sabato 5 luglio 2008

Tre donne per un ticket

Nel partito Repubblicano si comincia a pensare alla possibilità di proporre una donna come vice di McCain. Infatti i nomi maschili fatti finora (a parte forse Pawlenty) hanno tutti un egual numero di pro e di contro. Una donna, pensano gli strateghi del GOP, potrebbe fare breccia in una parte degli elettori della Clinton che non intendono schierarsi per Obama.
Tradizionalmente però il GOP non è fonte di numerose presenze femminili, e dopo una accurata scrematura i nomi rimasti in ballo sono solo quattro. La più qualificata sarebbe Condoleeza Rice, ma anche il suo nome va escluso: è tanto vicina a McCain come profilo politico quanto distante dal punto di vista simbolico. McCain intende prendere le distanze per quanto possibile dall'amministrazione Bush, e inserire nel ticket l'attuale Segretario di Stato sarebbe quantomeno contraddittorio.
Quindi ne restano tre.

Kay Bailey Hutchinson
65 anni, vista come la "Clinton Repubblicana", la Hutchinson è la veterana tra le senatrici del GOP ed una sostenitrice della prima ora di McCain, con cui ha spesso fatto campagna elettorale in Texas, suo stato di elezione.
In Texas ha un notevole seguito soprattutto tra gli ispanici, una categoria che McCain spera di conquistare. Il suo radicamento in Texas è però anche il suo punto debole. Lo stato della Stella Solitaria sarà sicuramente vinto da McCain anche senza la Hutchinson, che oltretutto ha posizioni molto moderate in tema di ricerca sulle cellule staminali e di aborto (è contraria all'introduzione del reato di aborto), posizioni che la rendono sgradita ai conservatori.
Inoltre la Hutchinson è una sostenitrice delle "sette sorelle" petrolifere, una posizione che in Texas è apprezzata, ma che a livello nazionale può rappresentare un punto debole in un momento in cui le compagnie petrolifere godono di profitti record a dispetto della crisi economica.

Carly Fiorina
53 anni, la Fiorina ha una storia personale di donna che si è fatta da sè e, da giovane segretaria, ha scalato tutte le posizioni diventando capo esecutivo della Hewlett-Packard dal 1999 al 2005. Attualmente è a capo dell'organizzazione Repubblicana incaricata di incrementare l'affluenza al voto ed è una delle più ascoltate consigliere economiche di McCain. Insieme con l'amministratore delegato di eBay Meg Whitman, la Fiorina è la più importante imprenditrice dell'ultimo decennio. Nelle ultime settimane, la Fiorina si è impegnata nell'opera strategica di convincere i sostenitori della Clinton a sostenere i Repubblicani.
Nel GOP però ci sono diverse perplessità, e non solo perchè la Fiorina non aiuterebbe a calmare le perplessità dei conservatori. Il fatto di essere già al fianco di McCain potrebbe portarla ad essere scelta senza passare attraverso un processo di selezione accurato che ne evidenzierebbe le vulnerabilità. Candidare quella che Forbes ha definito "La più potente donna d'affari" in un momento di crisi economica come questa vorrebbe dire prestare il fianco a numerosi attacchi basati sul suo passato alla HP, alcuni dei quali sono già partiti dallo staff di Obama.

Sarah Palin
44 anni, la Governatrice dell'Alaska è poco conosciuta a livello nazionale, ma nel suo stato è un fenomeno politico. Porterebbe gioventù nel ticket, ed ha un profilo sociale e riformista che piacerebbe sia ai conservatori che a McCain.
Si oppone decisamente all'aborto, e recentemente ha dato alla luce il suo quinto figlio nonostante sapesse che sarebbe stato affetto dalla sindrome di Down. Cacciatrice e pescatrice, ha il marchio della donna di successo. Al college portò la sua scalcinata squadra di basket a vincere il campionato statale, conquistando il soprannome di "Sarah Barracuda" e due anni dopo divenne reginetta di bellezza e a 30 anni fu eletta sindaco della sua città natale, Wassilla.
E' brillante, decisa e in molti la vedono proiettata in un futuro ancora più luminoso. Nonostante questo, attualmente non è in cima alla lista perchè troppo poco conosciuta, troppo inesperta e soprattutto - al pari della Hutchinson - proveniente da uno stato che i Repubblicani conquisteranno comodamente.

Fonte: Politico

venerdì 4 luglio 2008

Il settore automobilistico nel mirino dei candidati

John McCain, uno dei pochi Repubblicani a cercare una soluzione ai problemi energetici alternava al petrolio (anche se uno dei punti principali del suo programma è la ricerca di petrolio nel Golfo del Messico), ha già in mente come utilizzare i fondi governativi qualora venisse eletto.
Il Senatore ha proposto di stanziare una borsa di 300 milioni di dollari per chiunque sia in grado di produrre una batteria per automobili che permetta di sorpassare l'attuale tecnologia.
Il prezzo non è casuale, ma equivale a 1 $ per ogni uomo, donna o bambino nel paese "un piccolo prezzo per rompere la dipendenza dal petrolio" come ha affermato McCain.
Il candidato ha spiegato che un tale mezzo porterebbe energia al 30% del prezzo attuale e dovrebbe avere caratteristiche di prezzo, dimensione, capacità e potenza adeguate per implementare le auto ibride o elettriche attualmente in commercio, e ha inoltre proposto di rendere più salate le multe per le case automobilistiche che eludono gli attuali standard ecologici, creando invece incentivi per automobili che utilizzino combustibili alcolici come l'etanolo.
Infine, McCain ha promesso 5000 $ di credito per ogni automobile a zero emissione di carbonio prodotta e venduta.

Obama, che in precedenza aveva proposto di rendere più stringenti i controlli sugli speculatori che, a suo avviso, hanno contribuito all'innalzamento incontrollato del prezzo del petrolio, ha criticato la proposta di McCain giudicandola demagogica.
Obama ha definito la borza di 300 milioni di $ come "gimmick", una trovata che non avrebbe effetti se non quello di aumentare inutilmente il prelievo fiscale
"Quando John F. Kennedy decise che saremmo andati sulla luna, non ha indetto un concorso per trovare uno scienziato in grado di costruire l'astronave adatta, ma mise tutte le risorse degli USA nel progetto. E' questo il tipo di sforzo di cui abbiamo bisogno se vogliamo essere indipendenti dal petrolio".
Obama ha poi ricordato che negli ultimi anni il Giappone ha speso 230 milioni di $, la Cina 100 e la Corea del Sud entro il 2010 ne avrà spesi 700 allo stesso scopo, senza risultati.
La proposta di Obama intende invece obbligare le case automobilistiche ad applicare nuovi standard alla produzione di vetture, che entro il 2027 porterebbe ad avere un parco auto che farà 50 miglia per gallone - e quindi minore consumo e minore inquinamento - grazie anche all'uso di carburanti alternativi come l'etanolo.

Una cosa è certa, chiunque vinca a novembre ha in mente di cambiare radicalmente il settore automobilistico come lo conosciamo, visto che stavolta all'interesse per l'ambiente corrisponde anche quello più pressantemente economico, che come sempre ha la precedenza.

giovedì 3 luglio 2008

Sondaggi: Barack meglio di John, Cindy meglio di Michelle

Tre diversi sondaggi tastano il polso di alcuni degli stati chiave, e degli americani riguardo le aspiranti First Lady.

Il primo sondaggio, condotto dalla Quinnipiac University, Washington Post e Wall Street Journal, mostra che Obama è in netto vantaggio in Colorado, Michigan, Minnesota e Wisconsin.
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In Colorado (9 Grandi Elettori) Obama conduce per 49 a 44, con un vantaggio di 51 a 39 tra gli indipendenti. Le donne che intendono votare per il Democratico sono il 53%, mentre il 50% degli uomini è intenzionato a votare McCain. I bianchi sono divisi quasi equamente tra i due candidati, mentre tra gli ispanici Obama è in vantaggio per 62 a 36. Obama è in vantaggio in tutte le fasce di età, anche se tra i più anziani è quasi alla pari con McCain. Gli indici di gradimento di entrambi i candidati è al 53%

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In Michigan (17 Grandi Elettori) Obama è in vantaggio per 48 a 42. Le donne che sostengono Obama sono il 52% contro il 38% per McCain, mentre gli uomini sono divisi equamente tra i due, con un leggero vantaggio per il Repubblicano. I bianchi sostengono in maggioranza McCain (48% contro il 42% di Obama). Tra i neri il vantaggio di Obama è di 89 a 6. Obama è in vantaggio in tutte le fasce di età ed ha un gradimento del 54%, contro il 49% di McCain

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In Minnesota (10 Grandi Elettori) Obama conduce per 54 a 37. In questo caso Obama è nettamente in vantaggio sia tra gli uomini che tra le donne, e ha il 51% anche tra i bianchi. Il gradimento di Obama è al 59%, quello di McCain al 46%.
Per il 56% degli elettori, l'eventuale scelta del Governatore Tim Pawlenty come vice da parte di McCain non influenzerà le intenzioni di voto.

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In Wisconsin (10 Grandi Elettori) Obama conduce per 52 a 39. Tra le donne Obama è in testa per 53 a 37, tra gli uomini per 51 a 40. Il gradimento di Obama è al 54%, quello di McCain al 48%

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Un sondaggio condotto dalla Quinnipiac University in Connecticut (7 Grandi Elettori) mostra infine Obama in vantaggio per 56 a 35. Obama ha la maggioranza assoluta in tutte le fasce di popolazione, e il 53% degli abitanti del Connecticut preferirebbe che Obama non scegliesse Hillary Clinton come vice. Sul versante Repubblicano, l'eventuale scelta di Joe Lieberman (Senatore del Connecticut) come vice non cambierebbe le cose per McCain, visto che il 52% sostiene che la scelta non influirà sul voto e il 32% addirittura dice che influirà negativamente.


Infine un sondaggio condotto da Yahoo e Associated Press mostra il gradimento per le due consorti dei candidati. Michelle Obama presenta un gradimento più alto di Cindy McCain (30% contro 27%), ma raccoglie un numero ancora maggiore di opinioni negative, il 35%, mentre la bionda moglie del Repubblicano ha un indice negativo di appena il 17%.
Il dato di Cindy McCain è però falsato dal fatto che il 56% degli intervistati ha detto di non conoscerla abbastanza per poter esprimere un giudizio, mentre solo il 34% ha detto lo stesso di Michelle Obama. Metà dei Repubblicani non conosce abbastanza la McCain, mentre solo 3 Democratici su 10 non conoscono la Obama.
Michelle spacca in due il campione: 1 su 5 ha un'opinione molto negativa di lei (il triplo di chi dice altrettando di Cindy), mentre 1 su 10 ha un'opinione molto positiva (il doppio della McCain).
La moglie del Democratico piace di più ai single e ai più istruiti, Cindy McCain invece piace agli sposati e ai più anziani

mercoledì 2 luglio 2008

La scelta del vice, il tempo è tiranno


In queste settimane che precedono le convention, i due candidati sono alle prese con scelte delicate: l'organizzazione della campagna elettorale autunnale, ma soprattutto la scelta del vicepresidente, che mai come quest'anno si preannuncia complessa. Ma c'è una scelta altrettanto delicata: quando fare l'annuncio.
Un tempo la scelta del vice avveniva alla convention, dopo l'ufficializzazione della nomination, e i delegati votavano. Da alcuni decenni a questa parte la prassi vuole che il nominato in pectore annunci la sua scelta all'incirca una settimana prima della convention, e i delegati non possono far altro che prenderne atto.
Quest'anno il calendario non è benevolo: le due convention si terranno - una a cavallo dell'altra - molto più tardi del solito, a causa delle Olimpiadi di Pechino, che si presume avranno un seguito (e una copertura mediatica) molto vasta. Le Olimpiadi inizieranno l'8 agosto e finiranno il 24. La convention Democratica inizierà a Denver il 25 agosto, lunedì, per terminare giovedì 28. La convention Repubblicana si aprirà il lunedì successivo 1 settembre a Minneapolis-St. Paul.
Questo vuol dire che non c'è molto tempo, se consideriamo le due settimane olimpiche come un tempo morto, in cui molto difficilmente i due candidati faranno annunci (o quantomeno annunci per cui ci si aspetta una adeguata copertura mediatica). Agosto è il mese in cui i candidati si occupano di cose che vorrebero far passare inosservate.

Obama ha il calendario più complicato. E' difficile che Obama annunci il vice all'apertura della convention (George H. Bush annunciò Quayle il giorno dopo l'inizio della convention, e non si rivelò una scelta azzeccata). L'annuncio, sopratutto in una campagna mediatica come quella di Obama, dovrà richiedere una ampia copertura per sfruttare al massimo l'entusiasmo, e sarà un momento da trasformare in una cosiddetta "five-day story".
Allora quando?
Un'opzione potrebbe essere il 4 agosto, il giorno del compleanno di Obama. Dopotutto, sarebbe in linea con alcune scelte viste finora, come quella di tenere il primo comizio congiunto con la Clinton in un posto chiamato Unity. C'è però il rischio che, dopo i primi giorni, la storia si sgonfi per lasciare spazio alle Olimpiadi. D'altronde sarebbe rischioso fare l'annuncio un paio di settimane prima: verso la fine di luglio Obama partirà per un tour in Europa e Medio Oriente, e quello sarà un evento che richiederà piena copertura senza distrazioni.
Inoltre un annuncio così precoce ha pochi precedenti. Nel 2004 John Kerry scelse John Edwards 20 giorni prima della convention, e venne considerato un tempo troppo lungo. Sia George W. Bush che Bill Clinton fecero l'annuncio 4 giorni prima della convention, Al Gore una settimana prima.
Certamente Obama ha dimostrato di essere capace di rompere regole che sembravano infrangibili: quindi non ci sarebbe da stupirsi se decidesse di fare l'annuncio durante la convention o addirittura durante le Olimpiadi. Gli analisti fanno notare che i rating delle Olimpiadi sono costantemente in calo, e quindi Obama potrebbe fare il suo annuncio senza paura di venire messo in ombra.

McCain è in una situazione relativamente più favorevole. Sicuramente non è tipo da voler sfidare le Olimpiadi o le consuetudini, anche perchè la convention Repubblicana inizierà quando quella Democratica si sarà già conclusa. In questo modo McCain potrà aspettare ed eventualmente tenere conto della scelta di Obama, se dovesse avere ancora dubbi. E' un vantaggio di cui molto difficilmente si vorrà privare, sopratutto perchè McCain conta di sfruttare questo momento per catalizzare l'attenzione su di sè. Quale miglior modo per minimizzare la copertura data a Obama che annunciare la propria scelta mentre i Democratici smontano il palco di Denver.

Fonte: Adam Nagourney, New York Times

martedì 1 luglio 2008

Il patriottismo per John McCain

Una causa più grande di se stessi
di John McCain

Patriottismo significa più che mettere la mano sul cuore durante l'inno nazionale. Significa più che entrare in una cabina elettorale ogni due o quattro anni. Il patriottismo è un amore e un dovere, un amore per il paese espresso da buoni cittadini.

Il patriottismo deve motivare la condotta dei pubblici rappresentanti, ma è presente anche in quegli spazi comuni in cui il governo è assente, dovunque gli americani organizzino le loro vite e le loro comunità - famiglie, chiese, sinagoghe, musei, le leghe sportive, i Boy scout, l'esercito della salvezza. Queste sono le istituzioni che preservano la democrazia. Sono le maniere, piccole e grandi, attraverso cui ci uniamo come un paese indivisibile, con libertà e giustizia per tutti. Sono gli esercizi responsabilidella libertà e sono indispensabili per un corretto funzionamento della democrazia. Il patriottismo sono gli innumerevoli atti d'amore, gentilezza e coraggio che non hanno testimoni o risonanza, e sono particolarmente lodevoli perchè non verranno ricordati.

Il patriota non deve solo accettare, ma anche proteggere a suo modo gli ideali che hanno dato vita alla nostra nazione: combattere le ingiustizie e battersi per i diritti di tutti e non solo per i propri interessi. Il patriota onora i doveri, il credo e l'ispirazione che ci porta ad essere tutti americani.
Siamo gli eredi e i tutori della libertà - una benedizione preservata con il sangue degli eroi nel corso degli anni. Non si può andare al cimitero militare di Arlington e vedere nome dopo nome, tomba dopo tomba, senza essere profondamente commosso dal sacrificio fatto da tutti quei giovani.
E quelli di noi che vivono in questo tempo, e che beneficiano del loro sacrificio, deve fare la sua parte per pericolosa che sia, per proteggere ciò che loro hanno dato per difendere l'amore per la libertà.
L'amore per il paese è un altro modo per definire l'amore per i concittadini - una verità che ho appreso molto tempo fa in un paese molto diverso dal nostro.Il patriottismo è un altro modo per definire il servizio verso una causa più grande di se stessi e degli interessi di ognuno.

Se trovi dei difetti nel tuo paese, lavora per migliorarlo. Se sei deluso dagli errori del governo, lavora al suo interno per correggerli. Spero che più americani vogliano considerare l'idea di unirsi alle nostre forze armate. Spero che più americani vogliano candidarsi ai pubblici uffici o lavorare nelle amministrazioni statali, federali o locali. Ci sono molti modi per rendere questo paese migliore di come l'abbiamo ereditato.
Il buon cittadino e il patriota sa che la felicità è meglio del conforto, più sublime del piacere. I cinici e gli indifferenti non sanno cosa perdono. Il loro sbaglio è un ostacolo non solo per il nostro progresso civile, ma per la loro felicità individuale.

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lunedì 30 giugno 2008

Il patriottismo per Obama

TIME ha chiesto ai due candidati presidenziali di scrivere in un editoriale ciò che rappresenta per loro il patriottismo. Questo è l'op-ed di Obama, domani quello di McCain

Una fede in sogni semplici
di Barack Obama

Quando ero piccolo, ho vissuto per un periodo oltreoceano con mia madre, e uno dei miei primi ricordi è di lei che mi legge le prime righe della Dichiarazione di Indipendenza, spiegandomi come queste idee riguardassero tutti gli americani, di ogni colore. Mi insegnò che quelle parole, e quelle della Costituzione, ci proteggevano dalla brutalità delle ingiustizie che noi vedevamo subire da altre persone in quegli anni all'estero.
Tutto ciò mi è tornato alla mente in questi giorni seguendo le brutali ingiustizie che circondano le cosiddette elezioni in Zimbabwe. Per settimane, il partito di opposizione e i suoi elettori sono stati perseguitati, torturati, uccisi. Sono stati portati via dalle loro case nel cuore della notte e strangolati sotto gli occhi dei loro figli. La moglie di un sindaco appena eletto è stata picchiata così brutalmente che suo fratello ha potuto riconoscere il corpo solo dalla gonna che indossava quando è stata uccisa. Persino gli elettori sospettati di non sostenere il presidente sono arrestati e picchiati, per il solo fatto di aver votato.

Siamo una nazione di convinzioni forti e distinte. Discutiamo sulle nostre differenze spesso e con foga. Ma quando tutto è detto e fatto, ci riuniamo come un unico popolo e promettiamo la nostra fedeltà non solo a un posto o a un leader, ma alle parole che mia madre mi leggeva anni fa: "che tutti gli uomini sono stati creati uguali, che essi sono dotati dal loro Creatore di alcuni Diritti inalienabili, che fra questi sono la Vita, la Libertà e la ricerca delle Felicità".
Questo è il vero genio dell'America - la fede in sogni semplici, l'insistenza sui piccoli miracoli. E' l'idea che possiamo rimboccare le coperte ai nostri figli e sapere che sono sazi e al sicuro dai pericoli. che possiamo dire ciò che pensiamo, scrivere ciò che pensiamo, senza rischiare di sentire qualcuno che bussa alla porta,; che possiamo avere un'idea e iniziare un'attività senza pagare tangenti; che possiamo partecipare al processo politico senza paura di essere puniti; che i nostri voti contano.

Per me, è l'amore e la difesa di questi ideali che costituisce il vero significato del patriottismo. Ci sono ideali che non appartengono a un particolare partito o a un gruppo di persone ma chiamano ognuno di noi al servizio e al sacrificio per il bene comune.
Scrivo questo sapendo che se le generazioni precedenti non avessero seguito tale impegno, non sarei dove sono oggi. In quanto giovane di razza mista, senza una ferma ancora in una comunità, senza la ferma mano di un padre, questo essenziale ideale americano - che i nostri destini non sono scritti prima della nostra nascita - ha definito la mia vita. Ed è la fonte del mio profondo amore per questo paese: perchè con una madre del Kansas e un padre del Kenya, so che storie come la mia possono succedere solo in America.

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Cindy McCain alle prese con il conflitto d'interessi

Nel 2004 la posizione della consorte di John Kerry, Teresa Heinz - titolare della Heinz, la più conosciuta marca di ketchup - la aveva portata al centro delle polemiche per i possibili conflitti di interesse tra la sua carica e il ruolo di First Lady.
Cindy McCain, presidente della casa di distribuzione Anheuser-Busch (che distilla la birra Budweiser), finora era riuscita a gestire molto bene la sua posizione, rimanendo al di fuori della gestione corrente della società, e il marito ha fatto lo stesso visto che da anni al Senato si astiene dal votare su argomenti che possono riguardare le attività della moglie.
Ora però in campagna elettorale irrompe l'offerta d'acquisto della compagnia belga InBev, che pagando 65 $ per azione vorrebbe rilevare interamente la Anheuser-Busch, che ha sede a St.Louis, in Missouri. L'offerta, per un totale di 46 miliardi di dollari, è stata respinta dal consiglio di amministrazione della società americana, e la decisione ha incontrato il plauso bipartisan da parte del mondo politico, in particolar modo nel Missouri, preoccupato per le possibili conseguenze che una cessione potrebbe avere sull'occupazione nello stato. La scorsa settimana una delegazione ipartisan dei legislatori del Missouri si è incontrata con l'amministratore delegato della InBev Carlos Brito per cercare una soluzione.

Cindy McCain finora non si è espressa, ma è in una situazione in cui ogni decisione la esporrebbe a critiche. L'offerta dei belgi è enormemente vantaggiosa per lei, che possiede oltre 1 milione di $ di azioni della ditta fondata da suo padre Jim Hensley nel 1955, ma se accettasse la vendita alienerebbe a suo marito il consenso degli elettori del Missouri, primi tra tutti i dipendenti dell'azienda di famiglia (che hanno donato 23.500 dollari alla campagna elettorale del Repubblicano). Il Missouri, che nel 2000 e nel 2004 ha votato per il GOP, è al momento considerato uno stato che McCain deve conquistare se vuole avere chance di diventare Presidente.
D'altronde se Cindy decidesse di confermare il rifiuto alla cessione, oltre a rinunciare a un grosso affare, contraddirebbe le posizioni di John McCain in favore del libero mercato, posizioni che gli sono costate critiche già nel 2004, quando si oppose a un contratto tra Boeing e Air Force per il rifornimento di carburante, affare che poi vide prevalere la Northrop Grumman e l'europea AirBus, di cui si scoprì che McCain deteneva delle azioni.

domenica 29 giugno 2008

Le elezioni che hanno fatto storia: 1972

Le elezioni presidenziali del 1972 segnarono una delle più grandi disfatte dei Democratici, da cui partì un lento processo di rinascita. L'intera campagna elettorale fu incentrata prevalentemente sul tema della guerra in Vietnam. Nonostante il conflitto, che si protraeva da quasi un decennio, fosse largamente impopolare tra gli americani, il Presidente in carica Richard Nixon aveva convinto la popolazione che la fine delle ostilità si stava avvicinando, grazie alle sue scelte politiche.

I Democratici americani speravano di vedere un terzo Kennedy candidarsi alla presidenza nel 1972, ma le chance di Ted Kennedy furono irrimediabilmente compromesse a causa del cosiddetto Chappaquiddick incident del 18 luglio 1969. Quella sera Kennedy partecipò ad una festa a Matha's Vineyard assieme ad alcune persone che avevano collaborato alla campagna elettorale di Robert, l'anno precedente. Lasciando il party, Kennedy diede un passaggio alla segretaria Mary Jo Kopechne, ma l'auto uscì di strada all'altezza del ponte Dike finendo in mare. Ted riuscì a salvarsi e tornò a riva chiedendo aiuto agli altri ospiti della festa, senza contattare le autorità. Nell'impossibilità di salvare la Kopechne, che venne ritrovata morta la mattina dopo, Kennedy tornò al suo albergo senza avvertire la polizia. Kennedy venne condannato per omissione di soccorso a due mesi di carcere.


In mancanza di Ted Kennedy, i naturali favoriti erano l'ex vicepresidente Hubert Humphrey, candidato presidenziale nel 1968, e Edmund Muskie, candidato alla vicepresidenza quattro anni prima. Oltre a loro si candidarono, tra gli altri, il Senatore dell'Indiana Birch Bayh (padre dell'attuale Senatore Evan Bayh), il kennedyano George McGovern e il Governatore segregazionista dell'Alabama George Wallace, rientrato nel DNC.
Humphrey saltò le primarie del New Hampshire, che avrebbero dovuto dare lo slancio a Muskie, il quale però, pochi giorni prima del voto, venne accusato da una lettera anonima di avere pregiudizi contro gli americani di discendenza franco-canadese. Nel difendersi dall'accusa, Muskie tenne un discorso in cui scoppiò a piangere, a detta dei resoconti della stampa. La sua corsa fu irrimediabilmente compromessa in favore di McGovern, che conquistò il momentum grazie alla strategia elettorale - basata quasi unicamente sul rfiuto della Guerra in Vietnam e incentrata sui caucus states - messa a punto da un giovane stratega che avrebbe provato 12 anni dopo la scalata alla Casa Bianca: Gary Hart.
Negli stati del Sud e tra molti elettori insoddisfatti, George Wallace ottenne ottimi risultati, ma la sua campagna si interruppe drammaticamente quando cadde vittima di un tentato omicidio che lo lasciò paralizzato. Alla fine delle primarie - le prime decise unicamente dal voto popolare in tutti gli stati - McGovern e Humphrey erano distanziati da appena 70.000 voti in favore di quest'ultimo. Alla convention democratica di Miami McGovern e i suoi sostenitori, che avevano gestito l'organizzazione delle primarie, riuscirono a farsi assegnare interamente i delegati della California, conquistando la maggioranza. Questo portò ad una faida nel partito: molti notabili, già indispettiti perchè le nuove regole li privavano di potere decisionale, non solo evitarono di appoggiare McGovern ma in alcuni casi sostennero espressamente Nixon.
Anche il voto per il vicepresidente fu preda del caos: si fecero avanti oltre settanta candidati, e la scelta si prolungò fino a notte inoltrata. La spuntò Thomas Eagleton, ma poche settimane dopo la convention, in piena campagna elettorale, si scoprì che Eagleton si era sottoposto ad elettroshock per curare la depressione. Poco dopo avergli assicurato tutto il suo sostegno, McGovern cambiò idea e gli chiede di ritirarsi. Per una settimana 6 importanti Democratici rifiutarono di prendere il posto di Eagleton. Alla fine fu scelto Sargent Shriver, cognato dei Kennedy (e padre di Maria Shriver, attuale moglie di Arnold Schwarzenegger).

In casa Repubblicana Richard Nixon, forte del consenso che gli attribuivano i sondaggi, non ebbe problemi a riconquistare la nomination con quasi il 90% di voti alla convention.


La campagna elettorale di McGovern si concentrò sull'impegno a terminare immediatamente la guerra in Vietnam e sulla proposta di istituire un sussidio obbligatorio per i poveri. Tuttavia la sua immagine, già appannata dai contrasti nel partito, fu definitivamente affossata dallo scandalo su Eagleton e sulle sue visioni troppo liberal (è stato definito il politico più di sinistra ad essersi candidato alla Casa Bianca). Il giornalista conservatore Bob Novak diede un colpo letale alle già risicate speranze di McGovern riportando la frase di un senatore Democratico secondo cui gli stessi elettori di McGovern non sapevano quali fossero le reali idee del loro candidato "La gente non ha capito che McGovern è a favore dell'amnistia, dell'aborto e della legalizzazione delle droghe. Appena gli americani lo scopriranno, lui sarà finito". Novak venne accusato di aver inventato la frase, visto che non ne spiegò la paternità, ma tanto bastò a distruggere McGovern. Nel 2007, Novak ha rivelato che a dire la frase fu proprio Thomas Eagleton, prima di essere scelto come vice.
La campagna elettorale di Nixon fu particolarmente aggressiva e incentrata sulla paura. Combinando la lotta ai nemici con la propaganda sulla futura vittoria in Vietnam, Nixon ridicolizzò il pacifismo radicale di McGovern.

Le elezioni si tennero il 7 novembre, con la più bassa affluenza del dopoguerra, solo il 55%. I risultati segnarono la più netta sconfitta Democratica: Nixon conquistò 520 Grandi elettori contro i 17 di McGovern, ottenendo un distacco di 23,2%, il quarto più ampio nella storia delle presidenziali. McGovern riuscì a conquistare solo 1 stato (il Massachusetts) più DC, mentre Nixon ne conquistò 49.
Per la prima volta un Repubblicano conquistò tutti gli stati del Sud.
Nelle elezioni del 1972, oltre al germe della rifondazione del DNC, ci furono anche i presupposti per il più grande scandalo presidenziale: prima della campagna elettorale, dei collaboratori di Nixon sottrassero informazioni nella sede del DNC a Watergate, dando il via allo scandalo che sarebbe stato scoperto pochi mesi dopo e avrebbe portato nel 1974 alle dimissioni del Presidente.