venerdì 11 gennaio 2008

Rassegna stampa repubblicana: la situazione dei delegati, Thompson all'attacco, lo spauracchio Bloomberg

Nonostante non abbia ancora vinto in uno stato, i due secondi posti conquistati in Iowa e New Hampshire permettono a Romney di essere in testa per numero di delegati. L'ex governatore del Massachusetts può contare finora su 24 delegati, al secondo posto Huckabee che ne ha conquistati 18, mentre il vincitore del New Hampshire McCain è terzo con 10 rappresentanti. Seguono l'ex inteprete di "Law & Order" Fred Thompson con 6 delegati, Ron Paul con 2 e Duncan Hunter con 1. Fino a questo momento resta a bocca asciutta Rudy Giuliani, uno dei favoriti, la cui corsa però deve ancora iniziare visto che l'ex sindaco di New York ha preferito concentrare i suoi sforzi sugli stati più importanti, quelli cioè che possono portare un numero più alto di delegati. Al contrario dei democratici, infatti, il numero di "superdelegati" repubblicani è piuttosto basso e meno influente sulla decisione finale, quindi vincere negli stati importanti potrebbe essere sufficiente per ottenere il fatidico numero di 1.191 delegati. Dopo il 5 febbraio si comincerà a capire se la strategia di Giuliani può funzionare.

Dibattito in South Carolina
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Anche se il calendario dice che il prossimo turno è in Michigan il 15 gennaio, i candidati sono già proiettati sul turno del 19 gennaio in Nevada e, soprattutto, South Carolina.
Il dibattito tenutosi a Myrtle Beach ha visto una performance da mattatore per Fred Thompson, che si gioca le ultime possibilità di rimanere in corsa. La Carolina del Sud è infatti uno stato in cui l'attore è favorito, ma l'exploit di Mike Huckabee potrebbe complicargli la vita, per questo il pastore battista è stato oggetto di un duro attacco da parte di Thompson, soprattutto a causa di alcune posizioni troppo "liberali" (per gli standard repubblicani, ovviamente). Thompson si è presentato come custode della tradizione del Partito Repubblicano, ricordando le posizioni di Reagan in opposizione a quelle di cui è portatore Huckabee.
Anche Romney, pur non essendo tra i favoriti in South Carolina, ha attuato una strategia di attacco, stavolta nei confronti di John McCain, sul tema delle politiche economiche e sulle sue posizioni in politica estera. McCain ha replicato criticando l'operato dell'ex segretario alla difesa Donald Rumsfeld.
Più defilati Rudolph Giuliani, che non ha possibilità di vittoria in Carolina e punta invece sulla Florida, e Ron Paul.

Lo spauracchio Bloomberg
Si fanno sempre più insistenti le voci che vorrebbero una imminente discesa in campo del magnate dell'editoria e sindaco di New York Michael Bloomberg nella corsa alla Casa Bianca come indipendente. Bloomberg ha le risorse per finanziare l'intera campagna elettorale e potrebbe farsi avanti nel momento in cui la situazione delle primarie sarà più definita (e i candidati saranno abbastanza provati).
L'eventuale discesa in campo del sindaco newyorkese spaventa soprattutto i repubblicani, visto che Bloomberg (fino all'anno scorso appartente al partito ed eletto a NY proprio con i voti dei repubblicani, anche se molte sue posizioni sono più vicine ai democratici) andrebbe con tutta probabilità a togliere voti proprio al loro schieramento. In questo senso brucia ancora il ricordo del 1992, quando il miliardario Ross Perot, candidatosi da indipendente, conquistò il 20% di voti sottraendoli a George Bush sr. e impedendogli così la rielezione a vantaggio di Bill Clinton.

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