domenica 26 ottobre 2008

Le elezioni che hanno fatto storia: 2004

Dopo aver ottenuto la presidenza solo in virtù della decisione della Corte Suprema della Florida riguardo il risultato delle elezioni del 2000, George W. Bush si trovò ben presto a diventare un "Presidente di guerra" a causa degli attacchi dell'11 settembre 2001. Il suo indice di gradimento schizzò al 90% subito dopo gli attacchi, ma i consensi non durarono. La reazione agli attacchi, l'incapacità di catturare Bin Laden, l'invasione dell'Iraq e, in politica interna, l'aumento della disoccupazione e del deficit incrinarono la fiducia nel Presidente. Il 1 maggio 2003, dopo poco più di un mese e mezzo dall'invasione dell'Iraq, Bush annunciò la vittoria, riportando i consensi al 66%. La ripresa dei combattimenti e la perdita di molte vite umane nei mesi successivi fecero di nuovo crollare il gradimento, e non bastò neppure la cattura di Saddam Hussein a dicembre per recuperare seriamente.
Ciononostante, Bush e Cheney ottennero la nomination per un secondo mandato senza dover affrontare rivali. Il Senatore Lincoln Chafee, l'unico Senatore Repubblicano a opporsi alla guerra in Iraq, annunciò di volersi candidare contro Bush ma rinunciò prima dell'inizio delle primarie.


In casa Democratica, i bassi rating di Bush e la volontà di rivalsa dopo le elezioni scippate nel 2000 suscitavano entusiasmo e ottimismo. Dopo il rifiuto di Al Gore di ricandidarsi, il front runner divenne già dall'estate del 2003 l'ex Governatore del Vermon Howard Dean, che mise in piedi una imponente organizzazione "dal basso" raccogliendo cifre record grazie alle donazioni su Internet. Dean si presentò con un programma fortemente orientato a sinistra, populista e incentrato sul ritiro delle truppe americane dall'Iraq, conquistando la leadership in tutti i sondaggi. Joe Lieberman, candidato vicepresidente nel 2000 e ai margini del partito dopo aver appoggiato la guerra in Iraq, provò senza successo ad accreditarsi come il candidato dell'ala moderata. Il veterano del Vietnam John Kerry, Senatore del Massachusetts, aveva annunciato la candidatura già alla fine del 2002 conquistando l'endorsement di Ted Kennedy. John Edwards della North Carolina era in candidato degli stati del Sud. L'ex generale Wesley Clark decise di candidarsi solo a settembre del 2003, troppo tardi per recuperare il distacco dagli altri.
Nei caucus dell'Iowa, il favoritissimo Howard Dean arrivò inaspettatamente terzo dopo Kerry ed Edwards, e iniziò a perdere terreno nei sondaggi. Kery vinse anche in New Hampshire e negli stati del "mini-Tuesday". Dean si ritirò dopo aver perso anche in Wisconsin, lasciando Edwards come unico competitor di Kerry, che intanto aveva conquistato il primo posto nei sondaggi. Dopo che Kerry vinse il Super Tuesday, anche Edwards si ritirò, come avveano già fatto Lieberman e Clark. Dopo aver (a quanto pare) chiesto inutilmente a John McCain di passare nel DNC e diventare il suo vice, Kerry scelse John Edwards come candidato alla vicepresidenza.

Tra i candidati minori, si presentò di nuovo Ralph Nader dopo l'exploit di quattro anni prima.


La campagna elettorale si concentrò principalmente sulla politica estera e la sicurezza nazionale. Bush si accreditò come il Presidente che aveva fronteggiato la più grande minaccia della storia americana, mentre Kerry provò a far valere la propria storia personale di reduce dal Vietnam. Tuttavia il suo originario appoggio alla guerra in Iraq, e la posizione incerta sul ritiro delle truppe gli costarono molto in termini di credibilità e di appoggio da parte dell'ala più liberal del suo stesso partito. Durante l'estate, entrambi i candidati finirono nel mirino a proposito del loro passato militare. Bush fu accusato di non aver portato a termine il suo servizio nella Guardia Nazionale del Texas, ma si difese presentando una documentazione che attestava il contrario, ma sulla cui autenticità sussistevano molti dubbi. Alla vigilia della convention Democratica, Kerry finì nel mirino del gruppo "Veterans for Truth", composto da suoi ex commilitoni del Vietnam che lo accusavano di aver mentito ed esagerato a proposito del suo ruolo in quella guerra e di aver deliberatamente falsificato il racconto del suo impegno nella Marina. L'immagine di Kerry fu irrimediabilmente danneggiata e i Repubblicani ebbero buon gioco nel dipingerlo come un candidato senza polso nè capacità di leadership.
Dopo le convention, Bush guadagnò per la prima volta la testa dei sondaggi arrivando a distaccare Kerry di 14 punti.
Kerry recuperò parzialmente terreno grazie ai dibattiti, in cui provò a mettere Bush sotto accusa per la sua politica estera, e venne generalmente considerato il vincitore, specialmente nel primo dei tre incontri.

Le elezioni si tennero il 2 novembre, e pur non persentando l'esito drammatico di 4 anni prima, non mancarono le controversie. Se in questo caso la vittoria di Bush in Florida fu incontrastata, il risultato in Ohio costrinse a rimandare l'assegnazione della vittoria finale.
Bush ottenne la maggioranza nel voto popolare, con il 50,7% di voti contro il 48,3% di Kerry. In quanto a collegi elettorali, però, una vittoria in Ohio avrebbe consentito al Democratico di superare di due voti il quorum necessario per essere eletto. I Democratici sostennero che le operazioni di voto in Ohio non erano state condotte correttamente, anche basandosi sul fatto che tutti i sondaggi assegnavano la vittoria a Kerry. Il partito e Kerry, tuttavia, decisero di non fare ricorso e il 3 novembre concessero la vittoria a Bush, che con i 20 Grandi elettori dell'Ohio superò il quorum.
Rispetto a 4 anni prima, Bush conquistò New Mexico e Iowa, perdendo il New Hampshire. Il margine di distacco nel voto popolare è stato il più basso mai raggiunto nella vittoria di un Presidente in carica. Uno dei Grandi elettori del Minnesota, al momento di votare per il Presidente, scrisse erroneamente "John Edwards" invece di Kerry.

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