venerdì 16 maggio 2008

I risultati delle elezioni suppletive spaventano i Repubblicani

Il sogno dei Repubblicani, quello cioè di conquistare una facile vittoria alle prossime elezioni di novembre (non solo per quanto riguarda la Casa Bianca, ma anche per il Congresso, di cui si rinnova la maggior parte dei seggi) è stata messa seriamente in dubbio dai risultati disastrosi delle elezioni suppletive che si sono tenute nelle ultime settimane in stati teoricamente favorevoli al Gop.
E dire che i Repubblicani si erano impegnati a fondo nella campagna elettorale, cercando di collegare i candidati Democratici ad Obama, ed accusandoli quindi di essere troppo radicali. Non è servito, e anzi secondo molti è stata una strategia suicida.La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la vittoria del Democratico Travis Childers in Mississipi, che ha permesso al partito dell'asinello di conquistare un seggio che era nelle mani del Gop ininterrottamente dal 1994. In precedenza, i Democratici avevano conquistato un seggio dell'Illinois e uno della Louisiana - entrambi precedentemente occupati da Repubblicani - con candidati sostenuti da Barack Obama.
In particolare Childers era stato bersaglio di una serie attacchi mediatici per la sua vicinanza con Obama, e contro di lui erano state usate sia le frasi del Reverendo Wright sua quelle dello stesso Obama sulla provincia americana, una strategia che sembrava perfetta per uno stato come il Mississippi. Inoltre addirittura il Vicepresidente Dick Cheney aveva fatto campagna per il candidato Repubblicano Greg Davis. Le elezioni hanno però visto Childers prevalere per 54 a 46 su Davis. Marty Wiseman, docente di scienza politica all'Università del Mississippi, ha dichiarato che "se i Democratici sono riusciti a conquistare seggi sempre saldamente in mano al Gop, gli strateghi Repubblicani dovrebbero essere terrorizzati. Se pensiamo ai seggi di Camera e Senato che saranno in palio, possiamo dire che a novembre si giocherà una partita ancora più grande della Presidenza".
Tom Davis, rappresentante Repubblicano della Virginia, ha detto "L'atmosfera è la peggiore dai tempi del Watergate, e molto peggiore dell'autunno 2006 quando perdemmo 30 seggi nelle elezioni di medio-termine" e in un memorandum inviato al partito ha spiegato che occorre spezzare il legame tra il partito e il presidente Bush, con cui il Gop viene tuttora identificato.

E come è normale in questi casi, all'interno del partito c'è molta maretta. Già alcune settimane fa l'ex speaker alla Camera Newt Gingrich (nella foto), una delle vecchie glorie del partito, aveva messo in guardia i colleghi sui due punti critici dei Repubblicani: la mancanza di soldi e la mancanza di messaggio. Il suo grido d'allarme era stato classificato come il tentativo di tornare alla ribalta dopo anni di ombra.
Poi il presidente del comitato dei legislatori Repubblicani al Congresso (NRCC) Tom Cole ha ribadito l'allarme, spiegando inoltre che nè il partito, nè il comitato potranno supplire ad una eventuale mancanza di fondi da parte dei candidati, e dopo la disfatta in Mississippi ha ammesso che il Gop affronta "una mancanza di fiducia da parte degli Americani" e che ha una carenza di messaggi. Ma proprio i risultati elettorali potrebbero essere fatali a Cole, visto che all'interno del NRCC in molti vorrebbero rimpiazzarlo col suo predecessore Tom Davis, e stabilire nuove linee guida per la campagna elettorale, che dovrebbe essere basata sull'affrancamento da Bush piuttosto che dagli attacchi ai Democratici.

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