mercoledì 16 aprile 2008

Gore ha un potere che forse non vuole

di David Shribman (Pittsburgh Post-Gazette)

Di tutte le ironie della sorte, questa potrebbe essere la più insolita, la più imbarazzante e la più significativa.
Per gran parte della sua vita, Albert Gore Jr. si è preparato per la presidenza. La prima volta che ci provò, nel 1988, sembrò un po' troppo giovane. La seconda volta, nel 2000, sembrò un po' troppo vecchio.
Adesso che ha capito di non poter conquistare il grande anello d'oro, si trova nella posizione di poter determinare chi avrà quell'anello. o almeno chi potrà ottenere la nomination Democratica. Perchè probabilmente è vero che l'unica persona che può portare a compimento le primarie Democratiche del 1008 è proprio Gore, e lui lo sa.

Dieci anni fa, Al Gore sembrava il più insignificante degli insignificanti. Oggi, da difensore dell'ambiente, cun un premio Nobel per la pace e un Oscar, è il più figo dei fighi. I suoi discorsi che erano seguiti da banchi vuoti al Senato e quando era vicepresidente, adesso vengono ascoltati con attenzione rapita. Quando Gore - che una volta venne portato su un palco su un carrello dolly come se fosse un asse di legno - parlava, in milioni sbadigliavano. Adesso in milioni lo ascoltano.
Hillary Rodham Clinton può ancora vincere la nomination; Barack Obama non l'ha ancora conquistata e rimane ancora lontano dal cosiddetto "magic number" che mette fine alla corsa. La Clinton combatte con fierezza, e la sua storia personale indica che non è tipo da farsi da parte. Ma se l'endorsement del Governatore del New Mexico Bill Richardson per Obama ha dato un duro colpo alla credibilità elettorale della Clinton, Gore potrebbe esserle fatale.
Le richieste affinchè la Clinton si ritiri si fanno sempre più insistenti, e Gore sta valutando se esprimersi - in un senso o nell'altro.

Ma prima qualche parola su Gore, che al pari della Clinton viene spesso disegnato come un cartone animato piuttosto che come una persona.
E' al tempo stesso ribelle (solo un ribelle avrebbe appoggiato Howard Dean nelle primarie del 2004) e leale (solo una persona leale sarebbe rimasta fermamente al fianco di Bill Clinton durante il processo di impeachment).
E' al tempo stesso ossessionato dal passato (niente lo commuove di più dei racconti sulle lotte per i diritti civili) e dal futuro (ciò spiega la sua crociata contro il riscaldamento globale). E' un tradizionalista (lui e sua moglie combattevano le oscenità nella cultura popolare) e un innovatore (aveva il computer molto prima di tutti gli altri politici, ed è stato il primo politico ad usare il BlackBerry).
Serio in pubblico e spassoso in privato, cerebrale ed emotivo, sportivo ed individualista, Gore insistette per andare in ticket con Clinton nel 1992 dopo aver visto il Governatore dell'Arkansas usare con successo le stesse tattiche che aveva provato lui nel 1988 (contenere i danni in Iowa, tornare alla ribalta in New Hampshire e fare piazza pulita nel Super Tuesday). Combattè contro l'influenza di Hillary nella Casa Bianca. Fu profondamente offeso dalla condotta di Clinton nello studio Ovale, ma sopportò volentieri le critiche quando non invitò Hillary a prendere parte alla campagne presidenziale del 2000 e poi, convintosi che il comportamento della Clinton era stato decisivo nella sua mancata elezione, stoicamente ha sopportato lo spettacolo quadriennale di un partito diviso su quella nomination che pochi mesi prima aveva sostenuto con entusiasmo.

Adesso inserite questo carattere così complesso e conflittuale nella situazione così complessa e così conflittuale che i Democratici affrontano oggi.
Alcune persone che lo conoscono, dicono che Gore interverrà dicendo alla Clinton che non può vincere e, per il bene del partito, deve farsi da parte. Altri pensano che non lo farà, per non dare l'idea che la nomination sia decisa da lui.

Nessun americano dei tempi recenti ha avuto un ritorno di fiamma così evidente come Gore, con l'eccezione forse di Richard Nixon, che perse la presidenza nel 1960 e la ottenne nel 1968 e nel 1972. Nessun americano dei tempi recenti ha mostrato in modo così chiaro che si può fare politica restando fuori dalla politica.
Il momento più gioioso della vita politica di Gore risale a quando lui e sua moglie, assieme ai Clinton, visitarono in pullman le campagne americane. Chi conosce Gore sa che l'insurrezione di Obama contro la vecchia politica è il tipo di movimento che l'ex vicepresidente apprezza di più.
Cinque degli ultimi sette presidenti, di fronte ad una simile possibilità di influenzare la scelta della nomination, non hanno perso l'occasione di rimanere sotto le luci della ribalta: Johnson, Nixon, Ford, Carter e Clinton. Ronald Reagan e George H. Bush, che ritenevano che il silenzio sarebbe stato più eloquente, non lo hanno fatto.

Gli elettori hanno ancora molto da dire. Prima che sia finita, anche Gore potrebbe dire qualcosa.

Copyright 2008, Pittsburgh Post-Gazette

3 commenti:

Anonimo ha detto...

non sapendo come altro contattarti, te lo chiedo qui. Non ti pare che la prima pagina del tuo sito si stia allungando un po' troppo? Toglierei qualche articolo. O no?

Daniele.

G. ha detto...

Hai ragione, ora ho impostato il blog in modo da mostrare in prima pagina solo gli articoli dell'ultima settimana. Grazie del consiglio

Anonimo ha detto...

forse anche meno, G.
Grazie.
Credo dipenda anche dalla lunghezza del singolo post, non tanto dal loro numero.