giovedì 6 novembre 2008

The day(s) after

Obama ha vinto con un margine di Grandi elettori simile a quello di Bill Clinton nel 1992, ma soprattutto ha conquistato un numero di voti inaudito: 12 milioni più di Bush e Gore nel 2000, quasi un milione più di Bush nel 2004, 8 milioni più di Reagan nel 1984, 5 milioni più di Clinton nel 1996. Obama non ha spaccato l'America a metà, anche se avrà comunque molti nemici, e può portare avanti il suo progetto di politica condivisa.
Questa grande corsa, e il suo esito, meritano alcune considerazioni sparse:

Il fattore Clinton: alla fine Hillary in un certo senso ha avuto ragione. Quando diceva che non ritirarsi dalle primarie era un modo per favorire Obama, era nel giusto: un suo ritiro anticipato avrebbe esasperato le divisioni, ma soprattutto il prolungarsi delle primarie ha consentito a Obama di farsi conoscere meglio. Immaginiamo se la Clinton si fosse ritirata a marzo: Obama non avrebbe potuto sviluppare la rete di sostenitori in North Carolina, Indiana, Pennsylvania, gli stati che gli hanno dato la vittoria. E va dato atto alla Clinton di essersi impegnata per l'elezione di Obama senza chiedere contropartite (a parte l'aiuto a saldare i debiti).

Il fattore Palin: quella che sembrava la mossa vincente di McCain ha sancito la sua sconfitta. Quanto e per quanto McCain rimpiangerà di aver chiamato al suo fianco la Governatrice dell'Alaska non è dato saperlo, ma è stata una scelta disastrosa sotto tutti i punti di vista, eccezion fatta per gli indici d'ascolto del Saturday Night Live e per la carriera di Tina Fey. McCain ha voluto fare di testa sua - una caratteristica di tutta la sua carriera politica, nel 2000 il New York Times titolò su di lui "Preferisce avere ragione piuttosto che vincere" - ma in questo caso non ha avuto ragione. Non possiamo saperlo per certo, ma avere come n°2 un politico esperto di economia come Mitt Romney nei giorni della crisi delle banche avrebbe potuto cambiare le sorti delle elezioni.

2012: Sarah Palin ha praticamente annunciato la sua candidatura alle primarie del 2012. I conservatori la appoggeranno nonostante tutto, ma è difficile che il resto del partito la segua. A meno che Obama non abbia fra quattro anni degli indici di gradimento così alti da scoraggiare ogni altro concorrente. In quel caso la Palin potrebbe diventare la versione femminile di Bob Dole.

Biden: queste elezioni non sono state fortunate per i vice. Biden ha latitato dal giorno della sua nomina a quello delle elezioni, ma almeno non ha fatto danni (a parte la gaffe sulla crisi internazionale che affronterà Obama). Per essere uno che si è adoperato sottobanco per sbaragliare i concorrenti alla carica, ci si aspettava di più, ma forse è stato meglio così visto che la ragione principale della sua nomina era trovare qualcuno che non nuocesse a Obama. Difficile a questo punto capire che ruolo avrà nell'amministrazione.

Negativi: gli ultimi giorni di campagna hanno visto un record di attacchi negativi, ma se facciamo il paragone con l'era Bush, è stato tutto rose e fiori. Obama è stato fortunato a trovarsi di fronte una persona come John McCain, che ha evitato ogni attacco personale (anche se non ha impedito che altri lo facessero). Se si fosse trovato di fronte, ad esempio, un Rudy Giuliani, avremmo assisito a una gara di veleni. Non vuol dire che Obama non avrebbe vinto, ma sarebbe stato diverso. D'altronde anche McCain deve essere grato a Obama: se si fosse trovato di fronte la Clinton sarebbe stato coinvolto in un clima avvelenato da cui non sarebbe comunque uscito bene.

Sondaggi: accusati di essere inaccurati e inattendibili, i sondaggi di quest'anno si sono rivelati i migliori dell'ultimo decennio. Non solo non c'è stato l'effetto Bradley, ma la tendenza dei sondaggisti a sottostimare Obama per non incorrere in errori dovuti al pregiudizio ha portato alcune sorprese, come la vittoria del Democratico in Indiana e quella (probabile) in North Carolina, stati in cui McCain era dato leggermente in vantaggio, e il trionfo in Ohio, che i sondaggi davano in bilico. E' stata anche la sconfitta di chi sosteneva che in America esistesse un razzismo strisciante tale da capovolgere l'esito delle elezioni. Il razzismo c'è ancora, ovviamente, ma non ha trovato spazio in queste elezioni.

Red states: l'impatto di Obama negli stati tradizionalmente Repubblicani è stato superiore alle attese. In Virginia e in Indiana i Democratici non vincevano dai tempi di Johnson, nel 1964, in North Carolina dai tempi di Carter nel 1976. Per poco non vinceva anche in Missouri, ma ha sfatato la fama di "ago della bilancia" di quello stato, che tradizionalmente viene conquistato dal Presidente eletto. In molti di questi stati, i conservatori hanno preferito votare Bob Barr, facendo vincere Obama. In Indiana, Barr ha ottenuto 29.000 voti, mentre il distacco di Obama su McCain è stato di 23.000. Discorso simile in North Carolina.

E ora? Obama è atteso dalla formazione della sua squadra di governo, attesa entro il giorno del Ringraziamento. McCain tornerà in Senato e con tutta probabilità rappresenterà il principale punto di riferimento per il dialogo tra le parti, a meno che il Gop non decida di emarginarlo come nel 2000.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

g., diciamo anche i passi successivi:
- 15 dicembre, i Collegi dei grandi elettori si riuniscono;
- fine dicembre, le decisioni di tali Collegi vanno all'Ufficio del registro federale per l'approvazione da parte del Congresso;
- 6 gennaio, il Presidente del Senato proclama il risultato delle elezioni;
- 20 gennaio, il Presidente ed il Vice Presidente giurano.

Anonimo ha detto...

IL numero dei voti assoluti non è facilmente confrontabile, perché la percentuale di votanti è stata molto alta.

Già nelle scorse elezioni c'era stata più attenzione da parte dell'elettorato, ma era stato Bush a portare più gente a votare (evangelici e altri).

Questa volta è stato Obama a creare interesse e a portare più elettori alle urne, sia che fossero a suo favore, sia che fossero spaventati da lui.

Anche McCain ha contribuito a rendere una campagna elettorale un po' più avvincente per l'elettorato.

Certo la percentuale di votanti che ha scelto Obama è piuttosto alta.
Merito anche dell'effetto Clinton (v. latinos; ma l'Arkansas è stato negativo), ma anche gli appoggi di ex repubblicani (Powell per esempio).

Coraggiosa la scelta di Liebermann di schierarsi contro. Non una buona scelta, ma in tanti hann cercato di salire sul carro del vincitore negli ultimi giorni (non solo i patetici politici italiani).

Su Palin e sondaggi sono 200% d'accordo.

Marco