sabato 21 giugno 2008

Chi è Jim Webb

di Joe Klein (TIME)

Probabilmente starete pensando che questo articolo sia in appoggio all'idea, sempre più popolare, che il Senatore della Virginia Jim Webb debba essere il vice di Obama. E invece no. Questo tipo di speculazioni sono di solito una perdita di tempo.
C'è una cosa più importante che riguarda Webb.
Ha scritto un libro, Tempo di combattere, che può essere il migliore esempio dello stile e della filosofia del Partito Democratico nel 21° secolo. Webb infatti dà un addio non proprio nostalgico a quei Democratici del 20° secolo più interessati ai gruppi di interesse che all'economia del ceto medio, e soprattutto all'esercito.

Webb è un provocatore nato e una sorta di veggente. 30 anni fa predisse che la classe operaia bianca sarebbe passata ai Repubblicani, e nel 2006 fu il primo importante Repubblicano - è stato Segretario alla Marina sotto Reagan - a passare ai Democratici e a candidarsi al Senato, vincendo. E' anche un prolifico scrittore. Il suo penultimo libro, sulle sue ascendenze scozzesi e irlandesi, si intitolava Nato combattendo, e penso che se ci sarà un seguito a Tempo di combattere, si chiamerà Il combattimento continua, seguito da un libro di memorie In pensione ma ancora combattivo.
In mezzo a questa bellicosità, ha trovato anche il tempo di fare il politico. Dalla sua elezione in Senato, Webb ha fatto due cose che non credevo possibili. Nel 2007 ha tenuto un discorso in risposta a quello sullo Stato dell'Unione, che non solo è stato molto interessante, ma anche di gran lunga migliore di quello di Bush. E adesso ha scritto un libro veramente bello, un atto di coraggio senza precedenti per un politico in carica.

Nel libro Webb accusa la politica estera neo-conservatrice di Bush, e non c'è da meravigliarsi visto che già nel 2002 si oppose alla guerra in Iraq. Ma il meglio viene quando passa agli argomenti che gli stanno più a cuore, come i militari "La questione più importante" scrive a proposito del rapporto tra Democratici ed esercito "è questa: quando guardi un veterano, cosa vedi? Vedi un individuo forte che ha superato le sfide più difficili che un essere umano può affrontare, o vedi una vittima?" Ma se i Democratici tendono a provare pietà, i Repubblicani "continuamente provano a politicizzare il servizio militare per i propri fini, strumentalizzando i sacrifici dei soldati come scudo contro le critiche alle loro politiche fallimentari. E in questo senso, adesso sono i Repubblicani a non capire il vero senso del servizio militare".
Anche se i militari continuano a diffidare dei Democratici, l'incompetenza dell'amministrazione Bush nel gestire le truppe in Iraq ha causato un persistente senso di disgusto tra i ranghi, ed è per questo, scrive Webb, che la maggior parte dei veterani nel 2006 si è candidata con i Democratici.
Nel 2008 ci sono grandi possibilità di conquistare la fiducia e il sostegno dei militari e delle loro famiglie, ma solo se i Democratici si sforzeranno di celebrare il compito delle forze armate. Webb ha proposto recentemente una riforma del servizio di reclutamento che molti Repubblicani - incluso McCain - hanno osteggiato ritenendola troppo generosa. Obama dovrebbe cogliere la palla al balzo lanciando una campagna per incoraggiare i giovani, soprattutto quelli che escono dal college, ad entrare nell'esercito.

Webb è l'icona del neo populismo Democratico, e questo può essere un pericolo. Il populismo spesso deraglia nella demagogia, nell'isolazionismo, nel protezionismo. Ma abbiamo visto un inedito accumulo di ricchezza nel nostro paese, e Webb è convincente quando accusa l'avidità di aver rovinato la nostra società "Non è lotta di classe dire che ci sono iniquità economiche. E' vero il contrario: è lotta di classe dall'alto pensare che queste iniquità non siano importanti".
Il mondo di Webb è eclettico - attacca i Repubblicani da destra per conquistare il sostegno dei militari, passa a sinistra per riequilibrare il sistema economico, torna al centro sostituendo la politica estera ideologica con il pragmatismo. Sono intuizioni importanti - e forse anche troppo acute - per essere vicepresidente.

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