Primo endorsement di peso nella campagna presidenziale. Lo fa il New York Post, di proprietà del magnate Rupert Murdoch e di tendenze conservatrici. Infatti, come ampiamente previsto, l'appoggio del quotidiano va a John McCain, così come nelle precedenti elezioni aveva fatto con George Bush.
"Il Post appoggia entusiasticamente l'elezione di John McCain come 44° Presidente degli Stati Uniti. Il lungo impegno di McCain per l'America, il suo coraggio, l'irreprensibile devozione al principio e la conoscenza dei pericoli e delle opportunità per la nostra nazione emerge in contrasto rispetto alla scarsa esperienza del suo rivale, la matricola del Senato Barack Obama.
McCain è stato a Washington per molti anni ma non è di Washington. Sa dove sono le leve del potere - e come usarle - ma non ne è mai stato controllato.
La decisione di McCain di scegliere l'affascinante ma tosta Sarah Palin come vice conferma questo aspetto. [...]
I rivali Democratici di McCain, Obama e Joseph Biden, guidano un partito costruito sugli interessi di parte - sindacati, in particolare.
Ci sono molte ragioni per cui sostenere McCain-Palin, eccone alcune
*Sicurezza nazionale: Le differenze tra Obama e McCain sono particolarmente evidenti. McCain sostiene che l'11 settembre rappresenti due decenni di fallimenti nella lotta al terrorismo globale, e capisce che l'Iraq è un fronte critico in questa lotta.
Obama vorrebbe abbandonare l'Iraq al suo destino, si è opposto all'aumento di truppe e una volta ha proposto di invadere il Pakistan - apparentemente inconsapevole delle conseguenze di un attacco ad una nazione in possesso di armi nucleari.
Sull'Iran, McCain è a favore di sanzioni durissime e pressioni diplomatiche. Obnama è contro le sanzioni.
Quando la Russia ha invaso la Georgia, McCain ha reagito subito lanciando un duro monito a Mosca, mentre Obama ha invocato un'azione dell'ONU, apparentemente inconsapevole che la Russia ha diritto di veto nel Consiglio di Sicurezza.
*Tasse. McCain sa che se il governo assorbe sempre più ampie quote di prodotto interno, l'economia soffre. L'aumento di tasse diminuisce gli investimenti, riduce il lavoro e la crescita.
E mentre Obama promette tagli per il 95% degli americani, quello che davvero propone sono spese per oltre 650 miliardi di dollari, da coprire con tasse sugli investimenti. Cattive notizie per i milioni di americani che hanno investito su fondi o azioni. [...]
* Commercio. McCain sostiene che la globalizzazione è "un'opportunità" per i lavoratori americani. Secondo lui le economie emergenti come la Cina e l'India vanno affrontate tramite l'educazione e l'innovazione, e non con il protezionismo.
*Energia. Sui temi energetici, McCain è molto deciso. E' a favore della ricerca di petrolio nell'oceano, consapevole che l'America ha infinite risorse energetiche ancora da esplorare.
Sostiene l'energia nucleare, che l'America può produrre a prezzi relativamente bassi.
Obama invece segue la politica dei Democratici: no al nucleare, no al trivellamento, no alla comprensione delle conseguenze di queste politiche.
Niente di tutto ciò sta a significare mancanza di rispetto verso Obama, la cui candidatura abbiamo sostenuto fortemente contro quella di Hillary Clinton. E l'intelligenza, la capacità organizzativa e comunicativa messa in campo da Obama dimostra che ha davvero fatto la storia.
Sarà in giro per molto tempo, e lo speriamo davvero.
Ma alla fine dei conti politiche economiche forti e decise sono ciò di cui ha bisogno l'America. John McCain e Sarah Palin lo hanno capito, ed è per questo che siamo dalla loro parte"