domenica 22 giugno 2008

Le elezioni che hanno fatto storia: 1968

All'inizio del 1968, non sussistevano dubbi sul fatto che il Presidente Johnson si sarebbe ripresentato. Anche se era in carica da due mandati, il 22° emendamento gli consentiva di ricandidarsi perchè, essendo subentrato per 14 mesi a Kennedy nel 1963, quello cominciato con la sua elezione del 1963 era il "vero" primo mandato. Nel corso degli ultimi 4 anni, Johnson aveva conseguito numerosi successi politici, combattendo la povertà, firmando la legge sui diritti civili e iniziando l'esplorazione dello spazio.
Tuttavia, proprio tra il 1967 e il 1968 la popolarità di Johnson subì dei duri colpi, soprattutto a causa delle tensioni razziali che avevano portato a duri scontri nelle grandi città e che sarebbe culminata il 4 aprile 1968 con l'assassinio di Marthin Luther King, e alla guerra in Vietnam, che il Presidente aveva fortemente appoggiato e che si era ormai rivelata un vicolo cieco.


Nonostante questi insuccessi, nessuno dei leader Democratici se la sentì di correre contro il Presidente in carica. Lo fece solo il Senatore Eugene McCarthy del Minnesota, portabandiera dei movimenti pacifisti, presentandosi contro Johnson nelle primarie del New Hampshire. Johnson vinse, ma con scarso margine e senza raggiungere il 50%. Decise perciò di ritirarsi, prendendo atto dell'insuccesso confermato dai sondaggi e delle sue cattive condizioni di salute (infatti morì il 22 gennaio 1973, ovvero due giorni dopo la fine del mandato presidenziale iniziato con le elezioni del '68). A quel punto annunciarono la loro candidatura contro McCarthy Bob Kennedy e il vicepresidente in carica Hubert Humphrey. Kennedy e McCarthy si sfidarono nelle primarie, mentre Humphrey preferì aspettare la convention (le primarie si tenevano in soli 13 stati).
McCarthy vinse in 5 stati e Kennedy in 4, ma Kennedy vinse 3 dei 4 stati in cui concorrevano l'uno contro l'altro. McCarthy tuttavia si rifiutò di ritirarsi anche dopo aver perso per 46 a 42 in California.

Restavano solo le primarie di New York per decidere chi dei due avrebbe sfidato Humphrey alla convention, ma dopo il discorso della vittoria in California, il 5 giugno, il terrorista palestinese Sirhan Sirhan sparò a Bob Kennedy, che morì 26 ore dopo.
Gli storici dibattono tuttora sulle reali possibilità di Kennedy di ottenere la nomination: anche se avesse vinto, come probabile, le primarie di New York avrebbe comunque dovuto convincere i numerosi delegati schierati con il vicepresidente a passare dalla sua parte.
Alla convention i delegati di Kennedy non riuscirono a unirsi attorno a un altro candidato: alcuni scelsero McCarthy, altri il Senatore George McGovern, supporter di Kennedy. In una Chicago messa a ferro e fuoco dalle manifestazioni contro la guerra in Vietnam, Humphrey vinse facilmente al primo voto e scelse Edmund Muskie come vice.


In casa Repubblicana l'ex vicepresidente Richard Nixon fu da subito il front-runner. In un primo momento il Governatore del Michigan George Romney provò a contrastarlo, forte di sondaggi incoraggianti, ma una sua gaffe sulla guerra in Vietnam lo mise fuori gioco (inizialmente osteggiava la guerra, ma poi cambiò idea dicendo in un'intervista "i militari e i diplomatici mi hanno fatto il lavaggio del cervello").
Uscito di scena Romney, fu la volta del Governatore di New York Nelson Rockefeller, leader dell'ala liberal del GOP, ma la sconfitta in Massachusetts lo fece desistere. Infine fu la volta del Governatore della California Ronald Reagan, che rimase in corsa fino alla fine e, vincendo nel suo stato d'elezione, ottenne la maggioranza nel voto popolare.
Tuttavia alla convention di Miami Rockefeller e Reagan non riuscirono a unire le loro forze e Nixon vinse al primo voto scegliendo Spiro Agnew come vice.


Alle elezioni di novembre si presentò anche il Governatore segregazionista dell'Alabama George Wallace, che dopo aver provato a candidarsi per i Democratici era uscito dal partito fondando l'American Independent Party.
Nixon condusse una campagna elettorale basata sullo slogan "Law and order", facendo appello al sentimento di insicurezza presente in molti americani a causa delle violenze nelle grandi città. La campagna elettorale del Repubblicano fu mediaticamente accurata, mentre quella di Humphrey fu più irruenta anche a causa dello svantaggio nei sondaggi.
A ottobre, Humphrey provò a giocare il tutto per tutto prendendo le distanze da Johnson e chiedendo di fermare la guerra in Vietnam. Johnson ordinò uno stop ai bombardamenti e questo portò Humphrey a raggiungere nei sondaggi Nixon, che aveva provato a sfruttare a suo vantaggio i rapporti diplomatici con la presidente sud-vietnamita Thieu.

L'esito delle elezioni del 5 novembre fu incerto fino alla mattina successiva, ma Nixon riuscì a vincere, sia pure di pochissimi punti, California, Ohio e Illinois, assicurandosi un vantaggio di 512.000 voti, con 32 stati e 301 Grandi elettori, contro i 13 stati più DC e i 191 Grandi Elettori di Humphrey.
Dopo queste elezioni, nel Partito Democratico si avviò la riforma del sistema di selezione dei candidati presidenziali. I sostenitori di Kennedy e McCarthy presero le redini del partito avviando un cambiamento che, nel 1972, avrebbe reso il processo molto più democratico con primarie in tutti gli stati, togliendo potere ai pezzi grossi del DNC.

Nessun commento: