giovedì 12 giugno 2008

Johnson lascia il team di Obama

A pochi giorni dall'inizio ufficiale dei "colloqui" per la selezione del vicepresidente, Jim Johnson, che Obama aveva scelto come guida del team è stato costretto a dimettersi.
L'ex amministratore delegato della multinazionale Fanny Mae è stato accusato da McCain e dal suo staff di avere legami troppo stretti con la finanziaria Countrywide, legami che lo rendevano inadatto a ricoprire un ruolo ufficiale così delicato a causa del conflitto di interessi. Inoltre il Washington Post ha ricordato che i vertici della Fanny Mae sono stati recentemente coinvolti in un'inchiesta giudiziaria per falso in bilancio, e anche se Johnson non è mai stato toccato dalle indagini aveva comunque tratto dei benefici dalla situazione.
Johnson ha quindi spontaneamente rassegnato le dimissioni nonostante da Obama e dal suo staff fosse arrivata una strenua difesa "Voglio evitare possibili ricadute negative per il Senatore Obama, ma le mie dimissioni non significano che abbia fatto niente di sbagliato nè che accetti le accuse proditoriamente false e costruite. Non voglio essere causa di distrazione per questo momento storico, e credo che la candidatura di Barack Obama sia il momento più importante della mia vita".

Le dimissioni di Johnson sono state accolte dalle critiche di McCain, che tramite il suo portavoce ha messo in discussione le capacità di giudizio di Obama "Le dimissioni di Jim Johnson fanno nascere serie domande su Barack Obama. La selezione del vicepresidente è la decisione più importante per un candidato alla presidenza, e Obama stesso ha detto che questo sarà un segnale di come vorrà operare da Presidente. Affidando questa selezione a un uomo che adesso è stato costretto a dimettersi per le sue discutibili attività, gli americani hanno motivo di chiedersi le capacità di giudizio di un candidato che ha dimostrato di non essere in grado di scegliere le persone giuste. L'America non può permettersi un presidente che ondeggia sulle questioni importanti nel giro di 24 ore".
La risposta del portavoce di Obama "Non abbiamo bisogno di lezioni da chi ha aspettato quindici mesi per escludere i lobbysti dal proprio staff, e lo hanno fatto solo per quello che hanno definito un 'problema di percezione'. Peccato che il loro staff sia ancora pieno di influenze lobbyste e non si vede un simile 'problema di percezione' per l'uomo che attualmente si occupa della selezione del loro vicepresidente, un importante lobbysta di Washington il cui studio legale ha rappresentato la compagnia petrolifera Exxon e un dirigente della Enron, o il consigliere economico di McCain Carly Fiorina".

Per il momento, la selezione del vicepresidente Democratico passa nella mani di Eric Holder e Caroline Kennedy.

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