martedì 18 novembre 2008

Un nuovo New Deal? /2

di Peter Beinart (TIME)

[...] Le tasse e le regole diminuirono progressivamente, e contemporaneamente l'economia crebbe in quasi tutti i settori. Tra gli '80 e i '90, l'economia americana divenne un luogo fiorente. Ma ben presto divenne anche un luogo spaventoso. Nella nuova America della deregulation, poche persone avevano un lavoro stabile, una pensione sicura e una copertura sanitaria affidabile. Alcuni divennero ricchi, ma molti fallirono soprattutto per i costi delle coperture sanitarie.
A partire dagli anni '90, l'americano medio decise che il conservatorismo era un po' come il liberalismo degli anni '60: più spaventoso che vantaggioso. Quando i Repubblicani di Gingrich provarono ad affondare il MediCare, gli elettori reagirono in massa. Quando, un decennio dopo, George W. Bush provò a privatizzare parzialmente lo stato sociale, gli americani si ribellarono di nuovo. Nel 2005, una ricerca del Pew Institute identificò un nuovo gruppo di elettori che chiamò "conservatori pro-governo": culturalmente conservatori e "falchi" in politica estera, avevano sostenuto in massa la rielezione di Bush nel 2004, ma al tempo stesso erano a favore di regole e interventi governativi. Non volevano il mercato senza regole, lo volevano rimettere sotto il controllo federale.
Questi elettori sono stati la bomba ad orologeria della coalizione Repubblicana, che è scoppiata il 4 novembre. La promessa di John McCain di abbassare le tasse, tagliare le spese e diminuire l'intervento governativo li ha lasciati freddi. Tra quegli elettori che si sono dichiarati "molto preoccupati" delle conseguenze della crisi economica, Obama ha vinto con 26 punti di distacco su McCain.
L'umore del pubblico assomiglia a quello di 40 anni fa: gli americani vogliono che il governo impoga legge e ordine - sul mercato, sul lavoro, sulle polizze sanitarie - e non gli interessa quali teste Washington andrà a picchiare.

Questa è la grande sfida e la grande opportunità di Obama. Se riuscirà a fare quel che fece FDR - rendere il capitalismo americano più stabile e meno selvaggio - stabilirà una maggioranza Democratica che guiderà l'America per una generazione. E nonostante gli enormi problemi che eredita, ha anche una buona possibilità. Per dirne una, prendere provvedimenti aggressivi per stimolare l'economia e regolare la finanza, non dividerà la propria coalizione, ma quella avversaria. Sull'economia, i Democratici concordano praticamente tutti sulle decisioni da prendere. Il divario degli anni della presidenza Clinton tra i "falchi del deficit" e i fautori della spesa pubblica è ormai scomparso, e tutti sono d'accordo nel dare più poteri al governo.
Sono i Repubblicani che - pure uniti sulle questioni culturali - sono divisi tra chi non vuole un intervento governativo e chi chiede un ruolo maggiore per Washington.
Obama non deve risolvere la situazione nel giro di una notte. In fondo Roosevelt non mise fine alla Grande Depressione se non nel 1936. Obama, nei primi mesi di presidenza, deve ricordare quello che hanno detto gli elettori su cosa sta più loro a cuore: per il 63% l'economia (nessun altro tema ha superato il 10%). Nel 2004 il 22% degli elettori diceva che la priorità erano i "valori morali", il 19% diceva il terrorismo. Quest'anno il terrorismo è sceso al 9%, e nessun tema sociale è stato citato.
Il più grande problema nella coalizione di Obama è il nazionalismo. Su molti temi, dall'ambiente all'immigrazione, i liberal vogliono una maggiore compenetrazione della società americana con il resto del mondo. Credono che cedere una parte della sovranità nazionale - permettendo a persone e beni di attraversare legalmente il paese - sia essenziale per rendere l'America più prospera e sicura. Quando si parla però di immigrazione e libero mercato, molti Democratici diventano scettici. In futuro la lotta tra libertà e ordine potrà diventare predominante su scala globale. Ma questo è il futuro.
Se Obama comincia a ristabilire l'ordine nell'economia, i Democratici ne raccoglieranno i frutti per molto tempo. 40 anni fa il liberalismo sembrava il problema di una nazione che andava fuori controllo. Oggi una sua nuova versione più essere la soluzione. E' un giorno molto diverso a Grant Park.

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