giovedì 7 febbraio 2008

Profili: Mike Gravel

Maurice Robert "Mike" Gravel

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Democratico
Età: 78 anni
Professione: politico, fondatore della Democracy Foundation, rappresentante dell'Alaska dal 1963 al 1966, Senatore dell'Alaska dal 1968 al 1981.
Fondi raccolti: 379.795 $
Budget: 17.527 $

Il più anziano dei contendenti alla Casa Bianca in queste primarie resta in gara nonostante i risultati non esaltanti (eufemismo) raccolti finora. E' uno dei "grandi vecchi" del DNC ed è anche uno di quelli più spostati a sinistra. Apertamente populista, già negli anni '60 si batteva per il reddito minimo garantito a tutti, per il finanziamento pubblico delle elezioni, per un sistema di tassazione progressivo che penalizzasse i più ricchi e salvaguardasse le fasce deboli senza esenzioni o deduzioni, per il taglio delle spese militari, per l'abolizione della pena di morte e del segreto di stato, e successivamente contro la guerra in Vietnam. Battaglie che, nella maggior parte dei casi, sono state riscoperte e fatte proprie dal partito con molto ritardo.

Nato nel Massachusetts da famiglia franco-canadese, a 26 anni decise di diventare "un pioniere" e si trasferì in Alaska senza un lavoro nè soldi. Lavorò nel campo immobiliare e nelle ferrovie ma raggiunse un certo successo come "property developer" nella penisola Kenai. Nel 1958 provò per la prima volta ad entrare in politica, ma senza successo. Ci riprovò nel 1962 e venne eletto alla Camera dei Rappresentanti dell'Alaska, di cui diventò speaker nel 1965. Dopo un anno sabbatico, nel 1968 si candidò al Senato degli USA presentandosi alle primarie contro l'ottantunenne senatore Gruenig, ex governatore considerato uno dei padri dell'Alaska. Gravel adottò per la sua campagna elettorale uno stile nuovo, assumendo Joseph Napolitan, il capostipite dei consulenti politici per l'immagine, e producendo un cortometraggio sulla sua vita da far trasmettere in televisione. Gravel vinse per pochi voti le primarie e conquistò poi alle elezioni il seggio al Senato. Nel 1972 tentò inutilmente di essere scelto come vicepresidente dal candidato democratico McGovern.

Nel 1980, Gravel venne sfidato alle primarie per il Senato da Clark Gruenig, nipote dell'avversario sconfitto 12 anni prima. Gravel scontò l'avversità della base del partito in Alaska (il governatore fece campagna contro di lui) e alcune scelte infelici nell'ultima legislatura, e inoltre i Repubblicani sfruttarono il sistema di voto aperto per appoggiare Gruenig, ritenuto un candidato più facile da battere. Gravel fu sconfitto e si ritirò dalla politica dedicandosi agli affari, ma nel 1989 creò The Democracy Foundation, per promuovere la democrazia diretta. Nel 2006 ha annunciato a sorpresa la sua candidatura alle Primarie 2008, ottenendo l'appoggio di "Granny-D", Ethel Doris Rollins, che con i suoi 98 anni è la più anziana attivista del partito.
Sposato in seconde nozze con Whitney Stewart, ha due figli di 48 e 46 anni nati dal primo matrimonio.

Contro la guerra in Vietnam e la leva
Nel 1968, durante la campagna per le presidenziali, Richard Nixon promise l'abolizione della leva, prevista per il 1971. Arrivati a quella data, il Senato si trovò a dover decidere estenderla o no, visto che la guerra in Vietnam stava continuando. Nixon, venendo meno alle sue promesse, promosse una proroga della leva fino al 1973, con la possibilità di un'ulteriore slittamento al 1975. Nel maggio 1971, Mike Gravel annunciò la sua decisione di voler fare ostruzionismo alla proposta, bloccando la coscrizione e obbligando così gli USA a mettere rapidamente fine alla guerra in Vietnam. I Democratici si spaccarono al loro interno tra chi appoggiava la possibilità di una proroga di un solo anno e chi si opponeva nettamente alla leva. Gravel era ovviamente tra questi ultimi, e avviò una serie di iniziative legislative per bloccare la proposta di Nixon.
Dopo alcuni tentativi andati a vuoto, si aprì una trattativa per un possibile piano di ritiro dal Vietnam. La trattativa andò a vuoto, ma nel frattempo la legge sulla leva arrivò alla scadenza e decadde. Nixon tentò un rinnovo, ma stavolta l'ostruzionismo di Gravel funzionò fino al settembre 1971, e la proroga di due anni fu approvata.
Nello stesso periodo, l'ex analista del Dipartimento della Difesa Daniel Ellsberg tentò di far pubblicare alcune carte segrete del Pentagono riguardanti il Vietnam. Bloccato dal Dipartimento di Giustizia, Ellsberg fece avere le carte a Gravel (in modo rocambolesco). Gravel tentò di leggere pubblicamente le carte in Senato, poi le lesse (omettendo alcune informazioni dannose per la sicurezza nazionale) durante una seduta della commissione da lui presieduta, e di fronte ai giornalisti. Infine, con la collaborazione di Noam Chomsky, riuscì a farle pubblicare in un libro, diventando una celebrità per il movimento no-war.

Posizioni politiche e programma di Mile Gravel
Gravel è apertamente populista, fautore della democrazia diretta e delle correnti più "liberal" all'interno del partito

  • Politica economica: Gravel sostiene il sistema di tassazione FairTax nella parte in cui propone l'istituzione di una tassa progressiva e misure in favore dei più poveri, rivedendo anche la soglia di povertà.

  • Politica sociale: Gravel sostiene un sistema sanitario universale che riguarda tutti i cittadini che pagano le tasse e una speciale copertura per i veterani di guerra. Ritiene che le medicine e la tecnologia medica siano la principale causa delle bancarotte. E' un sostenitore della concessione di diritti alle coppie gay, compreso il matrimonio, e della eliminazione di tutte le discriminazioni verso gli omosessuali. Ritiene che la tossicodipendenza vada trattata come una malattia ed è favorevole alla legalizzazione della marijuana, che dovrebbe essere venduta secondo le stesse leggi che riguardano l'alcool. E' favorevole alla libertà di scelta della donna in merito all'aborto, senza intromissione della legge. E' favorevole all'uso di cellule staminali embrionali per la ricerca.

  • Politica interna: E' a favore di una legislazione restrittiva sul possesso di armi, rendendo obbligatorio un corso di allenamento per coloro che vogliono avere un'arma da difesa. E' contrario alla pena di morte. E' contrario alla carcerazione e alla deportazione degli immigrati clandestini, e promuove un percorso di facilitazione per conferire loro la cittadinanza. Vorrebbe mettere un tetto alle emissioni di carbone e favorire la ricerca di fonti di energia alternative. Si oppone alla deforestazione e alla protezione di specie animali in via di estinzione. E' per l'adesione immediata al protocollo di Kyoto. Per combattere il terrorismo, ritiene necessario cambiare politica estera.

  • Politica estera: E' favorevole al ritiro immediato delle truppe dall'Iraq, di cui ritiene illegale l'invasione. E' contrario alle sanzioni contro l'Iran e chiede una soluzione diplomatica e un cambio di atteggiamento nei confronti degli stati con cui ci sono motivi di tensione: gli USA dovrebbero appoggiare negoziati diretti tra Israele e Palestina, compresa Hamas; garantire la demilitarizzazione dei confini tra Israele e Palestina; promuovere un disarmo nucleare. Ha proposto una legge per proibire la pratica della tortura.

Punti di forza: non ha possibilità di diventare Presidente, ma la sua esperienza potrebbe farlo rientrare in gioco per la vicepresidenza; il suo ruolo nel partito potrebbe portarlo a sponsorizzare un candidato alla convention.
Punti deboli: non è mai entrato in corsa, ha raccolto cifre bassissime di fondi e la copertura mediatica dedicatagli è stata irrisoria.

Fonti: CNN, New York Times, Washingotn Post, Wikipedia

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Mi sono lasciato andare ai rumors che si trovano su internet e che fanno parlare gli analisti, e li ho raccolti. Ecco qua il toto-nomine per un'eventuale amministrazione democratica. C'è una certa chiarezza sui papabili nomi per la squadra di Hillary, meno per quanto riguarda Obama.

Se vincesse la Clinton i possibili nomi per la Vicepresidenza sono: Evan Bayh (Gov.Indiana, favorito), Mark Warner (Gov.Virginia), Tom Vilsak (Gov.Iowa) e Wesley Clark
(ex-Generale NATO). Quasi certa in caso di vittoria la nomina di James Carville come Capo dello Staff, mentre Richard Holbrooke sarebbe il favorito per il posto di Segretario di Stato. Barack Obama sarebbe forse candidato dal partito come Speaker of the House nelle elezioni di medio termine nel 2006, al posto di Nancy Pelosi.

Se vincesse Obama, i nomi più ventilati per un ticket sono: Russ Feingold (Sen.Winsconsin, strafavorito); Phil Bredesen (Gov.Tennessee); Blanche Lincoln (Sen.Arkansas) o Kathleen Sebelius (Gov.Kansas), che hanno lo svantaggio di essere donne e difficilmente sarebbero candidate con un uomo di colore; Chuck Hagel (Sen.Nebraska, Rep.), Lincoln Chafee (Sen.Rhode Island, Rep.), o addirittura Michael Bloomberg (sindaco di New York) in caso di un ticket trasversale (cioè con un Repubblicano o un indipendente, ipotesi comunque alquanto remota).

In entrambi i casi si ritiene che John Edwards sia lo strafavorito per la carica di Procuratore Generale (Attorney General), e si parla anche di Bill Richardson o Al Gore per la prestigiosa carica di Segretario di Stato, in particolare se dovesse vincere Obama.

G. ha detto...

Bisogna dire che lo staff della Clinton, se i nomi saranno questi, sarà veramente ottimo. Obama dovrebbe cominciare a fare un po' di proseliti tra i papabili del partito, anche nell'ottica di attrarre voti dei superdelegati

Anonimo ha detto...

Ovviamente, sono nomi basate su considerazioni di giornalisti ecc., finchè non ci saranno almeno le nomination è difficile sapere come si orienteranno i candidati nel comporre il loro team. Comunque i personaggi che nella campagna elettorale hanno fatto la loro parte, come Carville per la Clinton, sicuramente ne avranno un tornaconto, in caso il loro candidato si riveli il cavallo vincente.

Per Obama è vero quello che dici tu, deve iniziare a pensare un po' a farsi qualche amico tra Governatori e Senatori, magari promettendo qualcosa. Credo che i personaggi che gli hanno assicurato il proprio appoggio, quali John Kerry, Ted Kennedy ma anche Colin Powell, debbano cominciare a darsi da fare per lui sotto questo punto di vista, lavorando anche dietro le quinte e fare tutto ciò che è in loro potere se vogliono portare Obama alla Convention con qualche possibilità di spuntarla.