter è intervenuto al microfono dicendosi spaventato da una vittoria di Obama, McCain ha detto "Obama è una brava persona, non c'è da essere spaventati da una sua presidenza", e quando una donna ha definito Obama un "arabo", il Senatore l'ha interrotta "No, signora, è un bravo padre di famiglia con cui però ho delle diversità di vedute", ma questo intervento è stato accolto dalla freddezza e addirittura da qualche fischio da parte dei presenti. Obama ha poi ringraziato McCain.
John Lewis, paladino dei diritti umani e deputato della Georgia, ha accusato i Repubblicani di condurre una campagna di odio razziale simile a quella del segregazionista George Wallace negli anni '60 e '70. "McCain e Palin stanno seminando odio e divisione", anche se poi ha ammorbidito i toni delle sue accuse. Obama ha preso le distanze dalle accuse, anche se ha ammesso che Lewis ha ragione nel denunciare il clima d'odio creato dal Gop.
Intanto, come in ogni elezione presidenziale, torna il tormentone dei (presunti) brogli elettorali. Il particolare sistema di voto americano, che non prevede l'iscrizione automatica nelle liste elettorali ma la registrazione volontaria, fa sì che ogni quattro anni intoppi burocratici di diverso tipo funestino la vigilia del voto. A quanto risulta dalle denunce in alcuni stati chiave come Michigan, Ohio, Virginia e Kentucky - in cui le operazioni di voto sono già partite per i nuovi registrati - ci sono state delle irregolarità nella registrazione dei nuovi elettori. Poichè non si tratta di errori sistematici ma random, è difficile dire se influenzeranno i risultati, anche se la stragrande maggioranza dei nuovi elettori sono Democratici registratisi per votare Obama, elettori che forse non potranno votare a causa di queste irregolarità. In una contea di New York, invece, nelle schede mandate per posta i candidati presenti sono John McCain e Barack Osama.
Irregolarità di ben altro tipo sono quelle scovate da un'inchiesta della CNN in Indiana e Nevada. In questi casi si tratterebbe di dolo, ad opera della ACORN, un gruppo progressista che ha sostenuto Obama nelle primarie e che è stato cliente di Obama quando era avvocato a Chicago. In Indiana e Nevada, ACORN avrebbe registrato migliaia di nuovi elettori ma le autorità locali hanno ora bloccato la formalizzazione delle iscrizioni, dopo aver scoperto che nella sola cittadina di Gary, su 5 mila moduli presentati da ACORN, oltre la metà presentavano nominativi falsi.
Le conseguenze sono ai comizi di McCain e Sarah Palin è sempre più frequente sentire frasi violente e minacciose contro Obama. In Florida tra il pubblico di un rally della Palin si è sentito un uomo invocare distintamente l'assassinio di Obama, senza che la candidata dicesse niente. In Minnesota, invece, McCain è intervenuto chiedendo "rispetto" per gli avversari. Quando un supporter è intervenuto al microfono dicendosi spaventato da una vittoria di Obama, McCain ha detto "Obama è una brava persona, non c'è da essere spaventati da una sua presidenza", e quando una donna ha definito Obama un "arabo", il Senatore l'ha interrotta "No, signora, è un bravo padre di famiglia con cui però ho delle diversità di vedute", ma questo intervento è stato accolto dalla freddezza e addirittura da qualche fischio da parte dei presenti. Obama ha poi ringraziato McCain.
John Lewis, paladino dei diritti umani e deputato della Georgia, ha accusato i Repubblicani di condurre una campagna di odio razziale simile a quella del segregazionista George Wallace negli anni '60 e '70. "McCain e Palin stanno seminando odio e divisione", anche se poi ha ammorbidito i toni delle sue accuse. Obama ha preso le distanze dalle accuse, anche se ha ammesso che Lewis ha ragione nel denunciare il clima d'odio creato dal Gop.
Intanto, come in ogni elezione presidenziale, torna il tormentone dei (presunti) brogli elettorali. Il particolare sistema di voto americano, che non prevede l'iscrizione automatica nelle liste elettorali ma la registrazione volontaria, fa sì che ogni quattro anni intoppi burocratici di diverso tipo funestino la vigilia del voto. A quanto risulta dalle denunce in alcuni stati chiave come Michigan, Ohio, Virginia e Kentucky - in cui le operazioni di voto sono già partite per i nuovi registrati - ci sono state delle irregolarità nella registrazione dei nuovi elettori. Poichè non si tratta di errori sistematici ma random, è difficile dire se influenzeranno i risultati, anche se la stragrande maggioranza dei nuovi elettori sono Democratici registratisi per votare Obama, elettori che forse non potranno votare a causa di queste irregolarità. In una contea di New York, invece, nelle schede mandate per posta i candidati presenti sono John McCain e Barack Osama.
Irregolarità di ben altro tipo sono quelle scovate da un'inchiesta della CNN in Indiana e Nevada. In questi casi si tratterebbe di dolo, ad opera della ACORN, un gruppo progressista che ha sostenuto Obama nelle primarie e che è stato cliente di Obama quando era avvocato a Chicago. In Indiana e Nevada, ACORN avrebbe registrato migliaia di nuovi elettori ma le autorità locali hanno ora bloccato la formalizzazione delle iscrizioni, dopo aver scoperto che nella sola cittadina di Gary, su 5 mila moduli presentati da ACORN, oltre la metà presentavano nominativi falsi.
lunedì 13 ottobre 2008
La Palin colpevole di abuso di potere
La Governatrice dell'Alaska e candidata Repubblicana alla vice presidenza Sarah Palin è colpevole di abuso di potere per aver cercato di far licenziare suo cognato dalla polizia dello stato, facendo pressioni su un suo sottoposto. A stabilirlo è la commissione d'inchiesta parlamentare dell'Alaska, che dopo aver ascoltato tutte le persone coinvolte (compreso Todd Palin, accusato di complicità) ha rilasciato un rapporto di 236 pagine con le conclusioni. La Palin è invece stata assolta dall'accusa di aver indebitamente licenziato il commissario alla pubblica sicurezza Walter Monegan: era suo diritto farlo.
La commissione ha comunque solo una funzione etica, quindi non sono previste pene per la Palin. Il Parlamento dell'Alaska potrebbe emettere una censura nei suoi confronti, ma è improbabile.
Lo scandalo che i media americani hanno ribattezzato "Troopergate" è iniziato un mese prima che la Palin venisse scelta come vice da McCain, dopo il licenziamento di Monegan. L'ex commissario aveva accusato la Palin di averlo rimosso perchè lui si era opposto al licenziamento di Michael Wooten, agente statale ed ex marito della sorella della Governatrice. La separazione tra Wooten e la sorella della Palin era stata particolarmente movimentata, e l'uomo era stato accusato di aver maltrattato la moglie e di aver minacciato di morte il padre della donna. Wooten si era reso inoltre protagonista di numerose violazioni del regolamento mentre era in servizio, e proprio basandosi su questi eventi la Palin ne aveva chiesto la testa.
Una vicenda essenzialmente privata è quindi diventata publica ed ha assunto un'importanza nazionale quando la Palin è stata nominata alla vice presidenza. Che la vicenda fosse una spada di Damocle sulla campagna Repubblicana si sapeva sin dal momento della nomina, tanto è vero che quando - alla fine di luglio - la vicenda era venuta a galla, il nome della Palin sembrava definitivamente uscito dalla lista dei candidati, e come conseguenza nei sondaggi l'Alaska sembrava tendere verso i Democratici.
Dopo la nomination, il Gop ha chiesto alla commissione parlamentare di affrettare le conclusioni dell'inchiesta in modo da avere una sentenza prima delle elezioni, ma probabilmente si aspettavano un esito diverso. Secondo la commissione, la Palin ha indebitamente adoperato una condotta irregolare creando conflitti di interessi tra i subordinati e ha permesso che suo marito Todd usasse le risorse e l'autorità del Governatore per contattare i sottoposti e fare pressioni, comportamento continuato nel tempo.
Venuta a conoscenza della sentenza, la Palin ha dichiarato "Se leggete il rapporto, vedrete che non c'è niente di illegale o immorale nel sostituire un membro del gabinetto. E' stato condotto un processo ad opera di una parte politica, e da quei legislatori che si sono opposti a tutto quello che ho fatto da governatrice. Ora il processo è finito e si è scoperto che licenziando il commissario non ho fatto nulla di illegale".
Anche il campo di McCain ha sostenuto le posizioni della Palin accusando gli inquirenti di partigianeria politica: "La sentenza di oggi dimostra che la Governatrice Palin ha agito nella sua corretta autorità sostituendo Walt Monegan. Questa sentenza dimostra anche una cosa che abbiamo sempre sostenuto, e cioè che l'inchiesta è stata condotta da sostenitori di Obama e che i Palin avevano ragione ad essere preoccupati del comportamento violento e pericoloso dell'agente Wooten. Poichè è stato impossibile trovare prove dell'accusa originaria di Monegan, la Commissione ha condotto un'argomentazione tortuosa per trovare una colpa senza basi nella legge e nei fatti".
La commissione ha comunque solo una funzione etica, quindi non sono previste pene per la Palin. Il Parlamento dell'Alaska potrebbe emettere una censura nei suoi confronti, ma è improbabile.
Lo scandalo che i media americani hanno ribattezzato "Troopergate" è iniziato un mese prima che la Palin venisse scelta come vice da McCain, dopo il licenziamento di Monegan. L'ex commissario aveva accusato la Palin di averlo rimosso perchè lui si era opposto al licenziamento di Michael Wooten, agente statale ed ex marito della sorella della Governatrice. La separazione tra Wooten e la sorella della Palin era stata particolarmente movimentata, e l'uomo era stato accusato di aver maltrattato la moglie e di aver minacciato di morte il padre della donna. Wooten si era reso inoltre protagonista di numerose violazioni del regolamento mentre era in servizio, e proprio basandosi su questi eventi la Palin ne aveva chiesto la testa.
Una vicenda essenzialmente privata è quindi diventata publica ed ha assunto un'importanza nazionale quando la Palin è stata nominata alla vice presidenza. Che la vicenda fosse una spada di Damocle sulla campagna Repubblicana si sapeva sin dal momento della nomina, tanto è vero che quando - alla fine di luglio - la vicenda era venuta a galla, il nome della Palin sembrava definitivamente uscito dalla lista dei candidati, e come conseguenza nei sondaggi l'Alaska sembrava tendere verso i Democratici.
Dopo la nomination, il Gop ha chiesto alla commissione parlamentare di affrettare le conclusioni dell'inchiesta in modo da avere una sentenza prima delle elezioni, ma probabilmente si aspettavano un esito diverso. Secondo la commissione, la Palin ha indebitamente adoperato una condotta irregolare creando conflitti di interessi tra i subordinati e ha permesso che suo marito Todd usasse le risorse e l'autorità del Governatore per contattare i sottoposti e fare pressioni, comportamento continuato nel tempo.
Venuta a conoscenza della sentenza, la Palin ha dichiarato "Se leggete il rapporto, vedrete che non c'è niente di illegale o immorale nel sostituire un membro del gabinetto. E' stato condotto un processo ad opera di una parte politica, e da quei legislatori che si sono opposti a tutto quello che ho fatto da governatrice. Ora il processo è finito e si è scoperto che licenziando il commissario non ho fatto nulla di illegale".
Anche il campo di McCain ha sostenuto le posizioni della Palin accusando gli inquirenti di partigianeria politica: "La sentenza di oggi dimostra che la Governatrice Palin ha agito nella sua corretta autorità sostituendo Walt Monegan. Questa sentenza dimostra anche una cosa che abbiamo sempre sostenuto, e cioè che l'inchiesta è stata condotta da sostenitori di Obama e che i Palin avevano ragione ad essere preoccupati del comportamento violento e pericoloso dell'agente Wooten. Poichè è stato impossibile trovare prove dell'accusa originaria di Monegan, la Commissione ha condotto un'argomentazione tortuosa per trovare una colpa senza basi nella legge e nei fatti".
domenica 12 ottobre 2008
Recensioni: "La corsa più lunga"
La corsa più lunga. Obama vs. McCain: due visioni, una nazione.
di John Samples, Alberto Simoni
Edizioni Lindau
Con l'avvicinarsi delle elezioni presidenziali (ma già dall'inizio dell'anno) gli scaffali delle librerie si stanno riempiendo di volumi più o meno interessanti dedicati all'argomento. Perlopiù si tratta di biografie dei candidati (soprattutto di Obama, ormai passato ai raggi X sotto tutti i punti di vista), reportage degli inviati in Usa, o analisi di aspetti specifici dei programmi elettorali. Decisamente meno sono i titoli dedicati alle "regole del gioco" o le traduzioni dei libri che stanno uscendo in questi mesi oltreoceano.
"La lunga corsa" rappresenta un'eccezione, in quanto riesce a concentrare in meno di 200 pagine tutto quello che serve sapere per avere un'idea approfondita di queste elezioni. Non è un "instant book" - anche se è aggiornato fino alle convention - perchè il succo del discorso sta nel percorso compiuto dai candidati dal passato fino ad oggi, e le possibili prospettive in caso di vittoria.
Gli autori sono John Samples, direttore del Center for Representative Government al Cato Institute di Washington e professore di Scienze Politiche all'Università Johns Hopkins, e Alberto Simoni, inviato del quotidiano "Avvenire". Il libro si compone di quattro parti. La prima è una panoramica dei meccanismi che regolano le elezioni americane, dalle primarie alle presidenziali - cose che i lettori di questo blog conoscono grazie alla sezione Vademecum ma che in forma libraria possono essere spiegate in maniera più estesa. Le altre tre parti mettono a confronto i programmi dei due candidati su altrettanti macro-temi: l'economia, la visione dell'America tra temi etici e sociali, e la politica estera.
In maniera sintetica ma ricca di riferimenti, le posizioni di Obama e McCain vengono illustrate attraverso i discorsi e le azioni, e non vengono risparmiate critiche per i cosiddetti flip-flop, i cambiamenti di posizione che entrambi hanno cercato per corteggiare le varie frange di elettori.
Rigorosamente super partes (tra le righe si può leggere un particolare apprezzamento personale nei confronti di McCain, ma questo non inficia l'obiettività del libro), è un compendio utile per capire non solo programmi e personalità dei candidati, ma anche il contesto sociale in cui queste elezioni vengono a cadere.
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