giovedì 6 novembre 2008

Chi ha vinto e chi ha perso

di Glenn Thrush (Politico)
I vincitori di queste elezioni sono fin troppo ovvi: Barack Obama, i Democratici, i sindacati, i liberal. Ma il verdetto finale non dipende dal risultato di una election night, ma dalle azioni che faranno i vincitori per rimediare ai mali della nazione.
Trovare gli sconfitti è più facile: i Repubblicani, i loro alleati e le loro idee.
E poi c'è Hillary Clinton, che come al solito ha bisogno di una categoria tutta sua. Non è una perdente, a dispetto della sconfitta nelle primarie, ma non è certo una vincitrice. E' "entrambi" o "nessuna delle due".
Altri non sono stati così fortunati:
Sconfitti
George W. Bush: non per infierire, ma la sua impopolarità ha rovinato John McCain e portato il Gop nella crisi peggiore dal 1964
Steve Schmidt: lo stratega di McCain ha combattuto per martellare Obama ogni giorno, e con gusto, ideando lo spot "Celebrity" che accosta Obama a Paris Hilton. Ma McCain non è mai stato a suo agio con questa strategia al testosterone, che ha alienato il consenso degli indipendenti, dei giovani e delle donne. E la base conservatrice non ha mai visto il senatore dell'Arizona come uno dei loro, neanche quando Schmidt ha convinto McCain a scegliere la Palin come vice. Schmidt è anche ersponsabile per aver allontanato McCain dai media, snaturandolo da quelle caratteristiche che lo avevano caratterizzato in precedenza.
Rudy Giuliani: Il sindaco d'America ha iniziato l'anno da front-runner del Gop, e l'ha finito come il caustico cane d'assalto Repubblicano quando la faziosità del Gop ha alienato i consensi di quegli indipendenti che inizialmente erano attratti da Giuliani. Si dice che voglia candidarsi a Governatore, ma la sua nuova fama nazionale e la sua attività di consulente d'affari potrebbero rappresentare un problema.
ACORN: l'imponente registrazione di nuovi elettori avrebbe potuto portare la ACORN sulla ribalta nazionale. Invece il mancato controllo sulle registrazioni ha provocato uno dei maggiori imbarazzi per Obama e i Demoocratici che una volta ammiravano l'impegno del gruppo in favore delle fasce più deboli.
Bill Kristol: l'ex consigliere della Casa Bianca diventato editorialista del New York Times è stato una delle voci più forti a favore dell'invasione dell'Iraq. Ed è stato tra i primi a suggerire che la Palin potesse essere la salvezza di McCain. Una mossa brillante. Per almeno due settimane.
Jams Dobson: capo del potente gruppo Focus on the Family, è stato importantissimo nel 2004 quando Bush e Karl Rove infiammavano i cuori dei conservatori parlando di cultura della guerra. La sua opposizione all'aborto e ai diritti dei gay ha continuato a fare proseliti, ma quest'anno non ha avuto nessun impatto sull'elettorato.
Joe Lieberman: forse lo sconfitto per eccellenza. Reid e gli altri senatori Democratici hanno tollerato il sostegno a McCain, ma non la partecipazione alla convention Repubblicana, dove Lieberman ha messo in discussione la capacità di Obama di essere presidente. Facile prevedere che la sua vita in Senato sarà molto più dura, d'ora in poi, anche se i Democratici non potranno vendicarsi in maniera troppo evidente.
Ronald Reagan: McCain lo ha invocato come suo idolo, e molti nel Gop hanno creduto in un ritorno al populismo reaganiano. Ma la crisi economica ha permesso ai Democratici di mettere in evidenza i punti deboli della filosofia fiscale di Reagan, come i tagli alle tasse e la deregulation selvaggia.

Vincitori
Ax Team: i detrattori li hanno definiti troppo morbidi e troppo vaghi, troppo ossessionati dai giovani elettori e dalle donazioni via Internet. Ma il gruppo di consiglieri di Obama, capeggiati dall'ex reporter David Axelrod ha creato un nuovo paradigma di campagna elettorale post-Rove. Invece di sfruttare temi specifici (come Rove) o suddividere gli elettori in target demografici (come Penn, sondaggista dei Clinton) hanno puntato ad entusiasmare gli elettori giovani ed istruiti. Le comunicazioni dirette da Robert Gibbs hanno combinato un team di risposta rapida in stile-Clinton e una avversione in stile-Bush alle distrazioni dal messaggio centrale.
Harry Reid e Nancy Pelosi: adesso hanno una grossa grassa maggioranza. Vediamo che ne faranno
Michelle Obama: ricordate quando i Democratici la definivano il punto debole del marito? O quando il Gop minacciava di diffondere video che le avrebbero distrutto la reputazione? Invece si è dimostrata un affascinante punto di forza.
Howard Dean: avrà pure buttato via le possibilità di candidarsi nel 2004, e sarà stato pure un mediocre presidente del partito, ma Obama ha vinto le primarie usando, più o meno, una versione rivisitata della strategia di Dean di 4 anni fa, cioè di correre in tutti e 50 gli stati.
Franklin Delano Roosevelt: è il nuovo Reagan.

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