venerdì 6 giugno 2008

La Clinton parlerà sabato. Per dire cosa?

Lo staff di Hillary Clinton ha annunciato che la ex First Lady tornerà a parlare in pubblico sabato, a Washington. In quell'occasione è ormai certo che si farà da parte riconoscendo la vittoria di Obama e rinunciando quindi alla possibilità di ricorrere contro la sentenza sul Michigan e tentando di far cambiare idea ai superdelegati fino alla convention: la Clinton ha detto ai suoi collaboratori di non presentarsi al lavoro venerdì: la campagna elettorale è finita. La Clinton però dovrebbe mantenere il controllo sui propri delegati, evitando di "cederli" ad Obama come ha invece fatto Edwards.
Quello che invece è ancora incerto è il tono di questo evento. La scelta delle parole e del tipo di congedo sarà infatti molto indicativa delle intenzioni della senatrice, davanti cui si aprono tre possibili strade: la vicepresidenza, l'incarico di leader della maggioranza al Senato, o la candidatura a governatrice di New York.
Per quanto una candidatura alla vicepresidenza sia sgradita a Obama (ieri ha detto "Non credo che la Clinton voglia la vicepresidenza") e senza dubbio stia stretta alla Clinton, se Hillary dovesse far capire di essere disposta ad accettarla, difficilmente il neo-nominato Democratico potrebbe ignorarla. D'altro canto, se la Clinton sabato assicurasse ugualmente il proprio pieno sostegno ad Obama senza chiedere nulla in cambio, i rumors sulle trattative tra i due potrebbero finire anzitempo. A quel punto le trattative tra i due si concentrerebbero su altri due punti: i soldi e il programma. Per quanto riguarda il primo punto, non ci saranno intoppi: tramite il partito, Obama ripagherà i debiti di Hillary. Più problematico è il secondo punto, poichè la Clinton vorrà dire la sua sulla "piattaforma" di Obama, ovvero il programma condiviso dal partito, soprattutto su riforma sanitaria e politica estera, e in questo senso va letta la decisione di trattenere i propri delegati. In ogni caso, le persone a lei vicine dicono che Hillary, pur accettando la sconfitta, si sente legata ai 18 milioni di americani che la hanno votata, e questo potrebbe spingerla ad accettare un posto, quello di vicepresidente, che non sente adatto a sè, soprattutto perchè non ritiene Obama la persona giusta per guidare il paese.

Nel comunicato rilasciato oggi, non si fa cenno a cosa dirà Hillary, che dice solo di essere "onorata e commossa per l'incredibile dedizione e spirito di sacrificio" di chi ha lavorato per lei, in questi ultimi sedici mesi; e sottolinea come le differenze di visioni e programmi politici tra lei e Obama sono "piccole", rispetto a quelle che la dividono dal candidato replicclicano John McCain. Segue la promessa: "non smetterò mai di battermi per i valori che convido con i miei sostenitori".

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