A partire dalla sua elezione nel 1976, Jimmy Carter aveva dovuto affrontare situazioni molto difficili sia sul fronte interno che su quello estero. La bassa crescita economica sperimentata già dall'inizio del decennio si trasformò in recessione. Le difficoltà in politica estera si aggravarono e fruttarono agli Usa dei nuovi nemici. La situazione degenerò esattamente un anno prima delle elezioni, durante la rivoluzione islamica dell'Ayatollah Kohmeini in Iran. Il 4 novembre 1979 tutti i membri dell'ambasciata americana a Teheran, tra cui alcuni civili impiegati nelle aziende di Ross Perot, vennero presi in ostaggio come ritorsione per l'asilo politico dato dagli Usa allo Scià di Persia. Ogni tentativo di mediazione fu inutile, e Carter venne visto come un leader debole e incapace, e i suoi indici di gradimento già bassi scesero al 28%, sfiorando quelli di Nixon e Truman.
A fronte di una simile situazione, all'interno del partito Democratico la conferma di Carter come candidato alla presidenza appariva tutt'altro che scontata. Nell'estate del 1979 Carter lanciò un appello per l'unità, e alcuni dei possibili rivali decisero di appoggiarlo. Non fu così per Ted Kennedy, che inaspettatamente annunciò la sua candidatura alle primarie. Dopo il rifiuto di correre nel 1972 e nel 1976, ormai messosi alle spalle l'incidente di Chappaquiddick, il terzo Kennedy sembrava in grado di vincere, e i sondaggi gli assegnavano il doppio dei consensi di Carter. Si candidò anche il Governatore della California Jerry Brown, già rivale di Carter nelle primarie del 1976.
Inizialmente la crisi iraniana sembrò giovare a Carter, perchè gli americani si strinsero attorno al loro leader riportando il suo gradimento al 60%. Oltretutto Kennedy fu piuttosto vago nello spiegare il suo programma e il motivo della sua candidatura, e il vantaggio nei sondaggi scese rapidamente.
Sfruttando l'iniziale consenso seguito alla crisi, Carter sconfisse Kennedy in tutti i primi stati, guadagnando una decisa leadership. A giugno però l'approvazione per Carter tornò a scendere, per il prolungarsi della crisi, e Kennedy rientrò in gioco. Alla fine delle primarie Carter era in netto vantaggio ma non aveva la maggioranza assoluta, e Kennedy rifiutò di ritirarsi.
La convention di New York fu una delle più difficili nella storia dei Democratici e degli Usa, per l'ultima volta uno dei due candidati (in questo caso Kennedy) provò a far passare dalla sua parte i delegati vinti dall'avversario. Kennedy non riuscì nel suo intento, e solo il penultimo giorno della convention concesse la nomination a Carter, con un discorso in cui chiedeva una svolta liberal al Presidente. Nel discorso conclusivo, Carter si riferì a Hubert Horatio Humphrey, da poco scomparso, chiamandolo Hubert Horatio Hornblower (personaggio di una saga di romanzi d'avventura).
La chiusura della convention sancì ulteriormente la spaccatura nel partito, simbolizzata dalla foto dei due rivali sul palco: Carter cerca di stringere la mano a Kennedy, che gli volta le spalle e lo ignora.
In casa Repubblicana, l'ex Governatore della California Ronald Reagan era il grande favorito per la nomination, dopo averla sfiorata quattro anni prima. Il vantaggio iniziale di Reagan nei sondaggi era talmente ampio che il direttore della sua campagna elettorale decise di saltare tutti i dibattiti all'inizio della campagna. Tuttavia l'ex direttore della CIA e Presidente del partito, George H. Bush, puntò tutto su questi eventi da cui Reagan era assente e cominciò a crescere vertiginosamente nei sondaggi.
Nel primo voto, i caucus in Iowa, Bush sconfisse Reagan e ottenne il "momentum". La lotta fra i due candidati fu piuttosto aspra e toccò il culmine in un dibattito in New Hampshire, a cui Bush inizialmente rifiutò di partecipare impedendolo di fatto anche a Reagan. Alla fine il dibattito di fece e Bush non riuscì ad emergere. Pur perdendo cinque stati, Reagan conquistò il Sud grazie al suo piano di rilancio dell'economia, basato sul principio che la crescita finanziaria va creata usando incentivi per la produzione di servizi, abbassando le tasse ed effettuando tagli alla spesa pubblica. Bush definì questo programma "economia voodoo", perchè per la prima volta si proponeva di abbassare le tasse e aumentare gli introiti al tempo stesso.
Reagan ottenne senza problemi la nomination, e chiese all'ex Presidente Gerald Ford di fargli da vice. Ford chiese un posto nell'amministrazione per Henry Kissinger e Alan Greenspan, senza ottenerlo. Alla fine Reagan scelse George Bush come suo n.2.
John Bayard Anderson, moderato uscito sconfitto dalle primarie Repubblicane, si presentò in opposizione alle politiche conservatrici di Reagan. Altri candidati alle elezioni del 1980 furono Ed Clark per il Libertarian Party, David McReynolds per il Partito Socialista, Barry Commoner per il Citizens Party e Gus Hall per il Partito Comunista.
La campagna elettorale di Reagan fu condotta all'insegna dell'ottimismo per la rinascita economita, e con la promessa di avviare una politica estera più aggressiva. Jimmy Carter enfatizzò i suoi sforzi in favore della pace e accusò il rivale di voler mettere a repentaglio i i diritti civili e sociali.
Reagan promise il pareggio di bilancio in tre anni, il taglio del 30% delle tasse nello stesso periodo e il blocco dell'inflazione. Durante un discorso disse la famosa frase "La recessione è quando il tuo vicino perde il lavoro. La depressione è quando tu perdi il tuo. La ripresa è quando Jimmy Carter perde il suo". Reagan commise anche molte gaffe in campagna elettorale - come quando affermò che gli alberi causano inquinamento - che diedero l'impressione di un candidato "fuori controllo", anche a causa dell'età avanzata.
Tuttavia Carter fu penalizzato dal continuo peggioramento dell'economia e dal proseguimento della crisi in Iran, con bandiere americane bruciate ogni giorno in diretta televisiva senza che si trovasse una soluzione (Ross Perot era riuscito a salvare i suoi dipendenti solo organizzando a sue spese una spedizione di recupero). I sondaggi stabilirono che Reagan e Carter erano i candidati con gli indici negativi più alti mai registrati, ed erano praticamente appaiati.
La svolta si ebbe nel secondo dibattito, una settimana prima del voto. Reagan apparve più deciso e convincente di Carter - che fece una gaffe dicendo di essersi consultato con sua figlia di 12 anni riguardo le armi nucleari - e la sua frase di chiusura del dibattito fu ciò che, a detta di molti, gli consegnò la vittoria "State meglio adesso o quattro anni fa?", chiese agli spettatori. I sondaggi che davano un piccolo vantaggio a Carter, si rovesciarono in favore di Reagan.
Le elezioni si tennero il 4 novembre. Il ticket Reagan-Bush sconfisse Carter-Mondale con quasi dieci punti percentuali di vantaggio, 50,7% contro il 41%. Anderson ottenne il 6,6%, il risultato fino a quel momento più alto per un esponente di un terzo partito. Reagan conquistò 44 stati e 489 Grandi elettori, contro gli appena 6 stati più DC e i 49 Grandi elettori del Presidente uscente. La sconfitta di Carter fu la più ampia per un presidente in carica dai tempi di Herbert Hoover contro F.D. Roosevelt nel 1932. Eletto a 69 anni e 9 mesi, Reagan è ad oggi il Presidente Usa più anziano al momento del primo mandato.
Reagan entrò in carica il 20 gennaio 1981. Poche ore dopo il suo giuramento, venne firmato un accordo con l'Iran e gli ostaggi americani furono finalmente rilasciati.
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