martedì 6 gennaio 2009

Obama e la scelta di Rick Warren

Barack Obama ha scelto Rick Warren, pastore evangelico conservatore e vicino alla destra cristiana, per pronunciare la preghiera nel giorno dell'inaugurazione. La scelta, giustificata con la volontà di rendere compartecipativo l'evento, non ha mancato di creare polemiche.

Gay, siete abbastanza piacevoli
di Frank Rich (New York Times)

Nella sua prima conferenza stampa dopo la rielezione nel 2004, George Bush dichiarò "Ho guadagnato un capitale politico in questa campagna, e adesso intendo spenderlo". Sappiamo tutti come è andata a finire.
Obama ha poco in comune con Bush, grazie a Dio, nonostante la sua ossessione per il controllo del messaggio. In tempi in cui gli americani non credono più in nulla, Obama genera ancora speranza. Condivido queste speranze, ma per la prima volta una sfumatura di Bush si è vista in Obama.
Come visto durante le primarie, il nostro Presidente eletto a volte è preda di una certa arroganza, come quando disse "Sei abbastanza piacevole, Hillary", prima di essere sconfitto in New Hampshire. Ha fatto una cosa simile adesso, assegnando l'invocazione inaugurale al Revedendo Rick Warren, pastore della Saddleback Church di Orange County, California, il predicatore che ha paragonato le relazioni gay all'incesto, alla poligamia e "a un vecchio che sposa una bambina". Affidare questo onore a Warren è stata una conscia - ma poco convincente - decisione di Obama per spendere il suo capitale politico, fatta con la certezza che un leader con un mandato non può sbagliare.

Molti americani che hanno un'opinione su Warren lo apprezzano. I suoi libri sono pieni di riferimenti all'emergenza umanitaria in Africa, alla povertà e ai cambiamenti climatici. E' contro i matrimoni gay, ma è così per praticamente tutti i leader americani, Obama compreso. E a differenza degli ayatollah dei valori familiari come James Dobson e Tony Perkins, Warren non è ossessionato dall'omosessualità e dall'aborto. Due anni fa ha sfidato le ire dell'attivista conservatrice Phyllis Schlafly e della sua gang invitando Obama a parlare di AIDS alla Saddleback Church.
Non c'è ragione per cui Obama non dovrebbe ricambiare il favore. Ma c'è una differenza tra includere Warren tra la cacofonia di voci e affidargli il ruolo di celebrante dell'inaugurazione. Non si può biasimare V. Gene Robinson del New Hampshire, primo vescovo episcopale dichiaratamente gay e uno dei primi sostenitori di Obama per aver detto di essersi sentito preso a schiaffi.
Warren, il cui ego non è minore di quello di Obama, ha detto di avere la missione di "modellare la civiltà americana". Ma come ha detto Rachel Maddow della MSNBC "paragonare le relazioni gay agli abusi sui bambini è uno strano modello di civiltà".
La posizione assunta da una portavoce di Obama a riguardo, è cioè che Warren "ha combattuto in favore delle persone ammalate di AIDS" è ugualmente poco convincente. Non dovrebbe essere la posizione di default di un qualsiasi leader religioso?. Combattere l'AIDS non è una specie di carta "libera dall'omofobia". Anche Bush si è unito a Bono per la lotta all'AIDS in Africa, ma questo non mitiga le sue posizioni omofobe nella campagna elettorale del 2004, nè la sua inazione quando la malattia falcidiò migliaia di gay in Texas mentre lui era Governatore.
A differenza di Bush, Obama è un difensore dei diritti gay, anche se un editorialista omosessuale del Time ha scritto "Il Presidente eletto è un tipo di bigotto molto tollerante e ragionevole". E' molto più efficace la critica del deputato Democratico Barney Frank, che dissentendo dalla scelta di Warren, ha detto "Penso che Obama sopravvaluti la sua abilità di far superare alle persone le loro differenze fondamentali". E' un modo gentile per bacchettare l'eccessiva sicurezza di sè di Obama. Ci vorrà di più dell'eloquenza e della personalità di Obama per far diventare gli USA quello che lui, e noi con lui, ha in mente.

Copyright 2008 The New York Times Company

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