mercoledì 21 maggio 2008

Per i Democratici è tregua armata

Barack Obama è in Iowa, dove ha parlato come nominato in pectore, dando già per archiviata la pratica delle primarie. Hillary Clinton invece, forte della vittoria in Kentucky, continua a proclamarsi la candidata più forte per affrontare McCain.
Si tratta però ormai di un gioco delle parti, entrambi i candidati hanno deciso il "cessate il fuoco" e si preparano a fare fronte comune contro i Repubblicani.
Obama ha preso atto che la Clinton, con tutta probabilità, non si ritirerà prima di giugno, ma ha ricevuto assicurazioni sul fatto che non ci saranno colpi proibiti tesi ad allungare oltremodo la corsa alla nomination. Perciò ha smesso di preoccuparsi della collega di partito e ha ingaggiato un dibattito a distanza con John McCain su politica estera, economia e punti deboli (ad esempio i forti legami del Repubblicano con le lobby. Nell'ultima settimana un altro collaboratore di McCain è stato costretto a dimettersi a causa delle sue connessioni lobbyste).

La Clinton vuole andare avanti almeno fino a giugno. Ha intenzione di giocarsi fino in fondo la carta della riammissione di Michigan e Florida, ma se, come probabile, il primo pronunciamento del partito (la commissione Bylaws & Rules si riunirà il 31 maggio) sarà negativo, rinuncerà ad appellarsi alla convention. Anche perchè in quel caso rimarrebbe da sola: già molti dei suoi ex sostenitori - come il finanziere ed ex ministro del Tesoro dell'amministrazione Clinton, Roger Altman - la hanno pregata di ritirarsi per il bene del partito, e il Wall Street Journal riporta che lo stesso staff della senatrice è spaccato, con molti consiglieri convinti che stia compromettendo il suo futuro politico rimanendo in corsa.
E' probabile che la senatrice sfrutti queste ultime due settimane per giocarsi le ultime possibilità con i superdelegati, dopodichè getterà la spugna.
Tutti i suoi collaboratori sono infatti concordi nel dire che la Clinton non vuole farsi da parte ma neppure danneggiare Obama: in quanto prima donna ad essere arrivata così vicino al traguardo, non vuole dare l'idea di essere stata sconfitta e di compromettere la futura candidatura di una donna (magari lei stessa, tra 4 o 8 anni).
Inoltre la Clinton è convinta che il modo migliore per convincere i suoi sostenitori a passare dalla parte di Obama è arrivare fino in fondo, perchè una sua uscita prematura potrebbe indisporli e far passare Obama come un prevaricatore.

Obama dal canto suo ha rinunciato all'ipotesi di proclamarsi vincitore nel discorso in Iowa, ma ha annunciato di aver conquistato la maggioranza assoluta di delegati elettivi. Una dichiarazione che intende mettere una pietra sopra le speculazioni sulla nomination e che soprattutto rappresenta un pressante invito ai superdelegati ancora indecisi.
Se Obama si fosse dichiarato vincitore, la Clinton non avrebbe gradito e la tregua sarebbe stata a rischio. M anche la effettiva dichiarazione ha indispettito la Clinton, se è vero che il portavoce Wolfson ha definito il discorso di Obama in Iowa "uno schiaffo ai milioni di elettori che devono ancora esprimersi".
Il portavoce di Obama Bill Burton ha minimizzato, risponendo che il discorso in Iowa è solo la celebrazione di un importante momento, come appunto il raggiungimento della maggioranza assoluta di pledged, e non un annuncio di missione compiuta.
La tregua è quindi fragile, anche se il clima è sensibilmente diverso rispetto a 15 giorni fa, quando dopo North Carolina e Indiana la Clinton aveva dichiarato che Obama avrebbe avuto molte difficoltà a conquistare la classe operaia bianca, indisponendo il rivale e il partito tanto da essere costretta a una rapida rettifica.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Più che una tregua, è ormai la fine delle ostilità.

Stanno trattando privatamente e lontano dai riflettori, in modo da arrivare a una soluzione Win-Win per entrambi.

Il quando verrà formalizzata l'investitura è irrilevante.
Fosse avvenuta 2 mesi fa avrebbe fatto differenza.
Ormai una qualche settimana in più o in meno non conta.

Marco

Anonimo ha detto...

In questo link c'è un calcolo dei superdelegati per vincere la nomination.

http://politics.nytimes.com/election-guide/2008/results/delegatecalculator/index.html

E non sono ancora stati conteggiati i delegati dell'Oregon.

Marco

Anonimo ha detto...

Marco, se ho ben capito la fine della faccendo si potrebbe avere il 1 giugno con le elezioni di Puerto Rico.
Salvo il ricorso presentato per Flòrida e Michigan.

Daniele

Anonimo ha detto...

Daniele,

formalmente la faccenda potrebbe chiudersi a giorni.

Quel "calculator" simula quanti superdelegati bastano per superare i 2025 totali, con l'ipotesi che quelli elettivi futuri siano in proporzione a come sono stati finora.

Dipende quanto velocemente i superdelegati fanno la loro scelta.
Sono poco più di 200 quelli che ancora non si sono espressi e a Obama mancano meno di 70 delegati per avere maggioranza di tutti i delegati.

Potrebbe non essere necessario oppure non bastare Puerto Rico, dove Obama potrebbe prendere circa 15-20 delegati elettivi.

Forse però neanche con PuertoRico e altri superdelegati si chiuda.

Diciamo che 50 decidono entro fine maggio e Obama ne prende 30-35.
Con i 15-20 di P.R. arriva a 50 in più. Gliene potrebbero restare ancora una decina, che arrivano sicuramente il 3 giugno.

Se invece i superdelegati decidono più in fretta, allora direi che con PR si chiude.


Sempre che non ci siano sconvolgimenti in merito a Florida e Michigan....

Marco