sabato 19 gennaio 2008

Profili: Ron Paul

Ronald Ernest "Ron" Paul

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Repubblicano
Età: 73 anni
Professione: ex-ufficiale medico nell'U.S. air Force e nella Air National Guard, ostetrico e ginecologo, candidato presidente per il Libertarian party nel 1988, deputato del Texas dal 1975 al 1985 e dal 1997 ad oggi.
Fondi raccolti: 5.204.218 $
Budget: 5.443.667 $

Il più anziano fra i contendenti repubblicani è anche quello dalle idee più rivoluzionarie e fuori dagli schemi. A dispetto dell'età Paul ha ottenuto una enorme visibilità da Internet, ed è senza dubbio il candidato che ha raccolto il maggior numero di adesioni e consensi sulla rete, a cui però non corrisponde una eguale visibilità sui mezzi di informazione, accusati più volte di voler oscurare volutamente il candidato.

Il suo è un conservatorismo di ispirazione prettamente liberale e libertaria che molto spesso lo ha messo ai margini (se non addirittura fuori) del Partito Repubblicano, che mal sopporta le sue proposte per una deregulation in favore dei singoli stati, e per un calo drastico delle tasse da ottenere con un serio "dimagrimento" della struttura del governo federale. Ma sono soprattutto le sue idee in politica estera a fare scalpore, e a metterlo in contrapposizione frontare con la dottrina Bush, quelle idee che gli hanno fatto conquistare il consenso di molti americani (tra cui moltissimi giovani) ma che lo fanno anche guardare con sospetto (il conservatore Glenn Beck ha definito una parte dei supporter di Paul "dei terroristi").

Le prime battute delle primarie 2008 di Ron Paul non sono state molto positive, non tanto dal punto di vista dei risultati (ha conquistato 2 delegati) quanto per le polemiche delle ultime settimane. Dopo il primo caucus in Iowa, su molti siti di sostenitori del candidato sono apparse notizie riguardanti sabotaggi ai danni di Paul, ma è soprattutto sul New Hampshire che si concentrano i dubbi. Nonostante Paul non sia fra coloro che hanno chiesto il riconteggio, secondo alcune fonti le frodi avrebbero impedito al candidato di piazzarsi al terzo posto.
Infine, Ron Paul è stato escluso dal dibattito tra i candidati repubblicani tenutosi il 6 gennaio, due giorni prima nel votazioni in New Hampshire, e trasmesso dalla FOX, che è stata poi subissata dalle proteste.
Ron Paul è sposato dal 1957 con Carol Wells, da cui ha avuto 5 figli.

Le presidenziali del 1988
Esattamente 20 anni fa, Ron Paul si candidò a Presidente degli Stati Uniti con il Libertarian Party, il terzo partito del panorama politico americano (oggi praticamente sparito, senza rappresentanti al Congresso).
La carriera politica di Paul inizia negli anni '70: lasciato l'Esercito, si specializza in ostetricia e ginecologia, quindi inizia ad esercitare in South Carolina e Texas, diventando noto per offrire prestazioni gratuite o facilitate ai meno abbienti. Proprio in Texas diventa delegato alla convention repubblicana e nel 1976 viene eletto alla Camera dei Rappresentanti, primo repubblicano di quell'area. Nello stesso anno è uno dei 4 delegati repubblicani ad appoggiare la candidatura di Ronald Reagan invece di Gerald Ford, che poi verrà sconfitto da Jimmy Carter.
Anche nel 1980 appoggia fortemente Reagan, stavolta con successo. Negli anni immediatamente successivi, tuttavia, entra in rotta di collisione con il Partito Repubblicano, e si mostra critico sia con il Presidente Reagan sia con il suo vice George Bush sr. a causa delle politiche economiche che hanno aggravato il deficit statunitense.
Allo scadere del secondo mandato di Reagan, Ron Paul si candida alle primarie del Libertarian Party, la formazione a cui intanto ha aderito, e le vince superando l'attivista sioux Russel Means.
Nel corso della campagna elettorale Paul ha modo di far conoscere all'America le sue idee in tema di fisco, libero mercato e diritti, ottenendo molti consensi. Ovviamente il Libertarian Party non poteva in nessun modo essere competitivo per la vittoria finale, e Ron Paul arrivò terzo dietro George Bush e il democratico Michael Dukakis totalizzando 431.750 voti.
Ron Paul ha ricordato di aver capito più cose dell'America durante la campagna elettorale che in tutto il resto della sua vita, ed è cominciato proprio qui il suo ottimo rapporto con i giovani.

Posizioni politiche e programma di Ron Paul
Le posizioni di Ron Paul sono ispirate ad una commistione di valori profondamente conservatori nei temi sociali e posizioni estremamente liberali soprattutto in politica economica. E' soprannominato "Dr. No" per la sua opposizione a moltissime proposte legislative.

  • Politica estera: Paul è un sostenitore del non-interventismo degli Usa. Afferma che gli Stati Uniti devono evitare di inviare truppe nel mondo, e devono combattere le guerre solo per proteggere i propri cittadini. Ha votato contro la guerra in Iraq (unico tra i repubblicani candidati a queste primarie) ritenenendola inutile per la lotta al terrorismo. E' favorevole all'uscita degli Usa dalla Nato e dall'Onu, ritenute organizzazioni che vogliono superare la sovranità nazionale. E' contrario ad ogni ipotesi di guerra contro l'Iran, mentre appoggia l'invio di una missione umanitaria in Darfur.
  • Lotta al terrorismo: Paul, che considera gli attentati dell'11 settembre un atto di pirateria, è il fautore di una dottrina che, basandosi sull'Articolo 1 della costituzione statunitense, invitava a ricercare e colpire i singoli terroristi invece che dichiarare guerra ad altri stati. Paul rifiuta ogni teoria della cospirazione, ma spinge per riaprire le indagini sull'inefficienza dei servizi segreti nel prevenire gli attentati del 2001.

  • Commercio estero: da sostenitore del libero scambio, Paul è contrario agli accordi commerciali tra gli stati nordamericani appartenenti alla NAFTA, e propone l'abbattimento di tutte le barriere, sull'esempio di Hong Kong. E' contrario all'embargo contro Cuba.
  • Immigrazione: Paul, che appoggiò la dottrina Reagan di difesa dei confini, ritiene che l'immigrazione clandestina mini il welfare e la sicurezza sociale e che vada quindi scoraggiata. Nonostante chieda un trattamento solidale nei confronti degli immigrati, è contrario ad ogni ipotesi di sanatoria dei clandestini perchè favorirebbe ulteriore illegalità. E' contrario a concedere la cittadinanza americana ai figli degli immigrati clandestini.

  • Politica economica: Paul sostiene un drastico calo delle tasse attraverso un"dimagrimento" molto sensibile della struttura statale. Innanzitutto vorrebbe abolire una serie di istituzioni, tra cui la Federal Reserve, e molte agenzie governative e ministeri, ritenuti "burocrazia inutile". Paul accusa la Federal Reserve di aver creato l'inflazione limitando il ruolo degli stati e del governo federale. Paul supporta la lotta non violenta di chi rifiuta di pagare tasse ritenute ingiuste. E' a favore di severi tagli alla spesa del governo federale ed è contrario a qualsiasi intromissione della politica nel mercato.
  • Politiche sociali: tutte le politiche sociali di Paul si basano sul concetto che il governo federale non deve intromettersi nella vita privata dei cittadini. Ad esempio ritiene che le preghiere all'interno delle scuole pubbliche non debbano essere permesse o proibite dallo stato. E' stato uno dei primi politici ad occuparsi di Internet, schierandosi contro ogni forma di regolamentazione o tassazione: per lui la rete deve essere territorio neutrale, e per questo è arrivato al punto di votare contro una legge studiata per individuare i molestatori di bambini. E' uno strenuo difensore del diritto di detenere e portare armi da fuoco. Ha votato contro il Patriot Act nel 2001 e si è opposto al ripristino del servizio di leva. E' un difensore del diritto alla vita e perciò contrario all'aborto, anche se ritiene che i singoli stati debbano decidere. Supporta la ricerca sulle cellule staminali, per cui ha proposto un regime fiscale agevolato, ed ha votato contro il divieto di clonazione umana. Ritiene che la definizione di matrimonio si addica solo ad una coppia eterosessuale ma, in linea con i suoi principi, si oppone ad ogni definizione federale ed ha votato contro un tentativo di ridefinizione del matrimonio all'interno della costituzione. E' contrario alla pena di morte a livello federale, ma lascia libertà di decisione ai singoli stati.
  • Politica interna: ritiene che tutti coloro che danneggiano l'ambiente andrebbero perseguiti. E' favorevole all'energia nucleare pulita. Ha in mente una riforma del sistema sanitario che incoraggi investimenti privati, abbatta le tasse per le famiglie e permetta libertà di scelta tra pubblico e privato. E' però contrario ad allargare il servizio sanitario nazionale a chiunque. E' favorevole all'uso di marijuana a scopo terapeutico. E' un antiproibizionista, e si è espresso a favore della legalizzazione delle droghe leggere, e ad un trattamento della tossicodipendenza come problema medico.
  • Legge elettorale: da ex esponente di un piccolo partito come il Libertarian Party, è favorevole ad una riforma elettorale che permetta anche a terze forze e indipendenti di entrare nel Congresso e superare lo strapotere dei due grandi partiti.

Punti di forza: ha un seguito di supporter agguerritissimi, degno di una rockstar; nei luoghi in cui ha fatto direttamente campagna elettorale ha sempre ottenuto ottimi risultati; da outsider ha conquistato vastissimi consensi su Internet; è ben visto dagli indipendenti.
Punti deboli: il suo programma politico è del tutto rivoluzionario; il suo stesso partito lo osteggia; è poco considerato dai media; è avversato da tutti gli apparati statali che vorrebbe smantellare

Fonti: Wikipedia, New York Times, Washington Post, CNN

venerdì 18 gennaio 2008

Verso il voto: le primarie repubblicane in South Carolina



Il fronte repubblicano è diviso fra due stati molto diversi, e dal peso differente. Oltre al Nevada, si vota anche nella Carolina del Sud, con una settimana d'anticipo sul turno dei democratici. E' la prima tornata elettorale in uno stato "sudista" ed è quindi un test molto importante per saggiare le reali possibilità di alcuni candidati particolarmente radicati nel territorio.

La Carolina del Sud ha una superficie di 82.965 kmq e una popolazione di 4.198.068 abitanti. I delegati in palio per i Repubblicani sono in totale 44, ma il sistema di assegnazione è piuttosto complesso: 18 delegati andranno al candidato che riceverà più voti in ognuno dei sei distretti congressuali, mentre gli altri 26 verranno assegnati nella convention statale al candidato che avrà ricevuto più voti in tutto lo stato. Altri 3 delegati saranno poi scelti dai leader di partito.

John McCain guarda con speranza e apprensione alla South Carolina. Nel 2000 fu questo turno a mandare in frantumi le sue speranze, con una sonora vittoria di George W. Bush. In quel caso, McCain fu vittima di una campagna diffamatoria ad opera del suo stesso partito: alla vigilia del voto, qualcuno sparse la notizia che il veterano del Vietnam avesse un figlio illegittimo di colore, notizia rivelatasi ben presto falsa. Domani McCain potrebbe ottenere una rivincita a 8 anni di distanza.
I sondaggi pre-elettorali di dicembre davano testa a testa McCain e Huckabee, ma le rilevazioni dell'ultima settimana danno il primo in vantaggio di circa 7 punti, al 29%. Huckabee può però contare su una notevole base di elettori di fede evangelica.
La Carolina sarà una tappa fondamentale per Fred Thompson, che finora ha raccolto ben poco: nei sondaggi dell'autunno scorso era in testa nello Stato, ma poi è stato oscurato nel suo conservatorismo dallo stesso Huckabee. Thompson, che è nato in Alabama ed è stato senatore del Tennessee, punta molto sugli stati del sud per recuperare terreno, ed egli stesso ha ammesso che un risultato negativo sabato potrebbe indurlo al ritiro.
Quasi fuori dai giochi Romney che, nonostante fosse in ripresa nei sondaggi, ha preferito concentrarsi maggiormente sul Nevada.

Verso il voto: il caucus in Nevada



Sabato 19 le primarie fanno tappa in Nevada, e i seggi per i caucus saranno aperti anche nei casinò di Las Vegas, almeno per i Democratici. Un giudice federale ha infatti rigettato il ricorso di alcune rappresentanze sindacali (vicine alla Clinton) che protestavano per il vantaggio che questa scelta avrebbe portato ai votanti che lavorano in alberghi e casinò (e appartenenti a sindacati vicini a Obama) nei confronti di tutti gli altri votanti che lavorano in altri posti il sabato sera.

Il Nevada ha una superficie di 286.585 kmq (il settimo stato più grande degli Usa), e una popolazione di 2.334.771 abitanti.
Per entrambi i partiti la forma di voto è quella del caucus chiuso, per i Democratici ci sono in ballo 33 delegati, mentre per i Repubblicani sono 34 i delegati che verranno poi ufficialmente nominati nella convention statale del 26 aprile e che andranno alla convention nazionale per la scelta del candidato.

Per quanto riguarda i Democratici, la sfida è di nuovo tra Obama e la Clinton, con quest'ultima favorita, nono solo per il rinnovato slancio della sua campagna negli ultimi giorni, ma anche per il vasto consenso raccolto tra la popolazione di origine ispanica, che rappresenta una fetta considerevole dell'elettorato.
I sondaggi pre-elettorali di dicembre davano la Clinton al 34% e Obama al 26%, ma molte cose sono cambiate da allora, e proprio questa settimana in più grande sindacato dello stato ha ufficialmente appoggiato la campagna di quest'ultimo, alterando quindi il precedente equilibrio. Terzo incomodo è come sempre Edwards, che spera in un risultato importante grazie all'appoggio degli indipendenti, che possono registrarsi nel momento stesso del voto pur non facendo parte del partito.
Proprio Edwards in settimana ha attaccato Obama riguardo una sua frase su Reagan (Obama aveva paragonato la voglia di cambiamento degli eelttori democratici a quella che portò i repubblicani ad eleggere Reagan), ricordando i danni portati agli Usa da quella elezione, ma in molti hanno sottolineato che l'affermazione di Edwards è stata fuori luogo, visto che Obama non ha parlato dell'azione politica dell'ex presidente, ma solo dei sentimenti che favorirono la sua elezione.

Tra i Repubblicani, si segnala la decisione di Mitt Romney, che proprio oggi ha lasciato il South Carolia per spostarsi proprio in Nevada, dove condurrà le ultime ore di campagna elettorale. L'ex governatore del Massachusetts ha quindi definitivamente rinunciato all'idea del colpaccio nello stato del sud per concentrarsi dove ha maggiore possibilità di vincere.
I sondaggi pre-elettorali di un mesa fa davano favorito Rudy Giuliani con il 25%, seguito a poca distanza da Romney. Proprio l'impegno elettorale di quest'ultimo, maggiore rispetto ai rivali, potrebbe risultare decisivo. Anche Ron Paul ha fatto campagna in Nevada, e spera in un buon piazzamento, visto anche il gran numero di indecisi (il 14%). avranno poco peso gli indipendenti, visto che per votare nel caucus repubblicano occorre iscriversi almeno 30 giorni prima.

giovedì 17 gennaio 2008

Rassegna stampa: il 19 si vota, scoppia la pace tra Hillary e Obama, Romney insidia McCain nei sondaggi

Neanche il tempo di riprendere il fiato dal turno azzoppato di martedì, e la macchina delle primarie si rimette già in moto, e sabato 19 sarà la volta del Nevada per entrambi i partiti e del South Carolina solo per i Repubblicani.
Si tratta di un turno non decisivo, ma nella attuale fase, in cui i candidati dei due schieramenti si distanziano per una manciata di delegati, un buon risultato prima del Super Tuesday del 5 febbraio può essere importantissimo.

Scoppia la pace tra Hillary e Obama

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Dopo le dure polemiche degli ultimi giorni scoppiate dopo le parole della Clinton a proposito di Martin Luther King, e la veemente reazione dello staff di Obama, i due candidati democratici si sono riconciliati davanti alle telecamere nel corso di un dibattito a Las Vegas.
La Clinton e Obama hanno sotterrato l'ascia di guerra, minimizazando i loro scontri e addossando la responsabilità delle polemiche ai loro sostenitori, definiti "esuberanti e talvolta incontrollabili". La ex first lady approfittato della tregua per sferrare un duro attacco contro George W. Bush, accusato di aver mendicato dagli sceicchi sauditi un ribasso del prezzo del petrolio.
Dal canto suo, Obama ha cercato di fare tesoro delle recenti incomprensioni della rivale con la comunità ispanica, e infatti la sua campagna elettorale si è spostata proprio fra i latini, imitando così la Clinton, che giorni fa è stata vita a Los Angeles fare incetta di tacos.
Il senatore nero dell'Illinois ha ricevuto intanto l'appoggio dell'influente senatore del Vermont Patrick Lehay, che si va ad aggiungere a quello di John Kerry. Evidentemente qualcosa si sta muovendo nei piani altri dei Democratici, i cui pezzi grossi cominciano a credere nella possibilità di sostenere Obama. Ma proprio nello stesso frangente, i sondaggi della Msnbc riportano che la Clinton, per la prima volta dalle votazioni in Iowa, vede crescere il proprio consenso a discapito di Obama, la cui corsa sembra essersi arrestata.
Dopo l'ottima performance del dibattito del Nevada, le quotazioni della Clinton rischiano di schizzare da domani sera, quando andrà in onda l'intervista-confessione della ex-first lady nel talk show di Tyra Banks. Come spiega Marcello Foa, dopo le lacrime della settimana scorsa, la Clinton ha sfruttato un altro asso nella manica parlando nientemeno che del caso Lewinsky.

Romney insidia McCain nei sondaggi
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La prevedibile ma larga vittoria nel Michigan fa spiccare definitivamente il salto di qualità alla campagna di Mitt Romney, che altrimenti sarebbe finita ancora prima di cominciare.
I sondaggi, come già accaduto per i Democratici, sono abbastanza ballerini, e proprio il voto in Michigan ha dimostrato la loro scarsa affidabilità. In ogni caso, il sondaggio giornaliero condotto dalla Rasmussen Report vede McCain perdere due punti negli ultimi due giorni e scendere al 22%, mentre Romney sale dal 13 al 15%, ma secondo questo sondaggio in testa c'è Huckabee, con il 23%. Il sondaggio della Quinnipiac University per il New York Times è invece più cauto: in testa c'è McCain con il 22%, seguito da Giuliani con il 20%. Romney e Huckabee sono appaiati al 19%.
Non c'è dubbio che nello staff di McCain c'è una certa apprensione, se è vero che si sta puntando con tutte le forze su una vittoria nel doppio voto di sabato, come vedremo nella guida al voto che pubblicherò domani.

mercoledì 16 gennaio 2008

Risultati 15 gennaio: Michigan

Tutto come previsto nelle primarie "azzoppate" del Michigan: Hillary Clinton, senza rivali, supera il 50% ma non sfonda, Mitt Romney vince senza problemi nel suo stato natale.
A causa delle controversie sulla data del voto, per i Democratici il Michigan non ha assegnato nessun delegato, e il voto è stato quindi solo simbolico, mentre per i Repubblicani sono stati assegnati solo 30 delegati, metà di quelli originariamente previsti.

RISULTATI DEFINITIVI

Democratici

GENNAIO

15 gennaio: Michigan

Hillary Clinton: 55,4%
Uncommitted: 39,9%
Dennis Kucinich: 3,7%
Chris Dodd (ritirato): 0,6%
Mike Gravel: 0,4%

Repubblicani


GENNAIO

15 gennaio: Michigan

Mitt Romney: 38,9% (24 delegati)
John McCain: 29,7% (5)
Mike Huckabee: 16,1% (1)
Ron Paul: 6,3%
Fred Thompson: 3,7%
Rudolph Giuliani: 2,8%
Uncommitted: 2,1%
Duncan Hunter: 0,3%

Chuck Norris per Mike Huckabee

In attesa dei risultati in Michigan posto un video girato dall'attore Chuck Norris, il noto "Walker Texas Ranger", in favore di Mike Huckabee.
Nello spot, Huckabee legge alcuni dei cosiddetti "facts" riguardanti Chuck* , mentre l'attore elenca le caratteristiche del candidato.





* "Per proteggere le frontiere americane bastano due parole: Chuck Norris". "Non c'è mento dietro la barba di Chuck Norris: c'è solo un altro pugno", "Chuck Norris non fa flessioni, spinge in giù la terra", "Chuck Norris non fa campagna elettorale, dice agli americani cosa devono fare"

martedì 15 gennaio 2008

Aggiornamenti: la Clinton contestata dalla comunità nera

Nella rassegna stampa di ieri avevo accennato alla dichiarazione di Hillary Clinton a proposito delle lotte di Martin Luther King, che aveva suscitato reazioni critiche da parte della comunità nera. Sembrava tutto finito dopo la rettifica della ex first lady, ma la vicenda ha avuto un ulteriore seguito ieri, quando la Clinton è stata duramente contestata dalla comunità nera e ispanica di Manhattan.
La candidata democratica doveva presenziare ad una manifestazione del più grande sindacato di lavoratori di servizi, ma il suo arrivo è stato salutato da una salva di fischi. Ad una settimana dalle commemorazioni d Martin Luther King, la Clinton ha infatti rilasciato alcune dichiarazioni alla FOX in cui sembrava sminuire il ruolo di King nelle lotte civili, attribuendo all'allora presidente Lyndon Johnson il merito di aver riconosciuto i diritti dei neri.
Barack Obama ha stigmatizzato queste dichiarazioni costringendo l'avversaria al dietro-front e accendendo una disputa che ha oscurato gli altri temi della campagna elettorale.
La contestazione di lunedì è particolarmente significativa in quanto la Clinton è sempre stata considerata la candidata preferita da ispanici e afroamericani.

Capitolo riconteggio: domani comincerà la verifica manuale dei voti del New Hampshire contestati da Howard e Kucinich, riconteggio che prevedibilmente durerà diversi giorni.

Profili: Barack Obama

Barack Hussein Obama Jr.

L'immagine

Democratico
Età: 47 anni
Professione: avvocato, professore di legge, senatore junior dell'Illinois
Fondi raccolti: 20.419.020 $
Budget: 36.087.191 $

L'unico afroamericano nel Senato degli Stati Uniti, il primo nero a concorrere alle primarie per la Casa Bianca. Da quando, nel 2004, pronunciò il discorso il discorso introduttivo alla convention democratica il giovane senatore dell'Illinois si è imposto all'attenzione dei media, non solo in patria, e nel giro di tre anni è diventato uno degli esponenti di punta del partito sconfiggendo molti pregiudizi, raccogliendo un numero impressionante di fondi per la campagna elettorale e crescendo esponenzialmente nei sondaggi.

Famoso per la sua grande abilità oratoria, che però non corrisponde ad una uguale bravura nel dibattito con gli avversari politici, Obama nella sua (finora breve) carriera politica è riuscito a collaborare fattivamente sia con i democratici che con i repubblicani.
La grande sfida del "kennedy nero" è quella di accreditarsi in maniera credibile come presidente: un successo nelle primarie potrebbe infatti non essere sufficiente per ottenere la nomination, visto che saranno decisivi i voti dei dirigenti del partito (i cosiddetti super-delegati), che non lo ritengono sufficientemente competitivo in vista delle presidenziali.

Di madre americana e padre kenyota ex pastore di capre, Obama è nato alla Hawaii quando i suoi genitori erano giovani studenti universitari. Obama è sposato dal 1992 con Michelle Robinson, da cui ha avuto due figlie di 9 e 7 anni.

Infanzia e anni di formazione
Quando il piccolo Barack ha due anni, i suoi genitori si separarono e successivamente divorziarono, e lui rimase con sua madre, Ann Durham del Kansas, mentre il padre andò ad Harvard, conseguì un dottorato e in seguito tornò a vivere in Kenya. Qui morì in un incidente stradale nel 1982, dopo aver rivisto il figlio in una sola occasione.
Ann Durham sposò dopo poco tempo un altro studente straniero, Lolo Soetoro, proveniente dall'Indonesia. Nel 1967, Barack si trasferì a Giakarta al seguito della nuova famiglia: qui frequentò le scuole elementari e nacque la sorellastra Maya.
All'età di dieci anni, Obama tornò ad Honolulu per ricevere un'istruzione migliore, ed andò a vivere con i nonni materni.
L'adolescenza vissuta senza un padre in una famiglia bianca e in una società ancora divisa da tensioni razziali è stata raccontata dallo stesso Obama nel suo libro "Dreams from my father", in cui Barack confessa anche di aver fatto uso di alcool, marjiuana e cocaina.
Dopo il diploma della high school, Obama si trasferisce a Los Angeles per frequentare il college, e lui stesso racconta che proprio il trasferimento in una grande metropoli continentale sarà decisivo nella sua scelta di occuparsi di politica. Frequenta con ottimi risultati la prestigiosa Columbia University, si laurea in scienze politiche e si trasferisce a Chicago per dirigere un progetto no-profit in favore dei residenti dei quartieri poveri.
Nel 1988 entra ad Harvard per studiare giurisprudenza, si laurea con lode nel 1991 e come avvocato associato lavora per difendere organizzazioni in favore dei diritti civili. Nel 1992 inizia ad occuparsi di politica supportando la candidatura di Bill Clinton e portandogli circa 100.000 voti. Dal 1993 fino alla sua elezione in Senato nel 2004 insegna legge all'Università di Chicago.

Posizioni politiche e programma di Barack Obama
La linea politica di Obama è ispirata ai principi liberal e socialdemocratici, sia sui temi sociali che sulla politica estera, anche se le posizioni sono meno progressiste sul tema dei gay e dell'immigrazione.

  • Politica economica: Obama è contrario al taglio delle tasse approvato da Bush in quanto aiuterebbe solo i più ricchi; propone un sistema di tassazione mirato a diminuire il deficit e una politica di tagli alle spese federali; è un oppositore dell'influenza delle lobby.

  • Politiche sociali: è contrario agli aiuti alle scuole private, supporta invece l'istruzione pubblica e appoggia un aumento di stipendio (con "premi") agli insegnanti. Il suo programma prevede la nascita di un sistema sanitario che fornisca assistenza a tutti i cittadini, anche a chi non può permettersi una assicurazione, che obblighi i datori di lavoro a pagare le cure per i propri impiegati, che consenta cure a tutti i bambini e che permetta di scegliere tra sanità pubblica e privata. Obama è favorevole all'aborto, anche se la Clinton lo ha accusato di scarsa chiarezza su questo punto. E' contrario ai matrimoni gay, ma favorevole a forme di tutela dei diritti delle coppie di fatto dello stesso sesso. E' favorevole alla ricerca sulle cellule staminali.

  • Immigrazione: appoggia un programma di accoglienza dei lavoratori stranieri e chiede che vengano gradulamente regolarizzati gli immigrati clandestini, poichè giudica impraticabile l'ipotesi di espellere 12 milioni di clandestini. In passato ha però appoggiato alcune risoluzioni di Bush, come la costruzione di una barriera di 1100 km tra Usa e Messico.

  • Politica interna: appoggia una politica di limitazione della vendita di armi per uso di difesa personale, stabilendo nuovi requisiti per il possesso (la National Rifle Association lo giudica un "nemico dei diritti dei possessori di armi"). E' favorevole alla pena di morte solo in casi eccezionali. Si è impegnato a diminuire le emissioni di gas serra e di migliorare la qualità di aria e acqua tramite la riduzione dell'inquinamento.

  • Politica estera: forte del non aver votato a favore della guerra in Iraq, Obama è favorevole al ritiro immediato e scaglionato delle truppe americane, per cui ha già votato in diverse occasioni. Nel 2007 ha presentato in Senato un piano di De-escalation dall'Iraq. E' contrario all'uso della forza militare contro l'Iran. Obama è amico di Israele ma è visto con sospetto dal governo di Tel Aviv a causa della sua vicinanza alla causa palestinese.
Punti di forza: rappresenta meglio di tutti il rinnovamento; ha dalla sua parte i giovani, che si sono iscritti in massa alle liste elettorali; la sua crescita nei sondaggi è costante; sul lungo periodo potrebbe accreditarsi come possibile candidato; potrebbe prendere voti tra gli indipendenti e i simpatizzanti repubblicani
Punti deboli: la scarsa esperienza politica; il pregiudizio razziale ancora presente in molte zone dell'America; lo strapotere mediatico ed economico di Hillary Clinton; l'ostilità delle lobby; lo scetticismo dei dirigenti del partito, che non lo vedono come possibile candidato.

Fonti: Wikipedia, Washington Post, The audacity of hope, CNN

lunedì 14 gennaio 2008

Verso il voto: le primarie in Michigan



Manca un giorno alla nuova tornata elettorale delle Primarie 2008, che questa settimana fanno tappa in Michigan.
Il Michigan ha una superficie di 250.941 kmq con una popolazione di 10.112.620 abitanti.
Le primarie del 2008 in questo stato hanno più che altro un valore simbolico, visto che il peso politico del Michigan è stato quasi azzerato a causa di dissidi interni. Lo Stato del Michigan ha infatti deciso di anticipare la tornata elettorale al 15 gennaio, rifiutando la data del 5 febbraio, caldeggiata da entrambi i partiti. A seguito di questa presa di posizione, il Partito Democratico ha privato il Michigan di tutti i suoi delegati, mentre il Partito Repubblicano ha dimezzato il numero di rappresentanti che saranno eletti.

Per i Democratici concorreranno Hillary Clinton, Dennis Kucinich e Mike Gravel, che hanno deciso di rimanere in corsa anche se solo per un risultato simbolico. Sia John Edwards che Barack Obama (di quest'ultimo pubblicherò il profilo domani) non concorreranno personalmente, ma negli ultimi giorni i loro sostenitori stanno facendo campagna elettorale per votare "Uncommitted", nella speranza che questi voti limitino il prevedibile successo di Hillary, attestata attorno al 56%.
In casa democratica, dopo una crescita nei consensi a seguito della vittoria in New Hampshire, le quotazioni della Clinton si sono nuovamente fermate mentre sono ancora in crescita quelle di Barak Obama. Il senatore nero, in un sondaggio condotto tra sabato e domenica, avrebbe il 39% dei consensi contro il 29% della ex first lady, a conferma del fatto che i sondaggi in questo momento sono alquanto schizofrenici, e rispecchiano l'indecisione di fondo dell'elettorato dell'asinello.
In settimana, Hillary Clinton è anche stata protagonista di un mezzo incidente diplomatico con la comunità nera, dopo aver rilasciato alcune dichiarazioni in risposta ad Obama che sembravano sminuire il valore dell'azione civile di Martin Luther King e degli attivisti per la parità di diritti. La Clinton ha subito rettificato le sue affermazioni, accusando però i sostenitori di Obama di aver distorto il senso delle sue parole.

Tra i Repubblicani la sfida è più accesa, anche perchè il numero di delegati, anche se dimezzato, è comunque cospicuo. Il favorito è Mitt Romney, la cui stella è però offuscata nei sondaggi a favore di John McCain, proiettato in testa ai consensi dopo la vittoria in New Hampshire: un sondaggio di sabato dà il veterano del Vietnam al 32% contro il 26% del governatore del Massachusetts.
In Michigan Romney potrebbe perdere inoltre consensi a favore di Mike Huckabee, dividendosi con lui i votanti di ispirazione religiosa: nello statoè infatti presente una cospicua comunità di evangelici (il 46% della popolazione), che potrebbero dare il proprio appoggio al pastore battista piuttosto che al mormone Romney. Tuttavia quest'ultimo può sperare in un successo anche per motivi di famiglia: è nato in Michigan e suo padre George ne è stato governatore.
Un sondaggio McClatchy-Msnbc sul Michigan dà Romney al 30%, McCain al 22% e Huckabee al 17%. Giuliani è attestato al 7%, ma non ha fatto campagna elettorale in Michigan.

domenica 13 gennaio 2008

Vademecum delle primarie: cos'è un caucus


Inizio con questo post una serie di spiegazioni dei termini e dei meccanismi che caratterizzano le primarie e, in seguito, le elezioni presidenziali. Si inizia con uno dei termini che, almeno da noi, sentiamo pronunciare solo ogni quattro anni: caucus.

Il termine deriva dal linguaggio dei nativi americani e significa "riunione dei capi tribù". Il caucus è quindi un incontro tra i membri di un partito politico per prendere decisioni ed eleggere i rappresentanti, ma nel significato che ci interessa in questa sede è uno dei due tipi di votazione adottate nelle consultazioni per eleggere il candidato alle presidenziali (l'altro è rappresentato appunto dalle elezioni primarie, che danno il loro nome all'intera consultazione).
Il caucus è una forma di democrazia diretta dalle origini quasi tribali, in cui il voto è espresso a volte con modalità insolite nell'era della tecnologia e del villaggio globale ma, soprattutto, raccoglie i voti non dei singoli ma della comunità.
Ogni Stato, che porterà i propri rappresentati (i delegati) alle convention di partito, è suddiviso in circoscrizioni, distribuite nei vari distretti, a loro volta suddivise in postazioni di voto. Si vota in qualsiasi luogo abbastanza grande da ospitare i votanti, quindi anche parrocchie, scuole, associazioni. Nei caucus hanno diritto di voto anche i diciassettenni che compiranno diciott'anni entro la data delle elezioni presidenziali. Al caucus partecipano solo gli attivisti locali del partito.
Tra i repubblicani il voto è segreto, e viene scritto a penna su una scheda. Al termine del voto si effettua la conta e il risultato viene comunicato dalle varie postazioni ai livelli superiori, per essere poi raccolti e conteggiati. Tra i democratici invece il voto è palese, in ogni caucus si formano dei gruppi di simpatizzanti per ogni delegato (e uno per gli indecisi). I partecipanti si dividono in diverse aree della sala e ogni gruppo effettua una dichiarazione di voto. Fino alla fine delle dichiarazioni i partecipanti di un gruppo possono cambiare idea e passare ad un altro. Al termine si effettua la conta delle persone presenti nei gruppi, e il più numeroso vince. Ogni caucus comunica poi i risultati telefonicamente ai livelli superiori.
In entrambi i partiti, partendo dai voti dei caucus avviene la nomina dei delegati nazionali (ogni stato ne ha in misura proporzionale al proprio numero di abitanti) che alla convention di fine estate confermeranno la scelta degli elettori.

Le primaries sono invece votazioni vere e proprie, che avvengono con modalità canoniche secondo la logica "una testa, un voto" nei seggi elettorali. Possono essere aperte o chiuse, a seconda che siano ammessi al voto i soli iscritti al partito o anche gli indipendenti e i semplici simpatizzanti, purchè iscritti nelle liste elettorali.