sabato 17 maggio 2008

Bush da Israele attacca Obama. E i Democratici fanno fronte comune

E' piuttosto insolito che un Presidente in carica entri a gamba tesa nella campagna elettorale per scegliere il suo successore. Se poi a farlo è il presidente con uno degli indici di gradimento più bassi della storia americana, il tutto può risolversi in un boomerang.
Sicuramente, è riuscito a riunire i Democratici e a mettere in una posizione difficile John McCain, diviso tra l'appartenenza al partito e la necessità di distanziarsi da Bush.
In visita al Parlamento di Israele, in occasione del 60° anniversario dalla fondazione dello stato, George W. Bush ha parlato (senza fare nomi) in termini molto negativi della proposta di trattare con i cosiddetti "stati canaglia", Iran in testa
"Alcuni credono che dovremmo negoziare con terroristi ed estremisti, come se qualche ingegnosa argomentazione possa convincerli che hanno sbagliato per utto questo tempo. Abbiamo già vissuto queste disillusioni. Quando i carri armati nazisti entrarono in Polonia nel 1939 un senatore americano disse 'se solo avessi potuto parlare con Hitler, tutto questo si sarebbe potuto evitare'. Abbiamo l'obbligo di dire che questa è una falsa concliazione, che è stata ripetutamente scriditata dalla Storia".

In particolare la citazione dei nazisti ha indispettito i Democratici. Howard Dean ha subito replicato, chiedendo a John McCain di prendere le distanze dal Presidente. Nancy Pelosi ha dichiarato che Bush è andato "al di là della dignità del suo ruolo", e il portavoce dei Democratici alla Camera Emanuel si è chesto "Il Presidente non si vergogna?.
E mentre la portavoce di Bush Dana Perino si affrettava a specificare che il Presidente non aveva intenzione di riferirsi specificamente a Obama, McCain ha espresso il suo apprezzamento per il discorso "Il Presidente ha ragione, in passato ci sono stati dei tentativi di conciliazione, come quello di Neville Chamberlain [il Primo Ministro inglese che provò, con il Trattato di Monaco, a neutralizzare Hitler e Mussolini tramite concessioni]. Non credo sia un caso se i nostri ostaggi in Iran sono tornati in patria quando era Presidente Reagan [si riferisce al sequestro, nel 1979, di alcuni dipendenti americani della filiale delle industrie del milardario Ross Perot, all'inizio della Rivoluzione Iraniana. Iniziata sotto l'amministrazione Carter, la crisi si risolse con un'azione di forza poco dopo l'elezione di Reagan. Ken Follett ha raccontato la vicenda nel romanzo "Sulle ali delle aquile"], che non era certo tipo da sedersi a negoziare con i terroristi. Penso che Barack Obama debba spiegarci perchè vuole sedersi allo stesso tavolo con il capo di uno stato che è sponsor del terrorismo, che è responsabile dell'uccisione di tanti americani, che vuole spazzare via Israele, che nega l'Olocausto".

Obama ha replicato con un comunicato "E' il massimo dell'iporisia da parte di John McCain parlare di dialogo e concordia la mattina e poi fare propri gli attacchi di George Bush il pomeriggio. Invece di portare il cambiamento, McCain vuole proseguire l'irresponsabile e fallimentare politica di Bush, rifiutando la diplomazia diretta portata avanti da molti presidenti, da Kennedy a Reagan." E ieri, parlando in South Dakota, Obama ha attaccato McCain accusandolo di voler dividere la nazione seminando paura, con l'intenzione di proseguire la "politica fallimentare" degli ultimi sette anni.

Qualche ora dopo è arrivata anche la dichiarazione di Hillary Clinton, che ha anche attaccato McCain. "Il paragone del presidente Bush tra i Democratici e i conciliatori nazisti è offensivo e oltraggioso, specialmente alla luce del fallimento della sua politica estera. Questo è il tipo di frase che non deve avere posto in nessuna dichiarazione presidenziale. McCain non ha proposto nessuna nuova stategia, e non ha neanche riconosciuto le gravi difficoltà che la politica di Bush, ora difesa da McCain, ha incontrato e incontrerà."

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