sabato 13 settembre 2008

Il New York Post appoggia McCain


Primo endorsement di peso nella campagna presidenziale. Lo fa il New York Post, di proprietà del magnate Rupert Murdoch e di tendenze conservatrici. Infatti, come ampiamente previsto, l'appoggio del quotidiano va a John McCain, così come nelle precedenti elezioni aveva fatto con George Bush.

"Il Post appoggia entusiasticamente l'elezione di John McCain come 44° Presidente degli Stati Uniti. Il lungo impegno di McCain per l'America, il suo coraggio, l'irreprensibile devozione al principio e la conoscenza dei pericoli e delle opportunità per la nostra nazione emerge in contrasto rispetto alla scarsa esperienza del suo rivale, la matricola del Senato Barack Obama.
McCain è stato a Washington per molti anni ma non è di Washington. Sa dove sono le leve del potere - e come usarle - ma non ne è mai stato controllato.
La decisione di McCain di scegliere l'affascinante ma tosta Sarah Palin come vice conferma questo aspetto. [...]

I rivali Democratici di McCain, Obama e Joseph Biden, guidano un partito costruito sugli interessi di parte - sindacati, in particolare.
Ci sono molte ragioni per cui sostenere McCain-Palin, eccone alcune
*Sicurezza nazionale: Le differenze tra Obama e McCain sono particolarmente evidenti. McCain sostiene che l'11 settembre rappresenti due decenni di fallimenti nella lotta al terrorismo globale, e capisce che l'Iraq è un fronte critico in questa lotta.
Obama vorrebbe abbandonare l'Iraq al suo destino, si è opposto all'aumento di truppe e una volta ha proposto di invadere il Pakistan - apparentemente inconsapevole delle conseguenze di un attacco ad una nazione in possesso di armi nucleari.
Sull'Iran, McCain è a favore di sanzioni durissime e pressioni diplomatiche. Obnama è contro le sanzioni.
Quando la Russia ha invaso la Georgia, McCain ha reagito subito lanciando un duro monito a Mosca, mentre Obama ha invocato un'azione dell'ONU, apparentemente inconsapevole che la Russia ha diritto di veto nel Consiglio di Sicurezza.

*Tasse. McCain sa che se il governo assorbe sempre più ampie quote di prodotto interno, l'economia soffre. L'aumento di tasse diminuisce gli investimenti, riduce il lavoro e la crescita.
E mentre Obama promette tagli per il 95% degli americani, quello che davvero propone sono spese per oltre 650 miliardi di dollari, da coprire con tasse sugli investimenti. Cattive notizie per i milioni di americani che hanno investito su fondi o azioni. [...]

* Commercio. McCain sostiene che la globalizzazione è "un'opportunità" per i lavoratori americani. Secondo lui le economie emergenti come la Cina e l'India vanno affrontate tramite l'educazione e l'innovazione, e non con il protezionismo.

*Energia. Sui temi energetici, McCain è molto deciso. E' a favore della ricerca di petrolio nell'oceano, consapevole che l'America ha infinite risorse energetiche ancora da esplorare.
Sostiene l'energia nucleare, che l'America può produrre a prezzi relativamente bassi.
Obama invece segue la politica dei Democratici: no al nucleare, no al trivellamento, no alla comprensione delle conseguenze di queste politiche.

Niente di tutto ciò sta a significare mancanza di rispetto verso Obama, la cui candidatura abbiamo sostenuto fortemente contro quella di Hillary Clinton. E l'intelligenza, la capacità organizzativa e comunicativa messa in campo da Obama dimostra che ha davvero fatto la storia.
Sarà in giro per molto tempo, e lo speriamo davvero.
Ma alla fine dei conti politiche economiche forti e decise sono ciò di cui ha bisogno l'America. John McCain e Sarah Palin lo hanno capito, ed è per questo che siamo dalla loro parte"

venerdì 12 settembre 2008

McCain e Obama commemorano l'11 settembre

Dopo i giorni degli attacchi più violenti della campagna elettorale, John McCain e Barack Obama hanno sospeso le ostilità giovedì per visitare insieme Ground Zero, nel settimo anniversario degli attentati dell'11 settembre 2001.
Obama è arrivato per primo, dopo aver pranzato con Bill Clinton, e a Ground Zero è stato accolto dal sindaco di New York Michael Bloomberg. Poco dopo McCain e sua moglie Cindy si sono uniti al gruppo. Obama e McCain si sono scambiati una stretta di mano, poi hanno camminato lungo una rampa nella fossa ricavata dalle macerie delle Torri Gemelle, e qui hanno lanciato una rosa, per poi rimanere in silenzio per alcuni minuti, in preghiera.
I due candidati hanno poi incontrato alcuni ufficiali del dipartimento di polizia e dei vigili del fuoco. Più tardi i due hanno anche parlato con i parenti di alcune delle vittime degli attentati.
"Oggi onoriamo il ricordo delle vite che abbiamo perso l'11 settembre 2001, e soffriamo il lutto con i parenti e gli amici di chi ha perso i propri cari a New York, al Pentagono e a Shanksville, in Pennsylvania. Non dimenticheremo mai i nostri morti. Ricorderemo sempre il sacrificio dei pompieri, della polizia e dei soccorritori, e di chi ha sacrificato la propria vita sul volo 93 per proteggere i propri compatrioti. E rignraziamo gli americani che ci difendono ogni giorno a casa, e i militari che ci proteggono all'estero.
L'11 settembre gli americani da tutto il paese si sono uniti al fianco dei parenti delle vittime, hanno donato sangue, hanno aiutato, hanno pregato. Rinnoviamo quello spirito di servizio per uno scopo comune. Ricordiamo che i terroristi responsabili di quell'attacco sono ancora liberi, e devono essere fermati. Sconfiggiamo le reti terroristiche, difendiamo il suolo americano, lottiamo per i valori a cui teniamo, e cerchiamo una rinascita della libertà qui e nel mondo" ha detto Obama.
"Nessun americano dimenticherà mai l'eroismo che attraversò i cieli della Pennsylvania l'11 settembre 2001. I terroristi a bordo del volo United 93 volevano probabilmente schiantarsi contro il Campidoglio. Centinaia, forse migliaia di persone sarebbero state al lavoro in quell'edificio e sarebbero state distrutte assieme ad un simbolo della nostra libertà. Loro, come anche io, dobbiamo le nostre vite ai passeggeri di quel volo, che con coraggio e amore negarono ai nostri nemici quel trionfo.
Io ho testimoniato il grande coraggio e sacrificio per il bene dell'America, ma niente di più grande del sacrificio di quelle persone che afferrarono la gravità del momento, capirono la minaccia e decisero di lottare a costo della vita" ha detto John McCain, che prima di recarsi a New York ha partecipato ad una cerimonia commemorativa a Shanksville.

giovedì 11 settembre 2008

Tra i candidati è guerra aperta

Talmente in fretta da non lasciar modo di capire dove e quando è cominciato tutto, la campagna elettorale americana è degenerata negli ultimi due giorni, in una guerra aperta fatta di attacchi spesso violentissimi. Esattamente quel tipo di campagna che entrambi i candidati avevano sempre detto di voler evitare.
E' difficile tracciare una cronologia degli avvenimenti, tanto questi sono stati rapidi e numerosi.

Joseph Biden in una dichiarazione di lunedì ha parlato di ricerca sulle cellule staminali, citando anche i bambini nati con menomazioni - un tema entrato nell'agenda dei Repubblicani visto che Sarah Palin ha un figlio Down. "Sento dire da tutte le parti che i Repubblicani v0gliono aiutare i genitori che hanno la gioia e la difficoltà di dover crescere un figlio disabile dalla nascita. Allora, se hanno davvero questo interesse, perchè non sostengono la ricerca sulle cellule staminali?".
Il portavoce del ticket Repubblicano ha replicato "Biden ha toccato di nuovo il fondo lanciando un offensivo dibattito su chi ha maggiormente a cuore i bisogni dei bambini disabili. Tirare in ballo questi argomenti è indice di disperazione".

Ma lo scambio più duro ha avuto per protagonisti i due n° 1 dei ticket. Tutto è cominciato da questo spot di McCain, in cui si accusa Obama di aver cercato di introdurre da Senatore dell'Illinois una proposta di legge per insegnare l'educazione sessuale ai bambini delle elementari "Imparare l'educazione sessuale prima di imparare a leggere?" è il refrain dello spot.
La risposta del portavoce di Obama non si è fatta attendere
"E' vergognoso e perverso che la campagna di McCain usi una legge proposta per proteggere i bambini dalle molestie sessuali per attaccare politicamente il padre di due bambine - una posizione condivisa anche dal suo amico Mitt Romney. La scorsa settimana McCain ha scritto su TIME di non saper dare una definizione di onore. Adesso sappiamo perchè".
A questo, che è senza dubbio il più duro attacco finora lanciato da Obama a McCain, il portavoce del Repubblicano ha replicato
"Obama non ha confutato nessuno dei fatti nel nostro spot, ma se vuole questionare sull'onore di John McCain e sul suo servizio per questo paese, è un dibattito a cui diamo il benvenuto".
In Virginia, Obama è tornato ad attaccare McCain, stavolta in prima persona. Parlando del "cambiamento" promosso da McCain, Obama ha detto
"Puoi mettere del rossetto su un maiale, ma resta un maiale".
Apriti cielo. Poichè pochi giorni fa Sarah Palin si era definita "un pitbull col rossetto", è parso evidente che il riferimento neanche troppo velato fosse proprio alla vice di McCain. A onor del vero la frase di Obama comprendeva altri esempi del genere "Puoi avvolgere il pesce in un pezzo di carta chiamato cambiamento, ma puzzerà lo stesso", e il modo di dire "rossetto su un maiale" è già stato usato in campagna elettorale anche dallo stesso McCain.
In ogni caso, la campagna di McCain ha subito rilasciato un comunicato in cui si accusava Obama di aver definito la Palin "maiale".
A questo ha risposto Anita Dunn, consigliera di Obama "Adesso basta, quello della campagna di McCain è un patetico tentativo di far passare Obama per sessista, per aver usato un modo di dire comune, usato anche da McCain in riferimento al piano sanitario di Hillary Clinton lo scorso anno. E' indice di un cinismo che dimostra quanto sia disonorevole il tipo di campagna che McCain ha deciso di condurre".
E' seguito uno spot Repubblicano in cui si accusa Obama di voler cercare di distruggere la Palin per rimediare al crollo nei sondaggi.
In serata, Obama all'inizio di un comizio in Virginia è tornato sull'argomento
"I Repubblicani giocano lo stesso vecchio gioco di cui la gente è stanca. Prendono una frase innocente, la decontestualizzano e lo traducono in uno spot offensivo, sapendo che i media non aspettano altro. Sapete chi ci perde in tutto questo? Voi, i cittadini"
La risposta di McCain "Obama non può usare insulti da scolaro e poi dichiararsi oltraggiato per il tono della campagna. Il suo parlare di nuova politica è vuoto come le sue promesse elettorali".
E oggi i candidati si incontreranno a Ground Zero per le celebrazioni dell'11 settembre

mercoledì 10 settembre 2008

TIME: Obama e McCain parlano di fede

Una luce nelle tenebre di John McCain
Mia madre mi ha raccontato che quando ero prigioniero in Vietnam, sentiva spesso mio padre pregare per me. A quel tempo era a capo delle forze USA nel Pacifico, e soffriva per l'onere di dover condurre una guerra mentre suo figlio era in mani nemiche. Mia madre mi ha detto di avergli sentito chiedere a Dio "mostra a Johnny la pietà".
Mio padre sarebbe stato sorpreso dal sapere quali improbabili forme può prendere la pietà divina. I miei carcerieri mi legavano le mani dietro la schiena e poi passavano la corda dal collo alle caviglie, in modo che dovessi tenere la testa tra le gambe. Spesso passavo così tutta la notte. Una volta uno dei carcerieri entrò nella cella e silenziosamente mi allentò le corde. La mattina dopo, quando finì il suo turno, tornò e strinse di nuovo le corde senza dirmi una parola.
Un mese dopo, a Natale, ero nel cortile e vidi la stessa guardia avvicinarsi. Con le scarpe, disegnò una croce nel fango. Rimanemmo in silenzio ad osservare la croce e ricordando la vera luce del Natale, anche nelle tenebre di una prigione vietnamita.
Quasta guardia fu il mio buon samaritano, non lo dimenticherò mai. Nella vita di questo paese, la fede serve agli stessi fini per cui serve nella vita di ogni credente, qualsiasi credo professi. Ci insegna l'umiltà, e a servire una causa più grande di noi. La fede ci insegna l'umanità e l'eguaglianza.
La vera fede ci richiama a prenderci cura dei più deboli, i poveri, gli affamati, gli stranieri che cercano riparo e i bambini in attesa di nascere - tutti in cerca di compassione e protezione.
Questo messaggio può raggiungere ogni luogo, anche il più buio. Anche in solitudine, quando ci è stato tolto tutto, niente ci può separare dall'amore del Creatore.

Cambiare cuore e mente di Barack Obama
Ho iniziato il mio percorso cristiano più di 20 anni fa, appena uscito dal college. E da quel momento ho seriamente cercato non solo di approfondire il mio rapporto con Cristo, ma anche il modo in cui gli Americani possono vivere insieme in una società pluralistica.
Penso che tutti gli Americani possano imparare qualcosa a questo riguardo, come faccio io ogni giorno. Dobbiamo ricordare il ruolo che i valori ricoprono nell'affrontare i gravi problemi sociali. Come ho detto molte volte, i problemi della povertà e della guerra, i disoccupati e quelli senza copertura sanitaria, non sono solo punti di un programma. Sono radicati nell'indifferenza sociale e nell'insensibilità - l'imperfezione umana.
Ad esempio, credo in leggi più dure e in una ragionevole legislazione sul porto d'armi per tenere i nostri figli al riparo da un'epidemia di violenza. Ma credo anche che quando qualcuno spara a caso tra la folla perchè si sente discriminato, non sia solo un problema del governo - è un problema morale. C'è un buco nel cuore di quella persona. Risolvere questi problemi richiede cambiamenti politici, ma anche nel cuore e nella mente. E' una lezione che amici come il pastore Rick Warren e il vescovo TD Jakes conoscono bene.
Dobbiamo anche ricordare che ci sono dei valori che vanno tenuti presenti nelle nostre famiglie, nelle comunità e nel governo. I miei valori parlano ai 47 milioni di americani senza assistenza sanitaria, ai soldati e ai civili in Iraq e ai veterani tornati a casa, alla Terra creata da Dio che si surriscalda giorno dopo giorno, alle madri single che lottano per tenere insieme le loro famiglie e ai padri troppo spesso assenti. Non credo che dovremmo ignorare il dibattito sui "valori tradizionali", ma non possiamo parlare solo di "valori familiari". Dobbiamo batterci per una politica che dia valore alle famiglie.
Il prossimo presidente dovrà guidare gli Americani di ogni credo religioso o secolare e affrontare dure questioni sui valori. Sarei onorato di avere questa opportunità e spero di continuare questo impegno nei mesi a venire.

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martedì 9 settembre 2008

Sondaggi: la situazione dei Grandi elettori /4


Dopo la chiusura delle due convention, la situazione nei sondaggi a livello nazionale vede McCain fare un deciso salto in avanti. Per il tracker giornaliero di Gallup, dopo il discorso di accettazione della nomination McCain ha scavalcato Obama e guida per 49 a 44. Secondo un sondaggio di Gallup e USA Today, il vantaggio sarebbe invece di 4 punti, con il Repubblicano al 50%, il massimo raggiunto da quando ha conquistato la nomination. Il vantaggio raggiunge i 10 punti su un campione più ampio che non comprende solo gli elettori registrati. Il tracker giornaliero di Rasmussen vede invece i due candidati appaiati al 46%.

La situazione dei Grandi Elettori non presenta invece grandi variazioni, anche perchè per i sondaggi stato per stato occorrerà aspettare ancora qualche giorno. In generale, comunque, il trend è molto favorevole a McCain, come ampiamente previsto dopo la convention e dopo l'enorme copertura mediatica ottenuta da Sarah Palin.
Questa volta ho preso come base la mappa elettorale del New York Times, visto che quella di Pollster era praticamente uguale all'ultima che ho pubblicato.
Come si vede, il colore dominante è il rosso dei Repubblicani, ma i Democratici sono avanti negli stati con il maggior numero di voti, e quindi sono in vantaggio nel totale: 172 voti ragionevolmente certi, più 79 in cui il vantaggio è meno consistente ma comunque presente, mentre il Gop ha 133 voti elettorali solidi e 94 in cui sono in vantaggio, per un totale di 251 a 227. Per raggiungere i 270 Grandi elettori necessari, saranno quindi decisivi gli stati in bilico, ovvero i 60 voti elettorali su cui c'è ancora la massima incertezza.
I più importanti sono Michigan, Ohio e Colorado. In Michigan (17 Grandi elettori) Obama è in vantaggio di circa 2 punti secondo NY Times, mentre secondo Zogby il vantaggio è ben più ampio, 9 punti tenendo conto anche della presenza di Barr (5%) e Nader (1%).
Anche in Ohio (20 Grandi elettori) Obama ha circa due punti di vantaggio secondo i sondaggi di CNN e Quinnipiac, ma il trend è negativo.
In Colorado (9 Grandi elettori) Obama è in vantaggio di 5 punti secondo la Suffolk University, mentre sia la Quinnipiac che CNN e Time vedono McCain in vantaggio di un punto.
NY Times aggiudica la Florida a McCain (il vantaggio è attorno ai 4 punti secondo la Quinnipiac University, anche se Mason-Dixon vede Obama in ripresa) e la Virginia a Obama (2 punti di vantaggio secondo Zogby e PPP, ma i sondaggi sono precedenti alle convention e alla scelta dei vice).
Rispetto alla mappa di NY Times, Pollster dà ai Democratici 260 voti totali e vede ben 99 Grandi elettori ancora in bilico, mettendo tra gli stati ancora incerti la Florida e la Virginia, la North Carolina (dove comunque il vantaggio di McCain appare solido) oltre al Nevada e al New Mexico.
La mappa elettorale della CNN dà ai Democratici un vantaggio più ampio, ma aumenta a 106 i Grandi Elettori ancora in bilico, rendendo l'esito ancora più incerto. La CNN giudica ancora incerti i risultati in Missouri e New Hampshire, mentre assegna il New Mexico a Obama e il Montana a McCain.

lunedì 8 settembre 2008

Per alcuni Democratici, Obama non è abbastanza duro

Per ironia della sorte, ciò che ha consentito a Obama di vincere le primarie rappresenta adesso la più grande preoccupazione per i Democratici: la volontà di presentarsi come un politico nuovo che non vuole sottostare ai comportamenti tipici di Washington, ha affascinato gli elettori ma rischia di farlo cadere sotto i colpi dei Repubblicani.
Obama ha fatto capire in più occasioni di esserne consapevole. Due settimane fa, in un town-hall meeting ad Albuquerque ha spiegato "Dovunque vada, la gente mi dice 'Sono nervoso, i Repubblicani sono così malvagi. Che dobbiamo fare?' Lo hanno fatto con Kerry, lo hanno fatto con Gore, lo hanno fatto con Dukakis. E' il loro modo di fare politica, non sanno governare ma sanno come attaccare gli avversari. Ma sono qui per dire che stavolta non funzionerà"
E pochi giorni fa, dopo la chiusura della convention del Gop, ha ribadito il concetto in New Jersey ad una raccolta fondi promossa dal cantante Bon Jovi "Non ci faremo maltrattare, non ci faremo calunniare, non mentiranno su di noi. Non mi interessa arrivare secondo, l'America non se lo può permettere. Spero che siate tutti pronti per combattere".
Queste le parole, ma i fatti non sembrano soddisfare l'entourage Democratico. Obama ha sempre risposto agli attacchi di McCain, attaccandolo a sua volta soprattutto sull'economia, ma a molti non sembra sufficiente in un momento in cui la campagna elettorale è nella fase calda, la fase in cui John Kerry 4 anni fa perse le possibilità di battere Bush.
E, a partire dalla risposta al famigerato spot "Celeb" di agosto, sembra chiaro che la campagna di Obama non voglia spingersi troppo in là "Di certo non baseremo le nostre strategie sulle preoccupazioni per gli spot sulle tv via cavo" ha detto Bill Burton, portavoce di Obama. Anche nella convention di Denver il compito di attaccare McCain è stato affidato agli speaker di secondo piano, mentre il discorso di Obama e quello programmatico di Mark Warner sono stati quasi interamente privi di riferimenti negativi.

Ma chi ha partecipato alla campagna di Kerry la pensa diversamente "I Democratici sono preoccupati" dice Ted Devine, consigliere della campagna di Kerry "abbiamo vissuto due elezioni molto dure negli ultimi 8 anni, ed è facile perdere fiducia". C'è chi è ancora più critico: le risposte di Obama a McCain - come lo spot in cui si accusa il Repubblicano di essere una copia di Bush - sono ritenute poco efficaci. Molti Democratici vorrebbero attacchi personali a McCain, come accadde con Dole, che minino la sua immagine, che ricordino lo scandalo Keating Five in cui fu coinvolto quasi vent'anni fa, mettano in luce la sua età.
"C'è bisogno di attaccare McCain non solo per il suo appoggio a Bush" spiega un consigliere Democratico "La forza di Obama è stata quella di distinguersi dai politici di Washington, ma è chiaro che adesso tra queste persone c'è frustrazione perchè saprebbero come rispondere agli attacchi ma non possono farlo".
I Democratici avevano preparato anche una campagna pubblicitaria intitolata "Exxon-McCain 08", in cui si dipingeva McCain come alleato dei giganti petroliferi. Questa campagna non è mai partita perchè Obama si è opposto, così come si è opposto agli interventi di quei gruppi indipendenti che tradizionalmente fanno campagna da "esterni", avendo le mani più libere. Il gruppo MoveOn.org, che aveva in programma una massiccia campagna anti-McCain ha dovuto rinunciare per mancanza di fondi, visto che Obama ha tagliato i finanziamenti ai gruppi indipendenti. Così, si lamenta Eli Pariser, direttore di MoveOn, la migliore risposta allo spot "Celeb" è arrivata non da Obama ma da Paris Hilton.
I consiglieri vicini a Obama invitano però a non preoccuparsi, perchè mentre McCain ha dovuto spendere prima della convention tutti i soldi raccolti per le primarie, Obama non avendo sottoscritto il finanziamento pubblico ha le mani libere e può concentrare gli attacchi più duri nelle ultime settimane di campagna elettorale.

Fonti: Washington Post, TIME

domenica 7 settembre 2008

Quando gli elettori mentono

di Ellen Gamerman (Wall Street Journal)

Una delle maggiori difficoltà di un sondaggio è capire se chi risponde sta mentendo. E' un rebus che diventa tanto più importante quando abbiamo la prima elezione presidenziale in cui può vincere un afro-americano.
Peter Hart, un Democratico intervistato da WSJ e NBC, sostiene che il 10% di Democratici e indipendenti che dicono di sostenere pienamente Obama potrebbero non dire tutta la verità, almeno per quanto riguarda la questione della razza "Queste elezioni sono particolarmente insidiose" spiega.

I sondaggisti sostengono che la percentuale di chi mente è piuttosto bassa, ma stanno comunque prendendo precauzioni. Alla CBS la sondaggista Kathleen Frankovic dice che chiederà agli intervistati se ritengono che i loro conoscenti voterebbero un nero - un modo indiretto per stabilire il loro pregiudizio. John Zogby, di Zogby international, chiede agli intervistati bianchi se sono mai stati a cena con una persona di colore.
Alla ABC News, il direttore dei sondaggi Gary Langer dice che il network sta tenendo conto della razza degli intervistatori, perchè questa potrebbe influenzare le risposte degli elettori. Tutti questi dati vengono combinati in modo da mostrare, ad esempio, se un elettore bianco tende a dire una cosa ad un intervistatore bianco e un'altra a un intervistatore afro-americano. Finora, la razza dell'intervistatore non sembra aver condizionato le risposte.

Il sondaggista Democratico Mark Mellman si spinge più in là. Al termine di ogni intervista telefonica fa chiedere "Di che razza credi che io sia?", nel tentativo di verificare che le supposizioni sulla razza dell'intervistatore possano avere un impatto, e così correggere i risultati.
I sondaggisti sono preoccupati dall'Effetto Bradley, la riluttanza di un elettore a dire di preferire un candidato bianco a uno nero. Nelle elezioni per il Governatore della California nel 1982, il Democratico di colore Tom Bradley era costantemente in vantaggio nei sondaggi sul Repubblicano bianco George Deukmejian, ma perse. La conclusione: alcuni elettori mentono. Gli scettici però dicono che in quel caso il risultato venne alterato dal fatto che i sostenitori del Repubblicano non vollero partecipare ai sondaggi.
Obama è generalmente in vantaggio su John McCain in praticamente tutti i sondaggi, e anche se i sondaggisti dei due candidati non rispondono alle domande sulle rispettive metodologie, non c'è dubbio che prenderanno i risultati con estrema cautela. "C'è certamente la consapevolezza che le persone si autocensurano ad un certo livello" dice Scott Keeter, direttore del Pew Research.
In un recente studio, si è scoperto che circa l'11% delle persone che hanno detto di aver partecipato ad un sondaggio, hanno ammesso di aver mentito sulle loro opinioni politiche "Il motivo per cui si mente varia da individuo a individuo. A metà di un sondaggio, alcuni si innervosiscono per il tipo di domande e cominciano a mentire o a nascondere la verità" spiega Jerry Lindsey, direttore di questa ricerca.

Le questioni sull'incidenza della razza sono già state affrontate quest'anno durante le primarie del New Hampshire. I sondaggi davano Obama con 10 punti di vantaggio il giorno prima delle elezioni, ma fu la Clinton a vincere. Andrew Kohut, del Pew Research, ritiene invece che il problema non siano gli elettori che mentono, ma quelli che rifiutano di rispondere "Quando i sondaggi sbagliano, non è perchè la gente mente, ma perchè chi ha rifiutato di rispondere ha idee diverse da chi ha risposto".

Molti sondaggi sono anonimi, ma anche questi presentano distorsioni. Il professor Jon Krosnick di Stanford ha condotto uno studio su due diversi campioni: ad uno veniva chiesto di inserire il proprio nome, l'altro invece doveva compilare un questionario anonimo. Ai due gruppi venivano offerte delle M&M's, poi gli veniva chiesto quante ne avessero mangiate. Praticamente tutti rispondevano di averne prese di meno di quanto non avessero fatto, ma gli anonimi erano quelli più propensi a mentire. "Questo è l'inconveniente" conclude Krosnick "non si rendono conto che è loro responsabilità essere precisi".
A volte le persone non si rendono conto di mentire, altre volte mentono per evitare imbarazzo, o per compiacere gli intervistatori. Altre volte gli intervistati non sanno cosa dire, e inventano una risposta.
L'anno scorso, una ricerca scoprì che il numero di aborti era il doppio di quanto riportato dalle donne in interviste faccia a faccia.
Liz Ward, una consultente di PR di Manhattan, ha ammesso di aver mentito in un sondaggio sull'aborto. Pur essendo contraria ad una legge che permette alle adolescenti di abortire senza il consenso dei genitori, nell'intervista si è detta d'accordo, rendendosi poi conto di averlo fatto perchè in linea generale è a favore dell'aborto, e non voleva essere ritenuta una anti-abortista.

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