mercoledì 16 luglio 2008

Karl Rove: Obama usa i metodi dei Repubblicani

di Karl Rove (Wall Street Journal)

Per essere una campagna che intende mettere fine alla politica degli anni di Bush-Cheney, la campagna elettorale di Obama ha preso molta ispirazione dalle strategie di Bush-Cheney del 2000 e del 2004.
Tanto per cominciare, Obama ha ammesso al New York Times che il suo personale "esercito della persuasione" prende esempio dal "Victory Commitee" che ha sponsorizzato Bush-Cheney porta a porta nel 2000 e nel 2004. Questi sforzi hanno portato milioni di volontari a registrare, convincere e far votare.

Saggiamente, l'enfasi organizzativa di Obama vuole evitare gli errori dei Democratici nel 2000, quando l'appello di Donna Brazile per una maggiore attenzione verso le iniziative della base fu largamente ignorato dall'alto comando di Gore. Evita anche gli errori del 2004, quando i Democratici consegnarono la loro organizzazione al gruppo 527 di George Soros. Questo utilizzò 76 milioni di dollari per assumere più di 45.000 impiegati di call center - presi soprattutto dalle agenzie di lavoro interinale - per registrare e spingere gli elettori a votare. Era il modello sbagliato, gli indecisi si fanno influenzare più facilmente da persone socialmente vicine piuttosto che da anonimi impiegati al minimo salariale.
Come Bush, Obama ha capito l'importanza di Internet per persuadere, comunicare e organizzare. Una delle armi segrete di Bush nel 2004 erano i circa 7 milioni e mezzo di indirizzi e-mail, di cui 1 milione e mezzo di volontari. Alcuni di loro organizzarono dei "seggi virtuali" usando il web per registrare e organizzare famiglie e amici in tutto il paese. La tecnologia offre oggi a Obama possibilità anche più ampie.
Obama sta cercando di imitare il programma di "microtargeting" del Gop, che usa potenti strumenti analitici e ampie banche dati di informazioni sulle famiglie per convincere gli elettori. Un'altra somiglianza con la campagna di Bush del 2004 è la tecnica della risposta rapida. Le accuse e gli attacchi ricevono sempre risposta, la campagna è incessantemente in fase offensiva, usando ogni canale di comunicazione.

La campagna di Obama ha anche copiato la strategia di Bush di allargare la mappa elettorale. Nel 2000 Bush puntò non solo sulle tradizionali roccaforti, ma anche sulla West Virginia (che aveva votato Repubblicano per l'ultima volta nel 1928), Tennessee (la patria di Al Gore), Arkansas (la patria di Bill Clinton), Washington e Oregon.
Sperando in un sorpasso da qualche parte, Obama vuole costringere McCain a stare sulla difensiva. Per questo si sta organizzando in Virginia, North Carolina, Georgia, South Carolina, Indiana, Nebraska, Montana, Alaska e North Dakota. E dove Bush puntò su latini, afro-americani, ebrei e cattolici per diminuire il distacco con i Democratici, Obama corteggia evangelici e veterani con spot e propaganda per diminuire i margini dal Gop.
Però ci sono dei problemi. I collaboratori di Obama ammettono che il loro scopo è contringere McCain a spendere tutti i suoi soldi. Per avere successo, un bluff deve essere credibile. In posti come il Nebraska o il North Dakota, Obama non può contare su temi locali - come fece Bush nel 2000 usando la crisi del carbone in West Virginia - per ottenere una vittoria inattesa. L'organizzazione da sola non basta. E mettere i soldi di Obama in Texas, per esempio, per vincere i cinque seggi alla Camera, farà sì che i Repubblicani del Texas lavorino duro e spendano soldi - non McCain.
I Democratici non avevano lo stesso numero di volontari del Gop. Nelle primarie, Obama ha mosso orde di volontari in tutti gli stati, ma a novembre sarà diverso. I volontari che sono bastati per cinque mesi, non basteranno per comptere contemporaneamente in 50 stati più DC in un solo giorno.

Ma il problema più grande di Obama è che, quando si passa al concreto, segue l'esempio non di George W. Bush ma di un altro Repubblicano. Nel 2000, Bush vinse le elezioni sugli stessi temi e sulle stesse posizioni con cui aveva vinto le primarie. Non ha mai ripudiato il passato, non ha mai cambiato idea.
Invece Obama ha seguito l'esempio di Richard Nixon, accarezzando le ali estreme del partito nelle primarie e passando aggressivamente al centro per le presidenziali.
Nelle primarie, Obama ha sostenuto il ritiro dall'Iraq in 16 mesi, il divieto del porto d'armi, la rinegoziazione del Nafta, si è opposto alla riforma del welfare e alla pena di morte. Ma nelle ultime settimane Obama ha cambiato posizione su tutti questi temi, abbandonando le idee liberal per altre più moderate.
Seguendo l'esempio di Nixon, Obama può forse pensare di evitare le critiche degli elettori, ma rischia la sua reputazione. La credibilità di un candidato, una volta persa, è molto difficile da recuperare, anche se ha una grande organizzazione.

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3 commenti:

Anonimo ha detto...

Obama in effetti rischia con questa variabilità e non so se convenga, visto che è in vantaggio.

Però la reputazione si perde e ricostruisce facilmente... gli elettori hanno la memoria corta e sono facilmente manipolabili.

Marco

Anonimo ha detto...

In effetti anch'io questa volta non sto apprezzando le mosse di Obama. Di lui mi affascina la sincerità e le scelte radicali e questo ipocrita spostamento verso posizioni centriste sa di stantio e di già visto.
Non mi stanno piacendo i suoi cambi di idea.

Mi auguro per lui che si ravveda presto altrimenti....

Democratico.

Anonimo ha detto...

Queste cose non mi piacciono per nulla.
http://www.repubblica.it/2008/01/speciale/altri/2008primarie/mcain-web/mcain-web.html

Obam mi affascina perchè è diverso dagli altri politici ma questi voltagabanismi iniziano a innervosirmi.

Democratico