mercoledì 30 aprile 2008

Il presenzialista Wright è la croce di Obama

Se il Reverendo Jeremiah Wright voleva cercare di riparare ai danni fatti alla campagna elettorale di Obama, ha scelto il modo più controproducente, riaccendendo polemiche di cui il candidato Democratico di certo non sentiva il bisogno.
L'incendiario pastore unitarista è invece tornato alla ribalta con una serie di apparizioni televisive e interviste che, a detta del New York Post, hanno rappresentato "il peggior incubo di Barack Obama e il più duro colpo alla sua campagna elettorale". Il senatore dell'Illinois è dovuto infatti tornare sull'argomento prendendo ancora più nettamente le distanze dal pastore e mostrandosi molto infastidito e risentito, ma anche in difficoltà nello spiegare come mai è stato così vicino negli ultimi 20 anni ad una persona dalle posizioni tanto estremiste.

Dopo aver partecipato ad alcuni talk show televisivi in cui, spiegando le sue posizioni, ha nella sostanza confermato tutte le cose dette nei sermoni finiti al centro delle polemiche, Wright ha poi tenuto una conferenza stampa presso il National Press Club di Washington D.C., trasmessa in tv, rilasciando dichiarazioni che hanno riacceso polemiche che sembravano ormai passate in cavalleria.
Sull'11 settembre, ad esempio, ha detto "Non puoi fare del terrorismo contro altre persone e pensare che non ti ritornerà tutto indietro. Questi sono principi biblici, non dichiarazioni divisive di Jeremiah Wright". Wright ha rifiutato di smentire le sue dichiarazioni sul fatto che l'Aids sia stato inventato dal governo americano come arma di genocidio "Visto ciò che è accaduto agli afro-americani in questo paese, credo che il nostro governo sia capace di tutto".
E riguardo il fatto che Obama lo abbia "scaricato" "Obama non mi ha smentito, ha preso le distanze da me senza aver sentito l'intero sermone, al pari di tutti i media", rifiutando poi di rispondere ai giornalisti che ammettevano di non aver ascoltato integralmente i sermoni.
Ha poi aggiunto che Obama, se eletto, seguirà i suoi principi per rendere differente la politica estera degli Usa.
Ha detto che le critiche giunte a lui sono in realtà attacchi contro la chiesa nera, ma soprattutto ha tessuto le lodi di Louis Farrakhan, il discusso leader fondamentalista islamico, definendolo "una delle voci più importanti del 20° e del 21° secolo. Quando Farrakhan parla, i neri lo ascoltano."

Immediate le reazioni da parte di Obama e del suo staff. "Forse non siamo stati chiari fino ad ora, quindi chiariamolo: non abbiamo nessun controllo sulle dichiarazioni del Rev. Wright. Gli ultimi tre giorni indicano chiaramente che non siamo noi a coordinarlo" ha detto il candidato, parlando in North Carolina, e ribadendo che Wright è ormai il suo ex pastore "La gente sa che non sono perfetto, e che ci sono persone conosciute in passato che possono causarmi preoccupazioni. I commenti del Reverendo Wright hanno offeso me come hanno offeso gli Americani. Non parla per me nè per la mia campagna".
John McCain ha commentato "Non credo che Barack Obama condivida le visioni estremiste di Wright, lascio che di questo argomento parli Obama con il popolo americano, perchè capisco che questo argomento è visto con preoccupazione da milioni di persone".

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