Il New York Times dedica un lungo approfondimento a due momenti piuttosto recenti della carriera di John McCain, in cui il senatore è stato molto vicino a lasciare il Gop e saltare dall'altra parte della barricata.
Anche se McCain si proclama un Repubblicano conservatore, e ricorda di aver partecipato alla "rivoluzione reaganiana", nel 2001 e nel 2004 è stato molto vicino a passare fra i Democratici e a candidarsi come vicepresidente di John Kerry.
Le versioni dei due episodi sono molto divergenti tra McCain e i Democratici. In ogni caso, non è un segreto che McCain attraversò un periodo piuttosto difficile dopo le primarie del 2000, quando il partito lo scaricò per puntare su Bush.
Tom Daschle, ex leader Democratico al Senato, racconta che nel 2001 incontrò McCain, assieme ad altri rappresentanti del partito dell'asinello, per discutere di un possibile cambio di casacca. Nella primavera del 2001 McCain era ancora amareggiato per la campagna denigratoria condotta contro di lui dal suo stesso partito, quando, alla vigilia del voto in South Carolina, lo staff di Bush aveva diffuso la notizia che il senatore avesse un figlio illegittimo di colore. Il partito non aveva appoggiato McCain, e tutti i suoi collaboratori erano stati tenuti lontani dai posti più importanti dell'amministrazione Bush.
Così McCain iniziò a votare assieme ai Democratici su alcune proposte di legge, e disse a Daschle che avrebbe votato anche contro la riforma fiscale di Bush, uno dei punti più importanti del programma del nuovo presidente.
A marzo, il principale consigliere di McCain, John Weaver (lo stesso del presunto affaire con la lobbysta) si incontrò con uno dei più influenti esponenti Democratici chiedendo come mai, visti i dissapori del senatore con il suo partito, nessuno nel DNC gli avesse proposto di lasciare il Gop o di diventare un indipendente alleato con i Dems.
Venne subito organizzato un incontro a cui, oltre Daschle, parteciparono Ted Kennedy e John Edwards. Ci fu un tira e molla durato alcuni mesi, nel frattempo altri Repubblicani lasciarono il partito cambiando i rapporti di forza al Senato, e McCain non se la sentì di contribuire al "ribaltone" (questo secondo i Democratici, la versione di Weaver è ben diversa: McCain non avrebbe mai seriamente pensato di cambiare partito, ed erano solo i Democratici a corteggiare ogni Senatore che aveva avuto dissapori col Gop).
Anche se McCain si proclama un Repubblicano conservatore, e ricorda di aver partecipato alla "rivoluzione reaganiana", nel 2001 e nel 2004 è stato molto vicino a passare fra i Democratici e a candidarsi come vicepresidente di John Kerry.
Le versioni dei due episodi sono molto divergenti tra McCain e i Democratici. In ogni caso, non è un segreto che McCain attraversò un periodo piuttosto difficile dopo le primarie del 2000, quando il partito lo scaricò per puntare su Bush.
Tom Daschle, ex leader Democratico al Senato, racconta che nel 2001 incontrò McCain, assieme ad altri rappresentanti del partito dell'asinello, per discutere di un possibile cambio di casacca. Nella primavera del 2001 McCain era ancora amareggiato per la campagna denigratoria condotta contro di lui dal suo stesso partito, quando, alla vigilia del voto in South Carolina, lo staff di Bush aveva diffuso la notizia che il senatore avesse un figlio illegittimo di colore. Il partito non aveva appoggiato McCain, e tutti i suoi collaboratori erano stati tenuti lontani dai posti più importanti dell'amministrazione Bush.
Così McCain iniziò a votare assieme ai Democratici su alcune proposte di legge, e disse a Daschle che avrebbe votato anche contro la riforma fiscale di Bush, uno dei punti più importanti del programma del nuovo presidente.
A marzo, il principale consigliere di McCain, John Weaver (lo stesso del presunto affaire con la lobbysta) si incontrò con uno dei più influenti esponenti Democratici chiedendo come mai, visti i dissapori del senatore con il suo partito, nessuno nel DNC gli avesse proposto di lasciare il Gop o di diventare un indipendente alleato con i Dems.
Venne subito organizzato un incontro a cui, oltre Daschle, parteciparono Ted Kennedy e John Edwards. Ci fu un tira e molla durato alcuni mesi, nel frattempo altri Repubblicani lasciarono il partito cambiando i rapporti di forza al Senato, e McCain non se la sentì di contribuire al "ribaltone" (questo secondo i Democratici, la versione di Weaver è ben diversa: McCain non avrebbe mai seriamente pensato di cambiare partito, ed erano solo i Democratici a corteggiare ogni Senatore che aveva avuto dissapori col Gop).
Meno di tre anni dopo, McCain si trovò di nuovo vicino ai Democratici. In un'intervista dell'anno scorso. John Kerry ha raccontato che nel 2004 fu vicino a scegliere McCain come candidato vicepresidente, e che anche in questo caso l'idea venne dallo staff del senatore.
Due consiglieri della campagna di Kerry hanno raccontato che Weaver andò a casa del candidato Democratico pochi giorni dopo l'ufficializzazione della nomination, a marzo, proponendogli di scegliere McCain come "running mate"; Weaver dice invece che fu Kerry a chiedergli la disponibilità di McCain. I due sono comunque d'accordo nel dire che Kerry era entusiasta dell'idea e, pur di convincere McCain, arrivò ad offrirgli una larga parte delle responsabilità sulla sicurezza nazionale.
McCain, le rare volte che ha parlato dell'episodio, ha sempre ripetuto di non aver preso mai in considerazione l'ipotesi di affiancare Kerry.
John Kerry non ha mai affrontato dettagliatamente questo aspetto, ma i suoi ex consiglieri raccontano che il rifiuto di McCain non arrivò subito ma dopo una lunga riflessione, e probabilmente dopo una serie di verifiche su come il Partito Democratico avrebbe preso la scelta di un simile ticket.
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