L'edizione domenicale del New York Times è tradizionalmente dedicata agli approfondimenti sulla campagna elettorale e, nonostante l'endorsement, non si è rivelato particolarmente tenero con Hillary Clinton.
L'ultimo approfondimento riguarda tutti gli amici e colleghi della senatrice che, nel corso della campagna, la hanno abbandonata o sono passati con Obama.
Il quadro che ne emerge è quello di una emorragia di sostenitori che lascia la Clinton sempre più sola. Gli ultimi casi in ordine di tempo sono quelli di Nancy Larson, superdelegato del Minnesota e soprattutto di Robert Reich, ex membro dell'amministrazione Clinton e amico intimo dell'ex Presidente.
La Larson ha raccontato di un difficile e commovente incontro con Chelsea Clinton, nel quale ha annunciato alla ex "first daughter" la sua intenzione di ritirare il sostegno ad Hillary per passare tra le fila dei sostenitori di Obama: "Continuava a chiedermi 'perchè? perchè?'".
E' la domanda che si fanno molti consiglieri della Clinton, a volte in maniera meno civile di quanto espresso da Chelsea. Dopo dieci anni passati ad intessere relazioni con un'intera generazione di Democratici, la Clinton vede diminuire a vista d'occhio il consenso quasi proverbiale che aveva nel partito, e che la rendevano il "candidato inevitabile" fino a cinque mesi fa.
Molti hanno ritirato il sostegno alla Clinton per seguire la volontà dei propri elettori, ma c'è di più: una sorta di resa dei conti all'interno del partito.
La tensione è emersa già a gennaio in una conversazione tra un importante sostenitore della Clinton e Cameron Kerry, fratello di John Kerry (foto), che aveva appena appoggiato Obama.
Il sostenitore della Clinton ha ricordato che Bill fece campagna elettorale per Kerry nel 2004 nonostante fosse reduce da un delicato intervento chirurgico. Al che Cameron Kerry ha ricordato che suo fratello accettò di volare sull'Air Force One con Clinton subito dopo il voto di impeachment "quando nessuno voleva farsi vedere con lui".
"Nel partito e nel paese si sta sviluppando una certa insofferenza verso i Clinton" spiega Tom Daschle, ex leader della maggioranza al Senato e sostenitore di Obama.
Sono molti i membri dell'amministrazione Clinton che oggi sostengono Obama: oltre a Reich vale la pena di citare Greg Craig, consulente legale del Presidente durante l'impeachment, e Anthony Lake, ex consigliere per la sicurezza nazionale. "Molti di loro sono stati lanciati in politica dai Clinton" spiega Leon Panetta, ex capo dello staff alla Casa Bianca "Probabilmente i Clinton si aspettavano una maggiore riconoscenza".
Persone vicine alla Clinton spiegano che ci sono diverse gradazioni di risentimento verso questa presunta slealtà.
Ai loro occhi, il comportamento meno offensivo è quello di chi, pur essendo vicino ai Clinton, non aveva mai fatto dichiarazioni pubbliche di sostegno. E' il caso di Reich, che ha ribadito il suo affetto per la Clinton pur appoggiando Obama.
Poi ci sono quelli con cui la senatrice ha cercato ripetutamente di stringere accordi di sostegno, ma che alla fine sono passati con Obama: è il caso dei senatori Amy Klobuchar del Minnesota e soprattutto Bob Casey della Pennsylvania, o John D. Rockefeller IV della West Virginia.
Ci sono diversi sostenitori di Obama per i quali i Clinton hanno raccolto fondi in passato. E' il caso di Claire McCaskill (foto) del Missouri, che nel 2006 disse a Meet the press che Bill Clinton era un grande leader ma "non vorrei che mia figlia gli stesse vicino".
Ma i peggiori, ai loro occhi, sono coloro che fino a poco tempo fa erano vicini alla Clinton e oggi non solo sostengono Obama, ma fanno campagna elettorale per lui e criticano i toni usati dalla Senatrice.
E' il caso di Greg Craig, che ha detto "Se Hillary in campagna elettorale non riesce a controllare Bill, come potrà farlo alla Casa Bianca?". Ma il primo della lista è senza dubbio il Governatore del New Mexico Bill Richardson, che dopo aver appoggiato Obama ha detto "I Clinton sentono che la presidenza è una loro proprietà", venendo etichettato come "Giuda" da James Carville.
Bill Clinton sostiene che Richardson, ex ministro dell'energia e ambasciatore all'Onu sotto l'amministrazione Clinton, aveva garantito per ben cinque volte l'appoggio a Hillary.
"I rapporti sono diventati molto tesi" ha confessato Richardson.
John Kerry aveva avuto dei dissapori con la Clinton nel 2006, durante la campagna per le elezioni di medio termine, per delle incomprensioni sull'Iraq, ma lo scorso settembre la Clinton aveva fatto visita all'ex candidato presidenziale e la frattura sembrava superata. E invece, subito dopo le primarie in New Hampshire, Kerry ha fatto endorsement per Obama e ha poi criticato aspramente la campagna della Clinton. "Da allora per noi è morto" fa sapere un importante sostenitore della Clinton.
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2 commenti:
lo sapete che mi sto un po' scocciando di leggere tutte le varie dichiarazioni, vicissitudini, dispettucci, ...
Siamo sicuri che le primarie siano una buona cosa? Almeno queste così lunghe.
Mah, come per tutto un conto è lo strumento, un conto è l'uso che se ne fa.
Nel caso specifico degli Usa, le primarie sono una necessità per rendere partecipe un paese così grande della scelta del candidato che rappresenterà circa metà degli elettori alle presidenziali.
Nel caso dei Democratici, un po' per difetti del sistema elettorale, un po' per per il peso francamente eccessivo dei superdelegati, un po' perchè oggettivamente l'elettorato è diviso, le primarie sono diventate un boomerang.
La cosa buona è che, proprio grazie alle primarie, questi giochetti restano alla luce del sole invece che al chiuso del palazzi
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