venerdì 28 marzo 2008

"Barry" Obama uomo copertina di Newsweek

Obama finisce nuovamente sulla copertina di Newsweek, ma questa volta il prestigioso settimanale si concentra sul periodo della sua vita in cui decise di essere chiamato con il suo vero nome anzichè con il nomignolo "Barry".
Accadde quando frequentava l'Occidental College, e alcuni amici iniziarono a chiamarlo Barack. Sua sorella Maya ricorda che Obama tornò a casa per le vacanze di Natale del 1980 e comunicò a sua madre che non voleva più essere chiamato Barry. Maya ricorda anche che i nonni materni, che lo avevano cresciuti, si opposero a questa scelta e continuarono ancora per molto a chiamarlo "Bar".
Fino a quel momento, Obama aveva seguito le orme del padre: anch'egli si chiamava Barack e, una volta giunto in USA dal Kenya, aveva preso il nomignolo Barry, secondo una tradizione tipica degli immigrati: i Matthias diventano Matt, le Hanneke diventano Johanna e così via.

Obama decise però di non proseguire su quella strada, e questa è una parte importante, secondo il Newsweek, del percorso di autocoscienza attraverso cui il giovane Barack provò a scoprire chi fosse realmente e quale fosse il suo posto nella società americana: figlio di un nero e di una bianca, cresciuto tra le Hawaii e l'Indonesia, da famiglie di religioni e culture diverse, visto dagli altri in modo diverso da come si vedeva lui.
"Voleva essere preso sul serio ma non nel modo della generazione di suo padre" scrive il settimanale "forse voleva ribellarsi ai compromessi che ci si attendeva dai neri e dalle minoranze in una società bianca. Ma più in generale, cercava una comunità che lo accettasse per ciò che era"

Questa ricerca dell'identità lo portò ad integrarsi nella società nera che lui, cresciuto alle Hawaii, non aveva mai conosciuto. Si trovò diviso tra un padre spirituale, il reverendo Wright, che vagheggiava di cospirazioni planetarie per emarginare i neri, e una famiglia materna bianca che, come ha ricordato nel suo discorso di Philadelphia, spesso utilizzava stereotipi razzisti che lo facevano morire di vergogna.
I Conservatori mettono in dubbio la sua lealtà all'America, ma lui risponde con i fatti, essendo una persona con la rara qualità di poter vedere gli USA da una prospettiva del tutto particolare.

Le prime domande sulla sua identità provengono dalla permanenza in Indonesia, un passaggio fondamentale per un bambino di 6 anni fino a quel momento vissuto nel comfort delle Hawaii, e ora costretto a trovarsi a contatto con lebbrosi e mendicanti.
Nella sua autobiografia, Obama racconta di quando per la prima volta comprese che il suo colore rappresentava un fardello, leggendo la storia di un nero che aveva cercato di schiarirsi chimicamente la pelle.
Quando la madre si accorse che la poverà e la corruzione dell'Indonesia avevano un effetto negativo sulla crescita del figlio, rimandò Obama alle Hawaii. Lì tutti sembravano far parte di una minoranza, e il colore della pelle non era importante.


Il combattimento interiore arrivò quando si trasferì al college, a Los Angeles. Fu importante per Obama l'amicizia con Eric Moore, un altro studente afro-americano. Nel 1980 Moore fece un viaggio in Africa alla ricerca delle sue origini, e il suo racconto influenzò molto Barack, contribuendo alla decisione di farsi chiamare con il suo vero nome.
"Barry" era solo un compromesso, un modo per facilitare le cose in una società che non era per niente facile.
Un altro passo importante fu il trasferimento a New York, dove per due anni condusse una "esistenza ermetica", senza svaghi ma solo tra sutdio, libri e politica, perdendo però i contatti con i vecchi amici.
Moore racconta che 15 anni dopo, passando per Chicago, si imbattè in una raccolta fondi per Obama, e solo allora riuscì a rimettersi in contatto col vecchio compagno di college.


L'assenza della figura paterna ha pesato molto sul giovane Obama. Newsweek racconta che Barack per molto tempo ha raccolto aneddoti e storie relative a suo padre, per farsi un'idea di lui. Un episodio in particolare, riportato dai nonni materni, vede Barry sr. vittima del razzismo di un avventore di un bar a Waikiki. Barry sr. anzichè litigare, sorrise e parlò all'uomo della follia del razzismo e della grandezza del sogno americano e dell'universalità dei diritti dell'uomo. Secondo il nonno di Obama, l'uomo diede a Barry sr. 100 dollari per scusarsi.
Barack è stato per molto tempo scettico su questa storia, fin quando non si imbattè in un compagno di classe del padre quando era alle Hawaii, che raccontò la stessa identica storia.

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