sabato 17 maggio 2008

Tre eventi più importanti dell'endorsement di Edwards

di Mark Halperin (TIME)

Nonostante la grande copertura mediatica che ha guadagnato, l'endorsement di John Edwarda a Barack Obama non è stata la cosa politicamente più importante accaduta mercoledì. L'endorsement di Edwards avrebbe potuto avere un grosso impatto se fosse accaduto prima, visto che adesso è solo una conseguenza dello stato attuale della corsa alla nomination.
La determinazione di Hillary Clinton di continuare a lottare (probabilmente fino alle primarie conclusive, la prima settimana di giugno) ha catturato moltissima attenzione da parte dei media. Prima che guadagnasse l'appoggio di Edwards, Obama era già il favorito, e maggior ragione lo è dopo. I big del partito stanno serrando i ranghi attorno a Obama già da prima di mercoledì, e così sarà in futuro. I big che avevano ancora delle perplessità sull'eleggibilità di Obama avevano già cominciato a farsi convincre, e così sarà in futuro.
Cosa ha portato alla decisione di Edwards non è ancora del tutto chiaro, ma sia lui che Obama erano consapevoli che l'apparizione a sorpresa in Michigan avrebbe offuscato il trionfo della Clinton in West Virginia e il suo giro di interviste televisive con cui intendeva capitalizzare la vittoria.
Ci sono diverse speculazioni su cosa Edwards ha chiesto in cambio del suo appoggio, come ad esempio un ticket Obama-Edwards. Ma per ora è solo un gioco delle parti.

Allora cosa è successo di più importante?
Per prima cosa, il DNC ha concluso un accordo con la Clinton e Obama per iniziare a raccogliere assieme fondi per le elezioni di novembre. L'importanza simbolica e sostanziale di questo patto suggerisce che sia il parito che i media vogliono superare la possibile implosione della lotta tra i due candidati che avrebbe potuto spaccare il partito. E serve anche a ricordare che la raccolta fondi via Interner di Obama gli darà un importante vantaggio su McCain.

D'altro canto, i sostenitori di Obama devono sperare che il tentativo di cancellare i risultati della West Virginia dai notiziari non voglia dire nascondere la testa sotto la sabbia riguardo le vere implicazioni della sconfitta. Obama sta aggressivamente sminuendo l'importanza della West Virginia nelle presidenziali. Ma è chiaro che la questione della razza e delle classi sociali avrà un ruolo - forse decisivo - nella lotta contro McCain, e l'apparente mancanza di strategia in West Virginia suggerisce che Obama non ha ancora risolto i suoi problemi con la classe operaia bianca. E non è chiaro quanto Edwards possa aiutarlo.

Infine, i Repubblicani hanno perso per la terza volta di fila un'elezione suppletiva per un seggio alla Camera per cui erano fortemente favoriti. La sconfitta di martedì, in Mississippi, ha particolarmente scosso i leader del Gop a Washington e in tutto il paese. Sono ottime notizie per Obama, che affronterà i Repubblicani a corto di soldi e con un'immagine che non era così appannata dai tempi del Watergate.

Ma se Obama può gioire di questa disfatta, paradossalmente può farlo anche McCain. Un Gop così disorientato e senza leadership, darà a McCain carta bianca per condurre la campagna elettorale che vuole - quella con maggiori possibilità di vittoria. Con i sondaggi che danno a McCain una popolarità molto più alta di quella del suo partito, i conservatori probabilmente non protesteranno per una campagna moderata che eviterà questioni sociali. Molti Repubblicani candidati al Congresso sposeranno la strategia di McCain e faranno campagna elettorale per lui. La disperazione potrà permettere a McCain di unire il partito più facilmente del previsto. E alla lunga questo conterà molto di più del teatrale endorsement di John Edwards.

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