di Karen Tumulty (TIME)
Lungo tutto il suo discorso "a tutta velocità verso la Casa Bianca", la Clinton a Indianapolis ha usato un tono inconfondibilmente elegiaco. E se qualcuno aveva dei dubbi sul fatto che la immortale Hillary fosse consapevole che la sua corsa era giunta alla fine, bastavano le facce malinconiche di suo marito e di sua figlia.
Questa corsa era iniziata con un vantaggio apparentemente insormontabile, che è evaporato costantemente man mano che la campagna si è protratta più a lungo di quanto nessuno avrebbe mai pensato. Lei ha fatto almeno 5 grandi errori, ognuno dei quali ha portato al successivo.
1. Ha sbagliato il tono
Questo è stato probabilmente l'errore più grande. In un'epoca che è completamente incentrata sul cambiamento, la Clinton si è presentata come una sorta di Presidente uscente, puntando sull'esperienza, la preparazione e la forza del suo nome. Tutto ciò aveva un senso, soprattutto per fugare i dubbi che molti avevano sulla possiblità di eleggere una donna. Ma nel posizionarsi in modo da vincere a novembre, la Clinton ha completamente frainteso lo stato d'animo degli elettori Democratici nelle primarie, che volevano disperatamente voltare pagina.
"Essere una consumata insider di Washington non è esattamente la cosa migliore in un anno in cui tutti vogliono il cambiamento" ha detto David Axelrod, capo stratega di Obama "la strategia iniziale della Clinton era pessima e ha fatto il nostro gioco". Ma i suoi sbagli hanno fatto di peggio.
2. Non conosceva le regole
La Clinton ha scelto le persone del suo staff contando sulla loro lealtà nei suoi confronti, invece che sulla loro preparazione. Questo è diventato terribilmente chiaro in un brainstorming l'anno scorso, secondo due testimoni diretti. Mentre studiavano il calendario della primarie, il capo stratega Mark Penn predisse che una vittoria in California avrebbe di fatto chiuso la partita assegnando alla Clinton 370 delegati. Sembrava forte, ma come ogni studente di liceo sa, Penn aveva torto: i Democratici, al contrario dei Repubblicani, assegnano i loro delegati proporzionalmente anzichè con il winner-take-all. Seduto lì accanto, il veterano del partito Harold Ickes, che ha constribuito a stabilire queste regole, inorridì, e lo disse a Penn. "Come è possibile" chiese Ickes "che il più famoso stratega politico non capisca il sistema proporzionale?". Ma la strategia rimase invariata, con una campagna basata sui grandi stati. Ancora adesso, sembra che non lo abbiano capito. Sia Hillary che Bill ripetono spesso che se i Democratici avessero lo stesso sistema elettorale dei Repubblicani, lei avrebbe la nomination. Nel frattempo, lo staff della Clinton ammette sottovoce che:
3. Sono stati sottovalutati gli stati con i caucus
Nel momento in cui la strategia della Clinton si è basata sui grandi stati, lei ha sembrato virtualmente snobbare stati come Minnesota, Nebraska e Kansas, che scelgono i loro delegati tramite i caucus. C'era una ragione: i Clinton decisero, secondo un consigliere, che "i caucus non avevano niente a che fare con loro". I loro sostenitori principali - donne, anziani, operai - non sono tipi da impegnarsi per un'intera serata, come richiede il sistema. Ma è stata una specie di resa unilaterale in stati che assegnano il 12% dei delegati elettivi totali. Ed è stato proprio nei caucus states che Obama ha costruito la sua leadership tra i delegati "Nonostante tutti i soldi e il talento che avevano" dice Axelrod "loro - incomprensibilmente - non hanno capito i caucus e l'importanza che avrebbero assunto".
Quando i collaboratori della Clinton hanno capito la gravità del loro errore, non avevano più risorse su cui contare, in parte perchè:
4. Ha fatto affidamento su "vecchi" soldi
Per più di un decennio, i Clinton hanno fissato lo standard delle raccolte fondi nel Partito Democratico, e praticamente tutti i vecchi finanziatori di Bill si sono attivati per Hillary. La sua campagna per l'elezione al Senato nel 2006 raccolse la sorprendente cifra di 51,6 milioni di dollari, nonostante il risultato fosse scontato. Ma nel frattempo è accaduto qualcosa che i Clinton non hanno compreso bene: Internet. Anche se il circuito di finanziatori dei Clinton è ancora impressionante, è composto da chi di solito stacca assegni di grosse cifre. Ma una volta raggiunta la cifra di 2.300 $ permessa dalla legge, non hanno potuto donare di più. Così il pozzo che sembrava senza fondo ha finito per prosciugarsi.
Obama invece si è basato su un nuovo modello: le più di 800.000 persone iscritte al suo sito, che donano 5, 10, 50 dollari alla volta (in questo modo la sua campagna ha raccolto on-line più di 100 milioni di dollari, circa la metà del totale). Nel frattempo i Clinton hanno dovuto attingere al loro patrimonio personale, prima a gennaio con 5 milioni per il Super Tuesday, e poi con altri 6,4 milioni per l'Indiana e la North Carolina. Questo riflette l'errore finale:
5. Non ha pensato ad una lunga gara
La strategia della Clinton si è sempre basata su un rapido KO. Se avesse vinto in Iowa, era la sua idea, la corsa si sarebbe conclusa subito. La Clinton spese a piene mani e alla fine arrivò solo terza. Ciò che soprese Obama fu il tempo che lei impiegò per riprendersi. Lei arrivò ad un pareggio nel Super Tuesday, ma a quel punto non aveva truppe per combattere nei successivi stati. Obama, invece, era un treno che correva forte su due o tre binari. Anche se quartier generale di Chicago contava sulle vittorie nei primi stati, c'era sempre un'altra organizzazione che si occupava delle votazioni successive. Il 21 febbraio il manager della campagna di Obama, David Plouffe, era a Raleigh, in North Carolina. In quell'occasione disse che le primarie in NC, che si sarebbero tenute 10 settimane dopo "potevano essere molto importanti per la nomination". A quel tempo, l'idea sembrava ridicola.
Adesso invece la questione non è se la Clinton si farà da parte, ma quando. Lei continua ad aggiundere tappe alla sua campagna elettorale, anche se gli appelli perchè si fermi si fanno sempre più insistenti. Ma l'unica voce che lei ascolta è quella dentro la sua testa, ha spiegato un assistente di lunga data. Lo scopo della Clinton riguarda più la storia che la politica. Come prima donna arrivata così lontano, vuole che le persone che hanno creduto in lei vedano che ha fatto del suo meglio. E poi? Come ha detto ad Indianapolis, "Comunque vada, lavorerò per il nominato perchè vinca a novembre". Quando si tratterà di sanare le divisioni nel Partito Democratico, lo sconfitto potrà avere molta più influenza del vincitore.
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venerdì 9 maggio 2008
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5 commenti:
G., una volta sembra che Hillary ce la possa fare. Un'altra volta che non abbia speranze.
Ci vogliamo decidere?
Ieri sera, al TG1, presentando la sua tv Current, Al Gore, ha profetizzato che entro la fine di giugno sarà tutto chiaro. Bravo! una profezia così la saprei fare anche io.
E' chiaro che la Clinton non può più aspirare alla nomination, su questo non ci sono dubbi.
I dubbi riguardano la sua uscita di scena, se si ritirerà dopo la prossima sconfitta, se aspetterà la fine delle primarie oppure se a dispetto delle previsioni di Gore deciderà di sfidare il partito sulla question di Florida e Michigan andando avanti fino alla convention.
a proposito di soldi, Lina Sotis, su Il Corriere della Sera del 11 maggio, ha scritto: "Obama pronto a risolvere i guai finanziari di Hillary, se si ritira. Il sogno femminista di una presidente donna finisce nel modo più femminile del mondo: un maschio che paga".
Era un'ipotesi uscita fuori la settimana scorsa, ma la Clinton ha subito smentito. In effetti sarebbe stata la più ingloriosa delle conclusioni
Hillary non mollare! Non mi piacevi, ma vedere così tanta gente voltarti le spalle e andare a "leccare" il fighetto Obama quando fino a ieri dicevano di esserti fedele, mi fa sperare che tu possa vincere sia la nomination che le elezioni! Sarebbe una vittoria dedicata a tutti coloro che cadono ma si rialzano, anche da soli, senza bisogno di ipocriti che ti stiano accanto solo nella buona sorte! Eri partita come una presuntuosa, hai capito la lezione, e ora secondo meriti la tua opportunità! Per i fighetti c'è sempre tempo! Purtroppo... Go HRC!
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