sabato 11 ottobre 2008

Le elezioni tutte da ridere

Mentre il tono della campagna elettorale si fa sempre più violento, volano le prime accuse di brogli e nei comizi si respira aria di contrapposizione violenta, il Saturday Night Live, lo show comico per eccellenza, è più che mai deciso a non lasciarsi sfuggire nessuna occasione per mettere in burla le elezioni.
Con un'edizione speciale del giovedì, lo storico show ha messo in scena una parodia del secondo dibattito presidenziale, che potete vedere sul sito della Nbc (la Nbc è molto severa nel vietare la distribuzione dei propri video in rete). Ecco la traduzione dei momenti migliori dello sketch

(Chris Parnell interpreta il moderatore Tom Brokaw): "Buonasera e benvenuti alla Belmont University di Nashville, per il secondo di una serie di tre dibattiti presidenziali. Il dibattito seguirà il format del town hall, con domande sottoposte da ottanta elettori indecisi in sala e da migliaia di email. Tra questa enorme lista di dettagliate e provocatorie domande, ho scelto le otto meno interessanti. La prima domanda è per il Senatore Obama da parte di Elizabeth Weeler.

(Casey Wilson interpreta Elizabeth Weeler): Senatore Obama, nelle scorse settimane la crisi finanziaria ha minacciato di distruggere l'intera economia. Da Presidente, cosa farebbe per risolvere il problema?

(Fred Armisen interpreta Barack Obama): "Prima di tutto, Elizabeth, grazie per la domanda. Non c'è dubbio che, dopo otto anni di fallimentari politiche Repubblicane, politiche che il Senatore McCain ha sostenuto, questa economia è un casino. Ma permettimi di dirti, e di dire agli americani, che prometto..."

(Parnell/Brokaw): "Tempo scaduto. Senatore McCain?"

(Darrell Hammond interpreta John McCain): "Elizabeth, per trovare una soluzione a questo disastro economico, dobbiamo mettere da parte la faziosità. Qualcosa che il mio avversario - questo tizio qui - non è capace di fare. Ma l'ho fatto per tutta la mia carriera. Sapete amici, io non sono il più popolare nel mio partito. Chiedetelo al Senatore Trent Lott. Una volta ho preso la sua auto senza chiedergli il permesso e l'ho distrutta. Sono andato a sbattere contro un muro e me ne sono andato. Perciò non vincerò nessuna gara di popolarità tra i Repubblicani. Ma, Maria, parlando di economia, ecco cosa farò..."

(Parnell/Brokaw): "Tempo scaduto. La prossima domanda verterà sulla politica estera. La domanda è per il Senatore McCain e viene da Kevin Quigley."

(Bill Hader interpreta Kevin Quigley): "Senatore, recentemente la Russia ha rifiutato di sostenere le sanzioni contro l'Iran, minacciando di tagliare le riserve di gas all'Europa, e poi ha invaso la Georgia. Da Presidente, come affronterebbe questa minaccia?"

Hammond/McCain: "Prima di tutto, Luther, grazie per la domanda. E fammi dire per cominciare che nessuna politica estera è valida se non è bipartisan. Perciò vorrei prima di tutto il sostegno dei Democratici. E se questo disturba i miei colleghi Repubblicani, francamente me ne infischio. Chiedete a Lindsay Graham. Una volta ho tirato tre petardi dentro il gabinetto del suo ufficio in Senato. Ho distrutto tutte le tubature. Quindi, Eduardo, affrontare la Russia... Ordinerei una risoluzione del Senato, poi ordinerei di portare tutti i nostri B52 armati con testate nucleari sopra quello stato. E a Putin e Medvedev manderei questo messaggio..."

Parnell/Brokaw: "Tempo scaduto. Senatore Obama?"

Armisen/Obama: "Kevin, per rispondere alla tua profonda domanda, devo raccontarti di una mia esperienza. Ed è una storia che non ho mai raccontato a nessuno. Quando ero piccolo, forse a otto o nove anni, sono stato rapito da un'astronave aliena. E tenuto lì per due o tre settimane terrestri. E non dimenticherò mai quello che il capo degli alieni mi disse..."

Parnell/Brokaw: "Basta. Tempo scaduto"

Armisen/Obama: "Ma è una storia interessante"

Parnell/Brokaw: "Queste sono le regole su cui avete concordato. La prossima domanda è per il Senatore McCain e viene da Anthony Cipelli"

Bobby Moynihan/Anthony Cipelli: "Negli ultimi dieci anni, le divisioni tra gli americani sono aumentate. Come intende riunificare la nazione?"

Hammond/McCain: "Oscar, è una domanda molto buona. Ed ecco la mia risposta. Continuerei ciò che ho fatto in 25 anni, superando le barriere di partito. Qualcosa che questo pisciasotto qui davanti non ha mai preso in considerazione. Perchè sai, Zebediah, non mi importa di irritare i miei compagni di partito. Elizabeth Dole ve lo confermerà. Una volta ho preso il suo libretto degli assegni e ho firmato assegni per tutta Washington. Ho rovinato il suo credito. Perciò lei per prima sarebbe d'accordo, non sono schiavo dell'ortodossia Repubblicana. Quanto tempo ho?".

Parnell/Brokaw: "Ha fatto appena in tempo a finire".

Hammond/McCain: "Evvai!"

Parnell/Brokaw: "Senatore Obama?"

Armisen-Obama (durante questa risposta, Hammond-McCain passeggia sul palco impallando la telecamera): "Anthony, hai colto nel segno. Come possiamo tornare uniti? Permettimi di raccontarti un'altra storia che non ho mai rivelato a nessuno. L'ho lasciata fuori dal mio secondo libro. Riguarda un uomo che incontrai molti anni fa a Chicago. Sulle prime pensai che non avessimo niente in comune. Ma lavorando insieme, anno dopo anno, parlando e ascoltandoci, siamo diventati amici. Condividendo non solo l'amicizia, ma anche i progetti per il futuro del nostro paese. E quest'uomo, il mio migliore amico, il mio mentore, è l'ex leader del Weather Unnderground, il terrorista non pentito William Ayers. E te lo sto dicendo perchè sono così avanti nei sondaggi, che a questo punto non importa più".

Parnell/Brokaw: "Grazie Senatore, ha sforato di 1,6 secondi. Ora una domanda per entrambi i candidati da William Murray".

Bill Murray: "La scorsa settimana nei playoff nazionali, i Chicago Cubs hanno affrontato i Los Angeles Dodgers. In gara uno, i Cubs hanno perso 7-3. In gara due, hanno perso 10-3. In gara tre, 3-1. Da Presidenti, cosa fareste per non far più accadere una cosa del genere? Per favore, siate specifici".

Armisen/Obama: "E' una domanda giusta, William. Ma parliamoci chiaro, i Cubs potranno giocare di nuovo i playoff, magari il prossimo anno. E perderanno ancora. E continueranno a farlo anno dopo anno. Come nazione, dobbiamo impedire ai tifosi dei Cubs di sostenere quella squadra, e spostarli su altri team, che abbiano vere chance di vittoria"

Hammond-McCain: "Su questo devo concordare con il mio avversario. E dirò una cosa chiara e precisa. I Cubs non vinceranno mai il campionato. E meno che mai le World Series. "Junior" qui non ve lo avrebbe mai detto, io sì".


E per finire, ecco un video sottotitolato in italiano con una spassosa imitazione di Sarah Palin e Hillary Clinton ad opera di Tina Fey e Amy Poehler.


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venerdì 10 ottobre 2008

Contro Obama, attacchi mirati

di Jim Rutenberg (New York Times)

Centinaia di volte, nelle ultime tre settimane, gli spettatori delle tv via cavo del Michigan sono stati l'audience esclusiva di due degli spot più duri di questa campagna elettorale.
Uno collega Barack Obama all'ex sindaco di Detroit Kwame M. Kilpatrick, un afro-americano la cui carriera politica è naufragata negli scandali. L'altro riguarda l'ex pastore di Obama, il reverendo Jeremiah Wright, anche lui nero, e il suo famigerato sermone contraddistinto dalle parole "Dio maledica l'America".
Gli spot, finanziati da un comitato politico non direttamente collegato con la campagna di John McCain, sono stati mandati in onda in un'unica contea del Michigan, Macomb County, popolata di bianchi, operai nel settore automobilistico, un tempo considerati i "Democratici di Reagan", e il cui voto può determinare chi vincerà in Michigan, uno stato chiave per entrambi i candidati.

Questi spot presentano una caratteristica particolarmente diffusa nella strategia di quest'anno: al contrario delle campagne tipo quella dei "Veteran for truth" che affossarono John Kerry nel 2004, queste non esplodono a livello nazionale, ma assomigliano piuttosto a cecchini che conducono attentati mirati con materiale incendiario.
Anche McCain è stato oggetto di attacchi di gruppi indipendenti, come quello del gruppo di sinistra Brave New Pac, che ha ipotizzato che gli anni passati da prigioniero di guerra in Vietnam influiscano negativamente sulla sua capacità di guidare il paese. E Internet si è popolata di pettegolezzi perlopiù senza fondamento su Sarah Palin nei guirni immediatamente successivi la sua nomina.
Ma le accuse più esplosive sono quelle verso Obama, anche e soprattutto per i pregiudizi culturali e razziali che intendono sfruttare. Nel caso di Obama, i messaggi tendono a dipingerlo come uno straniero - come successo in una catena di email partite dalle aree della Florida popolate da ebrei, dai sobborghi di Philadelphia e altri stati in bilico che lo descrivono come musulmano (Obama è cristiano). Questa settimana, un gruppo chiamato Lega Americana dei Patrioti ha distribuito nei quartieri bianchi del New Jersey dei volantini in cui Obama viene dipinto come Osama bin Laden e in cui viene usato un linguaggio derisorio verso i neri. Secondo il Southern Poverty Law Center, che segue i gruppi estremisti, questo è stato il primo episodio di aperto razzismo in questa campagna elettorale.
Gli spot del Michigan sono stati finanziati dal Freedom's Defense Fund, un gruppo conservatore fondato quattro anni fa, e hanno subito fatto parlare di sè per il razzismo latente. Il Governatore del Michigan, la Democratica Janet Granholm, in un'intervista televisiva ha detto "Il fatto che siano mandati in onda nei quartieri bianchi dice chiaramente che questo è un tentativo di dividere la popolazione per razza".
Todd Zirkle, direttore del Freedom's Defense Fund, afferma che la razza non ha niente a che fare con questa campagna, che invece vuole fare luce sulle affiliazioni di Obama - anche se Obama e Kilpatrick non hanno mai avuto legami.
E annuncia che arriveranno altri spot che parleranno dei legami di Obama con due bianchi, l'affarista Antoin Rezko, ex consulente finanziario di Obama ora in carcere per frode, e l'ex terrorista William Ayers, con cui Obama ha lavorato in una commissione educativa e il cui passato è stato ripudiato dal Senatore.
Zirkle ha anche parlato di un ipotetico quinto spot che, basandosi sulle asserzioni dello scrittore conservatore Jerome Corsi, parla dei presunti legami di Obama con il primo ministro kenyano. Obama è in realtà rimasto neutrale nelle elezioni kenyane.
Jerome Corsi, autore del libro "Obama nation" e, nel 2004, del pamphlet anti-Kerry "Unfit for command" è stato finanziato da diversi gruppi di pressione tra cui il National Campaign Fund, tra i cui direttori figura quel Floyd Brown che nel 1988 produsse lo spot su Willie Horton contro Michael Dukakis. Alle spalle di Brown e di Corsi figurano diversi gruppi di pressione, tra cui il Black republican PAC che fanno tutti capo ad uno studio professionale diretto da Micahel Centanni, presidente del Defense Fund, e che assicura di non avere collegamenti con la campagna di McCain "Pensiamo che Obama non possa vincere senza il Michigan, e il Michigan non si può vincere senza Macomb. Siamo piccoli ma tentiamo di essere decisivi" ha spiegato.
Bill Burton, portavoce di Obama, ha detto "Considerato che questi spot sono andati in onda solo un paio di volte in tv, questo gruppo sta ricevendo un'attenzione spropositata".

Copyright 2008 The New York Times Company

giovedì 9 ottobre 2008

Le pagelle del secondo dibattito presidenziale

di Mark Halperin (TIME)
http://img.timeinc.net/time/daily/2008/0810/obama_mccain_1007.jpg

John McCain
Sostanza: in alcuni casi è stato specifico nel descrivere il proprio programma, concentrandosi su spese e tagli alle tasse. Ha avuto qualche problema nello spiegare il suo piano su energia e sanità, e ha fatto poco per colmare il divario con Obama in economia.
Voto: B-

Stile: chiaramente più a suo agio nel parlare davanti al pubblico in sala piuttosto che stando su un podio. Ha autenticamente mostrato la propria preoccupazione per la situazione economica, in maniera più efficace del solito. Ma mentre ha saputo conquistare l'attenzione dell'uditorio con le sue risposte, si è trovato a scarabocchiare distrattamente mentre era Obama a parlare. Il suo maldestro riferimento a Obama come "quello là" ha probabilmente sconcertato molti spettatori. Con il rivale in vantaggio, il Repubblicano si è trovato a dover essere aggressivo e antagonista, ma spesso è apparso disperato e negativo.
Voto: B

Attacco: ha preso qualche rischio accusando Obama di essere troppo liberal, e con altri attacchi su una gamma di presunte colpe, ma ha evitato attacchi puramente personali e si è mantenuto su un tono appropriato. In qualche caso ha inciampato sulle sue frasi ad effetto, facendone perdere efficacia. Ha sollevato dubbi sui Democratici ma non ha mai messo in difficoltà Obama. Ha comunque svolto il suo compito meglio di quanto i suoi consiglieri avessero sperato.
Voto: B+

Difesa: ha generalmente ignorato gli attacchi di Obama, mantenendosi composto e qualche volta annoiato. Tuttavia, pur mantenendo l'attenzione sui temi, ha fatto pochi tentativi per distanziarsi da Bush, dal momento in cui Obama ha cercato sempre di collegarlo a lui. Non ha sfidato Obama in un botta e risposta su accuse specifiche.
Voto: B

Voto complessivo: come promesso, è stato a suo agio nel contesto cittadino rivolgendo l'attenzione agli spettatori che ponevano la domanda e alla folla. E' riuscito a mostrarsi sorridente e superiore agli attacchi del rivale, ma non è mai riuscito a dipingere un quadro negativo di una vittoria di Obama, specialmente in economia. Ha mostrato qualche tic verbale e fisico che hanno reso evidente la sua età, ed è apparso molto nervoso. Senza una netta vittoria, non è riuscito a guadagnare terreno, ma resta in gara.
Voto: B

Barack Obama
Sostanza: brillante e specifico sui temi economici, e molto competente nello spiegare l'importanza per gli americani del piano finanziario. Si è mostrato molto preparato sulle questioni di governo federale, ma non è ancora riuscito a spiegare in maniera inequivocabile e chiara in che modo ha intenzione di lasciare il segno sulla politica economica.
Voto: B+

Stile: nè nervoso nè esitante nei discorsi. Ha camminato sul palco e interagito con il pubblico anche se ha dato l'idea di parlare con la testa e non con il cuore. Meno serioso che nel primo dibattito, è stato forse troppo asettico per alcuni, senza generare passione.
Voto: B+

Attacco: per la maggior parte della serata ha attaccato McCain per alcune recenti frasi, ma senza troppo impatto. E' andata meglio quando ha citato alcune gaffe di McCain sulla politica estera - come la famigerata - "Bomb, bomb Iran" - causando una replica nervosa e scomposta dell'avversario. Molto competente sulle proposte di McCain e sulle sue frasi passate, soprattutto sulla sanità, ha usato queste armi nei suoi attacchi. Ha disseminato le sue frasi di riferimenti a George Bush, secondo una strategia perseguita in tutta la campagna.
Voto: B+

Difesa: tranquillo quando McCain lo ha attaccato, ha sorriso mentre aspettava di rispondere. E ha semore risposto - seguendo la sua regola di replicare ad ogni accusa (anche se il format del dibattito lo vietava). In ogni risposta ha seguito una sola strategia: ha mostrato poca rabbia, ha smentito le accuse con poche frasi e ha chiarito le proprie posizioni, poi è pasato all'attacco o ha parlato positivamente delle sue proposte.
Voto: B+

Voto complessivo: si è mantenuto cauto evitando scivoloni, consapevole che se non commette errori nei prossimi 30 giorni sarà il nuovo Presidente degli Stati Uniti. Si è mantenuto tenacement all'attacco per togliere a McCain la possibilità di fare altrettanto. A suo agio nel descrivere il proprio programma. Non è stata una performance da incorniciare ma comunque buona. Due dibattiti in archivio e ancora uno da tenere per il favorito.
Voto: B+

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mercoledì 8 ottobre 2008

Resoconto del dibattito di Nashville


Non è stato un dibattito "gamechanger", anche se McCain ha commesso uno scivolone che già viene cavalcato dai Democratici, chiamando Obama "quello lì", in un evidente gesto di stizza.
Alle nove in punto, i due candidati introdotti da Tom Brokaw fanno il loro ingresso sul palco e si accomodano sui loro trespoli. Tra il pubblico, si notano Al e Tipper Gore, Fred Thompson e Mitt Romney.
Le domande vengono fatte lad pubblico o selezionate da Brokaw tra quelle giunte via Internet. La prima: Qual 'è la più rapida e migliore soluzione per salvare i risparmi della gente? Obama parla per primo, si alza, e spiega che bisogna far siì che il pacchetto varato da Bush funzioni, e che i dirigenti dei colossi finanziari non abbiano paracadute dorati. La classe media dovrà poi essere aiutata con tagli alle tasse, finanziamenti sui mutui e incentivi al lavoro.
McCain si rivolge al ragazzo che ha fatto la domanda, chiamandolo per nome. Dice di voler tagliare gli sprechi e che, da Presidente, ordinerebbe al Segretario al Tesoro di rinegoziare i mutui sul nuovo valore delle case. Brokaw chiede ai candidati chi vorrebbero nominare come Segretario al Tesoro: McCain se la cava con una battuta, Obama fa il nome dell'imprenditore filantropo Warren Buffet.
Una spettatrice chiede perchè dovrebbe fidarsi delle loro proposte. Obama spiega che il problema è nato dalle politiche di Bush, per cui McCain ha votato. McCain dice che occorrono riforme bipartisan, che Obama non potrebbe attuare.
La prima domanda via Internet in un dibattito presidenziale: Che sacrifici dobbiamo fare per ritornare nel Sogno Americano? McCain propone dei tagli alle spese, soprattutto per i programmi all'estero, ad eccezione di quelli di difesa militare.
Obama critica Bush per aver invitato gli americani a spendere dopo l'11 settembre. Spiega che occorre ripensare al risparmio energetico, con case ed auto pensate a questo scopo.
McCain interviene spiegando che al Congresso era stato proposto un piano energetico "E indovinate chi ha votato contro? Quello lì" dice, indicando Obama.
Brokaw chiede come sia possibile conciliare i dispendiosi piani di riforme con il grande deficit. Obama loda McCain per il suo piano di abolizione degli stanziamenti ma nota che incidono molto poco sul bilancio federale, e critica la proposta di congelare le spese all'estero.
McCain accusa Obama di voler aumentare le tasse e dipinge un quadro a tinte fosche di cosa accadrebbe in questo caso.
Obama vorrebbe replicare ma Brokaw glielo proibisce. Alla risposta successiva, Obama torna sull'argomento accusando McCain di mentire e sottolineando la frase "quello lì".
In questa fase del dibattito McCain inizia a sciogliersi, passeggia lungo il palco mentre Obama dà le sue risposte in piedi a pochi passi dal suo sgabello.
McCain critica il piano sanitario di Obama, e per dire che ci sono cose che un'assicurazione sanitaria non dovrebbe pagare, fa una battuta sulla possibilità di sottoporsi a un trapianto di capelli. Nessuno ride, in sala c'è palese imbarazzo.
Obama replica spiegando che McCain si affida in ogni circostanza alla deregulation, anche se questa ha dimostrato di non funzionare.

Dopo un'ora, si passa alla politica estera. McCain torna ad accusare Obama di non essere pronto per fare il Presidente e di "non capire" la politica estera. Obama stavolta ha la risposta pronta, confessa di non capire, in effetti, perchè gli Usa hanno invaso l'Iraq che non aveva nulla a che fare con gli attentati dell'11 settembre.
Obama appare a sorpresa più deciso di McCain sulla politica estera, e sottrae al rivale l'impegno di catturare Osama bin Laden "Uccidere bin Laden, distruggere Al Qaeda deve essere la priorità nazionale". In questa fase il format del dibattito salta, e i due candidati - che secondo le regole non dovrebbero inteloquire tra loro - danno vita a un botta e risposta su Pakistan, Iran e Corea del Nord..
Un veterano della marina chiede cosa farebbero in caso di attacco dell'Iran a Israele. McCain si alza per stringere la mano all'uomo, e dice che non permetterà un secondo Olocausto. Obama non esclude un'azione militare contro l'Iran.
Ultima domanda: cosa non sapete e come lo imparerete? Obama spiega di sapere che l'America gli ha dato un'opportunità unica, e che la vera domanda è se le prossime generazioni potranno avere lo stesso sogno. McCain dice di non sapere cosa accadrà in patria e all'estero, ma che ha imparato come servire il paese.
Fine. I due candidati si stringono gelidamente la mano, ma mentre Obama resta sul palco per abbracciare Michelle e intrattenersi con il pubblico, McCain esce subito, visibilmente nervoso.

martedì 7 ottobre 2008

Il dibattito di Nashville


Anche il secondo dibattito presidenziale va in archivio, con un risultato relativamente favorevole a Obama, ma che comunque lascia inalterata la situazione.
Condotto, a differenza del precedente, sullo stile del "town hall meeting", il dibattito ha alternato domande poste direttamente dal pubblico in sala (regolato da severe prescrizioni) ad altre poste via Internet e selezionate in diretta dal moderatore Tom Brokaw.

Questi i risultati dei sondaggi istantanei condotti immediatamente dopo la conclusione del dibattito:
Per CBS News: Obama ha vinto per il 39% degli intervistati, McCain per il 27%
Per CNN: Obama ha vinto per il 54% degli intervistati, McCain per il 30%.

A più tardi per il resoconto completo.

30 giorni "molto aggressivi"

Sono i 30 giorni finali della campagna elettorale, annunciati da persone vicine a John McCain. Nel tentativo di fermare l'emorragia di consensi iniziata con l'aggravarsi della crisi finanziaria, i Repubblicani hanno preparato una serie di spot televisivi intesi non solo a mettere in dubbio le capacità di comando di Obama, ma ad andare sul personale, tentando quella strategia di "character killing" che il Gop ha già sperimentato con successo nel 2004 e ancora di più nel 1988.
Venendo meno a quello che era stato un impegno reciproco di non scendere sul personale, McCain intenderebbe tornare sulle frequentazioni di Obama (con il reverendo Wright, con l'ex terrorista Bill Ayers, ecc) con una serie di attacchi negativi.

La notizia è stata fatta trapelare da un membro dello staff, che ha anticipato di diversi giorni l'offensiva dando tempo a Obama di replicare. Prima con le parole e poi con i fatti.
"Non siamo nel 1988, non penso che il paese si farà distrarre dalle volgarità" ha spiegato il consigliere di Obama Robert Gibbs, mentre il portavoce Bill Burton ha rilasciato un duro comunicato stampa in cui si diceva tra l'altro "Il giorno dopo aver appreso la notizia che l'America ha perso 750.000 posti di lavoro dall'inizio dell'anno, John McCain e la sua campagna annunciano di voler "voltare pagina" rispetto alla crisi economica affrontata da milioni di famiglie, utilizzando quest'ultimo mese per lanciare disonesti e disonorevoli attacchi contro la persona di Obama. Capiamo che non è facile per John McCain difendere il record negativo della nostra economia, ma dovrà spiegare alle persone che faticano a pagare i loro debiti come mai preferisce usare il suo tempo per attaccare Obama piuttosto che per creare un piano di ricostruzione della nostra economia".
I fatti sono poi arrivati con una serie di spot sempre più duri contro McCain, in cui anche Obama è venuto meno all'impegno di condurre una campagna elettorale diversa dalle solite. Nel primo di questi spot, McCain viene definito "incostante" (erratic) in economia, e lo spot termina con la frase "Non c'è da meravigliarsi che voglia cambiare argomento".

Ma l'attacco più duro, e più personale, è quello in cui McCain viene messo sotto accusa per il suo coinvolgimento nello scandalo "Keating Five" alla fine degli anni '90. In quell'occasione, 5 Senatori tra cui McCain (l'unico Repubblicano) vennero accusati di corruzione nell'ambito di un'operazione di salvataggio dell'organizzazione finanziaria Savings and Loan. I cinque senatori furono accusati di essere intervenuti illecitamente in favore di Charles Keating, presidente del colosso finanziario successivamente indagato dalle autorità federali. Nel 1991 McCain venne prosciolto dall'accusa di aver agito illegalmente, anche se subì una censura per aver agito con scarso giudizio.
Ma l'obiettivo della campagna non è tanto l'aspetto legale (visto il proscioglimento), quanto quello politico: la campagna di Obama vuole mettere in evidenza che già 20 anni fa McCain era mosso dalla volontà di "deregulation" del settore finanziario, quella stessa deregolamentazione che causò il collasso del sistema di prestiti alla fine degli anni '80 e che si sta ripetendo oggi. "Pensiamo che gli elettori saranno particolarmente interessati a scoprire come si comportò McCain in una crisi simile a questa" spiega il direttore della comunicazione del ticket Democratico, Dan Pfeiffer. L'offensiva è partita prima con un massiccio invio di e-mail ai sostenitori, e poi con la messa on line di un sito in cui è presente un documentario di 13 minuti sullo scandalo Keating.
McCain tace (il suo portavoce si limita a dire "Mentre il Senatore McCain è sempre stato onesto sulla questione Keating, non si può dire lo stesso di Obama sul suo rapporto con Ayers"), ma non altrettanto fa Sarah Palin che in Nebraska ha ripetutamente accusato Obama di "andare a braccetto con i terroristi" facendo riferimento al rapporto con William Ayers (argomento tornato di attualità dopo un'inchiesta del New York Times). Prima ancora della risposta di Obama, la Palin è stata criticata sia dal FactCheck della CNN che da Associated Press, che l'ha accusata di usare argomentazioni inconsistenti e cripto-razziste contro Obama. Questo non ha fermato la Governatrice dell'Alaska, che ieri ha ripetuto l'accusa e ha detto di voler approfondire anche il legame di Obama con Wright.
Nel frattempo, alla vigilia del secondo dibattito presidenziale (stanotte in Tennessee), la rivista americana Rolling Stone ha pubblicato una biografia estremamente negativa di McCain, in cui il Repubblicano viene descritto come un"figlio di papà", e in cui viene messo in discussione anche il suo periodo di prigionia in Vietnam

lunedì 6 ottobre 2008

McCain vuole lasciare il Michigan, il Gop no

Per gli ultimi 30 giorni di campagna elettorale, lo staff di McCain ha deciso una serie di riposizionamenti sul territorio, per ottimizzare le forze. Il più clamoroso di questi riposizionamenti prevede un sostanziale "ritiro" della campagna di McCain dal Michigan per concentrarsi su Ohio, Pennsylvania e Maine.
Il Michigan, con i suoi 17 Grandi elettori, ha rappresentato per i Repubblicani la sfida di settembre. Nel momento di massimo gradimento di McCain, subito dopo la convention del Gop, sembrava che la leadership di Obama fosse seriamente in bilico, e d'altronde il target dell'elettorato del Michigan - democratici appartenente alla classe operaia bianca - è proprio quello in cui il Senatore nero incontra più problemi. Dopo un paio di settimane, i sondaggi sono tornati a sorridere ad Obama, che mantiene una leadership più che salda, di 7 punti secondo la media RCP e di 5 secondo Pollster.
Perciò, dopo aver fatto campagna intensamente per un mese nel "Wolverine state", McCain ha deciso di concentrare gli sforzi dove il distacco è più abbordabile.
La decisione, repentina e imprevista, tenuta in sordina fin quando un consigliere di McCain non ha dovuto ammetterla alla CNN, ha indispettito non solo il partito, ma anche Sarah Palin, che ha confessato in un'intervista televisiva alla Fox "Mi piacerebbe continuare a fare campagna in Michigan, . Voglio tornarci e provare" aggiungendo che quando ha saputo della decisione ha mandato un e-mail dicendo essenzialmente "Ma dobbiamo davvero farlo?".
I repubblicani del Michigan vedono questa mossa come una resa "Quando il generale lascia il campo di battaglia nel mezzo del combattimento, si crea sempre il caos" ha detto il presidente della contea di Oakland L. Brooks Patterson.
Saul Anuzis, presidente del partito Repubblicano in Michigan, ha detto ai sostenitori che la decisione di McCain è stata "un colpo basso". "La campagna di McCain ha annunciato che vogliono spostarsi in stati che "oggi" offrono maggiori opportunità. Non siamo d'accordo" ha scritto Anuzis sul suo blog.
Mike Dukhaime, il direttore politico della campagna di McCain, ha spiegato la decisione come una necessità tattica "E' il peggiore di tutti gli stati ancora indecisi. Dal mio punto di vista, è ovvio che sia il primo a uscire dalla lista".

Ma i Democratici non hanno intenzione di cantare vittoria. "Chi annuncia con tanta fanfara che se ne sta andando, se non per far pensare che se n'è andato? ha detto il vice governatore John D. Cherry, spiegando che questo annuncio può preludere a una serie di spot anti-Obama ad opera di sedicenti gruppi indipendenti. "Penso che questo annuncio sia un invito per i gruppi indipendenti a entrare in scena e fare quel tipo di cose".
Il sondaggista Bernie Porn spiega che il calo di McCain nei sondaggi è dovuto al riemergere della crisi economica, che ha portato tutti gli indipendenti verso Obama, che continua comunque a non sfondare tra i maschi bianchi più anziani.

Fonti: CNN, Politico

domenica 5 ottobre 2008

La Camera approva il "bailout plan" sull'economia

Con 263 voti a favore e 171 contrari la Camera degli Stati Uniti ha approvato il "bailout plan", il piano di salvataggio dell'economia proposto da Bush e dal Segretario al Tesoro Paulson per impedire il fallimento di altri colossi finanziari ed evitare che i risparmiatori perdano i loro mutui e le loro assicurazioni sanitarie.
Il piano prevede una spesa di 700 miliardi più altri 150 in tagli e agevolazioni, e permette al governo federale di intervenire nell'amministrazione dei colossi finanziari in difficoltà per poi rimetterli sul mercato. Il piano era stato bocciato dalla Camera lunedì scorso, ma Bush l'ha ripresentato al Senato con poche modifiche, lasciando intendere che per lui quello era l'unico intervento possibile. Dopo l'approvazione del Senato, alla Camera dei Rappresentanti non è rimasto altro che accettare, per evitare il protrarsi della situazione di incertezza che ha portato Wall Street ai minimi. Restano tuttavia le perplessità su un piano che i conservatori hanno definito "socialista", e che gli americani faticano a digerire, perchè ritengono che favorisca principalmente i grandi azionisti e gli speculatori, e che i costi peseranno comunque sulle spalle della collettività, incolpevole del crack.

Nonostante le perplessità di Democratici e Repubblicani, sia Obama che McCain si sono impegnati per convincere i colleghi ad approvare la legge. Dalla Pennsylvania, Obama ha commentato "Sono felice di vedere che si è raggiunto un accordo. Se con questo pacchetto possiamo fermare l'emorragia, metterlo in atto in maniera efficace e poi passare ad affrontare i problemi dei risparmiatori, allora possiamo sperare di rimettere in sesto la nostra economia. Ho assicurato a tutti i Democratici che lunedì avevano votato contro la legge, che se sarò eletto farò tutto il possibile affinchè ai contribuenti siano restituiti i soldi del piano di salvataggio.

Dall'Arizona, McCain ha detto "Elogio la Camera dei Rappresentanti per aver approvato congiuntamente il piano economico. Sono contento di aver sospeso la mia campagna per andare a Washington a convincere i Repubblicani. Credo che le tutele per i contribuenti che sono state aggiunte abbiano migliorato la legge. Questo piano non è perfetto, ma è un sacrificio necessario. Dobbiamo fermare il danno alla nostra economia creato dalla corruzione e dall'incompetenza di Washington e Wall Street. Questa decisione del Congresso non è definitiva, Wall Street è ancora sulla strada sbagliata, e in queste elezioni possiamo fare un passo indietro con le tasse sul lavoro e la spesa senza controllo che vorrebbe il Senatore Obama. Io voglio riformare Washington e far sì che il governo pensi alle famiglie con tagli alle tasse, indipendenza energetica, servizio sanitario più abbordabile e tagli alle spese"