giovedì 17 aprile 2008

I candidati riscoprono la religione

La visita di Papa Benedetto XVI negli Usa pone al centro dell'attenzione il ruolo della religione inq uesta campagna elettorale. I tre candidati, pur non essendo cattolici, hanno accolto calorosamente il Papa: "La vita di Benedetto XVI dedicata alla virtù e all'autenticità dei suoi principi serve da esempio per le persone di tutto il mondo" ha detto McCain, "In un momento in cui le famiglie americane affrontano il crescente costo della vita e le preoccupazioni per ciò che accade all'estero, il viaggio del Papa offre conforto" ha detto Obama, "Ho particolarmente apprezzato la decisione del Papa di visitare Ground Zero con i familiari di alcune vittime dell'11 settembre" ha infine detto la Clinton.
Le primarie del 2008, tra le tante particolarità, ne hanno una passata quasi sotto silenzio: la riscoperta della religione, un fattore che negli ultimi decenni (in particolare dopo l'elezione di John Kennedy) è rimasto ai margini della campagna elettorale (soprattutto da parte Democratica, mentre i Repubblicani hanno spesso puntato su temi "sensibili" come l'aborto o l'omosessualità per mobilitare la propria base elettorale).

Fin dalle battute iniziali la religione è tornata alla ribalta in questa campagna 2008: Mitt Romney ha dovuto spesso affrontare la questione del suo credo mormone, in un modo simile a quello con cui JFK nel 1960 dovette continuamente rassicurare gli elettori preoccupati per la sua fede cattolica (non a caso è, ad oggi, l'unico Presidente cattolico della storia degli Usa).
Anche Hillary Clinton, metodista, ha parlato di religione nel corso della sua campagna, ricordando che la sua fede la ha aiutata a rimettere insieme il suo matrimonio.
Maggiori problemi sono arrivati per Barack Obama, che dopo essersi dovuto difendere dall'accusa di essere un cripto-musulmano (suo padre era un musulmano non praticante, e quando Obama si trasferì in Indonesia venne iscritto a scuola elementare dai nonni come alunno di fede islamica pur non avendo mai praticato. Una volta tornato in Usa, aderì alla chiesa cristiana unitarista), si è trovato ad essere additato come un fondamentalista cristiano dopo le frasi del suo padre spirituale, il Reverendo Wright, a proposito della religione come liberazione del popolo nero. La religione è spesso presente anche nei discorsi di Obama (spesso equiparati a sermoni), tramite l'uso di linguaggio figurato e di frequenti riferimenti ad una "relazione personale con Gesù".
La religione ha toccato anche la campagna di John Edwards, che ha dovuto spiegare il fatto di sostenere nel suo programma i diritti dei gay ma di opporsi fermamente ai matrimoni tra persone dello stesso sesso.
John McCain è invece un episcopale praticante, ed ha detto "Credo che noi tutti siamo una cosa sole e che Dio ci ami tutti quanti".
Tra i ritirati, Rudy Giuliani è probabilmente il candidato meno legato alla religione. Cattolico non praticante (sebbene abbia frequentato scuole cattoliche e sia stato vicino a farsi prete), divorziato, Giuliani è favorevole all'aborto e ha sempre sostenuto che la religione è un fatto privato.
Su posizioni opposte era Mike Huckabee, ex pastore battista, il cui programma politico è interamente ispirato alla religione, dalla contrarietà assoluta all'aborto alla proposta di vietare l'insegnamento dell'evoluzionismo darwiniano nelle scuole (cosa che lo avvicina alle posizioni di George W. Bush).

Anche a questo punto della campagna elettorale, per i candidati Democratici è ulteriormente importante corteggiare gli elettori in base al loro credo, tantopiù in stati, come la Pennsylvania, in cui gli elettori sono in buona parte cattolici, e abituati a sentirsi poco considerati sotto l'aspetto religioso.
I cattolici finora hanno dimostrato una forte preferenza nei confronti della Clinton, e gli strateghi della sua campagna elettorale sono certi che questa forza potrebbe rivelarsi decisiva sia contro Obama che contro McCain. La Clinton ha perciò partecipato ad eventi di impronta cattolica come la parata di San Patrizio a Pittsburgh e Scranton.
Obama non sta però con le mani in mano. Nell'ultima settimana prima del voto in Pennsylvania sono state lanciate iniziative pensate appositamente per l'elettorato cattolico, ed è stata utilizzata come sponsor Vicky Kennedy, moglie di Ted Kennedy, il più noto cattolico Democratico del paese.

I cattolici rappresentano circa il 25% della popolazione americana, e oltre a posizioni contrarie all'aborto e ai matrimoni gay, negli ultimi anni si sono contraddistinti per l'opposizione alla guerra in Iraq e il sostegno ad un aumento degli stipendi minimi e della copertura sanitaria, temi presenti nel programma dei candidati Democratici.
In un recente sondaggio condotto in 19 stati, il 63% dei cattolici si è dichiarato Democratico, mentre il 37% Repubblicano. Nel 2005 solo il 42% si definiva Democratico.
I cattolici preferiscono la Clinton perchè le riconoscono un grande impegno riguardo le politiche sanitarie, e perchè hanno un buon ricordo dell'amministrazione del marito. Riguardo Obama, ritengono che il suo modo di parlare ricordi troppo i sermoni evangelici o battisti.
C'è però chi tira in ballo "la teoria della suora": i cattolici sarebbero più propensi ad una leadership femminile a causa del ruolo che le suore hanno nella loro religione.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

"I cattolici rappresentano circa il 25% della popolazione americana". Va bene. Ma quanti sono quelli realmente praticanti? Qui in Italia, ad es., siamo sul 10 .. 15%.

G. ha detto...

Solitamente in questo tipo di statistiche (ti rimando ad esempio a questi siti http://www.gc.cuny.edu/faculty/research_briefs/aris/key_findings.htm e http://www.adherents.com/rel_USA.html) non si fa una distinzione netta tra praticanti e non, nè per il cattolicesimo nè per le altre confessioni. Tieni poi conto che negli Usa il rapporto con la religione è molto diverso rispetto al nostro, basti pensare che circa il 50% degli americani cambia religione almeno una volta nella vita, e ogni giorno nascono nuove confessioni religiose.

Anonimo ha detto...

grazie, G.
Con te c'è sempre da imparare.