sabato 19 aprile 2008

L'Iraq torna al centro della campagna elettorale

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La scorsa settimana il generale David Petraeus, comandante delle truppe statunitensi in Iraq, ha parlato davanti al Congresso per riferire sulla situazione nel Golfo.
Nella sua audizione, il generale ha messo in guardia sul pericolo che l'Iran rappresenta per la pacificazione dell'Iraq, spiegando che i leader irakeni sono molto preoccupati dell'influenza che il paese confinante può avere sulla nazione, influenza che tuttavia Petraeus ha definito "perfettamente comprensibile" visto il ruolo degli sciiti nell'Iraq del dopo-Saddam.
Petraeus, che ha anche risposto alle domande dei membri del Congresso, ha lanciato un appello contro la riduzione delle truppe di stanza in Iraq, appello prontamente accolto da Bush e dal Partito Repubblicano. Il Presidente ha infatti annunciato che non ci sarà il previsto smantellamento di alcune posizioni militari americane in Iraq, che doveva verificarsi a luglio, e che non è previsto nessun ritiro a breve termine. Da parte di John McCain, si è fatto notare come le parole di Petraeus seguano il solco tracciato dal programma del candidato Repubblicano.
Ovviamente sono state di segno opposto le dichiarazioni dei Democratici. Obama ha accusato Bush di continuare a non programmare la conclusione delle operazioni militari, mentre la Clinton sostiene che il Presidente non affronta la realtà.

L'appello di Petraeus è però suonato soprattutto come un messaggio lanciato ai candidati presidenziali, e Hillary Clinton ha rubito risposto al generale "Fatemi spiegare come funziona il nostro sistema: Il Presidente degli Stati Uniti decide la linea politica. I militari applicano la linea politica. Si può chiedere ai militari un consiglio per migliorare la linea politica decisa, ma la decisione è del Presidente".
La Clinton ha quindi ribadito il suo impegno a far iniziare il ritiro delle truppe dall'Iraq entro 60 giorni dall'insediamento come Presidente, a prescindere dall'opinione dei vertici militari.

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