Obama ha infatti ottenuto più della metà dei delegati elettivi, 1.728,5 su 3.253, più 332,5 superdelegati per un totale di 2.072. Ne mancano 46 per assicurarsi la nomination, e visto che in totale le ultime due primarie mettono in palio solo 31 delegati elettivi è evidente che ci sarà bisogno dell'apporto dei superdelegati ancora indecisi per arrivare al numero magico.
E sono proprio i superdelegati il prossimo obiettivo di Hillary Clinton. La senatrice affermerà di aver conquistato la maggioranza nel voto popolare (anche se il conteggio è dubbio perchè non comprende alcuni caucus state e comprende invece il totale delle primarie dimezzate di Michigan e Florida oltre a Porto Rico, che non vota per le presidenziali) come mossa per conquistare l'appoggio degli indecisi. Ma anche in questo caso sarà difficile colmare il distacco di oltre 150 delegati, e infatti la Clinton ha già più volte ribadito che "I superdelegati possono cambiare idea".
Per quanto possa sembrare improbabile (finora la maggior parte dei passaggi è stata dalla Clinton a Obama, non viceversa) la senatrice passerà i prossimi giorni a fare pressing anche sui superdelegati già dichiarati.
Le mosse seguenti, se la Clinton rimarrà ancora in corsa, saranno quella di ricorrere al Credentials Committee a fine giugno, appellandosi contro la decisione della commissione DNC riguardo il Michigan. E poi c'è la convention: in quella sede la Clinton potrebbe appellarsi di nuovo per vedere riammessi i due stati ribelli, ma soprattutto potrebbe chiedere alle delegazioni di esprimersi in un voto pubblico fra lei e Obama. In questo caso potrebbe contare non solo sul cambio di idea dei superdelegati, ma anche dei delegati pledged, che in sede di convention non sono tenuti a rispettare il risultato delle primarie ma possono votare in totale libertà.
Nonostante il divario contenuto tra i due candidati è improbabile un massiccio rovesciamento di fronte - a meno che nel frattempo non accada qualcosa in grado di compr0mettere seriamente l'eleggibilità di Obama - ma la prospettiva basta a terrorizzare il partito.
Dal canto suo Obama continua (ma per quanto?) la linea di fair play con la rivale, riconoscendole grandi meriti e dicendo di contare su di lei per novembre. Ma ha anche detto che, per proclamare la nomination, non attenderà la telefonata di congratulazioni della Clinton.
3 commenti:
Intanto arriva una doccia fredda, anzia gelida, dal sondaggio dell' ARG condotta in S. Dakota e Montana.
Infatti secondo questa rilevazione in Montana Obama avrebbe solo il 48% contro il 44% della Clinton (in un precedente sondaggio di
Mason Dixon il senatore nero era al 52% contro il 35% della iena di Neww York). Ma l' orrore arriva dal S. Dakota dove Obama sarebbe crollato al 34% contro, addirittura, il 60% di quell' altra.
Democratico
Democratico, è quello che molti stanno dicendo da tempo. Alla fine gli americani potrebbero votare semplicemente per chi dimostra di avere maggiore autorevolezza.
L'autorevolezza è molto importante per il ruolo di Presidente USA.
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