di Adam Nagourney (New York Times)
Il Senatore McCain si sveglia ogni mattina con quello che è diventato un normale saluto in queste ultime settimane. Un mucchio di sondaggi che lo danno indietro. Post-mortem alla sua candidatura. Anche i Repubblicani parlano di lui al passato.
Ma è davvero finita?
Nel rush finale, i suoi consiglieri vedono ancora qualche possibilità di vittoria. "McCain è grossomodo nella posizione in cui era Al Gore una settimana prima delle elezioni del 2000" ha detto Steve Schmidt, stratega di McCain "Abbiamo della strada da fare, ma siamo fiduciosi".
Anche il più sfegatato sostenitore di McCain sa che non sarà facile, e ci sono molti Repubblicani che dicono che ormai la questione è chiusa. A questo punto, le chances di vittoria di McCain sono riposte in eventi che lui non può controllare. Tuttavia, ci sono talmente tanti punti interrogativi da rimandare per McCain il viaggio di ritorno in Arizona.
Ecco cos'è che i consiglieri di McCain guardano fiduciosamente (e quelli di Obama con preoccupazione) nei giorni finali.
Stati
I consiglieri di McCain spiegano che le chances di vittoria stanno nel recuperare gli stati Repubblicani in cui Obama è in vantaggio: la Florida, dove McCain è stato la settimana scorsa, l'Indiana, il Missouri, la North Carolina, l'Ohio e la Virginia. Riconquistando tutti questi stati, e mantenendo quelli in cui è in vantaggio, si porterebbe a 260 dei 270 Grandi elettori necessari per vincere. Per vincere, dovrebbe sottrarre la Pennsylvania ai Democratici, oppure conquistare una qualche combinazione di Colorado, Nevada, New Hampshire e New Mexico.
E' la Virginia a dare più preoccupazioni, mentre c'è fiducia sul fatto che il recupero in Pennsylvania possa voler dire vincere anche in Ohio e Florida. Difficile ma non impossibile.
Temi
Due temi sono venuti a galla negli ultimi giorni, colpa di alcune frasi inopportune di Obama e di Joe Biden. Entrambi hanno parlato troppo, ed è presto per dire se la cosa avrà l'effetto che i Repubblicani sperano.
Obama, rispondendo all'idraulico che in Ohio gli chiedeva spiegazioni riguardo la sua proposta di aumentare le tasse, ha detto di voler "distribuire la ricchezza". Questo ha dato l'opportunità a McCain di tornare alla carica sull'argomento dell'aumento di tasse, che storicamente fa grande presa in stati come Iowa, Florida e New Hampshire. "Crediamo che il tema delle tasse ci darà slancio" confessa Charlie Black, consigliere di McCain.
Non è un caso che Obama nei comizi in Florida spenda più di dieci minuti a spiegare che non aumenterà le tasse al ceto medio.
Joe Biden si è invece lasciato sfuggire che una crisi internazionale testerà la preparazione di Obama nei primi mesi di presidenza. Questa frase va al cuore della tesi di McCain per cui il prossimo Presidente debba avere la capacità di gestire situazioni delicate. Nessuno nella campagna di Obama nega il danno procurato dalle affermazioni di Biden, ma sperano che l'endorsement di Colin Powell serva a controbilanciarle.
Sondaggi
I sondaggisti sostengono che non c'è mai stata un'elezione in cui le analisi siano state più problematiche, vista l'incertezza su chi andrà a votare. Se a livello nazionale il distacco di Obama è ampio, in molti stati Obama e McCain sono testa a testa. Anche il più piccolo errore statistico potrebbe assegnare alcuni stati chiave a McCain rendendo possibile la sua vittoria.
L'altra questione è se ci sia resistenza da parte degli elettori bianchi a votare un afro-americano, fattore potenzialmente problematico in Ohio e Pennsylvania.
Affluenza
Obama ha enormemente ampliato il numero di elettori, soprattutto tra i giovani e gli afro-americani, che solitamente non vanno a votare in grandi percentuali. La questione è però se questi giovani che dovrebbero votare per la prima volta andranno davvero a votare.
La campagna di McCain confida nel fatto che chi si registra per votare (cosa che può avvenire anche porta a porta) non va automaticamente a votare. Tuttavia in Florida, dove le operazioni di voto sono iniziate nella parte sud, sembra che l'affluenza sia quella che i Democratici si aspettavano.
Ma sono ugualmente un po' preoccupati.
"Siamo molto preoccupati dall'autocompiacimento" confessa David Axelrod, stratega-capo di Obama. "Abbiamo paura che qualcuno pensi che abbiamo già vinto e che perciò non occorre andare a votare. Non è così, e se i nostri elettori credono questo per noi sarà un problema".
Copyright 2008 The New York Times Company
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