di Ellen Gamerman (Wall Street Journal)
Una delle maggiori difficoltà di un sondaggio è capire se chi risponde sta mentendo. E' un rebus che diventa tanto più importante quando abbiamo la prima elezione presidenziale in cui può vincere un afro-americano.
Peter Hart, un Democratico intervistato da WSJ e NBC, sostiene che il 10% di Democratici e indipendenti che dicono di sostenere pienamente Obama potrebbero non dire tutta la verità, almeno per quanto riguarda la questione della razza "Queste elezioni sono particolarmente insidiose" spiega.
I sondaggisti sostengono che la percentuale di chi mente è piuttosto bassa, ma stanno comunque prendendo precauzioni. Alla CBS la sondaggista Kathleen Frankovic dice che chiederà agli intervistati se ritengono che i loro conoscenti voterebbero un nero - un modo indiretto per stabilire il loro pregiudizio. John Zogby, di Zogby international, chiede agli intervistati bianchi se sono mai stati a cena con una persona di colore.
Alla ABC News, il direttore dei sondaggi Gary Langer dice che il network sta tenendo conto della razza degli intervistatori, perchè questa potrebbe influenzare le risposte degli elettori. Tutti questi dati vengono combinati in modo da mostrare, ad esempio, se un elettore bianco tende a dire una cosa ad un intervistatore bianco e un'altra a un intervistatore afro-americano. Finora, la razza dell'intervistatore non sembra aver condizionato le risposte.
Il sondaggista Democratico Mark Mellman si spinge più in là. Al termine di ogni intervista telefonica fa chiedere "Di che razza credi che io sia?", nel tentativo di verificare che le supposizioni sulla razza dell'intervistatore possano avere un impatto, e così correggere i risultati.
I sondaggisti sono preoccupati dall'Effetto Bradley, la riluttanza di un elettore a dire di preferire un candidato bianco a uno nero. Nelle elezioni per il Governatore della California nel 1982, il Democratico di colore Tom Bradley era costantemente in vantaggio nei sondaggi sul Repubblicano bianco George Deukmejian, ma perse. La conclusione: alcuni elettori mentono. Gli scettici però dicono che in quel caso il risultato venne alterato dal fatto che i sostenitori del Repubblicano non vollero partecipare ai sondaggi.
Obama è generalmente in vantaggio su John McCain in praticamente tutti i sondaggi, e anche se i sondaggisti dei due candidati non rispondono alle domande sulle rispettive metodologie, non c'è dubbio che prenderanno i risultati con estrema cautela. "C'è certamente la consapevolezza che le persone si autocensurano ad un certo livello" dice Scott Keeter, direttore del Pew Research.
In un recente studio, si è scoperto che circa l'11% delle persone che hanno detto di aver partecipato ad un sondaggio, hanno ammesso di aver mentito sulle loro opinioni politiche "Il motivo per cui si mente varia da individuo a individuo. A metà di un sondaggio, alcuni si innervosiscono per il tipo di domande e cominciano a mentire o a nascondere la verità" spiega Jerry Lindsey, direttore di questa ricerca.
Le questioni sull'incidenza della razza sono già state affrontate quest'anno durante le primarie del New Hampshire. I sondaggi davano Obama con 10 punti di vantaggio il giorno prima delle elezioni, ma fu la Clinton a vincere. Andrew Kohut, del Pew Research, ritiene invece che il problema non siano gli elettori che mentono, ma quelli che rifiutano di rispondere "Quando i sondaggi sbagliano, non è perchè la gente mente, ma perchè chi ha rifiutato di rispondere ha idee diverse da chi ha risposto".
Molti sondaggi sono anonimi, ma anche questi presentano distorsioni. Il professor Jon Krosnick di Stanford ha condotto uno studio su due diversi campioni: ad uno veniva chiesto di inserire il proprio nome, l'altro invece doveva compilare un questionario anonimo. Ai due gruppi venivano offerte delle M&M's, poi gli veniva chiesto quante ne avessero mangiate. Praticamente tutti rispondevano di averne prese di meno di quanto non avessero fatto, ma gli anonimi erano quelli più propensi a mentire. "Questo è l'inconveniente" conclude Krosnick "non si rendono conto che è loro responsabilità essere precisi".
A volte le persone non si rendono conto di mentire, altre volte mentono per evitare imbarazzo, o per compiacere gli intervistatori. Altre volte gli intervistati non sanno cosa dire, e inventano una risposta.
L'anno scorso, una ricerca scoprì che il numero di aborti era il doppio di quanto riportato dalle donne in interviste faccia a faccia.
Liz Ward, una consultente di PR di Manhattan, ha ammesso di aver mentito in un sondaggio sull'aborto. Pur essendo contraria ad una legge che permette alle adolescenti di abortire senza il consenso dei genitori, nell'intervista si è detta d'accordo, rendendosi poi conto di averlo fatto perchè in linea generale è a favore dell'aborto, e non voleva essere ritenuta una anti-abortista.
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domenica 7 settembre 2008
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