sabato 9 febbraio 2008

Verso il voto: i caucus repubblicani in Kansas

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Il Kansas è uno dei principali stati del MidWest americano. Conquistato dagli spagnoli nel XVI secolo, nel 1803 divenne possedimento degli Stati Uniti all'interno del complesso accordo che portò tra le altre cose all'acquisto della Louisiana. Dal 1812 al 1821 fu parte del Missouri, e per molti decenni fu popolato dai Nativi americani, e ospitò anche coloni spagnoli e Messicani.
Nel 1827 Fort Leavenworth divenne il primo avamposto dei coloni bianchi, e nel 1854 venne stabilito ufficialmente il territorio del Kansas. Lo stato fu teatro di sconti intestini tra schiavisti e abolizionisti, ed entrò a far parte dell'Unione nel 1861.
Oggi conta 2.735.502abitanti, 33° stato più popoloso, con una superficie di 213.096 kmq. La capitale è Topeka, la città più importante e popolosa è Wichita.
Oltre il 90% della popolazione è formata da bianchi e ispanici, mentre i neri rappresentano il 6,60%.
Il Kansas è l'ottavo stato per produzione di petrolio e di gas naturale, ed è su questi settori che si basa maggiormente l'economia.


Per i Repubblicani, lo stato del Kansas mette in palio 39 delegati, 36 eletti e 3 leader di partito. Lo stato è diviso in 4 distretti elettorali, ognuno dei quali assegna 3 delegati al candidato vincente. In caso di parità tra due candidati, ognuno riceve un solo delegato, mentre un terzo andrà alla convention senza assegnazione ufficiale. Gli altri 24 delegati eletti vengono assegnati al candidato che ha ricevuto più voti in assoluto, ammesso che abbia vinto in almeno due distretti, altrimenti andranno alla convention senza assegnazione. La convention statale si terrà il 22 maggio, e nominerà 3 delegati tra i leader del partito che verranno assegnati al candidato vincente.
Gli ultimi sondaggi riguardanti il Kansas risalgono a quasi un anno fa, e vedevano Romney con 4 punti di vantaggio su McCain, che a sua volta era alla pari con Giuliani. Come è naturale, il numero degli indecisi era molto alto.

Cinque ragioni per cui la Clinton dovrebbe preoccuparsi

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di Jim VandeHei e Mike Allen (The Politico)

  1. Ha perso il derby dei delegati. Detto chiaramente, questa è una guerra per vincere delegati, e potrebbe non essere decisa prima della convention Democratica. Anche se mancano gli ultimi risultati definitivi, il Super Tuesday è finito in pareggio, con una distanza di cinque o sei delegati.

  2. Ha essenzialmente pareggiato con Oabam nel voto popolare. Ognuno ha avuto circa 7.300.000 voti, un livello di parità impensabile poche settimane fa. In quel momento i sondaggi davano la Clinon avanti di dieci punti: quel vantaggio è sparito. Un motivo è che più gli elettori conoscono Obama, più decidono di votarlo.

  3. Ha perso più stati. Obama ha vinto in 14 stati, 6 in più della Clinton, e ha raccolto consensi ovunque. La sua vittoria in Missouri è stata impressionante sotto tutti i punti di vista, segnata da trionfi tra le donne e gli uomini, tra i religiosi e i laici, tra le città e le periferie.

  4. Ha perso la guerra dei soldi a gennaio. La raccolta fondi dà l'idea della situazione, e Obama ha più che doppiato la Clinton, raccogliendo 31 milioni di dollari contro i 14 della Clinton. Le conseguenze non si possono ignorare: gli attivisti democratici finanziano Obama in un modo che avrà un effetto profondo nel proseguo della gara.

  5. Il calendario gioca contro di lei. Adesso che più della metà degli stati è stata archiviata, si possono fare dei facili calcoli per stabilire il favorito. Nei caucus, la forza organizzativa di Obama dà il meglio di sè: ne ha vinti sette su otto. Adesso sono in vista altri tre caucus: Washington, Nebraska e Maine. Obama inoltre va benissimo negli stati con alta componente afro-americana, un altro segno promettente visto che le primarie di martedì prossime si svolgeranno in District of Columbia, Maryland e Virginia - tutti stati con una alta percentuale di neri. Poi sarà la volta di un altro caucus, quello delle Hawaii in cui Obama è nato. Insomma, ci aspetta un altro mese prima che la Clinton arrivi ad una serie di stati - Pennsylvania e Ohio in testa - in cui è davvero favorita.

Verso il voto: le primarie in Louisiana

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La Louisiana è uno degli stati più a Sud degli USA, ha una popolazione di 4.515.770 abitanti, il 24° stato più popoloso, e ha come capitale Baton Rouge, anche se la città più famosa e popolosa è New Orleans.
Prende il nome da Luigi XIV di Francia, a cui lo stato venne dedicato dall'esploratore francese Renè Robert Cavelier de la Salle.
La Louisiana fu raggiunta dai conquistatori europei nel 1528, e i primi ad arrivare furono gli spagnoli, che però persero ben presto interesse per questa regione paludosa.
Nella seconda metà del 1600, i francesi giunsero nella zona e vi si stabilirono trovandone un comodo punto di appoggio per i loro commerci, e nel 1682 la Louisiana fu dichiarata francese. Successivamente lo stato fu teatro di sconti tra i francesi, gli spagnoli tornati alla carica e gli inglesi, che alla fine del 1700 si appropriarono di tutti i possedimenti francesi ad est del Mississippi, mentre la Louisiana tornò in mano iberica. Nel 1800 tornò alla Francia grazie a Napoleone.
Dopo l'Indipendenza, gli USA vedevano di cattivo occhio una colonia francese in un luogo così strategicamente importante, e il presidente Jefferson incaricò il ministro Robert Livingston di comprare per 10 milioni di dollari New Orleans, il porto e le zone circostanti. Il primo ministro francese Talleyrand mise invece sul piatto tutto lo stato, che venne così ceduto per 60 milioni di dollari e annesso all'Unione nel 1812.
L'economia della Louisiana si absa sulla coltivazione del cotone, del riso e delle patate, sull'industria e sulla pesca. L'uragano Katrina del 2005 ha messo in ginocchio lo stato causando non solo danni enormi alle industrie, alle coltivazioni e alle infrastrutture, ma un numero altissimo fra vittime e sfollati.
Con il 33,47% di popolazione afroamericana, la Louisiana è uno degli stati con maggiore componente nera.


Per i Democratici, la Louisiana mette in palio 67 delegati, di cui 56 pledged e 11 superdelegati, tramite il sistema della primaria chiusa. Dei 56 eletti su base popolari, 37 delegati vengono assegnati sulla base dei risultati in ciascuno dei 7 distretti elettorali, mentre 19 vengono assegnati proporzionalmente in base ai voti in tutto lo stato. La soglia di sbarramento è del 15%. Nella convention del 3 maggio, vengono nominati gli 11 super delegati.
Non esistono sondaggi recenti sulla Louisiana, ma la grande componente nera dell'elettorato democratico dovrebbe portare ad una vittoria di Obama, come accaduto negli altri stati del sud.


Per i Repubblicani, la Louisiana mette in palio in totale 47 delegati, di cui 44 pledged e 3 unpledged. Il sistema di assegnazione è piuttosto macchinoso: il 22 gennaio si sono tenuti dei caucus per scegliere i delegati alla convention statale, ma senza assegnazione ai candidati. Durante le primarie del 9 febbraio, 20 delegati vengono assegnati ai candidati come segue: se un candidato supera il 50% dei voti in tutto lo stato, prende tutti e 20 i delegati, altrimenti i delegati saranno ufficialmente unpledged, e sarà la convention statale a decidere se e a quale candidato assegnarli. La convention statale si terrà il 16 febbraio, e oltre a decidere l'assegnazione dei 20 delegati, provvederà ad eleggerne altri 24 tra quelli dei 7 distretti elettorali, e i 3 delegati unpledged tra i leader del partito.

venerdì 8 febbraio 2008

McCain fischiato, Romney alla finestra, Huckabee all'attacco

Anche se dopo il ritiro di Romney (o meglio, la sospensione della sua campagna elettorale) le cose in casa Repubblicana sembrano essere più chiare, a guardare sotto la superficie si vede che la crisi, di identità e di programmi, del Gop rischia di esplodere.
Non c'è rosa senza spine, e per questo il ritiro di Romney - mossa politicamente molto astuta, come vedremo - mette in difficoltà McCain forse più di un'eventuale proseguimento della sfida a due.
Con Romney in gara, infatti, il senatore dell'Arizona poteva continuare a rappresentare le sue personali posizioni, non in linea con l'ortodossia del partito, mentre l'ex governatore del Massachusetts rappresentava i "true conservatives". Ora McCain diventa giocoforza il candidato del partito, e questo lo costrigerà a scendere a compromessi. Come d'altronde dovrà fare il Gop.
I primi effetti si sono visti ieri, quando McCain ha partecipato a Washington alla Conservative Political Action Conference, la riunione della più importante corrente di conservatori, riunione che McCain ha sempre disertato in passato.
Salito sul palco esattamente due ore dopo l'applauditissimo discorso di congedo di Romney, McCain è stato accolto da un egual numero di applausi e di fischi, nonostante i responsabili della conferenza avessero pregato insistentemente i convenuti, già all'ingresso, di non fischiare il senatore.
Nel suo discorso, McCain non ha nascosto le differenze con i conservatori, soprattutto sul delicato tema dell'immigrazione, ma ha provato a colmare il gap assicurando il massimo impegno per proteggere i confini. L'accoglienza, alla fine, è stata tiepida ma migliore del previsto.
A questo punto, e fino alla convention, McCain dovrà fare un delicato lavoro di ricucitura dei rapporti con il partito, che probabilmente gli imporrà un vicepresidente appartenente all'ala più conservatrice.
McCain non potrà fare altrimenti, soprattutto visto che Romney non solo non ha fatto endorsement per lui, ma ha annunciato che manterrà i delegati e parteciperà alla convention. Anche se le possibilità di un colpo di scena sono pochissime, la presenza dell'ex rivale rappresenta una spada di Damocle, soprattutto in caso di convention "aperta", senza un candidato con la maggioranza assoluta di delegati.
Romney, dal canto suo, ritirandosi ha visto innalzare il proprio gradimento su livelli mai raggiunti finora. La sua mossa è stata apprezzata sia dai suoi seguaci che da quelli di McCain. A questo punto, sorvolando sulle poche possibilità di ritornare in gioco a settembre, Romney starebbe già pensando alle primarie del 2012, seguendo l'esempio di Ronald Reagan, che nel 1976 si ritirò dalle primarie lasciando campo libero a Ford, per poi candidarsi e vincere le elezioni quattro anni dopo.
Infine c'è Mike Huckabee, che continua ad essere in bolletta, ma che a questo punto non può ritirarsi "Questa è una corsa a due, e io ho l'obbligo di continuare" ha detto. E' prevedibile che attorno a lui si concentraranno i voti della destra religiosa che finora aveva diviso con Romney, e in questo senso non c'è bisogno di endorsement da parte del mormone. Huckabee ha ripreso la sua campagna elettorale. Ospite di Tyra Banks, l'ex pastore battista si è presentato come la vera alternativa a McCain per i repubblicani insoddisfatti, dichiarandosi un "autentico, vero conservatore, e mi piacerebbe avere il supporto di chi finora ha sostenuto Mitt".

2000

Per una volta parliamo del blog. Oggi abbiamo raggiunto le 2000 visite, che in 1 mese e 2 giorni di vita non mi sembrano poche. Un po' di numeri: la media è di più di 60 visitatori al giorno, il record si è toccato mercoledì scorso con 303 visitatori, nel solo mese di febbraio sono stati quasi 1000 e le pagine viste in totale sono oltre 3.200.
La maggior parte dei visitatori sono arrivati da un motore di ricerca, e le parole chiave più richieste sono state "USA 2008", "primarie delegati e super delegati", "programma obama".
Il blog ha ricevuto visite da 4 continenti, manca all'appello solo l'Oceania. Il paese straniero più fedele è la Svizzera, le città italiane con più visite sono Roma, Milano, Napoli e Pisa.

Un grazie a tutti voi che ci seguite, e in particolar modo a chi ha animato anche la sezione commenti con aggiornamenti, spunti e quant'altro. Grazie anche a chi ha linkato il blog e che ho provveduto a ricambiare.
Una piccola novità, per rendere più leggibile il blog: qui a fianco, in alto sulla destra, trovate da oggi il link al tabellone dei risultati. Visto che abbiamo praticamente superato il giro di boa della metà degli stati, diventa impraticabile postare ogni volta tutti i risultati, perciò d'ora in poi il giorno successivo alle votazioni posterò in prima pagina solo i risultati degli ultimi stati, mentre per avere il tabellone generale vi basta cliccare sul link a fianco. Quel post sarà aggiornato costantemente, soprattutto per quanto riguarda i risultati del Super Tuesday.
Stay tuned.

Cinque domande sul ritiro di Romney

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Da CNN.com

Perchè Romney si è ritirato adesso?
John King (caporedattore CNN) - Non vuole rimanere in corsa e scontrarsi ancora con John McCain quando è chiaro a tutti che McCain sarà il candidato nominato, o comunque è molto vicino a diventarlo. E, come ha detto nel suo discorso, per facilitare il confronto con i Democratici alle presidenziali.

Perchè Romney non è entrato in sintonia con gli elettori?
Bill Bennett (giornalista CNN) - E' sicuramente un uomo che colpisce, il giornalista Jim Cramer lo ha definito uno dei più grandi imprenditori del Nord America. Semplicemente non è entrato in sintonia con l'elettorato.
Alla fine dei conti, puoi fare i sondaggi su questo o quell'altro argomento, ma le persone votano le persone. E le persone non hanno sentito in Romney quel qualcosa che potesse dar loro fiducia.

Cosa significa per i Democratici il ritiro di Romney?
Candy Crowler (corrispondente CNN) - Loro guardavano a Romney come al candidato più facile da battere politicamente, a causa della sua storia. Lui era a favore della scelta delle donne, adesso invece è un anti-abortista. Ha cambiato le sue posizioni sulla ricerca sulle cellule staminali. Ha cambiato la sua posizione sui matrimoni gay, e via dicendo. Perciò veniva visto come un avversario debole.
Ora li lascia con John McCain, o forse Mike Huckabee, ma pensano tutti a McCain.
Perciò si prospetta una campagna molto più dura con John McCain.

Cosa farà Romney?
John King - Romney è giovane. Penso che stia pensando al suo futuro politico, e non vuole essere visto come il Repubblicano che è rimasto in corsa per affrontare l'uomo che la maggior parte degli elettori voleva come candidato.
E' un'interessante strategia a medio termine, e dalle informazioni che stiamo raccogliendo sembra certo che c'è anche una strategia a lungo termine.

Bill Bennett - Penso che Romney abbia un futuro in politica e sarà una voce importante nel partito. Mi aspetto di vederlo diventare qualcosa. Non sarebbe un grande Presidente del Partito Repubblicano?

Perchè i Repubblicani sono così vicini a decidere la nomination e i Democratici no?
Bill Schneider (analista politico) - Le primarie sono un campo di battaglia. Si prendono i candidati sconfitti e si gettano i loro corpi fuori dal campo. Finora si sono liberati di Giuliani, Thompson e Romney.
I Democratici hanno più difficoltà perchè le loro regole permettono ai candidati di rimanere in corsa più alungo, senza poter staccare la spina. I Repubblicani hanno stati in cui vige il "winner-take-all", e John McCain ne ha vinti diversi - New York, Arizona, Missouri - e perciò è vicino alla nomination. Il processo sta arrivando alla conclusione, ed è esattamente quello che dovrebbe succedere nelle primarie.

Verso il voto: le primarie a Washington

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Lo stato di Washington, che non va confuso con la città di Washington appartenente al Distretto di Columbia (DC) e che è in tutt'altra parte degli USA, conta 6.203.788 abitanti ed è il quindicesimo stato più popoloso. La capitale è Olympia, ma la città più popolosa e conosciuta è Seattle. L'origine del nome dello stato non viene solo dal primo presidente USA, come si crede, ma anche dall'esploratore George Washington Bush, uno dei primi coloni neri.
La particolare posizione, all'estremo Nord Ovest, ha reso lo stato uno degli ultimi territori conquistati dagli europei. Gli spagnoli ci arrivarono nel 1775, gli inglesi nel 1778 con James Cook, e fu esplorato solo nel 1789. Nel 1819 gli spagnoli cedettero la loro parte di territorio agli Stati Uniti, che iniziarono una disputa con la Gran Bretagna, finchè anche questa non cedette i suoi possedimenti. Nel 1889, Washington divenne il 42° stato dell'Unione.
Il territorio dello stato è ricco di riserve naturali, foreste e cascate.
L'88% della popolazione è bianca, e solo il 4,12% è nero, le discendenze maggiori provengono dalla Germania e dall'Irlanda. L'economia si basa sull'industria aeronautica (qui si producono i Boeing) e di software (qui ha sede Microsoft).

Le primarie Democratiche mettono in palio un totale di 97 delegati, di cui 78 pledged e 19 super delegati. Dei 78 delegati eletti, 51 vengono assegnati ai vincitori nei vari collegi elettorali e i restanti ventisette sono assegnati proporzionalmente sulla base del voto in tutto lo stato. La convention statale si tiene il 15 giugno, mentre il 19 febbraio, dieci giorni dopo le primarie, si terranno dei caucus atti a selezionare personalmente i delegati, che poi saranno assegnati secondo i risultati delle primarie di sabato 9.
Secondo i sondaggi di SurveyUSA del 3 febbraio, gli unici recenti, Obama avrebbe il 53% dei consensi contro il 40% della Clinton, mentre i sondaggi risalenti a ottobre davano la Clinton al 44% e Obama al 29%.

Per i Repubblicani, lo stato mette in palio il 9 febbraio 18 delegati con il sistema del caucus chiuso, mentre il 19 febbraio si terranno le primarie vere e proprie che mettono in palio altri 19 delegati dei 37 pledged previsti per Washington. I delegati vengono assegnati secondo un complesso meccanismo che unisce il proporzionale sulla base del voto nei distretti (nel caucus) e un sistema winner-take-all nelle primarie. Nella convention del 30 e 31 maggio il partito seleziona 3 delegati unpledged RNC.
I sondaggi di SurveyUSA risalenti al 3 febbraio danno McCain al 40%, Romney al 26%, Mike Huckabee al 17% e Ron Paul al 9%, ma ovviamente risalivano a prima del ritiro di Romney. A ottobre, il grande favorito era Rudy Giuliani con il 34% di consensi.

giovedì 7 febbraio 2008

Mitt Romney si ritira? Sì e no

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L'ex governatore del Massachusetts Mitt Romney ha annunciato il suo ritiro dalle primarie. Anzi no, ha annunciato che "sospenderà la sua campagna elettorale". Ciò vuol dire che manterrà i suoi delegati e"rimarrà alla finestra", ma in pratica la sua corsa alla Casa Bianca finisce qui.
Nonostante fosse virtualmente ancora in corsa per la nomination, i risultati non esaltanti del Super Tuesday lo hanno spinto a farsi da parte "per il bene del partito", ritenendo che continuare la campagna avrebbe spaccato il partito e favorito i Democratici.
Romney ha preso atto che il gap con McCain è ormai incolmabile, e Huckabee è riuscito più di lui a conquistare i "veri conservatori". A questo punto è probabile che Romney attenda di vedere se McCain riuscirà a conquistare la maggioranza dei delegati, in caso contrario alla convention potrebbe ancora dire la sua.
Oltre a questo, ha giocato un ruolo importante il fattore economico: Romney ha attinto pesantamente al suo patrimonio personale per portare avanti la sua campagna elettorale.
A questo punto la strada di McCain verso la nomination sembra spianata.

Vademecum delle primarie: quanti delegati hanno i Democratici?

Proviamo a fare chiarezza su quanti delegati hanno davvero la Clinton e Obama, e capirci quindi qualcosa del balletto di cifre di queste ore. Per la definizione di delegati e super delegati, vi rimando al mio post di qualche settimana fa.
Innanzitutto, perchè tutta questa differenza di stime tra NBC, CNN, Associated Press e altro ancora? Perchè ci sono tre modi di contare i delegati
1) contare solo i delegati pledged, cioè quelli eletti dai cittadini in ogni stato
2) contare anche i super-delegati degli stati in cui si è già votato e che hanno già dichiarato il voto
3) contare tutti i super-delegati che hanno già dichiarato il voto.

Il primo metodo, usato ad esempio dalla NBC, è quello più corretto, in quanto il dato sui delegati pledged è l'unico certo, visto che i super delegati possono cambiare idea fino all'ultimo momento; va però detto che in alcuni stati importanti i conteggi non sono terminati, e quindi i dati sono parziali e/o ipotetici.
E' però vero, daltro canto, che il voto dei super-delegati sarà quasi certamente determinante per la nomination, e quindi è anche giusto inserirli nel computo per avere un quadro generale più aderente alla realtà.
Dopo tutte le crifre di questi giorni, propongo nel mio piccolo i conteggi di Primary 2008.

Calcolando solo i delegati eletti, attualmente la situazione è la seguente:
Hillary Clinton: 833 delegati
Barack Obama: 821 delegati
I dati sono però parziali in quanto mancano i risultati definitivi della California e di New York (che comunque dovrebbero essere proporzionati a quelli parziali, e quindi non spostare i rapporti di forza), e di Georgia e Illinois (dove invece Obama dovrebbe aumentare il vantaggio). Con i risultati definitivi i due candidati dovrebbero essere ancora più appaiati, o addirittura Obama dovrebbe essere avanti.
La NBC infatti ha effettuato delle proiezioni quasi definitive su tutti gli stati, con un risultato di 838 a 834 per Obama.

La situazione con i superdelegati cambia. Basandomi sui dati forniti dalla CNN, la Clinton ha l'appoggio di 197 superdelegati contro i 108 di Obama. Se però ci soffermiamo sui delegati dei soli stati in cui si è votato, il rapporto è 177 a 128 in favore della ex first lady. E' importante questa distinzione, perchè la "grande onda" di Obama potrebbe avere influenze soprattutto sui superdelegati degli stati ancora "aperti" inducendoli a cambiare orientamento (cosa che è possibile comunque con tutti gli stati).
In totale, quindi, la Clinton avrebbe 1030 delegati e Obama 929 più 26 di Edwards, ma ricordiamo che 2064 delegati sono ancora da assegnare, e di questi 491 sono super.
A presto i conti per i Repubblicani.

Profili: Mike Gravel

Maurice Robert "Mike" Gravel

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Democratico
Età: 78 anni
Professione: politico, fondatore della Democracy Foundation, rappresentante dell'Alaska dal 1963 al 1966, Senatore dell'Alaska dal 1968 al 1981.
Fondi raccolti: 379.795 $
Budget: 17.527 $

Il più anziano dei contendenti alla Casa Bianca in queste primarie resta in gara nonostante i risultati non esaltanti (eufemismo) raccolti finora. E' uno dei "grandi vecchi" del DNC ed è anche uno di quelli più spostati a sinistra. Apertamente populista, già negli anni '60 si batteva per il reddito minimo garantito a tutti, per il finanziamento pubblico delle elezioni, per un sistema di tassazione progressivo che penalizzasse i più ricchi e salvaguardasse le fasce deboli senza esenzioni o deduzioni, per il taglio delle spese militari, per l'abolizione della pena di morte e del segreto di stato, e successivamente contro la guerra in Vietnam. Battaglie che, nella maggior parte dei casi, sono state riscoperte e fatte proprie dal partito con molto ritardo.

Nato nel Massachusetts da famiglia franco-canadese, a 26 anni decise di diventare "un pioniere" e si trasferì in Alaska senza un lavoro nè soldi. Lavorò nel campo immobiliare e nelle ferrovie ma raggiunse un certo successo come "property developer" nella penisola Kenai. Nel 1958 provò per la prima volta ad entrare in politica, ma senza successo. Ci riprovò nel 1962 e venne eletto alla Camera dei Rappresentanti dell'Alaska, di cui diventò speaker nel 1965. Dopo un anno sabbatico, nel 1968 si candidò al Senato degli USA presentandosi alle primarie contro l'ottantunenne senatore Gruenig, ex governatore considerato uno dei padri dell'Alaska. Gravel adottò per la sua campagna elettorale uno stile nuovo, assumendo Joseph Napolitan, il capostipite dei consulenti politici per l'immagine, e producendo un cortometraggio sulla sua vita da far trasmettere in televisione. Gravel vinse per pochi voti le primarie e conquistò poi alle elezioni il seggio al Senato. Nel 1972 tentò inutilmente di essere scelto come vicepresidente dal candidato democratico McGovern.

Nel 1980, Gravel venne sfidato alle primarie per il Senato da Clark Gruenig, nipote dell'avversario sconfitto 12 anni prima. Gravel scontò l'avversità della base del partito in Alaska (il governatore fece campagna contro di lui) e alcune scelte infelici nell'ultima legislatura, e inoltre i Repubblicani sfruttarono il sistema di voto aperto per appoggiare Gruenig, ritenuto un candidato più facile da battere. Gravel fu sconfitto e si ritirò dalla politica dedicandosi agli affari, ma nel 1989 creò The Democracy Foundation, per promuovere la democrazia diretta. Nel 2006 ha annunciato a sorpresa la sua candidatura alle Primarie 2008, ottenendo l'appoggio di "Granny-D", Ethel Doris Rollins, che con i suoi 98 anni è la più anziana attivista del partito.
Sposato in seconde nozze con Whitney Stewart, ha due figli di 48 e 46 anni nati dal primo matrimonio.

Contro la guerra in Vietnam e la leva
Nel 1968, durante la campagna per le presidenziali, Richard Nixon promise l'abolizione della leva, prevista per il 1971. Arrivati a quella data, il Senato si trovò a dover decidere estenderla o no, visto che la guerra in Vietnam stava continuando. Nixon, venendo meno alle sue promesse, promosse una proroga della leva fino al 1973, con la possibilità di un'ulteriore slittamento al 1975. Nel maggio 1971, Mike Gravel annunciò la sua decisione di voler fare ostruzionismo alla proposta, bloccando la coscrizione e obbligando così gli USA a mettere rapidamente fine alla guerra in Vietnam. I Democratici si spaccarono al loro interno tra chi appoggiava la possibilità di una proroga di un solo anno e chi si opponeva nettamente alla leva. Gravel era ovviamente tra questi ultimi, e avviò una serie di iniziative legislative per bloccare la proposta di Nixon.
Dopo alcuni tentativi andati a vuoto, si aprì una trattativa per un possibile piano di ritiro dal Vietnam. La trattativa andò a vuoto, ma nel frattempo la legge sulla leva arrivò alla scadenza e decadde. Nixon tentò un rinnovo, ma stavolta l'ostruzionismo di Gravel funzionò fino al settembre 1971, e la proroga di due anni fu approvata.
Nello stesso periodo, l'ex analista del Dipartimento della Difesa Daniel Ellsberg tentò di far pubblicare alcune carte segrete del Pentagono riguardanti il Vietnam. Bloccato dal Dipartimento di Giustizia, Ellsberg fece avere le carte a Gravel (in modo rocambolesco). Gravel tentò di leggere pubblicamente le carte in Senato, poi le lesse (omettendo alcune informazioni dannose per la sicurezza nazionale) durante una seduta della commissione da lui presieduta, e di fronte ai giornalisti. Infine, con la collaborazione di Noam Chomsky, riuscì a farle pubblicare in un libro, diventando una celebrità per il movimento no-war.

Posizioni politiche e programma di Mile Gravel
Gravel è apertamente populista, fautore della democrazia diretta e delle correnti più "liberal" all'interno del partito

  • Politica economica: Gravel sostiene il sistema di tassazione FairTax nella parte in cui propone l'istituzione di una tassa progressiva e misure in favore dei più poveri, rivedendo anche la soglia di povertà.

  • Politica sociale: Gravel sostiene un sistema sanitario universale che riguarda tutti i cittadini che pagano le tasse e una speciale copertura per i veterani di guerra. Ritiene che le medicine e la tecnologia medica siano la principale causa delle bancarotte. E' un sostenitore della concessione di diritti alle coppie gay, compreso il matrimonio, e della eliminazione di tutte le discriminazioni verso gli omosessuali. Ritiene che la tossicodipendenza vada trattata come una malattia ed è favorevole alla legalizzazione della marijuana, che dovrebbe essere venduta secondo le stesse leggi che riguardano l'alcool. E' favorevole alla libertà di scelta della donna in merito all'aborto, senza intromissione della legge. E' favorevole all'uso di cellule staminali embrionali per la ricerca.

  • Politica interna: E' a favore di una legislazione restrittiva sul possesso di armi, rendendo obbligatorio un corso di allenamento per coloro che vogliono avere un'arma da difesa. E' contrario alla pena di morte. E' contrario alla carcerazione e alla deportazione degli immigrati clandestini, e promuove un percorso di facilitazione per conferire loro la cittadinanza. Vorrebbe mettere un tetto alle emissioni di carbone e favorire la ricerca di fonti di energia alternative. Si oppone alla deforestazione e alla protezione di specie animali in via di estinzione. E' per l'adesione immediata al protocollo di Kyoto. Per combattere il terrorismo, ritiene necessario cambiare politica estera.

  • Politica estera: E' favorevole al ritiro immediato delle truppe dall'Iraq, di cui ritiene illegale l'invasione. E' contrario alle sanzioni contro l'Iran e chiede una soluzione diplomatica e un cambio di atteggiamento nei confronti degli stati con cui ci sono motivi di tensione: gli USA dovrebbero appoggiare negoziati diretti tra Israele e Palestina, compresa Hamas; garantire la demilitarizzazione dei confini tra Israele e Palestina; promuovere un disarmo nucleare. Ha proposto una legge per proibire la pratica della tortura.

Punti di forza: non ha possibilità di diventare Presidente, ma la sua esperienza potrebbe farlo rientrare in gioco per la vicepresidenza; il suo ruolo nel partito potrebbe portarlo a sponsorizzare un candidato alla convention.
Punti deboli: non è mai entrato in corsa, ha raccolto cifre bassissime di fondi e la copertura mediatica dedicatagli è stata irrisoria.

Fonti: CNN, New York Times, Washingotn Post, Wikipedia

mercoledì 6 febbraio 2008

Il punto sul Super Tuesday

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Nessuno sconfitto. Anzi, uno sì: i sondaggi. Clinton avanti in California di 10 punti, no, Obama recupera ed è a meno 1, anzi no, ha superato la Clinton ed è a più uno. Ma no, è a più 13.
Lo spoglio ancora non è finito, ma la Clinton è comunque a +9: bravo SurveyUSA, dietro la lavagna Rasmussen e soprattutto Zogby, che dopo aver dato vincente Kerry nelle presidenziali 2004 mette definitivamente una pietra sulla propria credibilità.
Due mesi fa, nessuno avrebbe potuto pensare ad un Super Tuesday non risolutivo per i Democratici, ma due giorni fa in molti pensavano che Obama avrebbe mantenuto il vantaggio sulla Clinton. Come si vede, anche se mancano i non decisivi voti del New Mexico e dei Democratici all'estero, entrambe le speranze sono sfumate.
Finora la Clinton ha conquistato 8 stati e 542 delegati, Obama 13 stati e 540 delegati, ma mancano all'appello ancora alcuni delegati di quegli stati in cui lo scrutinio non è ancora terminato, e la California è uno di questi. In questa situazione, Obama è uscito allo scoperto proclamando di aver conquistato più delegati della Clinton. Nel totale, compresi i superdelegati, la Clinton ha dai 783 agli 845 delegati, Obama dai 709 ai 765 e Edwards 26 (per la nomination ne occorrono 2.025)- senza superdelegati Obama è a 603 e la Clinton a 590: ne sono ancora in palio 2900, tra super e pledged: la sfida la decideranno la Virginia, l'Ohio (141 delegati) il Texas (193), la Pennsylvania (158), la North Carolina (155).

Più lineari con le previsioni i risultati dei Repubblicani, anche se nessuno ieri avrebbe scommesso su un Huckabee in grado di trionfare in 5 stati. John McCain esce vittorioso dal Super Martedì con 9 stati conquistati per 455 delegati, Mitt Romney deve accontentarsi di 7 stati e 173 delegati, ma è virtualmente fuori dal giro che conta. Huckabee mette in cascina altri 147 delegati e si comincia a parlare di un ticket con McCain.
In totale, McCain ha dai 557 ai 613 delegati (per la nomination ne occorrono 1.191), Romney dai 265 ai 269, Huckabee dai 169 ai 190: ne sono ancora in palio 1465, e la sfida si deciderà in Texas (137 delegati), North Carolina (6), Pennsylvania (71) e Indiana (54)

Speciale risultati:il Super Tuesday

IN CONTINUO AGGIORNAMENTO

Mancano ancora pochi voti da scrutinare e alcuni delegati da assegnare, poi il supermartedì passerà in archivio.
Il riassunto più efficace lo fa il LA Times "Senza sconfitti, la lotta va avanti".

Hillary Clinton conquista 8 stati, i più popolosi e importanti, per un totale di 481 delegati.
Barack Obama conquista gli altri 13 stati, per un totale di 476 delegati (sono ancora da assegnare i delegati del New Mexico e dei Democratici all'estero). La Associated Press dà la Clinotn ad un totale di 760 delegati contro i 692 di Obama.

John McCain esce sicuramente vincitore, ma non dà il colpo del KO. Vince in 9 stati e conquista 468 delegati, ma i rivali sono ancora in corsa.
Mitt Romney non riesce a contrastare il rivale, per poco non viene beffato nel suo Massachusetts, ma conquista comunque 7 stati con 158 delegati.
Mike Huckabee è invece la sorpresa di questo super Tuesday, al sud la destra evangelica lo spinge in alto, e lui conquista 5 stati e 132 delegati.
Attualmente McCain è accreditato a 570 delegati, Romney a 251 e Huckabee a 175.


Alabama primary risultati finali

Hillary Clinton: 41,56% (21 delegati)
Barack Obama: 55,96% (20 delegati)


John McCain: 37,38% (16)
Mitt Romney: 18,06%
Mike Huckabee: 40,83% (20)
Ron Paul: 2,72%

Alaska caucus risultati finali

Hillary Clinton: 25,43% (4)
Barack Obama: 74,57% (9 delegati)

John McCain: 15,78 (3)
Mitt Romney: 44,83% (12)
Mike Huckabee: 22,29% (6)
Ron Paul: 17,10% (5)

American Samoa caucus risultati finali

Hillary Clinton: 63,47% (2 delegati)
Barack Obama: 36,30% (1)
Mike Gravel: 0,22%

Arizona primary pr. 99%

Hillary Clinton: 50,69% (31 delegati)
Barack Obama: 41,78% (25)
Mike Gravel: 0,07%

John McCain: 47,26% (53)
Mitt Romney: 34,11%
Mike Huckabee: 8,97%
Ron Paul: 4,24%

Arkansas primary pr. 97%

Hillary Clinton: 70,01% (24)
Barack Obama: 27,40% (7)
Mike Gravel: 0,1%

John McCain: 20,37% (1)
Mitt Romney: 13,42% (1)
Mike Huckabee: 60,32% (26)
Ron Paul: 4,90%

California primary pr. 99%

Hillary Clinton: 51,92% (195)
Barack Obama: 42,31% (152)
Mike Gravel: 0,16%

John McCain: 42,21% (56 delegati)
Mitt Romney: 33,33% (3)
Mike Huckabee: 11,48%
Ron Paul: 4,24%

Colorado caucus risultati finali

Hillary Clinton: 32,67% (9)
Barack Obama: 67,17% (19)
Mike Gravel: 0,01%

John McCain: 18,60%
Mitt Romney: 58,30% (22)
Mike Huckabee: 12,73%
Ron Paul: 8,18%

Connecticut primary risultati finali

Hillary Clinton: 51,14% (26)
Barack Obama: 47,06% (22)

John McCain: 52,08% (27)
Mitt Romney: 32,96%
Mike Huckabee: 7,01%
Ron Paul: 4,03%

Delaware primary risultati finali

Hillary Clinton: 42,30% (6)
Barack Obama: 53,07% (9)

John McCain: 45,04% (18)
Mitt Romney: 32,53%
Mike Huckabee: 15,34%
Ron Paul: 4,24%

Democrats Abroad primary

Hillary Clinton:
Barack Obama:
Mike Gravel

Georgia primary 99 %

Hillary Clinton: 31,11% (19)
Barack Obama: 66,40% (35)

John McCain: 31,60% (3)
Mitt Romney: 30,17%
Mike Huckabee: 33,97% (45)
Ron Paul: 2,91%

Idaho caucus risultati finali

Hillary Clinton: 17,68% (3)
Barack Obama: 81,66% (15)

Illinois primary pr. 99%

Hillary Clinton: 33% (42)
Barack Obama: 65% (83)

John McCain: 47% (54)
Mitt Romney: 29% (2)
Mike Huckabee: 17%
Ron Paul: 5%

Kansas caucus risultati finali

Hillary Clinton: 26% (9)
Barack Obama: 74% (23)

Massachusetts primary pr. 97%

Hillary Clinton: 56% (55)
Barack Obama: 41% (38)

John McCain: 41% (18)
Mitt Romney: 51% (22)
Mike Huckabee: 4%
Ron Paul: 3%

Minnesota caucus

Hillary Clinton: 32% (24)
Barack Obama: 67% (48)

John McCain: 22%
Mitt Romney: 42% (36)
Mike Huckabee: 20%
Ron Paul: 15%

Missouri primary risultati finali

Hillary Clinton: 48% (36)
Barack Obama: 49% (36)

John McCain: 33% (58)
Mitt Romney: 29%
Mike Huckabee: 32%
Ron Paul: 4%

Montana caucus risultati finali

John McCain: 22%
Mitt Romney: 38% (25)
Mike Huckabee: 15%
Ron Paul: 25%

New Jersey primary pr. 99%

Hillary Clinton: 54% (59 delegati)
Barack Obama: 44% (34)

John McCain: 55% (52 delegati)
Mitt Romney: 28%
Mike Huckabee: 8%
Ron Paul: 5%

New Mexico caucus pr. 98%

Hillary Clinton: 48% (13)
Barack Obama: 49% (12)

New York primary 99%

Hillary Clinton: 57% (138 delegati)
Barack Obama: 40% (93)

John McCain: 51% (101 delegati)
Mitt Romney: 28% (0)
Mike Huckabee: 11%
Ron Paul: 7%

North Dakota caucus risultati finali

Hillary Clinton: 37% (5)
Barack Obama: 61% (8)

John McCain: 23% (5)
Mitt Romney: 36% (8)
Mike Huckabee: 20% (5)
Ron Paul: 21% (5)

Oklahoma primary risultati finali

Hillary Clinton: 55% (24)
Barack Obama: 31% (14)

John McCain: 37% (32)
Mitt Romney: 25%
Mike Huckabee: 33% (6)
Ron Paul: 3%

Tennessee primary 99%

Hillary Clinton: 54% (35)
Barack Obama: 41% (23)

John McCain: 32% (14)
Mitt Romney: 24% (9)
Mike Huckabee: 34% (21)
Ron Paul: 6%

Utah primary risultati finali

Hillary Clinton: 39% (9)
Barack Obama: 57% (14)

John McCain: 5%
Mitt Romney: 90% (36)
Mike Huckabee: 2%
Ron Paul: 3%

West Virginia caucus risultati finali

John McCain: 1% (0 delegati)
Mitt Romney: 47% (0)
Mike Huckabee: 52% (18 delegati)
Ron Paul: 0%

martedì 5 febbraio 2008

Tutti gli endorsement testata per testata

Arizona Republic: Obama, McCain
Atlanta Journal Constitution: Obama, Romney
Boston Globe: Obama, McCain
Chicago Tribune: Obama, McCain
Kansas City Star: Clinton, McCain
Hartford Courant: Clinton, Romney
Los Angeles Times: Obama, McCain
New York Post: Obama, McCain
New York Times: Clinton, McCain
Sacramento Bee: Obama, McCain
Salt Lake Tribune: Clinton, Romney
San Francisco Chronicle: Obama, McCain
San Jose Mercury News: Obama, McCain
St.Louis Post-Dispatch: Obama, McCain

E gli endorsement di politici e VIP:

Joseph Lieberman (indipendente, ex Dem.): McCain
Gary Hart (ex candidato pres. Dem.): Obama
John Kerry (ex candidato pres. Dem): Obama
Henry Kissinger (ex segretario di stato): McCain
Madeleine Albright (ex segretario di stato): Clinton
Ted e Caroline Kennedy: Obama
Arnold Schwarzenegger (Gov. California, Rep): McCain

Scarlett Johannson (attrice): Obama
Chuck Norris (attore): Huckabee
Howard Stern (conduttore radio): Paul
Sylvester Stallone (attore): McCain
Toni Morrison (scrittrice premio Nobel): Obama
Oprah Winfrey (conduttrice tv): Obama

Le chiavi del Super Tuesday

Il voto latino. Mai come in queste primarie il voto dei latini rischia di diventare decisivo, e la minoranza etnica diventa ago della bilancia. In partenza i latini erano una parte importante dell'elettorato di Hillary Clinton, sia perchè la presidenza di Bill Clinton ha rappresentato un momento di svolta per gli ispanici, e viene giustamente ricordata da loro con rimpianto, sia perchè la rivalità con la minoranza afro-americana li ha messi nell'indisposizione di votare un candidato nero.
Le ultime settimane sembrano aver cambiato qualcosa: l'endorsement di Ted Kennedy, molto benvoluto tra gli ispanici, l'aggregazione di centinaia di latinos tra le fila dei sostenitori di Obama, l'impegno del senatore dell'Illinois per una riconciliazione nazionale e un superamento della rivalità tra le due etnie.
In California la presenza di ispanici è massiccia, ed il conflitto con i neri è più sentito che altrove: è su questo tema che si gioca, sul filo del rasoio, la partita in campo democratico.


McCain non è profeta in patria. Mentre gli altri candidati possono contare su un deciso appoggio negli stati in cui sono nati o in cui sono stati eletti (e la Clinton ne ha addirittura due, New York e Arkansas), John McCain deve affrontare una situazione non facile nella 'sua' Arizona. Nello stato, e in particolar modo a Phoenix, la questione dell'immigrazione è in cima alla lista delle priorità, e le tensioni sono all'ordine del giorno. Gruppi di attivisti contro gli immigrati clandestini si radunano quotidianamente minacciando azioni clamorose, e si intensificano nelle strade della città le ronde dei cittadini che si sentono insicuri. La posizione di McCain, che chiede una legalizzazione degli 11 o 12 milioni di illegali, lo ha messo in rotta di collisione con i più conservatori del suo partito, che sono anche i leader del Gop nello stato.

Republicans for Obama. I maligni potrebbero pensare che i repubblicani appoggino Obama perchè lo ritengono il candidato più debole in vista delle presidenziali, ma non è così (o comunque non solo). Come dimostra anche l'endorsement di Susan Eisenhower, nipote del Presidente Dwight D. Eisenhower, repubblicana da una vita, i conservatori ammirano il cambiamento che Obama sta cercando di portare nella politica americana. Pur non approvandone molte posizioni, non sfugge a tanti repubblicani che il loro partito è fermo su idee e persone irrimediabilmente vecchie: il più giovane dei candidati, Huckabee, è un fondamentalista, il più probabile nominato potrebbe diventare il più vecchio presidente al primo mandato, ma soprattutto manca la voglia di tracciare una nuova strada. Ciò che rappresenta Obama.

Gli strani sondaggi di Hillary. Ed Coghlan, ex direttore del notiziario di una tv locale californiana, ha raccontato di aver ricevuto una sera la telefonata di un istituto di sondaggi. Si è subito reso conto che c'era qualcosa di strano: il sondaggio riguardava i tre candidati democratici (Edwards era ancora in corsa) più McCain, e le domande sulla Clinton non erano vere domande, ma affermazioni del tipo "Se la Clinton avesse delle soluzioni per il problema dei mutui, e per evitare la bancarotta alle famiglie, lei la voterebbe?", mentre le domande su Obama avevano un tono diverso, ad esempio "Se sapesse che per 43 volte Obama si è astenuto invece di prendere una posizione precisa su ciò in cui crede, lo voterebbe?"


Il Fattore Huckabee. Un mese fa Huckabee trionfava a sorpresa in Iowa e sembrava essere l'uomo nuovo in grado di fare le scarpe al veterano McCain e al miliardario Romney. Da allora la campagna dell'ex governatore dell'Arkansas è rientrata prepotentemente nella normalità e lui, pur conquistando delegati qua e là, è ha visto il suo ruolo diminuire sempre di più. Tuttavia è ancora in gara, nonostante sia al verde e in molti stati non abbia fatto promozione. Nel Super Martedì potrebbe dire la sua in alcuni stati, come il "suo" Arkansas, e in generale potrebbe rappresentare un fattore di cui dover tener conto in futuro. Anche se gli elettori evangelici hanno smesso di supportarlo come nelle prime tornate elettorali (in Florida i votanti evangelici si sono divisi equamente tra Huckabee, Romney e McCain), i conservatori potrebbero sceglierlo in alternativa a Romney, favorendo indirettamente McCain. E se nessuno avrà la maggioranza assoluta dei delegati, l'appoggio di Huckabee alla convention potrebbe diventare decisivo.

La rivolta delle macchine. Le voting machine, le macchine per il voto elettronico ormai sempre più diffuse in Usa, fanno parlare di sè anche in queste primarie. Ricordiamo che proprio questi apparecchi sono stati al centro di infinite polemiche alle Presidenziali del 2000, quando il distacco tra Bush e Gore in Florida si era ridotto a una manciata di voti, e proprio il voto elettronico era accusato di aver falsato i risultati. Un bis delle polemiche si è avuto anche nelle presidenziali del 2004, ma non con la stessa intensità visto il distacco tra Bush e Kerry, e nelle primarie per il Congresso nel 2006.
In queste primarie, le voting machine sono state tirate in ballo per le presunte irregolarità in New Hampshire, mai dimostrate, ma adesso una statistica fa saltare all'occhio una strana coincindenza. In tutti gli stati e le contee in cui si è votato elettronicamente, hanno vinto la Clinton e Romney.
Questo può dipendere certamente dal fatto che questi stati e contee sono quelli in cui la popolazione è più benestante, e rientra maggiormente nel target di elettori dei due candidati, ma è comunque una coincidenza significativa.
Per avere maggiori informazioni su come sia facile manomettere una voting machine, potete guardare questo video.

Verso il Super Tuesday: le primarie in Arkansas

L'immagine “http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/9/9d/Flag_of_Arkansas.svg/120px-Flag_of_Arkansas.svg.png” non può essere visualizzata poiché contiene degli errori.
Trentaduesimo stato più popolato d'America, con 2.752.000 abitanti, in queste primarie rappresenta l'"home state" per due candidati di opposta fazione: per Mike Huckabee, che dell'Arkansas è stato governatore per 11 anni, dal 1996 al 2007, e per Hillary Clinton, il cui marito Bill è stato governatore dal 1983 al 1992.
Appartenente in un primo momento al territorio della Louisiana, che passò di mano tra gli spagnoli e i francesi, nel 1806 si creò il distretto dell'Arkansas, che passò al territorio del Missouri. Successivamente acquisì lo status di territorio, e divenne stato degli USA nel 1836. Pur essendo schiavista, durante la guerra di secessione si schierò in un primo momento con i nordisti, salvo passare successivamente ai Confederati.
L'economia si basa sull'industria, il commercio, l'allevamento e le attività minerarie. La capitale è Little Rock, la popolazione è formata per l'82% da bianchi e per il 16% da neri. Lo stato è passato ripetutamente di mano tra Repubblicani e Democratici.

Per i Dems, l'Arkansas mette in palio 47 delegati, 35 eletti e 12 superdelegati, con il sistema delle primarie aperte. 22 delegati verranno assegnati sulla base dei risultati nelle quattro circoscrizioni elettorali, e 13 sulla base del risultato globale in tutto lo stato.
Gli ultimi sondaggi in Arkansas risalgono a prima dell'inizio delle primarie, e in quell'occasione Hillary Clinton dominava con il 57%, mentre Obama era fermo al 17% e Edwards al 14%.

Per i Repubblicani, l'Arkansas mette in palio 34 delegati, di cui 31 eletti e 3 unpledged. Il sistema è piuttosto complesso. 12 delegati sono in palio sulla base dei risultati nei 4 collegi elettorali: se un candidato ottiene la maggioranza assoluta dei voti in quel distretto, conquista 3 candidati, altrimenti ne riceve 2 e 1 va al secondo classificato. Gli altri 19 delegati in palio sono assegnati sulla base del risultato assoluto: ogni candidato che supera il 10% riceve un delegato, mentre gli altri vanno al primo classificato se ha la maggioranza assoluta. Se nessuno ha la maggioranza assoluta, i restanti delegati vengono assegnati proporzionalmente ai primi tre.
L'ex governatore Mike Huckabee era saldamente in testa agli ultimi sondaggi, risalenti a dicembre, con il 59%, al secondo posto c'erano McCain e Giuliani, entrambi con il 9%.

Verso il Super Tuesday: le primarie in Arizona

L'immagine “http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/9/9d/Flag_of_Arizona.svg/125px-Flag_of_Arizona.svg.png” non può essere visualizzata poiché contiene degli errori.
L'Arizona è il sesto stato più grande degli USA, ma a causa di una bassa densità abitativa - 19,45 abitanti al Kmq - è solo il 18° stato più popolato, con 5.743.834 abitanti.
E' uno degli stati che per eccellenza hanno dato vita all'epopea della conquista del West. Dopo la colonizzazione, rimase inabitabile per molti decenni perchè occupato da un vasto numero di Apache. Nel 1848 gli USA vinsero la guerra contro il Messico e si appropriarono di nuovi territori tra cui il New Mexico e l'Arizona stesso, avviando un sistematico massacro dei nativi americani. La violenza repressiva fu tale che solo nel 1912 l'Arizona fu ammesso come stato USA, arrivando per quarantottesimo, e seguito solo da Alaska e Hawaii.
Curiosità: dal 1881 al 1895 lo stato fu proprietà privata di James Addison reavis, che lo rivendicò come Barone. Solo dopo 14 anni si scoprì che era una truffa.
Solo con l'invenzione dell'aria condizionata è stato possibile rendere abitabili le città nel deserto, come Tucson e Phoenix, che dell'Arizona è la capitale.
La popolazione è bianca per quasi il 90%, i nativi americani rappresentano il 5,63% e i neri il 4,20%.
Lo stato è saldamente Repubblicano, anche se Bill Clinton vinse qui nelle presidenziali del 1996.

Per i Democratici, l'Arizona mette in palio 67 delegati, 56 eletti e 11 superdelegati. Il sistema è quello della primaria chiusa, ma il 15 marzo si terranno dei caucus nei vari distretti. I caucus selezioneranno 37 delegati in proporzione ai voti ottenuti dai candidati nelle primarie, mentre alla convention del 26 aprile verranno nominati altri 12 delegati e 9 leader di partito che parteciperanno alla convention nazionale assegnati al candidato che ha ottenuto più voti in assoluto. Gli 11 delegati saranno selezionati nella stessa occasione dai dirigenti di partito.
I sondaggi danno Hillary Clinton favorita, anche se dopo il ritiro di John Edwards il distacco con Obama è ridotto. Un sondaggio McClatchy/MSNBC del 30 gennaio dà infatti i due candidati quasi appaiati, con la ex first lady al 43% e Obama al 41%, mentre l'ultimo sondaggio Rasmussen, del 2 febbraio, dà la Clinton al 46% e Obama al 41%, con un 12% che voterebbe per altri, se ce ne fossero. I due candidati sono pari anche per il gradimento come possibile nominato.

Per i Repubblicani, l'Arizona mette in palio 53 delegati, tutti pledged. Il sistema è una primaria aperta, e i 53 delegati verranno assegnati con il metodo "winner-take-all" al vincitore nello stato, anche se verranno scelti fisicamente nelle convention che si terranno in ogni contea ad aprile e nei caucus del 10 maggio.
Il favorito è John McCain, che dell'Arizona è senatore. Il vantaggio su Romney non è però schiacciante come di solito accade negli "home state": secondo l'ultimo sondaggio Rasmussen del 2 febbraio, il senatore avrebbe il 43% mentre Romney il 34%. McCain è il preferito tra i moderati e tra coloro che ritengono la guerra in Iraq una priorità, mentre Romney prevale tra chi ritiene che la priorità sia la lotta all'immigrazione. Mike Huckabee si attesta al 9% e Ron Paul al 4%.

lunedì 4 febbraio 2008

Verso il Super Tuesday: le primarie in New Jersey

L'immagine “http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/9/92/Flag_of_New_Jersey.svg/120px-Flag_of_New_Jersey.svg.png” non può essere visualizzata poiché contiene degli errori.
Il New Jersey è uno degli stati più piccoli, per l'esattezza il 47°, ma l'eccezionale densità di abitanti - 452,34 per kmq - lo rende al tempo stesso il decimo stato più popolato, con 8.724.560 abitanti.
La città più popolosa è Newark, ma la capitale amministrativa è Trenton, che conta appena 84.000 abitanti.
Dopo essere stato colonizzato dagli Olandesi, il New Jersey passò agli inglesi nel 1664, e nel 1776 fu una delle 13 colonie che si ribellarono alla Gran Bretagna dando vita alla rivoluzione americana. Nel XIX secolo, il New Jersey è stato l'ultimo degli stati nordisti ad abolire la schiavitù, mentre nel XX secolo ha sospeso la pena di morte nel 1963, per abolirla definitivamente nel 2007.
L'economia è basata sull'industria, il commercio e i trasporti, favoriti dalla favorevole posizione geografica. Il reddito pro-capite è il secondo più alto d'America.
Storicamente è uno stato tendenzialmente repubblicano, ma dagli anni '90 in poi si è avviato un parziale cambiamento, che ha portato ad eleggere come governatore un Democratico.

Per i Democratici, lo stato mette in palio 127 delegati, di cui 100 eletti e 27 super-delegati. I 100 delegati eletti vengono assegnati proporzionalmente, in parte sulla base dei risultati ottenuti nei singoli distretti elettorali e in parte in base al risultato assoluto in tutto lo stato, mentre i 27 super-delegati saranno selezionati alla convention statale. I sondaggi sono piuttosto controversi: un poll di Survey USA risalente al 31 gennaio, subito dopo il ritiro di Edwards, dava Hillary Clinton al 51% contro il 39% di Barack Obama, mentre un sondaggio Reuters Zogby di due giorni dopo dà i due candidati praticamente pari, con la Clinton al 43% e Obama al 42%. L'ultimo sondaggio Rasmussen, risalente anche questo alla fine di gennaio, dà infine la Clinton al 49% e Obama al 37%. Il 77% degli elettori si Obama sono certi del loro voto, contro il 68% della Clinton.

Per i Repubblicani sono in palio 52 delegati, tutti pledged. I delegati vengono assegnati con il sistema "winner-take-all", tutti e 52 saranno appannaggio del candidato che avrà ottenuto più voti in assoluto. In questo caso i sondaggi sono totalmente univoci e danno John McCain in netto vantaggio. Il poll di Survey USA dà il senatore dell'Arizona al 48% contro il 25% di Mitt Romney, mentre Reuters e Zogby danno McCain al 54% e Romney al 23%. Infine Rasmussen dà McCain al 43% e Romney al 29%, mentre Huckabee e Paul devono accontentarsi di percentuali di poco sopra al 5%. McCain viene anche visto come il miglior candidato per le presidenziali dal 78% degli intervistati.

Verso il Super Tuesday: le primarie in California

L'immagine “http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/0/01/Flag_of_California.svg/120px-Flag_of_California.svg.png” non può essere visualizzata poiché contiene degli errori.
La California è lo stato per eccellenza nelle primarie: nessun candidato può pensare di arrivare alla nomination senza aver raccolto un risultato positivo qui.
La California è lo stato più popoloso degli USA, con 35.893.799 abitanti, la capitale è Sacramento ma la città più famosa e popolosa è Los Angeles.
Appartenente alla costa ovest degli USA, venne raggiunta dagli eploratori europei solo nel 1542. Nel 1700 venne colonizzata da missionari spagnoli, ma successivamente le missioni divennero proprietà del governo messicano. Dopo la guerra con il Messico, la regione venne divisa tra i due stati, e la California entrò a far parte dell'Unione nel 1850, non prima di aver cercato l'indipendenza come Repubblica della California. Fino all'800 la California era pressochè spopolata, e solo nel corso del XX secolo divenne lo stato più popoloso, e quello col maggior numero di Grandi Elettori per le presidenziali.
L'economia della California non solo è la più importante degli USA, ma è anche la sesta al mondo. L'attività principale è l'agricoltura,, l'industria aerospaziale, l'alta tecnologia e ovviamente il cinema e lo spettacolo.
Il 60% della popolazione è composto da bianchi e ispanici, il 6% da afro-americani e il 12% da asiatici, e ha il più alto numero di cattolici. Lo stato è tradizionalmente orientato verso i Democratici, anche se l'attuale governatore è il Repubblicano Schwarzenegger.

Per i Democratici, la California mette in palio l'astronomica cifra di 441 delegati, di cui 370 eletti e 71 super-delegat con il sistema delle primarie semi-chiusei. 241 vengono assegnati proporzionalmente sulla base dei risultati nei collegi elettorali, mentre i restanti 129 vengono assegnati proporzionalmente sulla base del voto in tutto lo stato. Nella convention del 18 maggio, i 71 super delegati vengono scelti tra leader e rappresentanti del partito.
A giudicare dai sondaggi, la gara sarà appassionantissima. I poll di USA Today/Gallup di metà gennaio davano una partita chiusa, con la Clinton al 47%, Obama al 35% e Edwards al 10%, mentre Survey USA dava la Clinton al 49% e Obama al 38%. Da allora però il senatore dell'Illinois ha iniziato una straordinaria rimonta. Un sondaggio Rasmussen del 29 gennaio dava infatti la Clinton al 43% e Barack Obama al 40%, con Edwards al 9%. L'ultimo poll, sempre di Rasmussen e successivo al ritiro di Edwards, dà però Obama in testa con il 45% e la Clinton al 44%, mentre un analogo sondaggio Zogby dà addirittura Obama in vantaggio di 6 punti.

Per i Repubblicani, la California mette in palio 173 delegati, 170 eletti e 3 unpledged, con il sistema della primaria chiusa. 3 delegati vengono assegnati al vincitore in cascuna delle 53 circoscrizioni elettorali, mentre i restanti 11 rappresentano il premio di maggioranza al candidato con più voti in assoluto. I tre super delegati verranno nominati dalla convention statale.
Anche per il Gop la gara sembra molto combattuta. Un sondaggio USA Today/Gallup del 23 gennaio dava McCain al 35%, Romney al 27% e Huckabee al 12%, mentre un poll Rasmussen precedente al ritiro di Giuliani dava McCain al 32%, Romney al 28% e l'ex sindaco di New York al 14%. L'ultimo poll di Rasmussen, nonostante l'endorsement di Giuliani e di Schwarzenegger per McCain, vede il senatore dell'Arizona e Romney appaiati al 38%, mentre un sondaggio Reuters/Zogby del 3 febbraio dà addirittura l'ex governatore del Massachusetts in vantaggio di 8 punti.

Verso il Super Tuesday: le primarie in Illinois

http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/0/01/Flag_of_Illinois.svg/125px-Flag_of_Illinois.svg.png
Esplorato dal gesuita francese Jacques Marquette, l'Illinois fece parte dell'Impero Francese fino al 1762 quando passò alla Gran Bretagna. Nel 1818 fu il 21° stato ad entrare nell'Unione. La capitale è Springfield, ma la città più importante è popolosa è Chicago. Con un totale di 12.713.634 abitanti, l'Illinois è il quinto stato più popoloso degli USA.
L'economia è basata soprattutto sull'agricoltura, e in modo particolare sulla coltivazione del mais, essendo uno degli stati che contribuisce maggiormente al primato della produzione maidicola americana,.
L'80% della popolazione è composta da bianchi e ispanici e il 15% da neri, ma le discendenze dagli afroamericani sono presenti in misura più ampia. Le altre discendenze più diffuse sono tedesca, messicana, irlandese e polacca. Il 49% della popolazione è protestante.

Per i Democratici, sono in palio 185 delegati, di cui 153 eletti e 32 super-delegati. Il sistema è quello della primaria aperta, e i delegati sono assegnati come segue: 100 vengono distribuiti proporzionalmente sulla base dei risultati nei 19 collegi elettorali, e 53 sono assegnati sulla base dei risultati globali in tutto lo stato. i 32 superdelegati verranno selezionati alla convention di partito il 5 maggio.
Barack Obama, senatore eletto nello stato, è il grande favorito della consultazione. Un sondaggio Post-Dispatch del 21 gennaio dava Obama al 51% contro il 22% della Clinton e il 15% di Edwards. Un più recente sondaggio Rasmussen del 30 gennaio dà Obama al 60% e la Clinton al 24%, con Edwards all'11%. Non sono stati condotti sondaggi dopo il ritiro di quest'ultimo.

Per i Repubblicani, sono in palio 70 delegati, 57 eletti e 13 unpledged. Il sistema è quello della primaria aperta, e i 57 delegati vengono eletti direttamente dagli elettori tramite una lista in cui sono collegati direttamente al candidato presidenziale che rappresenteranno alla convention. I 13 super delegati saranno selezionati alla convention del 7 giugno tra i leader locali del partito.
Un sondaggio Post-Dispatch del 24 gennaio dava John McCain in testa con il 31% e Romney al 20%, mentre Giuliani era al 13%.
Un sondaggio Rasmussen del 31 gennaio, chiuso prima del ritiro di Giuliani, dà McCain al 34%, Romney al 26%, Huckabee al 16% e l'ex sindaco al 9%. McCain ha il 77% dei consensi come possibile nominato, mentre Romney il 71%.

Verso il Super Tuesday: le primarie a New York

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Con 19.227.088 abitanti lo stato di New York è il terzo più popoloso degli USA, e anche la densità è molto alta, 157,07 abitanti per kmq. La capitale è Albany, ma la città più importante è New York City, che da sola conta più di 8 milioni di abitanti.
Fondato dagli Olandesi, nel 1660 passa all'Inghilterra, e dopo l'indipendenza da NYC partì la colonizzazione delle zone centrali e occidentali dello stato, fino a quel momento spopolate.
La città di New York è anche il principale polo economico, soprattutto sul settore bancario e finanziario, ma sono sviluppati anche l'agricoltura e l'industria, soprattutto nel settore editoriale, elettrico e chimico. Il PIL dello stato è il secondo degli USA dopo quello della California.
Lo stato ha un orientamento politico tendenzialmente democratico.

Non c'è bisogno di dire che New York è uno degli stati "kingmaker" per eccellenza, visto che mette un palio un numero di delegati inferiore solo a quello della California.
Per i Democratici, sono in palio ben 281 delegati, di cui 232 pledged e 49 superdelegati. 151 delegati vengono assegnati proporzionalmente sulla base dei risultati totalizzati in ciascuna citrcoscrizione elettorale, 81 vengono assegnati sulla base dei risultati ottenuti in tutto lo stato. I 49 super delegati vengono nominati dalla convention statale. Il sistema di voto è la primaria chiusa.
Hillary Clinton è senatrice eletta nello stato, ed è perciò largamente favorita tra i Democratici. Un sondaggio USA Today/Gallup del 23 gennaio la dava al 56% contro il 28% di Obama e il 10% di Edwards. Un sondaggio Survey USA successivo al ritiro di Edwards dava la Clinton al 54% e Obama al 38%. L'ultimo sondaggio, Rasmussen del 2 febbraio, dà invece la Clinton al 52% e Obama al 34%. Dai sondaggi risulta un elettorato spaccato, con la Clinton che prevale tra le donne e i bianchi, e Obama che prevale tra i neri e i maschi. Entrambi hanno quasi lo stesso numero di consensi come possibile nominato.

Per i Repubblicani, lo stato mette in palio 101 delegati, di cui 87 eletti e 14 unpledged. Si vota con una primaria chiusa, e i delegati vengono assegnati con un sistema "winner-take-all", per cui gli 87 delegati saranno appannaggio interamente del candidato che avrà ottenuto più voti in assoluto, mentre 3 leader di partito e alttri 11 selezionati alla convention statale saranno i delegati unpledged.
Rudy Giuliani puntava su una vittoria a New York per rimettersi in corsa, ma dopo il suo ritiro i giochi si sono riaperti, e l'endorsement a McCain potrebbe essere decisivo. Un sondaggio USA Today/Gallup del 23 gennaio dava McCain al 42% e Giuliani al 24%, mentre Romney era al 14%. Dopo il ritiro dell'ex sindaco di New York, un sondaggio Rasmussen dà McCain al 49% e Romney al 30%, mentre Huckabee è all'8% e Ron Paul al 4%. MCain è in test grazie ai voti dei Repubblicani moderati, mentre tra i conservatori il distacco con Romney è minimo. Anche in quanto a gradimento come possibile nominato, Romney e McCain sarebbero appaiati.

Verso il Super Tuesday: le primarie in Missouri

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Il Missouri è uno dei principali stati del mid-west statunitense. Originariamente parte dei possedimenti francesi, venne poi ceduto agli Stati Uniti dopo l'indipendenza e ammesso nell'Unione nel 1821. Era il punto di partenza per coloro che volevano stabilirsi nel west, e durante la Guerra di Secessione fu l'unico stato schiavista a rimanere nell'Unione. Ha ben 8 stati confinanti.
Ha una popolazione di 5.754.000 persone, 17° stato più popoloso degli Usa. La popolazione è composta per quasi il 90% di bianchi e ispanici, e la gran parte degli abitanti ha origini irlandesi, tedesche e francesi. La capitale è Kansas City.

John Kerry, Al Gore e Bill Clinton hanno vinto in Missouri prima di ottenere la nomination. Il Missouri mette in palio 88 delegati, di cui 72 pledged e 16 superdelegati. Dei 72, 47 vengono assegnati in base ai risultati raggiunti in ciascuno dei nove collegi elettorali, mentre i restanti 25 vengono assegnati in base ai risultati in tutto lo stato. Il 5 aprile, il partito nominerà due delegati unpledged. Il 10 maggio la convention statale nominerà i restanti 14 superdelegati da mandare alla convention nazionale.
Nei sondaggi condotti alla metà di gennaio, Hillary Clinton era saldamente in vantaggio con il 44% dei consensi contro il 31% di Obama e il 18% di Edwards. Un altro sondaggio, di Rasmussen, condotto nello stesso periodo dava invece la Clinton al 43%, Edwards al 28% e Obama al 24%. L'ultimo sondaggio, relativo alla fine di gennaio, ha visto però una crescita di consensi di Obama, anche dopo l'endorsement della senatrice Claire McCaskill. Rasmussen l'1 febbraio dà Hillary Clinton al 47% e Obama al 38%. Il 66% degli intervistati ha però ammesso di non aver preso una decisione definitiva, ed è alto il numero di coloro che non ha ancora dato una indicazione di voto.

Per i Repubblicani, il Missouri mette in palio 58 delegati, tutti pledged. Il sistema elettorale dello stato prevede la formula "winner-take-all", per cui tutti i delegati andranno al candidato che avrà preso più voti in assoluto.
Tra i Repubblicani, il Missouri è uno degli stati in cui Mike Huckabee potrebbe fare il colpaccio, visto l'alto numero di cristiani evangelici. Un sondaggio KMOV-TV di metà gennaio vedeva McCain al primo posto con il 31% seguito da Huckabee con il 25%, ma un sondaggio Rasmussen del 24 gennaio ha visto il sorpasso del pastore battista. L'ultimo poll, sempre di Rasmussen, ha visto nuovamente McCain in testa, anche grazie alla crescita di consenso generale dopo le ultime vittorie. Secondo questo sondaggio, a McCain andrebbe il 32% dei consensi, ad Huckabee il 29% e a Romney il 28%. Gli intervistati hanno manifestato incertezza riguardo le loro decisioni, e il 62% ha dichiarato che è McCain il candidato più adatto alla nomination.

domenica 3 febbraio 2008

Verso il Super Tuesday: le primarie in Georgia

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Fondata da Re Giorgio II d'Inghilterra, la Georgia fu il quarto stato federale ad approvare la Costituzione, nel 1788, ed attualmente conta 8.829.383 abitanti, che ne fanno il 9° stato più popoloso degli USA. La capitale è Atlanta.
Nel XIX secolo lo sviluppo dello stato arrivò soprattutto grazie alle coltivazioni della canna da zucchero, possibile grazie al massiccio impiego di schiavi, motivo per cui nel 1861 si schierò con gli stati confederati nella guerra di secessione. Quando il generale nordista Sherman occupò Atlanta, iniziò il crollo della compagine sudista.
Ancora oggi l'economia dello stato si basa in massima parte sull'agricoltura, con la coltivazione di cotone, mais e riso. Molto diffusa è l'industria cotoniera e quella della carta.
Il 67% della popolazione è composto da bianchi e ispanici, ma la comunità nera copre quasi tutto il restante 33%, con una piccola percentuale di asiatici che però stanno crescendo esponenzialmente negli ultimi anni.

Per i Democratici la Georgia è uno stato cosiddetto "kingmaker", qui hanno infatti vinto Bill Clinton, Al Gore e John Kerry. Assegna 103 delegati, 87 eletti e 16 superdelegati. Degli 87 pledged, 57 vengono assegnati proporzionalmente sulla base dei risultati nei collegi elettorali, mentre i restanti 30 sono assegnati proporzionalmente sulla base dei risultati in tutto lo stato. Il 24 maggio verranno selezionati i 16 super delegati tra i leader di partito.
Vista l'altissima percentuale di elettori neri tra i Democratici, Obama è nettamente in vantaggio in tutti i sondaggi. All'inizio di gennaio Obama era a +3% sulla rivale, ma con un'alta percentuale di indecisi. Un sondaggio di Rasmussen condotto il 25 gennaio dava invece Obama al 41%, la Clinton al 35% e Edwards al 13%. L'ultimo poll, condotto dalla Majority Opinion dopo il ritiro di Edwards, dà Barack Obama al 52% e la Clinton al 36%. Tuttavia i sondaggi Rasmussen ipotizzavano una maggiore propensione degli elettori di Edwards verso la Clinton.

Anche tra i Repubblicani la Georgia è kingmaker, avendo incoronato George Bush, Bob Dole e George W. Bush. Sono in palio 72 delegati, tutti pledged. 39 vengono assegnati proporzionalmente sulla base dei risultati nei 13 collegi elettorali: il vincitore di ogni collegio riceve 3 delegati. Altri 30 delegati vengono assegnati al candidato che ha preso più voti in assoluto, mentre gli ultimi 3 vengono eletti alla convention del 16 e 17 maggio e assegnati al candidato che ha preso più voti in tutto lo stato.
Un sondaggio condotto agli inizi di gennaio dava Huckabee in vantaggio con il 31% di voti, ma nelle settimane successive la situazione si è fatta più incerta. Secondo un sondaggio di Rasmussen condotto il 22 gennaio, Huckabee sarebbe al 34% seguito da McCain al 19%, ma questo risale a prima del ritiro di Giuliani, che aveva ricevuto l'11% delle preferenze. Tuttavia il 70% degli elettori ritiene McCain il più adatto alla nomination, e l'ultimo sondaggio, condotto il 30 gennaio lo dà al 35%, mentre Huckabee e Romney sono appaiati al 24%.

Risultati 2 febbraio: Maine

I caucus repubblicani nel Maine, con il 68% di sezioni scrutinate, vedono una larghissima vittoria di Mitt Romney, piuttosto inaspettata guardando i sondaggi delle scorse settimane. Molto bene anche Ron Paul che raggiunge quasi John McCain.
Per i risultati definitivi e la conseguente assegnazione dei 18 delegati bisogna aspettare lo svolgimento degli ultimi 3 caucuses previsti oggi

Mitt Romney: 52,04%
John McCain: 21,11%
Ron Paul: 18,75%
Mike Huckabee: 5,90%