Adesso arriva la parte difficile. Perchè Obama ha costruito delle aspettative su di sè che sono quasi impossibili da mantenere tutte, anche perchè non è detto che dipendano solo da lui. Che Bush sia stato un pessimo Presidente e che abbia sbagliato in tutti i settori a cui ha messo mano non c'è dubbio, ma se non ci fosse stato l'11 settembre la sua presidenza sarebbe stata senza dubbio diversa.
Questo successo lo rende virtualmente molto indipendente dalle posizioni del suo partito, e per questo è probabile che la squadra di governo sarà pronta molto presto, forse prima del giorno del Ringraziamento. Poi il 20 gennaio ci sarà l'insediamento, e Obama si troverà ad affrontare le grandi sfide.
E' qui che Obama dovrà dimostrare le sue capacità e dovrà spiegare in cosa consiste il cambiamento che intende portare. E' qui che sicuramente deluderà qualcuno, soprattutto da questa parte dell'Oceano, dove molti parlano di lui usando il metro di giudizio dei politici di sinistra europei, dimostrando di non sapere niente di lui.
L'economia: paradossalmente il tema che gli ha consentito di vincere le elezioni potrebbe essere quello che gli darà meno grattacapi. In questo senso il suo programma è piuttosto chiaro, il nuovo programma fiscale dovrebbe consentirgli di aiutare le imprese e le famiglie in crisi, Bush gli ha dato un bell'aiuto con l'impopolare salvataggio degli istituti di credito, e gli esperti sostengono che dalla fine del 2009 l'economia dovrebbe rimettersi in carreggiata. Obama dovrebbe "limitarsi" ad arrivare al pareggio di bilancio come fece Clinton, poi il mercato dovrebbe fare il resto.
Politica estera: qui cominciano le dolenti note, perchè quello che accadrà non può dipendere solo da lui. Il ritiro graduale dall'Iraq è promesso, ma bisognerà vedere in quali modi e con quali conseguenze. L'aumento di truppe in Afghanistan è cosa certa, e Obama si gioca buona parte della sua credibilità sulla promessa di pacificare quel paese, sconfiggere una volta per tutte i talebani e sradicare Al Qaeda.
Per il resto, salvo crisi internazionali impreviste, possiamo aspettarci un più massiccio ritorno alle missioni umanitarie concordate con l'ONU. Visto il background personale di Obama, è possibile un aumento di interventi Usa in Africa, soprattutto in Darfour e Congo. Per quanto riguarda la questione israelo-palestinese, molto dipenderà dall'esito delle elezioni israeliane. Clinton, e in misura minore Bush, si sono potuti impegnare per la pace tra i due popoli perchè avevano a che fare con leader israeliani pronti al dialogo. Se dalle urne usciranno vincenti i falchi del Likud il Presidente americano dovrà prepararsi ad un periodo di chiusura del dialogo, e al definitivo accantonamento della Road Map.
Ancora più difficile sarà la questione iraniana, come si è visto già dalle prime ore. Obama non può permettersi in questo momento di sedere al tavolo delle trattative con Ahmadinejad senza precondizioni, ma non può neanche perseguire le politiche di Bush.
Maggiori opportunità vengono invece da due ormai ex-stati canaglia, Cuba e la Corea del Nord. I rispettivi leader vecchi, stanchi e malati stanno per cedere il passo, e difficilmente il regime resisterà senza di loro. Per gli Usa è un'opportunità irripetibile per disinnescare due minacce e mettere e avviare un periodo di distensione.
Guerra al terrorismo: catturare Bin Laden è l'ultima delle preoccupazioni americane. Lo sceicco del terrore è solo il personaggio più in vista di una rete che negli ultimi otto anni ha fatto proseliti in tutto il mondo. La speranza è che Obama riprenda la strada di Bill Clinton, che all'impegno militare intendeva affiancare un impegno di tipo culturale per impedire che l'integralismo attecchisca nei paesi più disagiati. Da questo punto di vista, è buon segno che tra i nomi papabili per l'amministrazione Obama ci siano quasi tutti i principali consiglieri di Clinton per la sicurezza nazionale. Obama, grazie alla maggioranza Democratica e al consenso popolare, avrà anche la possibilità di fare ciò che a Clinton fu impedito dalle circostanze: cambiare i vertici delle agenzie addette alla sicurezza nazionale e riformare i servizi segreti mettendo fine all'impianto burocratico sviluppatosi nei decenni e peggiorato da Bush.
Ambiente: anche su questo punto il programma di Obama è piuttosto chiaro, ma la crisi economica potrebbe togliere fondi per dirottarli su misure più urgenti, e quindi ritardare la messa in atto di questi progetti. Laddove invece si potrà e dovrà agire presto è nel raggiungimento di un nuovo accordo che rimpiazzi il protocollo di Kyoto e che venga firmato da tutte le superpotenze.
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