mercoledì 14 gennaio 2009

Un nero alla guida del Gop?



Mentre l'America si prepara all'inaugurazione del suo primo Presidente di colore, i Repubblicani si interrogano se non sia il caso di eleggere un nero alla guida del partito.
La lotta per la presidenza del Gop arriva in un momento in cui i leader repubblicani cercano di ritrovarsi attorno a una nuova idea, mantenendo i principi cardine conservatori ma evitando di diventare una roccaforte di bianchi del Sud mentre il paese va da tutt'altra parte.
Tra i sei candidati in gara ci sono quattro bianchi, di cui due del Sud, e due neri: Michael Steele (a destra), ex vice Governatore del Maryland, e J. Kenneth Blackwell (a sinistra), ex segretario di stato dell'Ohio.
Trattandosi di una corsa a sei con voto anonimo, è impossibile fare previsioni, ma secondo molti questa è la volta buona per un nero, in particolar modo per Blackwell che piace ai conservatori.
Mike Duncan, attuale presidente del partito e in corsa per la rielezione, nega che il fattore razziale ricopra un ruolo, in un senso o nell'altro, nella scelta del suo successore. Tuttavia i fatti sembrano smentirlo: Katon Dawson, presidente del Gop in South Carolina, ha disdetto la sua adesione ad un club riservato ai soli bianchi non appena ha deciso di candidarsi. E Chip Saltman, un altro candidato, è stato aspramente criticato da tutto il partito per aver prodotto e distribuito un CD satirico a sfondo razziale contro Obama.
Molti Repubblicani pensano che eleggere un nero alla guida del partito servirà a mettere da parte le accuse di razzismo ma anche a ricostruire il partito.
Per molti all'interno del Gop, questo periodo è il peggiore dai tempi del Watergate, ma in molti ricordano che i Repubblicani riuscirono a riconquistare la Casa Bianca appena sei anni dopo le dimissioni di Nixon, e ci rimasero per dodici anni "Ci sono stati momenti peggiori di questo" dice Duncan "sono ottimista, noi rappresentiamo il centro-destra del paese, e solo il 20% degli americani si definisce liberal".
E' meno ottimista Joe Gaylord, lo stratega che guidò la vittoriosa campagna che portò i Repubblicani di Gingrich a riconquistare il controllo della Camera nel 1994, appena due anni dopo la vittoria di Clinton "Manca una visione globale. Se non diventiamo un partito orientato al futuro e alla ricerca di soluzioni, saremo nei guai per molto tempo".

Nessun commento: