Barack Obama è giunto in Israele dopo la tappa intermedia in Giordania, e la mattinata di mercoledì è stata interamente dedicata ad incontri con esponenti del governo israeliano. Obama è giunto a Gerusalemme dove ha ricevuto una accoglienza estremamente (ed insolitamente) calorosa da parte del presidente Shimon Peres, che gli ha fatto i migliori auguri auspicando che sia "un grande Presidente, è la più grande promessa per noi e per il resto del mondo".
Il viaggio in Israele era particolarmente delicato soprattutto per le ripercussioni in politica intera: Obama, a causa soprattutto delle sue posizioni dialoganti sull'Iran, non gode infatti delle simpatie degli elettori ebrei, tradizionalmente Democratici, che potrebbero costargli stati chiave come la Florida. Per questo Obama, appena messo piede sul suolo israeliano, ha voluto chiarire che "sono qui per riaffermare le speciali relazioni tra Israele e gli Stati Uniti, il mio impegno per la sicurezza di Israele e la mia speranza di essere un partner efficace come senatore o come Presidente".
Obama ha poi incontrato il ministro della Difesa Ehud Barak, il premier Ehud Olmert e il leader dell'opposizione Benjamin Netanyahu. Quest'ultimo ha rivelato ai giornalisti che al centro dell'incontro c'è stata la questione iraniana.
Infine Obama si è recato nello Yad Vashem, il Museo dell'Olocausto, dove ha pregato in memoria delle vittime del nazismo, come aveva fatto anche John McCain a marzo. Qui Obama ha definito Israele "un miracolo" e ha affermato "Nonostante la tragedia che rappresenta, questo è un luogo di speranza".
Nel primo pomeriggio, Obama ha effettuato un breve trasferimento a Ramallah dove ha incontrato il presidente dell'autorità palestinese Abu Mazen e il premier palestinese Salam Fayyad. Successivamente Obama è tornato a Gerusalemme dove ha incontrato il ministro degli esteri Tzipi Livni, a cui ha assicurato il suo impegno per Gerusalemme capitale. Nel viaggio di ritorno, ha fatto anche sosta in un villaggio israeliano colpito dai missili di Hamas, come già aveva fatto McCain.
Intanto in patria, McCain ha cercato di sottrarre un po' di attenzione mediatica a Obama diffondendo attraverso l'editorialista conservatore Robert Novak la notizia che ieri avrebbe annunciato il suo candidato alla vicepresidenza (il favorito di oggi era Bobby Jindal, con cui era in programma un incontro). Ma poi lo stesso Novak ha smentito accusando il campo di McCain di volerlo strumentalizzare.
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