lunedì 21 gennaio 2008

Vademecum delle primarie: delegati e super delegati

Uno degli aspetti più complessi nel già macchinoso meccanismo delle primarie riguarda la questione dei delegati, una questione che causa diversi dubbi e perplessità anche negli stessi addetti ai lavori - come dimostrano alcuni strafalcioni visti sulla stampa italiana nelle ultime settimane - e notevole curiosità tra gli altri, come testimonia l'interessante discussione nata tra i commenti del post di ieri sui risultati in Nevada.





Iniziamo col dire che esistono tre tipi di delegati: i delegati statali, i delegati nazionali (detti anche pledged delegates, cioè delegati garantiti) e i unpledged delegates (che nel caso dei Democratici si chiamano super delegati) . I primi sono i rappresentanti eletti direttamente dal popolo attraverso primarie e caucus, e sono loro a nominare i delegati nazionali che parteciperanno alla convention di partito di fine estate, e quindi il ruolo dei delegati statali è importante ma limitato a questa fase.

I delegati nazionali sono coloro che fisicamente voteranno per esprimere la candidatura del partito. Ad ogni stato è assegnato un numero di delegati proporzionale alla popolazione e quindi al peso elettorale sul totale nazionale.
I due partiti usano metodi diversi per assegnare i candidati: di norma, i Democratici usano un sistema proporzionale, e quindi se un candidato ottiene il 40% di voti, otterrà il 40% dei delegati statali. A volte però le cose non sono così automatiche, come è accaduto ieri in Nevada, perchè i delegati possono essere assegnati in base alle circoscrizioni elettorali. Lo sbarramento per ricevere delegati è fissato al 15%.
I Repubblicani lasciano invece ai singoli stati la responsabilità di decidere come assegnare i delegati, e quindi in alcuni stati vige un sistema proporzionale e in altri c'è un premio di maggioranza, come in South Carolina. Ogni stato decide anche la soglia di sbarramento.
E' da notare, anche per sottolineare la differenza con la nostra cultura politica, che i delegati nazionali in linea teorica non hanno un vero e proprio vincolo di mandato, ma questo solo perchè il rapporto fiduciario nato con la nomina prevede una regola non scritta per cui il delegato mantenga il proprio candidato di riferimento fino alla convention.


Superdelegati e unpledged delegates sono invece delegati non eletti da primarie e caucus. I superdelegati democratici generalmente sono dirigenti locali, membri del Congresso o governatori, non hanno vincolo di voto ed hanno quindi il compito di decidere la loro preferenza in base alla loro personale previsione sulle possibilità di successo del candidato, anche se è evidente che l'indicazione di voto popolare verrà tenuta in debita considerazione. Esprimono ufficialmente il loro voto alla convention nazionale, anche se in precedenza possono rilasciare delle dichiarazioni di indirizzo. Se un superdelegato lascia il proprio ruolo, muore o è impossibilitato a partecipare alla convention, non viene sostituito.
I Democratici hanno 3.253 delegati nazionali e 796 superdelegati, per un totale di 4.049 delegati, e un quorum di 2.025 da raggiungere per ottenere la nomination. Come si vede, il peso dei superdelegati è piuttosto influente.
Gli unpledged delegates repubblicani vengono invece eletti dalla base del partito alle convention statali, e possono anche essere assegnati ad uno specifico candidato. Una piccola percentuale di essi può diventare delegato vero e proprio in alcuni casi straordinari, ad esempio per delega, e viene definito unpledged RNC delegate member.
I repubblicani hanno 1.917 delegati nazionali e 463 delegati "unpledged" per un totale di 2.380 e un quorum da raggiungere di 1.191.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Anche questa volta ti faccio i più sinceri complimenti.
Credo che la tua spiegazione sui delegati sia la migliore che si trova su internet
Comunque un sistema molto complesso e per molti versi inutilmente arzigogolato

Democratico

G. ha detto...

Troppo buono ;-)
Effettivamente la cosa più logica sarebbe un'elezione diretta da parte degli iscritti ai partiti, ma la struttura federale degli Usa, e soprattutto l'evoluzione storica della nazione, credo non concepirebbero un sistema che non tenesse conto delle realtà locali.
Certo, è curioso vedere che quello che alla base è un esercizio di democrazia rappresentativa pura, alla fine tagli fuori proprio l'elettorato

Anonimo ha detto...
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Anonimo ha detto...
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