di Jonathan Martin (The Politico)
Dovunque John McCain vada in questi giorni, Joe Lieberman è lì.
Quando McCain in Giordania ha avuto bisogno che qualcuno gli ricordasse le esatte definizioni dei terroristi irakeni che ricevevano aiuti dall'Iran (inizialmente aveva confuso gli sciiti con Al Qaeda) Lieberman era lì a sussurrargli nell'orecchio la risposta esatta.
Il giorno dopo, il senatore del Connecticut ha nuovamente aiutato McCain spiegandogli il significato della festa ebra del Purim.
In una campagna elettorale in cui McCain punta all'elettorato indipendente, esasperato dall'amministrazione Bush, Lieberman, ex Democratico e candidato alla vicepresidenza nel 2000 con Al Gore, è diventato il simbolo vivente della mentalità bipartisan del senatore dell'Arizona.
Nel 2000, un'alleanza McCain-Lieberman sarebbe stata impensabile. McCain correva per la nomination nelle primarie Repubblicane, Lieberman era uno dei più importanti esponenti Democratici, un apprezzato centrista la cui scelta come candidato vicepresidente fu accolta da un coro di lodi.
Ma le tendenze da falco in politica estera, hanno messo Lieberman ai margini partito, fatto sottolineato dalla provocatoria partecipazione alle primarie del 2004. Il suo sostegno alla guerra in Iraq lo hanno isolato, e nel 2006 il partito ha scelto un altro candidato per il Connecticut. Lieberman ha ottenuto la rielezione, ma da indipendente.
Anche se inizialmente aveva dichiarato di voler restare fuori dalla campagna 2008, Lieberman è stato convinto dall'appeal di McCain, che gli ha chiesto il sostegno ufficiale alla vigilia della primarie in New Hampshire, aperte a Democratici e indipendenti.
Ma anche nelle tornate successive, come in South Carolina e soprattutto in Florida, Lieberman è rimasto al fianco del senatore dell'Arizona.
Nessun altro esponente politico, a parte il "delfino" di McCain Lindsey Graham, ha avuto una simile importanza nella campagna elettorale del candidato Repubblicano.
E ora che ha di nuovo un ruolo centrale nella politica, si parla del ruolo che avrà Lieberman nella possibile amministrazione McCain, probabilmente come segretario alla Difesa, o comunque in un posto di alto profilo sulla politica estera.
Anche i consiglieri di McCain tengono in grande conto la figura di Lieberman e assicurano che avrà un ruolo importante nelle presidenziali "Contraddice la caricatura che i Democratici fanno di McCain" ha spiegato Mark Salter, già capo dello staff di McCain.
Infatti mentre i Democratici cercano di raffigurare un'elezione di McCain come un "terzo mandato di Bush", l'appoggio di Lieberman svuota di valore questa affermazione, secondo Salter.
"E' una storia di personalità e coraggio" spiega Charlie Black, un altro esponente di punta dello staff di McCain, riferendosi al percorso di Lieberman, da candidato vicepresidente Democratico a sostenitore del campione del GOP "e rafforza la personalità e il coraggio di McCain. Questo endorsement non poteva avvenire per un altro Repubblicano" aggiunge, riferendosi ala distanza tra McCain e la base conservatrice del partito.
Ma non sarebbe avvenuto neanche senza i dissidi tra Lieberman e il suo ex partito.
"Chiaramente quell'esperienza è stata un punto di svolta per la carriera politica di Lieberman" ha detto Will Marshall, già co-fondatore del comitato per la leadership Democratica di Lieberman "Quell'esperienza lo ha reso libero di seguire la sua coscienza su altre questioni politiche"
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