Le elezioni presidenziali del 1972 segnarono una delle più grandi disfatte dei Democratici, da cui partì un lento processo di rinascita. L'intera campagna elettorale fu incentrata prevalentemente sul tema della guerra in Vietnam. Nonostante il conflitto, che si protraeva da quasi un decennio, fosse largamente impopolare tra gli americani, il Presidente in carica Richard Nixon aveva convinto la popolazione che la fine delle ostilità si stava avvicinando, grazie alle sue scelte politiche.
I Democratici americani speravano di vedere un terzo Kennedy candidarsi alla presidenza nel 1972, ma le chance di Ted Kennedy furono irrimediabilmente compromesse a causa del cosiddetto Chappaquiddick incident del 18 luglio 1969. Quella sera Kennedy partecipò ad una festa a Matha's Vineyard assieme ad alcune persone che avevano collaborato alla campagna elettorale di Robert, l'anno precedente. Lasciando il party, Kennedy diede un passaggio alla segretaria Mary Jo Kopechne, ma l'auto uscì di strada all'altezza del ponte Dike finendo in mare. Ted riuscì a salvarsi e tornò a riva chiedendo aiuto agli altri ospiti della festa, senza contattare le autorità. Nell'impossibilità di salvare la Kopechne, che venne ritrovata morta la mattina dopo, Kennedy tornò al suo albergo senza avvertire la polizia. Kennedy venne condannato per omissione di soccorso a due mesi di carcere.
In mancanza di Ted Kennedy, i naturali favoriti erano l'ex vicepresidente Hubert Humphrey, candidato presidenziale nel 1968, e Edmund Muskie, candidato alla vicepresidenza quattro anni prima. Oltre a loro si candidarono, tra gli altri, il Senatore dell'Indiana Birch Bayh (padre dell'attuale Senatore Evan Bayh), il kennedyano George McGovern e il Governatore segregazionista dell'Alabama George Wallace, rientrato nel DNC.
Humphrey saltò le primarie del New Hampshire, che avrebbero dovuto dare lo slancio a Muskie, il quale però, pochi giorni prima del voto, venne accusato da una lettera anonima di avere pregiudizi contro gli americani di discendenza franco-canadese. Nel difendersi dall'accusa, Muskie tenne un discorso in cui scoppiò a piangere, a detta dei resoconti della stampa. La sua corsa fu irrimediabilmente compromessa in favore di McGovern, che conquistò il momentum grazie alla strategia elettorale - basata quasi unicamente sul rfiuto della Guerra in Vietnam e incentrata sui caucus states - messa a punto da un giovane stratega che avrebbe provato 12 anni dopo la scalata alla Casa Bianca: Gary Hart.
Negli stati del Sud e tra molti elettori insoddisfatti, George Wallace ottenne ottimi risultati, ma la sua campagna si interruppe drammaticamente quando cadde vittima di un tentato omicidio che lo lasciò paralizzato. Alla fine delle primarie - le prime decise unicamente dal voto popolare in tutti gli stati - McGovern e Humphrey erano distanziati da appena 70.000 voti in favore di quest'ultimo. Alla convention democratica di Miami McGovern e i suoi sostenitori, che avevano gestito l'organizzazione delle primarie, riuscirono a farsi assegnare interamente i delegati della California, conquistando la maggioranza. Questo portò ad una faida nel partito: molti notabili, già indispettiti perchè le nuove regole li privavano di potere decisionale, non solo evitarono di appoggiare McGovern ma in alcuni casi sostennero espressamente Nixon.
Anche il voto per il vicepresidente fu preda del caos: si fecero avanti oltre settanta candidati, e la scelta si prolungò fino a notte inoltrata. La spuntò Thomas Eagleton, ma poche settimane dopo la convention, in piena campagna elettorale, si scoprì che Eagleton si era sottoposto ad elettroshock per curare la depressione. Poco dopo avergli assicurato tutto il suo sostegno, McGovern cambiò idea e gli chiede di ritirarsi. Per una settimana 6 importanti Democratici rifiutarono di prendere il posto di Eagleton. Alla fine fu scelto Sargent Shriver, cognato dei Kennedy (e padre di Maria Shriver, attuale moglie di Arnold Schwarzenegger).
In casa Repubblicana Richard Nixon, forte del consenso che gli attribuivano i sondaggi, non ebbe problemi a riconquistare la nomination con quasi il 90% di voti alla convention.
La campagna elettorale di McGovern si concentrò sull'impegno a terminare immediatamente la guerra in Vietnam e sulla proposta di istituire un sussidio obbligatorio per i poveri. Tuttavia la sua immagine, già appannata dai contrasti nel partito, fu definitivamente affossata dallo scandalo su Eagleton e sulle sue visioni troppo liberal (è stato definito il politico più di sinistra ad essersi candidato alla Casa Bianca). Il giornalista conservatore Bob Novak diede un colpo letale alle già risicate speranze di McGovern riportando la frase di un senatore Democratico secondo cui gli stessi elettori di McGovern non sapevano quali fossero le reali idee del loro candidato "La gente non ha capito che McGovern è a favore dell'amnistia, dell'aborto e della legalizzazione delle droghe. Appena gli americani lo scopriranno, lui sarà finito". Novak venne accusato di aver inventato la frase, visto che non ne spiegò la paternità, ma tanto bastò a distruggere McGovern. Nel 2007, Novak ha rivelato che a dire la frase fu proprio Thomas Eagleton, prima di essere scelto come vice.
La campagna elettorale di Nixon fu particolarmente aggressiva e incentrata sulla paura. Combinando la lotta ai nemici con la propaganda sulla futura vittoria in Vietnam, Nixon ridicolizzò il pacifismo radicale di McGovern.
Le elezioni si tennero il 7 novembre, con la più bassa affluenza del dopoguerra, solo il 55%. I risultati segnarono la più netta sconfitta Democratica: Nixon conquistò 520 Grandi elettori contro i 17 di McGovern, ottenendo un distacco di 23,2%, il quarto più ampio nella storia delle presidenziali. McGovern riuscì a conquistare solo 1 stato (il Massachusetts) più DC, mentre Nixon ne conquistò 49.
Per la prima volta un Repubblicano conquistò tutti gli stati del Sud.
Nelle elezioni del 1972, oltre al germe della rifondazione del DNC, ci furono anche i presupposti per il più grande scandalo presidenziale: prima della campagna elettorale, dei collaboratori di Nixon sottrassero informazioni nella sede del DNC a Watergate, dando il via allo scandalo che sarebbe stato scoperto pochi mesi dopo e avrebbe portato nel 1974 alle dimissioni del Presidente.
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