lunedì 12 maggio 2008

Mike Dukakis: Obama ha bisogno di slancio


Michael Dukakis, il candidato Democratico sconfitto da George H. Bush nelle presidenziali del 1988 ha rilasciato per la prima volta delle dichiarazioni sulla campagna del 2008 in un'intervista al New York Observer. Effettivamente Dukakis ha voce in capitolo in queste elezioni: le presidenziali di novembre secondo molti rischiano di tramutarsi in un'inattesa disfatta come quella del 1988, quando il ticket Democratico partì con un enorme vantaggio nei sondaggi e finì per prendere 7 milioni di voti in meno dei Repubblicani a causa soprattutto dell'agguerrita campagna stampa che trasformò il timido e introverso Dukakis in una caricatura.
Finora Dukakis si è mantenuto neutrale, e non ha neanche detto per chi ha votato durante le primarie del 5 febbraio nel "suo" Massachusetts. Ora però si espone dicendo che, una volta assegnata la nomination, occorre che entrambi i candidati e i loro sostenitori si impegnino per mettere in piedi un massiccio movimento "dal basso" per la campagna elettorale del prossimo autunno.

Secondo Dukakis la nomination si risolverà "relativamente in poco tempo" dopo le primarie del 3 giugno in South Dakota e Montana, con gli ultimi superdelegati indecisi che si esprimeranno.
Parlando del peso del computo dei delegati e del voto popolare sulla decisione dei superdelegati, Dukakis è piuttosto netto "C'è stata una competizione, basta guardare i numeri".
Anche sul caso di Michigan e Florida, l'ex governatore del Massachusetts ha le idee chiare "Florida e Michigan sono fuori gioco. Voglio dire, per quanto tempo dobbiamo cambiare posizione? Non c'è stata competizione in Florida e Michigan, punto. Tutto quello che si può fare è dividere al 50% le due delegazioni tra i candidati. Ovviamente la Clinton non ne sarebbe felice".
Perciò, secondo lo scenario che dipinge, Dukakis non pensa che la Clinton possa realisticamente ottenere la nomination.
"A questo punto mi sembra estrememente probabile che sarà lui ad ottenere la nomination. Ma non si può mai dire, le cose buffe capitano quando meno te le aspetti"
Chissà se Dukakis classifica come "cosa buffa" anche ciò che gli capitò nel 1988 quando era in corsa per la Casa Bianca. Nel 1988 George H. Bush e i suoi fidi collaboratori Lee Atwater e Roger Ailes ridussero Dukakis ad una macchietta di liberal senza spina dorsale, trasformando la leadership Democratica di 17 punti in una sconfitta con 8 punti di distacco alle elezioni.
Questo esempio è stato citato innumerevoli volte negli ultimi mesi dai sostenitori della Clinton, che ipotizzano che Obama sarà sottoposto allo stesso trattamento finendo per sembrare la caricatura di uno snob elitario ed estremista.

Dukakis non è d'accordo e non sembra particolarmente allarmato dalle armi (come il Rev. Wright) in mano ai Repubblicani. La sua teoria è che Obama non avrà nessun problema che non avrebbe la Clinton al suo posto.
"Tutti sanno cosa faranno i Repubblicani, non importa chi sarà il candidato. Bill Clinton nel 1992 fu sottoposto ad un trattamento anche peggiore di quello che subii io. Nessuno se lo ricorda, per due ragioni. In primo luogo, lui aveva imparato la lezione dalla mia sconfitta, infatti aveva un gruppo chiamato "Defense Department" che aveva l'unico compito di fronteggiare questi attacchi. In secondo luogo, l'economia era a picco. E così anche se Bush lo attaccò come aveva attaccato me - o anche peggio - quella volta non funzionò".
Un clima simile si registra adesso "In questo caso c'è l'economia ma anche la guerra. O la guerra connessa all'economia, o viceversa. Ma devi essere pronto per affrontarlo".
Lo scorso autunno, Dukakis invitò il partito e i candidati a pensare ad un modo più efficace per avvicinarsi agli elettori, ad un modello di radicamento nel territorio che è stato messo in pratica da Obama, come dimostrano le sue performance nei "caucus state" che sono stati decisivi nella leadership tra i delegati elettivi.
"Dal punto di vista della campagna elettorale convenzionale, la Clinton ha fatto un lavoro dannatamente buono. Ma allora perchè non è in testa? Perchè quanto meno nei caucus states, Obama e i suoi hanno capito meglio cosa bisognava fare per vincere".

Tuttavia Obama ha bisogno di uno slancio: deve migliorare la sua organizzazione "Obama non è andato bene in tutti i distretti come invece mi sarei aspettato. In Massachusetts, ad esempio, mancava una minima organizzazione a livello distrettuale. Mia moglie Kitty ha contribuito alla campagna di Obama sin dalla scorsa estate. E' una fanatica di Obama. E però nessuno l'ha mai invitata a partecipare sul campo nei distretti del nostro stato. Il ragazzo ha qualcosa come 1.200.000 finanziatori, ognuno dei quali, a mio giudizio, avrebbe dovuto essere coinvolto già da tempo in operazioni in tutti i 200.000 distretti dei 50 stati. Non so perchè non sia successo".
Il tipo di programma che ha in mente Dukakis necessita di 5 0 6 mesi per entrare a regime, perciò bisognerebbe cominciare subito per potercela fare entro novembre.
Dukakis è particolarmente critico verso la campagna elettorale della Clinton, e in particolar modo verso gli attacchi sulle vittorie di Obama negli stati tradizionalmente repubblicani "Questa linea di attacco è un grave errore, in questo modo parti dal principio che metà del paese è dell'altro partito, è una strategia terribile. L'Indiana è uno stato Repubblicano? Oh, interessante. Fino all'attuale Governatore, l'Indiana ha avuto governatori Democratici per circa 12 anni, e la maggioranza al Congresso è Democratica. Allora ci sono una dozzina di "Stati Repubblicani" con maggioranza democratica. Niente male".

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