Contrariamente alle voci secondo cui i due ex-rivali Democratici si sarebbero incontrati solo nelle prossime settimane, il meeting si è tenuto la notte scorsa a Washington, a casa della Senatrice Dianne Feinstein, distante solo pochi chilometri da Whitehaven, la residenza dei Clinton.
Top secret il contenuto dell'incontro, anche perchè è probabile che non si siano toccati i temi più spinosi della trattativa tra i due, vicepresidenza in testa.
Il portavoce di Obama si è limitato a dire che nell'incontro i due Democratici hanno cercato il modo di unire il partito. Dopo il meeting è stato diramato un comunicato congiunto e laconico "La Senatrice Clinton e il Senatore Obama hanno avuto una proficua discussione sull'importante lavoro che va fatto per vincere a novembre".
Il New York Times aggiunge pochi dettagli all'evento: sarebbe stata la Clinton a sollecitare l'incontro, e Obama, che nel corso della giornata aveva fatto campagna elettorale in Virginia, per incontrare l'ex rivale ha rimandato a stamattina il ritorno a Chicago, inizialmente fissato per la notte tra giovedì e venerdì. L'invito della Clinton è arrivato mentre il Senatore era sulla via per l'aeroporto, e il suo mancato arrivo ha messo in allarme i numerosi reporter che si erano radunati al terminal. Un primo comunicato non spiegava il motivo del cambiamento di programma, e l'annuncio dell'incontro tra i due candidati si è avuto solo quando questo era già iniziato.
E' seguito un "giallo" sul luogo dell'incontro, con centinaia di cronisti che si sono precipitati a Whitehaven, e altri che invece scommettevano su Campidoglio.
Secondo la Associated Press, la Clinton avrebbe già avanzato una richiesta ad Obama, quella di aiutarla a saldare i debiti contratti in campagna elettorale, che al momento ammontano a più di 30 milioni di euro, di cui 11 provenienti dal patrimonio personale della Senatrice. In cambio lei raccoglierebbe fondi per Obama per le presidenziali, e si stima che potrebbe accumulare dai 50 ai 100 milioni di dollari.
Intanto, mentre John Edwards ha ribadito di non essere interessato alla vicepresidenza, dopo Jimmy Carter un altro dei big del partito ha abbandonato la neutralità: il leader della maggioranza al Senato Harry Reid ha ufficialmente espresso il suo sostegno ad Obama, dicendo di "non poter essere più eccitato per il fatto che il Senatore Obama condurrà il partito alla vittoria di novembre".
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