martedì 24 giugno 2008

McCain non è Dole, parola del New York Times

di Adam Nagourney (New York Times)

Sono eroi di guerra con ferite da mostrare. Sono conosciuti per il carattere irruento e caustico. Sono tra i più anziani candidati alla presidenza.
E i Democratici sperano che la candidatura di Bob Dole nel 1996 sia lo schema che seguirà quest'anno John McCain.
Ma per ogni significativa somiglianza, ci sono anche sufficienti differenze tra i due Repubblicani da rendere fuorviante ogni paragone.
Dole era il volto dell'establishment legislativo di Washington. McCain ha sfruttato un'immagine di indipendente dal suo stesso partito.
McCain ha preso le distanze dalla politica del Presidente in carica. Dole corse contro un'istituzione che aveva a cuore, rendendo ai Democratici ancora più facile il compito di identificarlo con gli eccessi del Partito Repubblicano nel periodo in cui lo Speaker della Camera Newt Gingrich e l'ala conservatrice del partito cercavano di reimpossessarsi della politica interna.

Dole, seguendo i consigli dei suoi collaboratori, alzò un muro che lo tenne distante sia dai giornalisti che dagli elettori. La campagna elettorale di McCain è fatta di continui incontri con i cittadini in giro per il paese.
Non è un caso che McCain abbia spesso fatto campagna per Dole nel 1996 e abbia preso nota degli errori del collega - dall'incapacità di raccogliere fondi al modo in cui si rapportò con i media e l'elettorato. Nello staff di consiglieri di McCain non è presente nessuno dei principali collaboratori di Dole nella campagna del 1996.

Bob Dole, ferito nella Seconda Guerra mondiale, indossò un braccialetto col nome di McCain quando McCain era prigioniero di guerra in Vietnam. E di recente ha scritto una lettera per difendere le credenziali da conservatore di McCain (nonostante Dole, come McCain, abbia spesso faticato a convincere i conservatori di essere uno di loro).
Ciononostante i due non sono particolarmente amici, McCain non ha chiesto consigli a Dole, e Dole non è esattamete un habituè sul pullman di McCain.
I Democratici guardano alla campagna di Dole e pensano che quella di McCain seguirà gli stessi passi, con lo stesso risultato.
Il paragone è ovvio: entrambi hanno dovuto fronteggiare problemi di gestione dello staff, entrambi sono presenze fisse nei talk show della domenica mattina, entrambi - anche se separati da 13 anni - appartengono a una generazione i cui valori sono totalmente differenti da quelli dei "babyboomers".
Entrambi sono insofferenti allo stile politico moderno, a insistere su un unico messaggio, a resistere alla tentazione di rilasciare dichiarazioni impulsive, a leggere il gobbo elettronico. Entrambi hanno un senso dell'umorismo che può diventare di volta in volta un punto di forza o una vulnerabilità.
Il fatto che entrambi abbiano sofferto ferite che li hanno segnati a vita ha creato una sensibilità simile. "Entrambi hanno attraversato una lunga riabilitazione" spiega Bob Kerrey, ex senatore Democratico del Nebraska a cui venne amputata parzialmente una gamba in Vietnam "Essendo passato anch'io attraverso qualcosa di simile, posso dire che ti dà una prospettiva diversa. Penso ti faccia provare maggiore empatia per le persone che soffrono. In particolar modo questo vale per Dole".
Ma Obama sarà in grado di identificare McCain come simbolo dell'establishment allo stesso modo in cui Clinton fece con Dole?
"Non puoi far passare McCain come una creatura di Washington, perchè è sempre stato lontano da questa etichetta" spiega Scott Reed, manager della campagna elettorale di Dole.
Dole era l'uomo dei Repubblicani in Senato, ed essendo stato diverse volte leader della maggioranza veniva identificato con il partito anche dopo aver lasciato il posto. Non è così per McCain.
In fin dei conti, la principale differenza tra Dole e McCain può dipendere meno dai candidati che dal clima. "Dole correva contro un Presidente in carica durante un periodo di pace e prosperità" spiega Reed "McCain corre contro un fenomeno popolare con le sorti del Partito Repubblicano appese al collo".

Copyright 2008 The New York Times Company

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