lunedì 28 aprile 2008

Mark Salter, l'uomo che ha inventato McCain

Sasha Issenberg (The Boston Globe)

John McCain è arrivato in questo Opera house vittoriano del Mississipi ai margini di una ferrovia dell'estremo Sud per parlare dei suoi antenati.
Non lontano da un aeroporto intitolato a suo nonno, il palco cosparso di foto di famiglia in bianco e nero, McCain ha riflettuto su come il concetto di onore, coraggio e dovere si sia trasmesso attraverso le generazioni, e ha confessato di essere stato "un imperfetto servitore del mio paese per molti anni".

Forse più di qualsiasi altro candidato dei tempi recenti, McCain si è appoggiato alla propria figura basata sull'esperienza personale, l'argomento con cui convincere gli elettori - specialmente quelli che non concordano con lui su molti temi - della sua abilità di ergersi al di sopra delle divisioni, dei privilegi e delle ambizioni.
E' un progetto politico, ma soprattutto una creazione letteraria, opera di Mark Salter, il più vicino degli assistenti di McCain, spesso definito come il suo alter-ego.
Come autore di un paio di biografie e di praticamente ogni parola che esce dalla bocca del senatore, Salter ha trasformato il suo capo in un personaggio quasi letterario, ravvivando i suoi conflitti interiori ed evidenziandone le motivazioni. Salter ha dato a McCain una nuova voce di riflessivo narratore delle proprie azioni - come nella frase "il servitore imperfetto" - in cui il protagonista acquista la nostra fiducia ammettendo i propri difetti.

McCain fu eletto per la prima volta al congresso con lo slogan "un nome di cui in Arizona parlano tutti"; il suo status di ex prigioniero di guerra lo aveva reso una celebrità proiettata ai più importanti incarichi. Ma fu Salter a trovare nella vita di McCain qualcosa di più grande, il principio organizzatore di un'identità pubblica inconfondibile.
Tutto ciò è diventato centrale ora che McCain si prepara probabilmente ad affrontare Barack Obama, un altro candidato dalla biografia caratteristica. Salter si prepara ad una campagna elettorale che sarà probabilmente uno scontro tra mitologie personali più che tra ideologie.

Nel 1973, poco dopo la sua liberazione, McCain scrisse un memoriale sulla prigionia di quasi 6 anni. Un testo molto diretto ed essenziale, in cui diceva tra l'altro "Ho avuto molto tempo per pensare, e sono giunto alla conclusione che una delle cose più importanti nella vita - assieme alla famiglia - è dare un contributo al proprio paese".
Nei venti anni successivi, McCain ha parlato molto raramente della sua prigionia in Vietnam, "La gente conosceva bene quella storia" spiega la sua ex addetta stampa Torie Clarke "tentavamo di trovare altri argomenti".
Le cose cambiarono quanso McCain decise di puntare alla Casa Bianca. Nel 1997 a McCain fu proposto di scrivere un libro di memorie della sua famiglia, a partire da suo padre e suo nonno, entrambi ammiragli. McCain chiese aiuto a Salter, autore dei suoi discorsi e capo dello staff.

Salter, 53 anni, ha lavorato per 4 anni nelle ferrovie in Iowa per pagarsi gli studi al college. Successivamente ha lavorato per l'ambasciatore all'ONU Jeane Kirkpatrick ed è stato assunto da McCain nel 1988.
"Ho sempre pensato che Mark sia il collaboratore ideale per McCain, perchè è perfettamente in sintonia con la voce di John" ha detto il biografo del senatore, Robert Timberg "a volte per scherzo dico che John McCain è Mark Salter".
Salter riesaminò "l'eredità marziale" di McCain e identificò un percorso attraverso cui riassumere la vita del senatore: l'idea di patriottismo come eredità che il protagonista lotta per affermare.
In "Faith of my fathers", pubblicato nel 1999 durante la prima campagna presidenziale, la figura di McCain prigioniero di guerra emerse a livello di rivelazione: "Ho ricordato l'eredità di un moribondo a suo figlio, e quando ne avevo più bisogno ho trovato la mia libertà interiore".
Questo tema - la scoperta di uno scopo individuale attraverso una "causa più grande degli interessi personali" - è diventata centrale nella figura di McCain ed una cassa di risonanza per la sua ideologia.

Quando McCain ha ottenuto la nomination, Salter ha cominciato a cercare i punti di contrasto con Obama in una serie di discorsi scritti su computer presi in prestito nelle stanze d'albergo.
"Cerco un senso di dignità e umiltà, che si addice alla sua figura" spiega Salter, che per molto tempo ha lavorato gratis, vivendo delle royalties dei cinque libri scritti con McCain.
Salter, che è anche la coscienza di McCain, guarda con sufficienza le frivolezze e i video musicali della campagna elettorale di Obama, che secondo lui dimostra "un complesso messianico", in contrasto con l'ulità di McCain: questo è diventato il punto centrale della campagna elettorale del Repubblicano.
Alla fine di marzo, McCain è partito per il tour "Service for America", un'idea di Salter per spiegare agli elettori "perchè McCain è McCain". Salter richiama come monito la storia di John Kerry, veterano di guerra che nel 2004 è stato affondato da una lunga carriera politica.
"Gli elettori non riuscivano a vedere il marine nel politico. Non capivano come potesse essere la stessa persona" ha spiegato Salter "Con McCain, possono capirlo".

Con un probabile avversario, Obama, dalla biografia competitiva, Salter ha dato al suo personaggio una nuova sfumatura
"Io non cerco la presidenza perchè penso di essere unto dal Signore o perchè la storia mi ha investito del compito di salvare il mio paese" ha detto McCain in un recente discorso.

Nelle sue critiche a Obama, Salter è più diretto "Il tema della sua campagna è sono quello che stavate aspettando, Americani, non potete non votarmi, un messaggio antitetico a quello di McCain".

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