giovedì 24 aprile 2008

Analisi del voto in Pennsylvania

"Il vento è cambiato" ha dichiarato Hillary Clinton subito dopo l'ufficializzazione dei risultati in Pennsylvania, mentre Barack Obama si è complimentato con la rivale ma ha già rivolto la sua attenzione all'Indiana, dove si voterà il 6 maggio assieme alla North Carolina. I sondaggi danno Obama in vantaggio in entrambi gli stati (più in North Carolina che in Indiana), quindi il voto del 6 sarà un banco di prova per verificare se la Clinton è davvero in recupero. La Pennsylvania infatti ha fotografato una situazione di stallo, con risultati in linea con i sondaggi di un mese fa: Obama non riesce più a fare breccia nell'elettorato della Clinton, che dal canto suo non perde terreno ma non riesce neppure a guadagnarne.
Daniel Axelrod, stratega della campagna elettorale di Obama, ha evidenziato come le classi operaie bianche che rappresentano lo zoccolo duro della Clinton, nelle ultime presidenziali abbiano sempre votato per i Repubblicani, e che quindi non sono necessarie per far eleggere Obama. Una teoria abbastanza discutibile che è subito stata attaccata da Bill Clinton.

Le analisi dei media si concentrano però soprattutto sul significato di questa vittoria della Clinton, se cioè sarà in grado di guadagnare il momentum, o se si limiterà solo a danneggiare Obama. I risultati in Pennsylvania non si sono infatti discostati da quelli delle ultime primarie prima della pausa: la Clinton ha vinto tra i bianchi e tra gli anziani, Obama tra i neri e i giovani.
La Clinton sta preparando una dura campagna elettorale in North Carolina, un po' perchè spera di rimontare, ma soprattutto perchè vuole distogliere Obama dal fare campagna in Indiana, dove invece la senatrice ha più possibilità di mettere a segno una vittoria dal grande significato simbolico. Obama ha infatti bisogno di vincere in Indiana per dimostrare di poter conquistare un grande stato rurale a larga maggioranza bianca, tendenzialmente Repubblicano. Questi stati dimostreranno se il vento è davvero cambiato o se la Clinton ha semplicemente rallentato la corsa di Obama, danneggiandolo in vista delle presidenziali.
Vaughn Ververs, editorialista della CBS, ha evidenziato come non siano bastate sei settimane di campagna elettorale intensiva, con un bombardamento mediatico di spot elettorali, a spostare significativamente l'ago della bilancia in un senso o nell'altro in uno stato, la Pennsylvania, su cui non erano mai esistiti seri dubbi riguardo il risultato. La Clinton è riuscita a guadagnarsi altre due settimane di corsa, ma più probabilmente la possibilità di arrivare fino a giugno. Obama ha perso un altro grande stato aumentando i dubbi sulla sua eleggibilità.
Inoltre, come già in altri grandi stati, i Democratici si sono spaccati sulla base di differenze di razza, genere, età e religione (in Pennsylvania il 70% dei cattolici ha votato Clinton). Quello che emerge dai sondaggi è che le posizioni si stanno radicando: il 62% degli elettori della Clinton in Pennsylvania sostengono che non sarebbero soddisfatti se Obama ottenesse la nomination, mentre il 52% degli elettori di Obama dicono la stessa cosa della Clinton. Peggio ancora, il 25% degli elettori della Clinton e il 16% di quelli do Obama hanno detto che a novembre voteranno per McCain se il loro candidato non otterrà la nomination. A questo punto, prima che le divisioni interne ai Democratici diventino insormontabili, entrambi i candidati cominceranno probabilmente a spostare il loro tiro su John McCain, ma forse non prima del 6 maggio.

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