sabato 26 gennaio 2008

Il Washington Post snobba la Clinton e appoggia Obama


A 24 ore dall'endorsement ufficiale del New York Times nei confronti di Hillary Clinton e John McCain, il Washington Post, secondo quotidiano americano, esprime il suo punto di vista con un editoriale di Michael Gerson. Non si tratta di un vero e proprio endorsement, il Post non appoggia ufficialmente uno dei candidati, ma l'editoriale è ugualmente molto netto. L'editorialista si augura una sfida Obama-McCain non tanto per i meriti dei due quanto per i demeriti degli altri contendenti. In particolare, l'attacco alla Clinton è violentissimo. Ecco la traduzione di alcuni estratti:


"Il Sen. John McCain è un eroe di guerra e un critico delle spese eccessive ma anche il senatore 'McAmnesty' amico di Ted Kennedy e nemico dell'imperialismo americano. Mike Huckabee è sia un acuto e brillante conservatore che un "liberale che distruggerà il partito". Mitt Romney è sia il beniamino dei conservatori, sia qualsiasi cosa gli convenga essere adesso. Rudy Giuliani è sia l'eroe dell'11 settembre che un liberale con un passato discutibile. Ma in mezzo a questa discordia politica, ci sono tre parole in grado di far dimenticare a tutti i repubblicani le loro differenze e a remare
nella stessa direzione: Hillary Clinton Presidente.[...]
Anche se la Clinton è sinceramente radicale su certi temi - ad esempio l'aborto - il suo programma sembra un ammonimento al liberalismo. Il suo piano sanitario sarebbe una base per una seria discussione con i leader repubblicani. [...] E le sue posizioni sull'Iraq hanno sempre evitato impegni specifici per il ritiro delle truppe, lasciandole mano libera (tuttavia, come gli altri candidati democratici, sembra incapace di usare la parola "vittoria"). Ma la Clinton ha tre problemi che la rendono la più debole tra i
Democratici, quella più in grado di dividere.
In primo luogo, è il simbolo vivente delle guerre culturali degli anni '90 e unirà la base repubblicana come nessun altro [...] Per molti conservatori, basterà ricordare alcune semplici parole relative alla presidenza Clinton (e in particolare allo scandalo Whitewater) per richiamare antiche battaglie.[...]
In secondo luogo, la Clinton è il candidato che annacqua il messaggio di cambiamento. [...] Mentre tutti i Repubblicani possono apparire come facce nuove, la Clinton si porta sulle spalle il fardello del passato[...]
In terzo luogo, i Clinton praticano una forma di politica senza onore. L'entourage dei Clinton ha già attaccato Obama accusandolo di aver fatto uso di droghe e forse di avere anche spacciato[...] Vista la politica senza regole coltivata dai Clinton, non c'è da meravigliarsi. Obama è il candidato dell'idealismo e dell'ispirazione. L'unica speranza della Clinton è di farlo cadere e seppellirlo nel fango. La Clinton preferisce una guerra senza esclusione di colpi perchè il suo team sa fare politica in questo modo. Incapace di ispirare, la Clinton sceglie di distruggere [...]
Può funzionare in questa fase in cui i Democratici sembrano preferire i combattenti, ma sospetto che questa tattica si rivelerà un boomerang. I Democratici afroamericani non apprezzeranno certo di vedere Obama colpito e offeso da certi attacchi. E mentre la Clinton è chiaramente la candidata più di parte, il paese non sembra di questa stessa tendenza.
Un'elezione presidenziale tra, mettiamo, McCain e Obama, entrambi candidati
positivi e onorevoli, sarebbe meglio per il paese. Una gara tra McCain e la Clinton sarebbe meglio per i Repubblicani"

Il New York Times appoggia la Clinton e McCain (e scarica Giuliani)

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Come da tradizione, all'avvicinarsi dei momenti decisivi delle primarie i grandi opinion leader sciolgono la riserva a favore di un candidato. Si tratta di una consuetudine anche per i giornali indipendenti, che non ha nulla a che vedere con l'obiettività delle stesse testate ma che è basata su motivazioni specifiche.
Il New York Times con due editoriali ha ufficialmente fatto endorsement a favore di Hillary Clinton e John McCain.
Ecco la traduzione di alcuni dei passaggi più significativi dei due articoli:

Il NY Times descrive la Clinton come "brillante ma severa", Obama come "incandescente ma ancora indefinito" mentre Edwards ha "ravvivato la corsa con una buona dose di puro populismo".
"In vista delle primarie del 5 febbraio nei più grandi stati, gli editorialisti del NY Times raccomandano fortemente di votare per Hillary Clinton [...] Ci è piaciuta la fiera arte oratoria di John Edwards, ma non possiamo appoggiare la sua candidatura. L'ex senatore dell North Carolina ha ripudiato così tante delle sue posizioni precedenti, così tanti dei suoi voti al Senato che non possiamo essere sicuri di dove si collochi ora. [..] Scegliendo la Clinton non neghiamo l'appeal di Obama e i suoi pregi.
L'idea che possa essere il primo afro-americano candidato alla presidenza è entusiasmante quanto la prospettiva della prima donna candidata. Ma non è
questa la ragione della scelta. [..] Per quanto riguarda i grandi temi, non c'è una grande distanza tra i due. Si sono impegnati a terminare la guerra in Iraq, a rendere la tassazione più equa, a tagliare le spese, a preoccuparsi dei temi sociali e delle libertà civili e a mettere fine alle divisioni politiche. Obama ha incentrato la campagna elettorale su un eccitante concetto di cambiamento, ma non ha il monopolio delle idee su come migliorare il governo. Mrs. Clinton a volte esagera l'importanza del suo curriculum. Sentendola però parlare della presidenza, delle sue politiche e delle risposte ai problemi dell'America, siamo colpiti dalla sua profonda competenza, dalla sua intelligenza e, sì, dalla sua esperienza.[...]
Obama mostra ai suoi elettori di capire quanto siano desiderosi di una rottura e di un cambiamento rispetto agli anni di Bush. Anche noi ne siamo desiderosi, ma abbiamo bisogno che sia più specifico delle sue vaghe promesse, e che chiarisca come
vorrebbe governare. La prospettiva di una grande presidenza di Obama è attraente, ma questo paese deve fronteggiare enormi problemi, e senza dubbio ne dovrà fronteggiare altri che non possiamo prevedere. Il prossimo presidente deve iniziare
immediatamente a proporre soluzioni concrete, e Mrs. Clinton, al momento, è la
più qualificata per farlo.
Eravamo contrari alla decisione di Bush di invadere l'Iraq e alla decisione della
Clinton di votare a favore, ma adesso non si sta parlando di questo, ma di come mettere fine alle guerra. Mrs. Clinton non solo sembra più consapevole di Obama delle conseguenze del ritiro, ma sta già pensando a quali passi diplomatici e strategici fare per contenere il caos in Iraq dopo che le truppe americane si saranno ritirate. [...]Così come abbiamo raccomandato fortemente la sua candidatura, spingiamo
affinchè Mrs. Clinton cambi il tono della sua campagna".
Nell'articolo su McCain, potete notare un violentissimo attacco del NYTimes contro l'ex sindaco della città, Giuliani.

"Siamo in forte disaccordo con tutti i candidati Repubblicani in corsa per la presidenza. I principali candidati non hanno piani per uscire dall'Iraq [...] e non sanno affrancarsi dall'eredità di Bush. Tuttavia bisogna fare una scelta ed è semplice. Il senatore John McCain è l'unico repubblicano che ha promesso di mettere fine allo stile di governo di Bush.[...]
Ci hanno fatto rabbrividire gli occasionali e strategici tentennamenti verso destra, perchè sappiamo che McCain è molto fermo sui suoi principi. E' stato uno dei primi a battersi contro il riscaldamento globale e ha messo a repentaglio il suo consenso nel dibattito sull'immigrazione.[...]
Perchè, da principale giornale di New York, non appoggiamo Giuliani? Perchè non appoggiamo l'uomo che si è contraddistinto l'11 settembre mentre tutti gli altri erano altrove? [...] Perchè quell'uomo non è candidato. Il vero Giuliani, che molti newyorkesi conoscono e disistimano, è un uomo vendicativo e ossessivo che non ha voluto limitare i poteri della polizia.[...] Quando parla di prudenza fiscale noi tutti ricordiamo l'enorme deficit che ha lasciato al suo successore. Ha licenziato il capo della polizia William Bratton, il fautore della lotta al crimine, perchè non voleva dividere le luci della ribalta.[...] Rudolph Giuliani ha trasformato la tragedia dell'11 settembre in un businness.[...]
Gli altri candidati non sono meglio. [...] E' difficile trovare un argomento su cui Mitt Romney non si sia spostato a destra. E' impossibile immaginare cosa farà se dovrà guidare la nazione.[...]
McCain è stato uno dei primi repubblicani a denunciare quanto male veniva
gestita la guerra in Iraq.[...] Non siamo d'accordo sulle sue posizioni riguardo le unioni gay, ma nel 2006 si è battuto per i diritti umani dei prigionieri di guerra e per vietare le torture [...] e ha lavorato con Ted Kennedy sulla riforma dell'immigrazione.
Ciò non fa di lui un moderato, ma lo rende la migliore scelta possibile per la presidenza"

venerdì 25 gennaio 2008

Verso il voto: le primarie democratiche in South Carolina

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L'ultima tappa della corsa democratica prima del Super-martedì 5 febbraio (visto che le votazioni in Florida del 29 gennaio non hanno delegati in palio) si svolge in South Carolina, il primo stato a ratificare la prima costituzione degli USA nel 1778 ma anche il primo stato a tentare la secessione.
Oggi la Carolina del Sud è uno stato composto da una vasta percentuale di neri e ispanici, ma anche di nativi americani, ed è un territorio in cui si fanno sentire i contrasti inter-etnici non solo con i bianchi, ma anche tra le stesse minoranze, costrette da una situazione economica non florida e basata in buona parte sull'agricoltura a contendersi i posti di lavoro poco qualificati, in una lotta tra poveri che porta inevitabilmente a tensioni fra le varie minoranze, tensioni di cui la campagna elettorale non può non tenere conto.

I delegati in palio nella South Carolina sono in tutto 54, 45 eletti e 9 super-delegati.
Dei 45 eletti, 29 sono distribuiti in base ai risultati nei 6 distretti elettorali in cui è diviso lo stato, metre gli altri 16 sono distribuiti proporzionalmente ai voti ottenuti dai candidati in tutto lo stato. I 9 super-delegati verranno nominati nella convention statale che si terrà il 3 maggio. Nel 2004 qui vinse John Edwards, ma la South Carolina è stata anche una tappa cruciale nella corsa di Al Gore nel 2000 e di Bill Clinton nel 1992.

La Clinton è fortemente penalizzata dal consenso della popolazione nera nei confronti di Obama, consenso aumentato dopo la gaffe di Hillary riguardo Martin Luther King. Nell'ultima settimana la Clinton, il marito e la figlia Chelsea hanno partecipato a numerose commemorazioni dell'anniversario della nascita di King, ma la candidata ha fatto campagna elettorale soprattutto fra la popolazione ispanica, contando sul fatto che la rivalità tra neri e ispanici porta solitamente ad una diversa indicazione di voto da parte delle due minoranze.
Per la Clinton è importante contenere le perdite, mentre per Obama è necessario totalizzare il miglior risultato possibile per arrivare al Super-Tuesday con un buon bottino di delegati eletti.
I sondaggi mensili della RealClearPolitics davano la Clinton favorita a novembre, ma già a dicembre il recupero di Obama era evidente, per diventare decisivo a gennaio.
I sondaggi delle ultime settimane danno il candidato nero ad un vantaggio medio di più del 10% rispetto all'avversaria: Reuters lo dà addirittura a +15%, così come Rasmussen, mentre Mason e SurveyUsa lo danno rispettivamente a +9 e + 10%, in netto recupero rispetto alla scorsa settimana quando, secondo Rasmussen, il vantaggio era di +5%.
I bookmakers danno la vittoria di Obama al 94,5% di probabilità.
La Clinton, consapevole della sconfitta praticamente inevitabile, ha già lasciato lo stato della South Carolina per spostarsi a fare campagna elettorale nei 4 stati più ricchi di delegati: la California, New York, New Jersey e Arkansas, dove è la favorita assoluta.

Ultim'ora: Kucinich si ritira



Le voci circolavano già da ieri ma ora c'è l'ufficialità. Il candidato democratico Dennis Kucinich ha annunciato il suo ritiro dalla corsa alla Casa Bianca.

Kucinich, a cui è accreditato un super-delegato, ha anche annunciato che non appoggerà nessuno dei suoi colleghi Democratici e che si dedicherà in questi giorni ad una ennesima procedura di impeachment nei confronti del presidente Bush.

giovedì 24 gennaio 2008

Bill Clinton contro Obama. E Obama denuncia brogli

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Il Super Tuesday si avvicina e i toni all'interno del Partito Democratico si fanno sempre più accesi. Dopo la breve tregua sancita dieci giorni fa, lo scontro è tornato altissimo a partire dal dibattito andato in onda lunedì sulla CNN, quando Obama e Hillary Clinton si sono affrontati senza esclusione di colpi, compresi quelli bassi, con il senatore dell'Illinois che ha denunciato la presenza costante "e preoccupante" di Bill Clinton nella campagna elettorale della moglie e la ex first lady che ha tirato in ballo un ex collaboratore di Obama finito nei guai con la giustizia.
Negli ultimi due giorni le cose non sono migliorate, come confermano le ultime notizie. L'ex presidente Bill Clinton, incurante del fatto che il suo ruolo sempre più attivo nella campagna elettorale rischia di oscurare la moglie (e i maligni dicono che è proprio per questo che i consensi di Hillary sono in salita), ha attaccato frontalmente Obama usando la carta razziale, anche se non in maniera diretta. Ha infatti accusato l'entourage del candidato di colore di cercare visibilità sui media strumentalizzando la questione razziale e fomentando l'odio verso i neri per poter dimostrare l'esistenza di una discriminazione ancora molto forte. Clinton ha concluso prendendosela anche con i giornalisti, invitandoli a vergognarsi.

Intanto il comitato elettorale di Obama ha chiesto allo Stato del Nevada di aprire un'indagine sul voto nel caucus di sabato, a causa di presunte irregolarità causate dallo staff della Clinton. Si parla di lamentele arrivate da più parti dello stato, di ostruzionismo al voto e di orari non rispettati, accuse ovviamente rigettate dalla Clinton. Si andràò verso un riconteggio anche nel Nevada?

Il New York Times ha intanto condotto un sondaggio tra i super delegati democratici. La maggioranza di loro non ha risposto, la maggioranza di coloro che hanno risposto sono indecisi, ma il 25% è per la Clinton e solo il 10% per Obama. Questo è lo schema proposto dal giornale

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Profili: Dennis Kucinich

Dennis John Kucinich

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Democratico
Età: 62 anni
Professione: ex consulente d'impresa, titolare della Kucinich Communication, ex sindaco di Cleveland, ex senatore dell'Ohio (1995-1997) deputato dell'Ohio (1997-presente)
Fondi raccolti: 1.010.963 $
Budget: 327.094 $

Dopo averci provato quattro anni fa, il "cane sciolto" dei Democratici tenta di nuovo la missione impossibile di conquistare la nomination per la Casa Bianca. Pacifista e strenuo oppositore della guerra in Iraq, è un fervente ambientalista ed è anche un cattolito praticante (nonostante due divorzi alle spalle) e questo influenza le sue posizioni su temi etici, anche se è un fiero sostenitore delle unioni omosessuali.

Di padre croato e madre originaria dell'Irlanda, Kucinich inizia a dedicarsi alla politica fin da giovanissimo: a 23 anni è eletto alla Camera dei rappresentanti dell'Ohio, e a 26 tenta senza successo di essere eletto al Congresso. Alle successive elezioni, i Democratici gli preferiscono un altro candidato, e Kucinich esce dal partito per candidarsi come indipendente. Dopo l'esperienza come sindaco di Cleveland continua a fare politica a livello locale negli anni '80, e nei '90 torna al Congresso, dove si distingue per le posizioni più a sinistra di tutto il partito.

Alla fine degli anni '90 sale agli onori della cronaca per essere uno dei pochissimi Democratici a votare contro l'USA Patriot Act e a chiedere le dimissioni di Bill Clinton a seguito dello scandalo Lewinsky. Nel 2004 si presenta alle primarie chiedendo il ritiro immediato dall'Iraq, la legalizzazione delle droghe leggere e dei PACS e l'uscita dal WTO. Pur non entrando mai in corsa, Kucinich raccolse alla fine 40 delegati e 2 superdelegati.
Dopo due matrimoni conclusisi in altrettanti divorzi, Kucinich è sposato dal 2005 con l'inglese Elizabeth Harper, e ha una figlia nata dalle prime nozze.

Sindaco di Cleveland
Kucinich è entrato nella storia per essere il più giovane sindaco eletto a capo di una metropoli: 31 anni.
Divenne sindaco nel 1977 per una serie di circostanze fortuite: uscito dal partito per dissidi con i vertici, alle elezioni comunali appoggiò il sindaco uscente Perk. Quest'ultimo fu però coinvolto in uno scandalo e fu messo fuori gioco, così Kucinich si presentò contro il candidato democratico che riuscì a superare per appena 3.000 voti.
Da sindaco si contraddistinse uno stile aggressivo e sopra le righe, mettendosi subito in rotta di collisione con il Consiglio Comunale e prendendo alcune decisioni a sorpresa.
Nominò direttore finanziario un giovane di 24 anni e, dopo che una tremenda tempesta di vento e neve colpì Cleveland, rifiutò i 41 milioni di dollari stanziati dal governo perchè li giudicava eccessivi, e si opponeva al piano di ricostruzione architettonica governativo ("se volete potete sempre andare a Disneyland" rispose).
I guai cominciarono quando nominò capo della polizia l'ex sceriffo di San Francisco Richard Hongisto. Questi conquistò subito il consenso popolare, ma ebbe subito dissidi con il sindaco che, dopo pochi mesi, gli chiese di dimettersi. Hongisto rifiutò, ma Kucinich gli diede un ultimatum e la ebbe vinta, scontando però un crollo della popolarità.
Nacque un comitato spontaneo per chiedergli le dimissioni, la polizia respinse gli ordini di Kucinich, e venne così indetto un referendum sull'operato del sindaco, che la spuntò per 236 voti. Nel 1979, sfiancato dalle polemiche, si dimise ed indisse nuove elezioni sperando in un risultato favorevole. La campagna elettorale fu accesissima, e il repubblicano Voinovich, nonostante gli attacchi continui ricevuti da Kucinich, la spuntò.

Posizioni politiche e programma di Dennis Kucinich
Kucinich è un paladino delle libertà civili e un sostenitore di politiche estremamente liberal e di sinistra.

  • Politica estera: Kucinich ha votato contro l'intervento in Iraq nel 2002 e ha sempre continuato ad opporsi alla guerra, Il "Piano Kucinich", che ha presentato alle primarie del 2004 e alle elezioni di medio termine del 2006 prevede un ritiro immediato di truppe e contractors, che andrebbero sostituite da forze di pace dell'ONU impegnate nella ricostruzione e nel sostegno alla popolazione. Sostiene una "soluzione diplomatica" per la crisi con l'Iran. E' contrario all'embargo su Cuba e sostiene che bisogna normalizzare i rapporti con il regime castrista.

  • Politica economica: Kucinich si oppone alla partecipazione degli USA alla NAFTA e alla WTO, ma è anche un oppositore del libero mercato, che a suo avviso favorisce lo sfruttamento del lavoro in America e all'estero. E' a favore di una semplificazione del sistema fiscale e si oppone al taglio delle tasse deciso da Bush, perchè favorirebbe i più ricchi.

  • Politiche sociali: da cattolico praticante, è contrario all'aborto (nel 1996 disse "La vita inizia al momento del concepimento"), ma recentemente si è espresso per una libertà di scelta e a supporto dei diritti delle donne. E' un vegano e sostiene il trattamento etico degli animali. Kucinich è un sostenitore dei matrimoni gay e si oppone alla definizione di matrimonio come "unione tra un uomo e una donna". E' inoltre a favore delle adozioni da parte di coppie gay e per una legislazione più severa riguardo i crimini omofobici. E' fautore di una proposta di riforma del sistema sanitario, per fornire assistenza a tutti i cittadini. Supporta la ricerca sulle cellule staminali.

  • Politica interna: Kucinich è contrario alla pena di morte in ogni caso, e ha proposto un disegno di legge per abolirla a livello nazionale. Kucinich vorrebbe abbassare l'età a cui i ragazzi possono bere alcoolici, per poter avviare una campagna di responsabilizzazione dei giovani. E' favorevole alla liberalizzazione delle droghe leggere e all'uso della marijuana a scopi terapeutici. Kucinich è un ambientalista convinto. E' favorevole ad un controllo della diffusione delle armi e ha proposto una legge per proibire l'uso e il porto di armi da difesa. Supporta una riforma delle leggi sull'immigrazione ed è favorevole a concedere la cittadinanza agli immigrati clandestini.

Punti di forza: è un oratore convincente ed è vicino alla gente; ha un certo ascendente nel partito, tanto da poter contare probabilmente già su un superdelegato nonostante i risultati deludenti delle primarie; potrebbe entrare in gioco per la vicepresidenza se avesse un bottino considerevole di delegati.
Punti deboli: è considerato un estremista; le sue politiche sono guardate con sospetto anche nel suo stesso partito; il carattere troppo veemente e impulsivo lo ha più volte messo in difficoltà; non ha ormai possibilità di raggiungere il quorum di delegati; i fondi a sua disposizione sono irrisori.

Fonti: Wikipedia, Washington Post, NY Times, CNN

mercoledì 23 gennaio 2008

Rassegna stampa repubblicana: Thompson si ritira, diario del GOP, la situazione dei delegati, tempi duri per Giuliani


Fred Thompson si ritira. La settimana scorsa il candidato aveva detto che il proseguimento della sua campagna sarebbe dipeso dal risultato in South Carolina, dove si è piazzato dietro Huckabee e non ha conquistato neanche un delegato, e infatti dopo alcuni giorni di riflessione, l'ex senatore del Tennessee ha deciso di chiudere qui la sua corsa. La sua decisione potrebbe avvantaggiare proprio Huckabee, che rappresenta gli ideali più conservatori dei Repubblicani, ma sono insistenti le voci che vorrebbero un endorsement di Thompson nei confronti di John McCain.

Diario del G.O.P.
Per il G.O.P. (il Grand Old Party, come viene soprannominato il Partito Repubblicano) si prospetta una settimana di riposo in preparazione delle primarie della Florida di martedì prossimo. Le votazioni di ieri in Louisiana sono infatti dei caucus parziali, e l'assegnazione dei delegati verrà decisa solo alle primarie del 9 febbraio, dopo il Super-tuesday, con un sistema studiato anche per non penalizzare la campagna elettorale dei candidati.
(Edit delle 18- leggendo in giro vedo un po' di confusione su questo punto: quelli tenutisi ieri in Louisiana sono dei caucuses per l'elezione dei delegati statali, collegati a liste che non rappresentano direttamente i candidati (l'unica eccezione è Ron Paul, che si è presentato con una sua lista e ha fatto campagna elettorale). Il 9 febbraio si terranno le primarie vere e proprie: se uno dei candidati supererà il 50%, i delegati eletti ieri e quelli eletti il 9 saranno assegnati a quel candidato, viceversa andranno alla convention "uncommitted", cioè senza indicazione di voto, e potranno appoggiare un candidato o l'altro.)
Chi non ha ceduto alle insistenze dei vertici per posticipare il voto è stata proprio la Florida, che così si è vista dimezzare da 114 a 57 i delegati previsti. A farne le spese sarà soprattutto Rudy Giuliani, che ha iniziato a fare campagna nello stato prima degli altri, e che proprio dalla Florida intende far partire la sua rincorsa.
Anche McCain guarda con interesse alla Florida, non tanto per il magro bottino di delegati, quanto perchè è la prima votazione riservata unicamente agli iscritti al partito, e visto che finora per McCain sono stati decisivi i voti degli indipendenti.


Curioso episodio capitato l'altroieri a Mitt Romney a Jacksonville, Florida. Al candidato mormone viene spesso rimproverato di avere un'immagine poco giovanile e degna di un padre di famiglia degli anni '50, così posando per una foto assieme ad un gruppo di giovani di colore, Romney ha pensato bene di intonare la canzone hip-hop "Who let the dogs out?", con tanto di ululato, suscitando imbarazzata ilarità tra i presenti.


Sempre a proposito di curiosità, Mike Huckabee è tornato a fare campagna elettorale assieme Chuck Norris, ormai suo supporter al seguito. L'attore e il pastore battista hanno partecipato ad una raccolta di fondi in Texas in un ranch che è stato anche il set di un film con Norris, e in un'atmosfera prettamente western.




Durante il barbecue, Chuck Norris ha attaccato frontalmente John McCain sostenendo che un 71enne non può guidare a lungo una nazione (Norris ha 67 anni). Huckabee, in imbarazzo per la gaffe, è corso ai ripari riconoscendo l'enorme forza d'animo dell'avversario. In seguito ha dimostrato la sua energia suonando rock and roll con la sua band.
La replica di McCain a Norris è arrivata a stretto giro di posta "Chiamerò mia madre che ha 95 anni e le chiederò di pulire con il sapone la bocca di Chuck Norris".


La situazione dei delegati
Come ieri per i Democratici, propongo un quadro riepilogativo della situazione generale dei delegati Repubblicani. Anche in questo caso ricordo che i delegati eletti verranno assegnati ufficialmente alle convention statali ma possono essere già contati. Visto che i superdelegati Repubblicani, oltre ad essere in numero minore, verranno eletti alle convention, non possono essere conteggiati sin da ora, quindi la tabella si limita ai delegati eletti e agli unpledged RNC. Per la definizione di Unpledged RNC rimando al vademecum.



(clicca per ingrandire)



Tempi duri per Giuliani
E' finalmente ai nastri di partenza la corsa dell'ex sindaco di New York, che ha deciso di trascurare i primi appuntamenti per concentrarsi sugli stati più importanti, e in particolare sul super-martedì. La scelta è dovuta al tentativo di concentrare gli sforzi e le risorse sui luoghi che contano, ma è comunque una corsa ad handicap, poichè in queste settimane, anche se si sono assegnati pochi delegati, si sono formate le intenzioni di voto di tutta la nazione.
A conferma di ciò, si vedano i sondaggi relativi alla Florida. Prima dell'inizio delle primarie, Giuliani era dato sicuro vincente nello stato con capitale Tallahassee, ma l'esposizione mediatica ha fatto crescere gli altri candidati, in particolar modo McCain e Romney che ormai sono ad un passo dal superarlo. Addirittura a New York, che doveva essere il feudo incontrastato di Giuliani, i sondaggi lo danno in netto calo, ma anche in questo caso le intenzioni di voto sembrano essere piuttosto ballerine.

Scopri il candidato più adatto a te

Electoral Compass USA

E' uno di quei test che su Internet vanno fortissimo, e mi sembra che abbia una certa attendibilità. Oltretutto è possibile scegliere di rispondere solo a domande su determinati argomenti.
Attraverso test sui temi della campagna, puoi scoprire quale candidato è più vicino alle tue posizioni. Le domande sono in inglese, se avete perplessità chiedete pure.
Per la cronaca, nell'ordine sono vicino a Obama, Edwards, Clinton e Paul.

Edit: c'è anche quest'altro test, ancora più specifico (grazie a m. per la segnalazione)
http://www.selectsmart.com/president/2008.html

martedì 22 gennaio 2008

Rassegna stampa democratica: analisi del voto, la situazione dei delegati, Edwards non molla

Dopo tre turni di voto in parti differenti dell'America (con una vittoria di Obama, una della Clinton e uno stato in cui praticamente si è impattato) gli spin-doctor che seguono il voto possono cominciare a rilasciare analisi sui vari aspetti dell'elettorato. Quello che più salta all'occhio riguarda l'età: si sapeva che Obama poteva contare soprattutto sull'elettorato giovane, ma ora si sa anche che non può contare sui più anziani.
Tra gli americani al di sopra dei 60 anni Obama ha fato registrare performance molto basse, al contrario della Clinton. In Iowa, ad esempio, il 45% di voti conquistati dalla Clinton proviene dagli ulta-65enni, contro il 18% di Obama. In New Hampshire la differenza è stata di 48 a 32, mentre in Nevada di 60 a 31. Su scala nazionale, i sondaggi danno la Clinon al 44% tra i più anziani, contro il 18% dell'avversario.

Intanto il tema dell'economia irrompe prepotentemente nelle primarie: dopo i mutui subprime della scorsa estate e soprattutto i crolli delle borse di questa settimana, con miliardi di dollari bruciati in poche ore, l'attenzione degli elettori si sposta su questi temi, a discapito di quei candidati che puntavano maggiormente sulla politica estera o sul sociale.
Nell'animato dibattito di ieri sulla CNN (con un serrato botta e risposta tra i candidati) la Clinton ha annunciato che, se verrà eletta, darà una nuova direzione all'economia statunitense modificando gli equilibri del mercato e tagliando le spese dell'amministrazione Bush. D'altronde anche il marito Bill, nel 1993, si trovò a dover azzerare il deficit lasciato da Bush sr.

La situazione dei delegati

La tabella che segue illustra il quadro generale di delegati e superdelegati assegnati finora. Per la definizione ddelle diverse tipologie di delegati vi rimando al post di ieri.
Alcune note metodologiche: i delegati eletti in Iowa e Nevada verranno ufficializzati solo alle convention statali tra aprile e maggio, ma comunque il loro numero è già conosciuto, e quindi sono inseriti in tabella come definitivi. I superdelegati invece esprimeranno il loro voto solo alla convention nazionale, e quindi finora è possibile solo avere delle stime. Mi sono basato su tre diverse ricerche (di CNN, CBS e Washington post) segnalando il range tra il minimo e il massimo di superdelegati attribuiti ai candidati.


(clicca per ingrandire)

Edwards non molla


Il deludente risultato del Nevada (che però era previsto, tanto che il candidato aveva lasciato lo stato prima del voto) John Edwards non ha alcuna intenzione di gettare la spugna. Da ex senatore della North Carolina, punta alle primarie di sabato per cercare un rilancio, ma soprattutto ha intenzione di giocarsela fino in fondo a dispetto dei sondaggi.
Puntando su una vittoria di McCain tra i Repubblicani, Edwards ha affermato ieri di essere l'unico del suo partito a poter affrontare il veterano del Vietnam: "McCain ha messo al centro della sua campagna la riforma fiscale. Dobbiamo contrapporgli qualcuno che non abbia mai preso soldi dai lobbysti di Washingotn. Tra noi tre, quello sono io". La sua volontà è stata confermata nel dibattito di ieri, in cui Edwards ha conquistato un buon gradimento a discapito degli altri due, litigiosissimi, contendenti.
E' quindi probabile che Edwards voglia correre fino alla fine, per conquistare il maggior numero possibile di delegati da poter poi gestire alla convention, nel caso in cui nè la Clinton nè Obama raggiungano da soli il quorum previsto.

Hillary parla in tv del caso Lewinsky

Come annunciato giorni fa, nel corso dell'intervista rilasciata la settimana scorsa al talk show di Tyra Banks, Hillary Clinton ha parlato dello scandalo sessuale che, proprio 10 anni fa, coinvolse suo marito e Monica Lewinsky.
Pur parlando di un fatto così doloroso e privato, la Clinton non ha perso la sua proverbiale freddezza, come potete vedere dal video tratto dalla MSNBC


Dopo un minuto di riassunto del caso Lewinsky, in cui veniamo a sapere che fine ha fatto Linda Tripp (l'amica della Lewinsky che fece scoppiare lo scandalo), Tyra Banks chiede alla Clinton come ha fatto a superare il momento peggiore della sua vita.
"Prima di tutto perchè avevo una grande fede, e ho riflettuto a lungo su cosa fosse giusto per me e la mia famiglia e non ho mai dubitato dell'amore di Bill per me [...] certamente ero in imbarazzo, ma soprattutto pregavo e riflettevo per fare la cosa giusta"
La Banks le chiede poi se le donne in situazioni simili le chiedono consigli
"Sì, sempre, e io dico loro che devono essere sincere con loro stesse, ogni storia è un caso a sè perchè io non conosco la vostra situazione, e non posso decidere per voi, ma quello che posso dirvi è di essere sincere, e fare quel che è giusto per voi"

lunedì 21 gennaio 2008

Vademecum delle primarie: delegati e super delegati

Uno degli aspetti più complessi nel già macchinoso meccanismo delle primarie riguarda la questione dei delegati, una questione che causa diversi dubbi e perplessità anche negli stessi addetti ai lavori - come dimostrano alcuni strafalcioni visti sulla stampa italiana nelle ultime settimane - e notevole curiosità tra gli altri, come testimonia l'interessante discussione nata tra i commenti del post di ieri sui risultati in Nevada.





Iniziamo col dire che esistono tre tipi di delegati: i delegati statali, i delegati nazionali (detti anche pledged delegates, cioè delegati garantiti) e i unpledged delegates (che nel caso dei Democratici si chiamano super delegati) . I primi sono i rappresentanti eletti direttamente dal popolo attraverso primarie e caucus, e sono loro a nominare i delegati nazionali che parteciperanno alla convention di partito di fine estate, e quindi il ruolo dei delegati statali è importante ma limitato a questa fase.

I delegati nazionali sono coloro che fisicamente voteranno per esprimere la candidatura del partito. Ad ogni stato è assegnato un numero di delegati proporzionale alla popolazione e quindi al peso elettorale sul totale nazionale.
I due partiti usano metodi diversi per assegnare i candidati: di norma, i Democratici usano un sistema proporzionale, e quindi se un candidato ottiene il 40% di voti, otterrà il 40% dei delegati statali. A volte però le cose non sono così automatiche, come è accaduto ieri in Nevada, perchè i delegati possono essere assegnati in base alle circoscrizioni elettorali. Lo sbarramento per ricevere delegati è fissato al 15%.
I Repubblicani lasciano invece ai singoli stati la responsabilità di decidere come assegnare i delegati, e quindi in alcuni stati vige un sistema proporzionale e in altri c'è un premio di maggioranza, come in South Carolina. Ogni stato decide anche la soglia di sbarramento.
E' da notare, anche per sottolineare la differenza con la nostra cultura politica, che i delegati nazionali in linea teorica non hanno un vero e proprio vincolo di mandato, ma questo solo perchè il rapporto fiduciario nato con la nomina prevede una regola non scritta per cui il delegato mantenga il proprio candidato di riferimento fino alla convention.


Superdelegati e unpledged delegates sono invece delegati non eletti da primarie e caucus. I superdelegati democratici generalmente sono dirigenti locali, membri del Congresso o governatori, non hanno vincolo di voto ed hanno quindi il compito di decidere la loro preferenza in base alla loro personale previsione sulle possibilità di successo del candidato, anche se è evidente che l'indicazione di voto popolare verrà tenuta in debita considerazione. Esprimono ufficialmente il loro voto alla convention nazionale, anche se in precedenza possono rilasciare delle dichiarazioni di indirizzo. Se un superdelegato lascia il proprio ruolo, muore o è impossibilitato a partecipare alla convention, non viene sostituito.
I Democratici hanno 3.253 delegati nazionali e 796 superdelegati, per un totale di 4.049 delegati, e un quorum di 2.025 da raggiungere per ottenere la nomination. Come si vede, il peso dei superdelegati è piuttosto influente.
Gli unpledged delegates repubblicani vengono invece eletti dalla base del partito alle convention statali, e possono anche essere assegnati ad uno specifico candidato. Una piccola percentuale di essi può diventare delegato vero e proprio in alcuni casi straordinari, ad esempio per delega, e viene definito unpledged RNC delegate member.
I repubblicani hanno 1.917 delegati nazionali e 463 delegati "unpledged" per un totale di 2.380 e un quorum da raggiungere di 1.191.

Le primarie viste dall'Italia

Che queste primarie siano le più avvincenti (e importanti) da molti decenni a questa parte è un dato di fatto incontestabile. Nell'era globale un evento così lontano dal punto di vista culturale e non solo geografico è a portata di click, come testimoniano nel nostro piccolo anche la quantità crescente di lettori di questo blog.

Girando per la rete ho trovato anche altri blog italiani che seguono le primarie in appoggio ad uno dei candidati. Eccone alcuni



Italy for Obama
Il blog supporta Barack Obama e ha creato una vera e propria community in favore del senatore dell'Illinois, e interventi anche in relazione alla politica di casa nostra.





Italian Bloggers for Obama 2008
Segue il percorso del candidato democratico alle Primarie con aggiornamenti sui risultati e sui sondaggi, e con un'ampia rassegna stampa.


Ma non c'è solo Obama a conquistare il cuore degli internauti





Italian Bloggers for Giuliani 2008
Per seguire la campagna elettorale dell'ex sindaco di New York con un'ampia rassegna di video e comunicati dagli Usa


L'unico (ad oggi) sito italiano dedicato alla campagna elettorale di John McCain, con video e rassegna stampa (grazei ad ale per la segnalazione)







Italiani per Ron Paul
Il candidato con il più grande seguito sul Web ha anche da noi un sito di sfegatati supporter, che seguono i risultati delle primarie e illustrano il programma e gli interventi di Ron Paul.







Italian Bloggers for Ron Paul 2008

Altro blog dedicato a Ron Paul (grazie a Gerontion per la segnalazione), l'aggregatore italiano di blogger dedicato al candidato libertario.







Italiani per Fred Thompson

Da noi Fred Thompson è conosciuto prevalentemente per la sua partecipazione alla serie "Law & Order", ma questo blog si propone di rilanciare anche in Italia l'immagine del politico Thompson, probabilmente il più conservatore dei candidati alla Casa Bianca.

Non ho trovato blog o siti di supporter degli altri candidati, se ne conoscete (o ne avete uno), vi prego di segnalarmelo nei commenti di questo post e provvederò ad aggiungerlo anche nel blogroll in basso a destra.

Infine segnalo un altro link, non di un blogger ma di un giornalista professionista



Il cuore del mondo è il blog di Marcello Foa, inviato speciale di politica internazionale de "il Giornale". Pur non essendo un lettore abituale di quella testata, ritengo che gli articoli di Foa siano i più completi e compententi tra quelli dei cronisti italiani che seguono le primarie.

domenica 20 gennaio 2008

Risultati 19 gennaio: Nevada e South Carolina

Nonostante la Clinton abbia ottenuto più voti, Obama conquista un delegato in più in virtù del meccanismo elettorale: la Clinton ha infatti vinto a Las Vegas e nei centri più popolosi, ma Obama ha conquistato un maggior numero di distretti. Gli ultimo 8 delegati del Nevada verranno comunque assegnati nella convention statale di aprile, al momento due di solo sono dati vicini alla Clinton, e uno a Obama. In Nevada Romney come previsto vince senza problemi. Buon risultato di Ron Paul.

In South Carolina McCain prevale per poche migliaia di voti, ma il meccanismo di assegnazione dei delegati gli assegna un ampio premio di maggioranza.


Democratici

GENNAIO

19 gennaio: Nevada

Hillary Clinton: 50,71% (12 delegati)
Barack Obama: 45,19% (13 delegati)
John Edwards: 3,75%
Dennis Kucinich: 0,05%
Repubblicani


GENNAIO
19 gennaio: Nevada

Mitt Romney: 51,10% (18 delegati)
Ron Paul: 13,73% (4)
John McCain: 12,75% (4)
Mike Huckabee: 8,16% (2)
Fred Thompson: 7,94% (2)
Rudy Giuliani: 4,31% (1)
Duncan Hunter: 2,01%

19 gennaio: South Carolina

John McCain: 33% (19 delegati)
Mike Huckabee: 30% (5)
Fred Thompson: 16%
Mitt Romney: 15%
Ron Paul: 4%
Rudy Giuliani: 2%