sabato 27 settembre 2008

Resoconto del dibattito in Mississippi / 2


Lehrer chiede ai due candidati "Pensate in grande, dite una cosa che vorreste fare una volta diventati presidenti". McCain propone di congelare la spesa pubblica, fatta eccezione per la difesa nazionale. Obama stavolta non perde l'occasione per criticarlo "Vorrebbe dire usare un'accetta laddove serve uno scalpello".
Obama torna all'attacco poco dopo, quando ricorda che McCain ha votato il 90% delle volte a favore delle proposte di Bush. "Venire qui dopo otto anni e dire che controllerai la spesa pubblica quando non hai mai fatto nulla del geenre è duro da digerire". McCain non ci sta e ricorda la sua fama di "ribelle", citando anche la scelta di Sarah Palin come vice.

Alla metà esatta del dibattito, si cambia argomento e si passa alla politica estera, terreno su cui McCain si trova più a suo agio mentre Obama è costretto sulla difensiva. McCain per la prima volta loda Bush affermando che dopo l'aumento delle truppe la situazione in Iraq è buona, mentre Obama sostiene che non si dovesse fare la guerra. McCain replica dicendo "Il prossimo presidente non avrà il problema di decidere se andare in Iraq, ma quando partire e cosa lasciare indietro", e accusa Obama di non essere andato in Iraq per 900 giorni,
Obama rivendica la propria opposizione all'aumento di truppe, ritenendolo solo una tattica designata per contenere i danni provocati dai disastrosi quattro anni precedenti. Accusa McCain di fingere che la guerra in Iraq sia iniziata nel 2007 e non nel 2003, quando McCain aveva detto che l'invasione sarebbe stata veloce e facile. Obama sfida McCain invitando il pubblico a giudicare chi dei due abbia mostrato maggiore capacità di giudizio, ma la sua frase suona troppo timorosa per essere convincente, quasi abbia paura di offendere l'avversario.
Il discorso passa poi all'Afghanistan e al Pakistan. Su quest'ultimo tema, Obama è d'accordo con Bush nel proporre azioni dentro i confini pakistani, mentre McCain ritiene dannoso operare senza la collaborazione del governo di Islamabad. Obama difende la guerra in Afghanistan, nel tentativo di dimostrare di non essere un pacifista ad oltranza, ma di essere pronto ad intraprendere azioni militari quando sono "giuste".
La fase successiva del dibattito è stagnante, si parla di argomenti più generali di politica estera: Obama cita en passant una pesante dichiarazione di McCain contro la Corea del Nord, ma non infierisce, McCain cerca di mettere in evidenza la scarsa competenza di Obama in politica estera.
Riguardo le trattative diplomatiche, McCain si dice disposto a parlare con tutti ma a delle condizioni, Obama invece ribadisce la sua posizione di voler incontrare chiunque e senza pre-condizioni, e trova una delle poche frasi ad effetto della serata "Non vuol dire invitarli a prendere il the". Dice di voler riallacciare i contatti con l'Iran e ricorda che anche Bush ha capito che è la strada giusta, mentre McCain no. Anzi, citando una controversa intervista in cui il Repubblicano criticava alcune nazioni che non avevano fornito appoggio agli Usa, accusa McCain di non voler avere contatti diplomatici neppure con la Spagna.
McCain dice che è prematuro ora fare l'elenco dei visitatori alla Casa Bianca, e accusa Obama di non capire quanto sia pericoloso concedere a dittatori come Ahmadinejiad di incontrarsi con il Presidente degli Usa.
Riguardo l'Iran, McCain appare sorprendentemente più moderato rispetto alle sue precedenti posizioni (quando aveva detto che una guerra in Iran sarebbe la migliore delle opzioni), mentre Obama afferma che l'Iran si sia rafforzato grazie alla guerra in Iraq, e che bisogna trattare con Teheran. McCain sposa la dottrina Bush di non trattare con gli stati canaglia, e Obama ricorda le dichiarazioni di esponenti di entrambi gli schieramenti, tra cui Henry Kissinger, che spingono per riallacciare le relazioni diplomatiche, una strategia che Bush ha sperimentato con successo con la Corea del Nord.
La frase di Kissinger diventa il flucro del dibattito, McCain accusa Obama di averla distorta (e Kissinger più tardi lo confermerà), Obama insiste sulla sua posizione.
Obama riconosce a McCain di essersi battuto contro l'uso della tortura, ma ritiene che l'amministrazione Bush, con l'appoggio di McCain, abbia perso di vista l'obiettivo primario di catturare bin Laden.
E' il momento degli appelli finali. McCain fa riferimento al proprio passato "So come guarire dalle ferite di guerra e come trattare con amici e avversari". Obama fa appello al cambiamento "Il prossimo presidente dovrà avere una visione strategica più ampia di quella degli ultimi otto anni". Alle 10.40 il dibattito si conclude.

Per tutto il dibattito, McCain non ha guardato Obama nè si è rivolto a lui direttamente pur interrompendolo più volte. Obama invece si è spesso rivolto al rivale chiamandolo per nome, e ogni volta che è stato interrotto ha ripreso la parola.
Secondo il sondaggio della CNN condotto immediatamente dopo il dibattito, il 51% di chi ha seguito il dibattito ritiene che Obama sia andato meglio, mentre il 38% ritiene che abbia vinto McCain.
Per la CBS, il 39% ha preferito Obama, il 24% ha preferito McCain e il 37% ha ritenuto che il dibattito sia finito in pareggio.

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